Gregorio Nazianzeno, Discorsi teologici, 1,1-3
Il mistero della Santissima Trinità
Il mistero della Santissima Trinità
"Celebrare le lodi della divinità o le vie del Dio immenso, governatore dell’universo, è, per l’uomo spinto dall’impulso dello spirito, come attraversare un mare sconfinato a bordo di una zattera o slanciarsi verso il cielo trapunto di stelle con delle piccole ali. Neppure gli spiriti celesti hanno la forza di adorarlo in modo adeguato. Tuttavia, spesso Dio preferisce al dono di una mano troppo ricca l’offerta di una più povera, ma amica. Per questo farò sgorgare il mio canto con piena fiducia...
C’è un solo Dio, senza principio, senza causa. Un solo Dio che non è limitato da nessun altro essere che lo preceda o lo segua. Egli è cinto di eternità, infinito; immenso padre di un Figlio unigenito immenso e buono, non subisce nella generazione del Figlio alcuna limitazione come la subiscono gli esseri umani, perché egli è spirito. Dio unico, ma «altro» - non però per la divinità - è il Verbo di Dio, che è del Padre sigillo vivente. Egli è il solo Figlio di Colui che non ha principio, l’assolutamente unico dell’unico. Egli è identico a colui che è il bene sopra ogni bene; anche se il Padre resta totalmente colui che genera, il Figlio nondimeno è l’autore e il padrone del mondo, forza e intelligenza del Padre...
Il tempo esisteva ben prima di me, ma non vi è tempo prima del Verbo, il cui Padre è al di là del tempo. Fin da quando era il Padre, che è senza principio e che raccoglie in sé tutto il divino, fin da allora è anche il Figlio che ha nel Padre il suo principio atemporale, come il fulgore del sole ha per origine il suo globo di risplendente bellezza. Tutte le immagini sono tuttavia inadeguate alla grandezza di Dio... In quanto Dio, in quanto Padre, Dio è Padre immenso. La massima gloria viene a lui dal fatto che la sua adorabile divinità non ha principio. Non è però inferiore la grandezza del Figlio che riceve da un Padre così grande la sua origine...
Tremiamo davanti alla grandezza dello Spirito Santo. Anch’egli è ugualmente Dio e per mezzo suo conosciamo Dio. Lo Spirito è Dio che si manifesta, colui che fa nascere Dio quaggiù. Onnipotente, egli effonde molti doni. Ispiratore del coro dei santi, è colui che dà vita agli abitanti del cielo e della terra, colui che siede sull’alto trono. Procede dal Padre, è forza di Dio e agisce di proprio impulso. Lo Spirito non è Figlio - unico infatti è il dolce Figlio di colui che solo è l’altissimo - tuttavia non è al di fuori della divinità invisibile, ma gode della stessa gloria."
L'incontro d'Abramo con i tre uomini fin dai tempi antichi è diventato soggetto dell'arte religiosa. Una delle più antiche rappresentazioni di questo avvenimento è il mosaico della metà del VI secolo nella chiesa di San Vitale a Ravenna.
I tre giovani stanno seduti a tavola sotto la guercia di Mamre, aspettando il pasto. Parlano l'uno con l'altro, questo testimoniano i caratteristici gesti delle mani. Le loro teste sono attorniate da nimbi. Chi sono questi tre personaggi? Già nella Bibbia è detto che ad Abramo è apparso lo stesso Dio. A chi di questi tre Abramo si è rivolto con l'appellativo "Signore!"?
L'interpretazione dell'apparizione dei tre pellegrini ad Abramo è uno dei problemi più difficili. Alla base dell'insegnamento cristiano c'è il dogma della trinità dell'unico Dio: Dio esiste in tre ipostasi, Dio-Padre, Dio-Figlio e Dio-Spirito Santo. Tre ipostasi di Dio, indivisibili e inconfondibili, è la consustanziale Santissima Trinità. Gesù Cristo è il Dio-Figlio, apparso agli uomini in forma corporea, "sotto l'aspetto del servo", è il Logos, il Verbo di Dio, che contiene in sé tutta la pienezza ed il senso dell'essere. Su Gesù Cristo, il Figlio di Dio, nel momento del battesimo, scese lo Spirito Santo, e si sentì "la voce del cielo che diceva: Questo è il Figlio mio prediletto". Questa voce era quella di Dio-Padre. Tutto l'episodio era la rivelazione della Santissima Trinità, della Trinità Neotestamentaria.
