Solennità del Corpus Domini. Anno A.




"Come l'amorevole pellicano, o Gesù Signore,
purifica me, immondo, col tuo sangue,
di cui una goccia può purificare
tutti i peccati"

San Tommaso d'Aquino
CATECHISMO

CATECHISMO. IL SACRAMENTO DELL'EUCARISTIA



CONCORDANZE

Concordanze di Gv. 6



COMMENTI E OMELIE






MIRACOLI EUCARISTICI

IL MIRACOLO EUCARISTICO DI LANCIANO: FEDE, SCIENZA E PIETA’ POPOLARE.Il Miracolo Eucaristico di Bolsena

Il Miracolo Eucaristico di Offida


ARTE E LITURGIA
Marco dal Pino, detto Marco da Siena, La mistica pressa ed il Cristo in gloria 




Il Commento

Ci troviamo all'epilogo del grande discorso di Gesù nella Sinagoga di Cafarnao. Alle parole di Gesù i Giudei cominciano a litigare tra di loro. E' questo il senso della parola greca, molto più forte della traduzione che abbiamo e che la rende con discutere. Quell'uomo che si definisce l'unico pane di vita, e indica nella sua stessa carne la vita eterna suscita uno scuotimento interno, e, soprattutto, obbliga a prendere posizione.


La sua parola divide. E' la spada che penetra sino alle giunture più profonde e mostra quello che vi è di nascosto, le vere intenzioni dei cuori. La verità all'emergere provoca sempre contrasti. Siamo noi che crediamo, avvolti nei nostri moralismi, che la parola di Gesù debba automaticamente provocare consensi, pace, tranquillità. E invece no, perchè essa urta inevitabilmente con la durezza dei cuori, con l'ostinazione delle menti, con le difese della carne. Ed è un urto violento, una saetta che fa luce, che spazza via l'ipocrisa, che denuda, che polverizza le consuetudini borghesi, le alienazioni, le idolatrie, le false certezze dove l'uomo tenta, goffamente, di installarsi. Appare come in filigrana il rifiuto patito dal signore in quel di Betlemme, dove non v'era posto per lui e per i suoi genitori in nessun albergo.
La carne schiava del peccato non può accogliere il Signore. Per questo i Giudei si mettono a litigare, è una forma di difesa, di cercare giustificazioni, un po' come è accaduto ai progenitori. Il frutto della disobbedienza è stato infatti il taglio della relazione con Dio e, conseguentemente, di quella tra Adamo ed Eva. Alla domanda con la quale Dio lo aveva cercato e scoperto Adamo oppone un'accusa ad Eva, condita da quella diretta direttamente a Dio: "La donna che mi hai messo accanto mi ha dato il frutto da mangiare". E' la stessa situazione che incontriamo nel Vangelo di questa domenica. Ed è la medesima che troveremo nel deserto quando, dopo aver mormorato per la carne, il popolo comincia a litigare e ad accusare Mosè reclamando acqua per non morire di sete. Sappiamo bene che prendendosela con il loro capo in realtà stanno dirigendo i loro strali a Dio. Così nel Vangelo. Litigano tra di loro ma in fondo è la resistenza che oppongono alle parole di Gesù, e, con esse, a Gesù stesso. Il punto è tutto qui. Esiste per i Giudei una barriera invalicabile, ed è proprio la carne di Gesù. Credono di conoscerlo, lo hanno visto crescere, sanno tutto della sua famiglia, Lui è una storia esattamente uguale alla loro, non può salvarli, quella carne è carne come la loro, non può dare la vita. I loro occhi, i loro pensieri, i loro cuori si fermano sull'uscio della casa, non possono entrarvi. Restano alla superficie delle cose, come Eva che fu ingannata proprio dagli occhi che si fissarono sull'apparenza del frutto, e non ebbero la capacità di trapassarne la buccia.

Anche noi ci fermiamo spesso alla buccia degli eventi e delle persone. Vi è un passo del Profeta Geremia che ci aiuta a comprendere che cosa è accaduto ai Giudei nella Sinagoga di Cafarnao e quello che accade a tutti noi. "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo, che pone nella carne il suo sostegno e dal Signore allontana il suo cuore. Egli sarà come un tamerisco nella steppa; quando viene il bene non lo vede. Dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine dove nessuno può vivere" (Ger. 17, 5-6). Esiste una maledizione che grava su quanti confidano nella carne, ed essa consiste proprio nel non vedere il bene quando arriva. La dimora di chi vive appoggiato alla carne è una terra dove tutto brucia, è seccato dal sale, dove non si può vivere.

Ora comprendiamo perchè Gesù risponde ai Giudei affermando che chi non mangia la sua carne e non beve il suo sangue non può avere in sé la vita. Chi resta ancorato ai propri schemi, chi si chiude ostinatamente alla grazia non può vedere il bene quando viene, non si accorge di quello che è celato sotto le apparenze, non vede e non coglie i segni. Dirà Gesù in un altro momento: "Come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri?" La Gloria è, nel linguaggio biblico, la presenza e la consistenza delle cose. I Giudei sono così l'immagine di chiunque cerca la consistenza, il valore della propria vita dalla carne di altri uomini. I vana-gloriosi non possono credere, sono prigionieri delle catene carnali, ogni giudizio è avvelenato dalla carne, e così ogni pensiero, ogni progetto, ogni relazione. Tutto è chiuso nella tetra prigione della carne. Essa richiama la corruzione, il transitorio, la morte. "Ogni carne è come l'erba... ma la Parola di Dio rimane in eterno" (Is. 40,6). Per questo Gesù dirà che i padri hanno mangiato sì la manna ma sono morti. Essa era solo una profezia di quanto sarebbe accaduto, un segno che Dio, nella precarietà, avrebbe provveduto in modo definitivo, compiendo quanto quel frumento sceso dal Cielo stava annunciando.

Nel cammino della vita, nella totale precarietà dell'esistenza Dio avrebbe deposto una rugiada di vita eterna. Nella carne Dio avrebbe deposto la vita che non muore. Dio avrebbe visitato di nuovo il mondo, avrebbe compiuto la Pasqua definitiva la liberazione di ogni uomo dalla schiavitù del peccato. Sì, Dio avrebbe liberato i suoi figli dalla prigione della carne, avrebbe aperto i loro occhi sulla verità, il suo amore infinito celato in ogni istante della storia. E lo avrebbe fatto nel suo stesso Figlio, inviandolo ad ogni uomo quale apostolo della sua stessa vita. E' questo il senso profondo delle parole di Gesù. Il Padre, fonte della vita che non muore, lo ha inviato a donare quella stessa vita, l'unica capace di saziare i desideri dell'uomo. Gesù stesso ha vissuto, nella sua carne, per mezzo di quella vita divina. La sua carne l'ha custodita sin sulla Croce, sin dentro alla tomba, per lasciarla esplodere vittoriosa sulla morte.
Nella carne di Cristo s'è compiuta la vera e definitiva liberazione. Ad essa ogni figlio di Adamo può attingere per non vedersi più morire. In Lui si realizza l'esodo definitivo, quello che dall'Egitto che tutti sperimentiamo nella schiavitù della carne cui siamo asserviti, obbligati a fabbricare mattoni per piramidi di morte, ci conduce alla terra della libertà, dove scorrono il latte e il miele dell'amore e della comunione, dell'intimità con Dio e della gratuità. Egli infatti è l'agnello di Dio che ha tolto il peccato del mondo. Egli è l'agnello pasquale che ha rotto i vincoli della carne facendo passare l'umanità dal profondo della tomba alla libertà della vita eterna. La carne di Gesù è la carne dell'agnello offerto in riscatto per i peccati. Il sangue di Gesù è quello dell'agnello che ha protetto i figli di Israele dall'angelo della morte. Per questo la carne e il sangue di Gesù sono alimento e bevanda veri, degni di fede. Nella carne e nel sangue di Gesù Cristo crocifisso, morto e risorto ogni uomo può vedere di nuovo il Cielo, il bene che l'inganno del demonio gli ha occultato. Per questo è necessario mangiare della sua carne e bere del suo sangue. E' necessario che Cristo rompa in ciascuno di noi le barriere della morte, che cancelli ogni peccato, che deponga la vita dove ci ha preso la morte. "La vita con Dio, la vita eterna nella vita temporale, è possibile per questo, perché esiste la vita di Dio con noi: Cristo è Dio che viene a stare con noi. In lui Dio ha tempo per noi, lui è il tempo di Dio per noi e quindi, allo stesso tempo, l'apertura del tempo sull'eternità.

Dio non è più il Dio lontano, indeterminato, a cui non arriva alcun ponte, ma è il Dio vicino: il corpo del Figlio è il ponte delle nostre anime. Per mezzo di lui il rapporto con Dio di ciascuno di noi si è fuso nell'unicità della sua relazione con Dio, così che guardare a Dio non è più distogliere lo sguardo dagli altri e dal mondo, ma fusione del nostro sguardo e del nostro essere con lo sguardo unico e l'essere unico del Figlio. Poiché lui è disceso nelle profondità della terra (Ef 4,9s), Dio non è più solo un Dio che sta in alto, ma ci circonda e ci abbraccia, dall'alto, dal basso e dal profondo di noi stessi: Egli è tutto in tutto, e per questo a noi appartiene tutto in tutto: «Tutto quello che è mio, è tuo». Il «Dio tutto in tutto» ha avuto inizio con l'autoesproprìazione di Cristo in croce. Si compirà quando il Figlio consegnerà definitivamente al Padre il regno, cioè l'umanità radunata e la creazione tutta, insieme con essa (1Cor 15,28). Per questo non c'è più il puro privato dell'io isolato, ma «tutto ciò che è mio è tuo». Questa splendida parola del padre al figlio perduto (Lc 15,31), con cui poi Gesù ha descritto la sua esclusiva relazione con il Padre nella preghiera sacerdotale (Gv 17,10), nel corpo di Cristo vale anche per noi tutti tra di noi.

Ogni dolore accolto, ancora così nascosto, ogni silenziosa sopportazione del male, ogni superamento interiore di se stessi, ogni inizio di amore, ogni rinuncia e ogni silenzioso atto di affidamento a Dio: tutto ciò diventa ora operante nel tutto; niente di buono accade invano. Alla potenza del male, che con i suoi tentacoli minaccia di attaccare tutta la struttura della nostra società e di soffocarla in un abbraccio mortale, si oppone questo silenzioso circuito della vera vita, come la potenza liberante, in cui il regno di Dio, senza attirare l'attenzione, come dice il Signore, è già in mezzo a noi (Lc 17,21). In questo circuito si realizza il regno di Dio, poiché la volontà di Dio accade sulla terra come in cielo" (J. Ratzinger, Il Dio vicino, pagg. 154-155).
Tutto questo è dimorare in Gesù, e, con Lui, dimorare in Dio. Gli occhi aperti sul volto di Dio, e la sua misericordia capace di saziare e purificare ogni moto del nostro cuore. La vita pacificata perchè nella precarietà della carne ha preso dimora l'incorruttibilità della vita divina. La pace di un abbandono confidente perchè sazio della carne e del sangue del Signore, del cibo che comunica il tutto di Dio. Mangiare di Gesù allora è aprirsi, giorno per giorno, ad una nuova vita, dove le stesse persone e gli stessi eventi acquistano una luce nuova, la luce che emana la vita celeste scesa sino alle profondità delle nostre storie. Esse, in Cristo, non sono lanciate verso il nulla, ma in cammino verso la pienezza di quella vita che già, oggi, possiamo pregustare. L'eucarestia è in fondo questo grande mistero, imparare a dimorare, istante dopo istante, nel cuore di Dio. Imparare a vivere, giorno dopo giorno, nell'amore infinito del Padre, nell'intimità feconda, libera, pacificante, gioiosa con Cristo suo Figlio. Come Giovanni, reclinato sul petto di Gesù: “Questi è colui che giacque sopra ‘l petto del nostro Pellicano, e Questi fue di su la croce al grande officio eletto” (Dante, Paradiso, XXV, 112-114).


Santissima Trinità, solennità. Anno A




Mio Dio, Trinità che adoro,
aiutami a dimenticarmi completamente,
per fissarmi in Te,
immobile e tranquilla,
come se la mia anima fosse già nell'eternità.

Elisabetta della Trinità



Giovanni Paolo II. Trinità in missione. Famiglia in missione

Sant'Agostino. De Trinitate. Testo completo


Schnackenburg. Gesù l'inviato

Figlio, Figlio dell'uomo, Figlio di Dio nel Dizionario dei termini del Nuovo Testamento
http://www.restaurofilippolippi.it/images_archivio/pesellinoTrinita.jpg



SOLENNITA' DI PENTECOSTE. Anno A



CATECHISMO

Catechismo: Credo nello Spirito Santo



COMMENTI


Ratzinger - Benedetto XVI. Omelie nella Pentecoste

Ratzinger - Benedetto XVI Lo Spirito Santo e la Chiesa nella Lumen Gentium

Ratzinger - Benedetto XVI « Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome»

Ratzinger - Benedetto XVI. L'intelletto, lo spirito e l'amore.

Ratzinger - Benedetto XVI. SPIRITO DELLA VITA - SPIRITO NELLA CARNE

F. Manns. Gerusalemme ci ricorda il dono dello Spirito

dom Prosper Guéranger. IL SANTO GIORNO DELLA PENTECOSTE

dom Prosper Guéranger. SABATO, VIGILIA DELLA PENTECOSTE

Escrivà. Sulla Pentecoste

P. R. Cantalamessa. Il frutto della Pentecoste è la comunità

P. R. Cantalamessa. Lo Spirito di Verità

Il Consolatore. P. R. Cantalamessa

P. R. Cantalamessa: “La lettera uccide, lo Spirito dà vita”

Giovanni Paolo II. Omelie nella Veglia di Pentecoste

Giovanni Paolo II. Egli vi darà un altro Consolatore

Don Divo Barsotti. L'azione dello Spirito Santo nella nostra vita

Il Cenacolo: Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso

JEAN DANIÉLOU. LA MISSIONE DELLO SPIRITO SANTO (Da "IL MISTERO DELLA SALVEZZA DELLE NAZIONI")

Cardinale Newman. PRESENZA DI CRISTO IN COLORO CHE POSSEGGONO IL SUO SPIRITO

STANISLAO LYONNET. IL DONO DELLO SPIRITO SANTO RICEVUTO PER MEZZO DELLA FEDE

Lo Spirito Santo: Le mani di Dio. F. G. Claudio Bottini

don Franco Cagnasso: “Avrete forza dallo Spirito Santo”

Jean Louis Ska s.j. Gen 11, 9 Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra



PADRI

Sant'Agostino. Io sono nel Padre mio, e voi in me ed io in voi.

Sant'Agostino. Il dono di un altro Paraclito.

Sant'Ireneo. IL DONO DELLO SPIRITO SANTO

Guglielmo di Saint-Thierry. LO SPIRITO SANTO DÀ L'INTELLIGENZA DELLA FEDE

San Fulgenzio. LA CHIESA, UNIFICATA DALLO SPIRITO PARLA TUTTE LE LINGUE

Dal trattato «Su lo Spirito Santo» di san Basilio Magno

San Basilio. Dal Trattato sullo Spirito Santo

S. Ilario. Il dono del Padre in Cristo


RADICI NELL'EBRAISMO
F. Manns. Gerusalemme ci ricorda il dono dello Spirito

Shavuot e Pentecoste

La Pentecoste


TEOLOGIA

Giovanni Paolo II. Dominum et vivificantem

STANISLAO LYONNET. IL DONO DELLO SPIRITO SANTO RICEVUTO PER MEZZO DELLA FEDE

JEAN DANIÉLOU. LA MISSIONE DELLO SPIRITO SANTO (Da "IL MISTERO DELLA SALVEZZA DELLE NAZIONI")

Fisichella. Il Consolatore, lo sconosciuto oltre il Verbo


Spirito. Dizionario interdisciplinare di Scienza e fede





GEOGRAFIA E ARCHEOLOGIA

Il Cenacolo: Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso

ASCENSIONE DEL SIGNORE. ANNO A



Un pellegrinaggio alle fonti della fede per divenire sorgenti di speranza




Il nostro sogno: portare
100 giovani dal Giappone a Madrid con Benedetto XVI
per la Giornata Mondiale della Gioventù . Si tratta di un'occasione irripetibile: andare con Pietro a fondare la propria vita in Cristo,radicarla nel suo amore per testimoniare lo stesso fondamento a tutto il popolo giapponese. Percorreremo un itinerario di fede seguendo le orme di San Francesco Saverio, il primo evangelizzatore dell'Asia e del Giappone. Attingendo da lui lo zelo e il coraggio, i giovani giapponesi saranno missionari nelle strade e nelle piazze della Spagna,nelle scuole, negli ospedali, nei centri commerciali, ovunque, per sperimentare la gioia di recare la Buona Notizia e ritornare così in Giappone pieni di entusiasmo. Confermati nella fede da Pietro, saranno da lui inviati per una feconda e rinnovata missione in Giappone.Milioni di giapponesi attendono con ansia una Parola che dia speranza e senso alla propria vita. Aiutaci a non deluderli...






Per innalzare la nostra speranza al suo seguito, 
sollevò anzitutto la sua carne, 
e perché sperassimo che questo sarebbe toccato anche a noi, 
ci precedette con quella natura umana che aveva assunto da noi.

S. Agostino, Discorso 372 




COMMENTO

La Solennità odierna esprime il paradosso più grande, quello che caratterizza l'intera nostra vita. Cielo e terra, Spirito e carne, potenza e debolezza, già e non ancora. "È proprio all'interno dell'uomo che molti elementi si combattono a vicenda. Da una parte infatti, come creatura, esperimenta in mille modi i suoi limiti; d'altra parte sente di essere senza confini nelle sue aspirazioni e chiamato ad una vita superiore. Sollecitato da molte attrattive, è costretto sempre a sceglierne qualcuna e a rinunziare alle altre. Inoltre, debole e peccatore, non di rado fa quello che non vorrebbe e non fa quello che vorrebbe.Per cui soffre in se stesso una divisione, dalla quale provengono anche tante e così gravi discordie nella società." (Gaudium et Spes, n. 10).  L'Ascensione di Gesù è il ponte tra la sua Pasqua e la Pentecoste della discesa dello Spirito Santo, esattamente come il Sabato Santo ha unito il Venerdì della Passione alla Domenica della resurrezione. Il Signore è sceso nella tomba con la nostra carne e con essa è risuscitato. Oggi, con la nostra carne ascende al Cielo, per assidersi alla destra del Padre. Oggi trova compimento il cammino intrapreso con l'Incarnazione, proseguito con la vita pubblica ed il suo esito drammatico della Croce e del sepolcro. Oggi Gesù risorto schiude a tutti noi la via di ritorno al Padre, ed in lui tutti noi, figli prodighi e perduti, possiamo rientrare in noi stessi e convertirci, ritornare a casa, da nostro Padre: "il vostro ritorno sulla via del cielo è qualcosa che va preparato, in un luogo un tempo inaccessibile, da spianare. Il cielo infatti era assolutamente irraggiungibile per gli uomini, e mai prima di allora la natura umana era penetrata nel puro e santissimo luogo degli angeli. Cristo per primo ha inaugurato per noi quella via di accesso e ha dato all'uomo il modo di ascendervi, offrendo se stesso a Dio Padre quale primizia dei morti e di quelli che giacciono nella terra, e manifestandosi primo uomo agli spiriti celesti. Dunque, il Signore nostro Gesù Cristo ha inaugurato per noi la via nuova e vivente : «Non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore»." (San Cirillo d'Alessandria, Commento sul vangelo di Giovanni, 9).
Ma tra noi e Gesù rimane una differenza sostanziale: Egli è asceso al Padre, noi siamo qui sulla terra. Gli occhi dei discepoli che non potevano staccarsi dalla figura del loro Maestro mentre sfuggiva al loro sguardo inabissandosi nelle altezze celesti, è l'immagine più autentica del nostro intimo. Al fondo di ogni desiderio, di ogni atto, anche al fondo dei nostri peccati vi è questo moto naturale, questa nostalgia, questo anelare al Cielo: lo struggimento per il compimento della nostra vita. Per questo nulla ci soddisfa, anche le gioie più grandi generano, immancabilmente, desideri ancor più grandi. Perchè tutto di noi è orientato al Cielo.
Come vivere allora questa precarietà spirituale, questa mancanza originaria, questa incompletezza? Come non soccombere nell'accidia, nella de-moralizzazione, nella disperazione? La risposta è nelle parole del Signore che appaiono nel Vangelo di oggi: "Mi è stato dato ogni potere, in Cielo ed in terra". Il potere di Gesù è identico lassù e quaggiù, in Dio e tra di noi. E' questo potere che risolve la contraddizione che viviamo quotidianamente. E' questo potere senza limiti che pacifica e riconcilia la nostra esistenza. Ogni potere, il che significa che non vi è aspetto della vita nel quale esso non sia illimitato. Lo possiamo vedere realizzato nella più piccola di tutte le creature, la più umile perchè la più semplice: Maria. In Lei Dio ha mostrato tutto il suo potere soprannaturale: in Lei il Cielo si è fatto terra e la terra si è fatta Cielo. Nella sua carne Dio si è fatto carne e la carne è divenuta dimora di Dio. Nulla è impossibile a Dio.
Questo potere celeste è consegnato ai discepoli, a ciascuno di noi. Non è più necessario rimanere con gli occhi incollati al Cielo, la nostalgia del nostro compimento è la memoria che ci desta alla vita piena ed autentica: questa memoria che si fa memoriale, esperienza reale e attuale del ritorno di Gesù negli eventi di ogni giorno, fonda la speranza di rivedere, nel nostro ultimo istante di vita, Cristo vivo discendere dal Cielo per prenderci e portarci con Lui per sempre. Asceso al Cielo, il Signore dona alla sua Chiesa il suo stesso potere: la Chiesa può tutto; nella Chiesa noi possiamo tutto. Troppo spesso ce ne dimentichiamo, e viviamo come dei pezzenti, elemosinando le briciole di ciò che già ci è stato donato. Esattamente come Adamo ed Eva che, pur avendo ricevuto il potere di dominare sui rettili, si lasciarono ingannare da un serpente. La Chiesa è il corpo di Cristo asceso al Cielo vivo su questa terra. La Chiesa ha la vita di Cristo. Ciascuno di noi ha il potere di compiere la volontà di amore di Dio nella storia: come in Cielo così in terra, la preghiera che si fa vita nella nostra esistenza. Possiamo vivere il Cielo nella nostra terra: siamo nel mondo ma non siamo del mondo, ed è proprio quando siamo più deboli che diveniamo più forti, perchè nella nostra debolezza si manifesta pienamente il potere di Cristo. 

Nella sessualità, nella lotta per difendere la castità, per non cedere alla pornografia su internet; nella fedeltà quotidiana alla moglie e ai figli; nell'obbedienza; nel rapporto con il denaro; sul lavoro, di fronte alle ingiustizie, al mobbing, alla routine e all'insoddisfazione; nello svago, nella malattia, nella precarietà economica. In tutto si manifesta il potere di Gesù. Ed è necessario che si scateni in noi, contro la Chiesa ed i suoi figli, il potere contrario a Cristo, l'Anticristo. E' necessario perchè il suo potere si manifesti pienamente di fronte ad ogni contro-potere. Come fu quella notte sulla barca, il vento contrario e Gesù a dormire: tanto era più forte il suo potere da lasciarlo tranquillo, sino a dormire, come fu dinanzi alla Croce, quando non si difese e si abbandonò al sonno della morte: il potere del Padre lo avrebbe risvegliato eternamente, e questa certezza come un sigillo nel cuore. E' dunque necessario che il fuoco delle tentazioni, il male, le persecuzioni, le contrarietà si scatenino e si abbattano contro di noi. E' necessario per sperimentare il potere di Cristo e mostrare il Cielo al mondo. Perchè Lui ha vinto il mondo

E' questo il senso più profondo del cuore del Discorso della Montagna, quando Gesù dice di non resistere al male e di amare i nemici: è la giustizia più grande, il potere del Signore che si manifesta nella mansuetudine e nella mitezza di un Agnello condotto al macello. Nella debolezza crocifissa il potere del demonio è sconfitto. Laddove sembrava avesse vinto, la stoccata decisiva: l'amore totale ha fatto giustizia del peccato e della morte. Il fallimento umano ha dischiuso la vittoria divina "Egli, con la propria morte, ha fatto morire quella morte, di cui il peccato era stato l’inizio...  “Il mondo”, sotto il soffio della Menzogna originale, divenne nel cuore dell’uomo l’avversario di Dio. E benché il tentatore ripeta sin dal principio: “Sarete come Dio”, questo mondo non è mai capace di offrire, in fin dei conti, all’uomo niente di più, niente d’altro che la morte." (Giovanni Paolo II, Messaggio Urbi et orbi, Domenica di Pasqua, 15 aprile 1990). Per vincere la Coppa del Mondo di calcio occorre affrontare la squadra più forte, per non avere dubbi sul proprio valore, e dimostrare così, inconfutabilmente, di essere i migliori. Altrimenti sorgerebbero dubbi, si addebiterebbe la vittoria alla fortuna, alle circostanze, ad imbrogli. Come Cristo ha dovuto affrontare il nemico più forte, il demonio, sul suo terreno, la morte, anche noi nella vita di ogni giorno siamo chiamati ad affrontare lo stesso combattimento, stimati come pecore da macello. Agnelli in mezzo ai lupi, perchè si compia in noi la vittoria dell'Agnello..
Così sarà evidente e credibile il Cielo, la speranza per noi e per ogni uomo. Perchè apparirà, nella nostra famiglia, al lavoro, ovunque e sempre, che in noi Cristo ha un potere illimitato. Il potere di offrire la vita, di amare sino alla fine, che significa all'infinito. In questa luce si comprendono le parole con le quali Gesù invia gli Apostoli. Annunciare il Vangelo, battezzare, insegnare, non è altro che vivere la presenza di Gesù in questa terra, e mostrarla ad ogni creatura. Soprattutto nella persecuzione. Lui è con noi tutti i giorni: è asceso al Cielo ma è vivo con il suo potere nelle nostre parole, nei nostri atti, nella nostra vita. Io sono, il nome divino rivelato a Mosè, l'essere che smaschera il non essere, la Verità che svela la menzogna, il potere dell'amore che distrugge il potere del maligno: Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo. Io sono, e per questo, in Lui, anche noi siamo, tutti i giorni con Lui, un frammento d'eternità deposto nel tempo, fragranza dell'incorruttibilità nello sbiadire della corruzione. La Chiesa, e noi in essa, è la caparra del Cielo offerta ad ogni uomo, la primizia del destino al quale tutti sono chiamati.

"Alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo» (Lc. 24,50s). Benedicendo se ne va e nella benedizione Egli rimane. Le sue mani restano stese su questo mondo. Le mani benedicenti di Cristo sono come un tetto che ci protegge. Ma sono al contempo un gesto di apertura che squarcia il mondo affinché il cielo penetri in esso e possa diventarvi una presenza. Nel gesto delle mani benedicenti si esprime il rapporto duraturo di Gesù con i suoi discepoli, con il mondo. Nell'andarsene Egli viene per sollevarci al di sopra di noi stessi ed aprire il mondo a Dio. Per questo i discepoli poterono gioire, quando da Betània tornarono a casa. Nella fede sappiamo che Gesù, benedicendo, tiene le sue mani stese su di noi. E questa la ragione permanente della gioia cristiana." (J. Ratzinger - Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Vol. II).






CONCORDANZE


COMMENTI
Card. Ratzinger. Ascensione

Ratzinger - Benedetto XVI: "L’Ascensione è segno della benedizione. Le mani di Cristo sono diventate il tetto che ci copre"

RATZINGEER -Benedetto XVI: il Regno dei cieli si apre a chi “rinasce dall’alto”

Una riflessione del Card. Ratzinger sull'Ascensione

Card. J. Ratzinger: ASCENSIONE Una nuova vicinanza

S. Fausti. Commento al Vangelo dell'Ascensione di Matteo

don Romeo Maggioni. Si staccò da loro e fu portato verso il cielo

Mons. Caffarra ASCENSIONE DEL SIGNORE

P.R. CANTALAMESSA: MI SARETE TESTIMONI

P.R.Cantalamessa. "Perché state a guardare il cielo?"

dom Prosper Guéranger. ASCENSIONE DI NOSTRO SIGNORE

GIOVANNI PAOLO II. Omelia sull'Ascensione

Giovanni Paolo II. Omelie sull'Ascensione

Paolo VI. Omelia sull'Ascensione

S. Escrivà. "L'Ascensione del Signore in cielo"



PADRI


sant'Agostino. Discorso sull'Ascensione

san Leone Magno. Discorso 2 sull'Ascensione

S. Leone Magno. Sull'Ascensione I

S. Beda il Venerabile. Discorso sull'Ascensione

Giovanni Taulero. Discorso sull'Ascensione

san Gregorio Magno. Omelia sull'Ascensione

san Massimo di Torino. Discorso sull'Ascensione

san Gregorio Palamas. Sull'Ascensione

san Gregorio di Nissa. Ascensione e Cantico dei Cantici

Dal Colloquio con Motovilov di Serafino di Sàrov. Sull'Ascensione



ESEGESI

Gnilka. Esegesi sul Vangelo dell'Ascensione di Matteo

S. Fausti. Commento al Vangelo dell'Ascensione di Matteo




GEOGRAFIA E ARCHEOLOGIA

ASCENSIONE E BETFAGE


ARTE E LITURGIA

IMMAGINI DELL'ASCENSIONE

Icona dell'Ascensione

L'arte cristiana e l'Ascensione: "Gesù come ponte tra cielo e terra" (Osservatore Romano)