L'incomprensibilità della Santa Trinità era riconosciuta già dal momento in cui questo dogma venne accettato dalla Chiesa (nel IV secolo). Già nel II secolo uno dei Padri della Chiesa, s. Giustino il Filosofo, insegnava, che anche se la "Sacra Scrittura dice che Dio si è rivelato ad Abramo... questo non era il Dio-Padre. Dio-Padre è stato sempre nei cieli, non si è mai rivelato a nessuno e con nessuno ha mai parlato direttamente". E s. Giovanni Crisostomo diceva, che "ad Abramo erano apparsi insieme gli angeli con il loro Signore". Questo veniva capito anche nel senso che ad Abramo era apparso Dio-Figlio con due angeli. Invece s. Agostino pensava che ad Abramo sono apparsi tre angeli sotto forma di pellegrini, che erano mandati da Dio e personificavano Dio. L'argomentazione dei Padri della Chiesa nel valutare questo fatto, di cui stiamo parlando, non si distingue in coerenza e rigore. Anche nelle deduzioni essi si contraddicono.
Nonostante questo, nell'Europa occidentale, si è consolidato l'insegnamento di s. Agostino. Questo ha trovato la sua espressione nell'arte fino a tempi molto più tardivi: l'illustrazione di questo può essere il quadro della scuola di Rembrandt, "Abramo e i tre angeli".
Nella Rus' invece si è consolidata l'idea che sotto la forma dei tre pellegrini, che visitano Abramo, si nasconde la Santissima Trinità, cioè il Dio Trino e Uno. E siccome questa visita ebbe luogo molto prima dell'incarnazione umana del Dio-Figlio, che ha portato il Nuovo Testamento, la Trinità apparsa ad Abramo viene chiamata Trinità Veterotestamentaria.
L'immagine della Trinità Veterotestamentaria, come rappresentazione del Dio Trino e Uno, si è formata precisamente nella Rus' antica e, nel profondo, non ha analogie nell'arte religiosa rappresentativa a livello mondiale.
L'idea di consustanzialità, d'indivisibilità e d'inconfondibilità delle ipostasi della Santissima Trinità ha ricevuto la sua più piena espressione nell'opera di Andriej Rubliov.
Nell'icona di Andriej Rubliov non sono rappresentati né Abramo, né Sara. Anche tutti i dettagli e i particolari del racconto biblico sono omessi come non essenziali. L'immagine presenta proprio la Santissima Trinità ed è così concreta, come lo stesso dogma sulla Trinità.
L'immagine è costruita in una composizione semiovale, poiché l'ovale è il simbolo della perfetta uguaglianza ed equilibrio. Come se di questa icona ne avesse parlato Gregorio Palamas: "Ecco il Dio Uno è tre ipostasi, e le tre ipostasi sono un Dio Uno".
Le ali degli angeli, che si toccano e soprappongono, separano uno spazio indefinibile, nel quale si forma il piano divino, separandolo dallo spazio normale. Insieme a questo, la prospettiva rovesciata e la composizione semiovale creano uno speciale effetto forte, a quelli che guardano l'icona sembra di trovarsi nel suo fuoco: il Dio Trino e Unico determina, ora e per sempre, la loro sorte personale, la sorte di ogni singolo uomo e la sorte di tutti gli uomini di tutti i tempi.
Il centro composizionale dell'immagine è la coppa con la testa del vitello che sta sulla tavola. Qui troviamo il simbolo del sacrificio, che il Dio Trino e Uno compie per la redenzione dei peccati degli uomini. Manda alla crocifissione e alla morte il Figlio che s'incarnerà ad immagine dell'uomo. Entrando nel mondo sotto forma umana, Dio-Figlio accetta l'infanzia umana, le umiliazioni e le sofferenze umane, la dolorosa morte in croce e la resurrezione come uomo.
Le dita delle mani divine benedicono il sacrificio espiatorio. I nimbi, bianchi "come la luce", splendono sopra le ali degli angeli di una luce di santità non terrestre. In questa raffigurazione della Santissima Trinità, chi è Dio-Padre? Chi è Dio-Figlio? E chi è Dio-Spirito Santo? Molti hanno provato a rispondere a queste domande. Però non si sono trovati segni chiari che potessero aiutare a fare una distinzione tra le ipostasi.
L'essenza della Trinità e incomprensibile. La Trinità è indivisibile. C'è un limite nella possibilità di penetrazione del grande mistero della Trinità da parte dell'uomo. Andriej Rubliov è riuscito ad arrivare a questo limite... La "Trinità" di Rubliov è diventata un modello per gli iconografi russi. Sono apparse molte raffigurazioni in cui è stata riprodotta la composizione di Rubliov. Però tutte queste imitazioni e "riproduzioni" cedono il posto al prototipo.
Al Concilio dei Cento, svoltosi a Mosca nel 1551, lo zar Ivan il Terribile chiedeva: "Adesso gli iconografi disegnano una croce nel nimbo dell'angelo che sta nel mezzo, oppure nei nimbi di tutti e tre gli angeli, invece sulle icone antiche tale croce nel nimbo non era disegnata". Lo zar chiedeva "di vedere, secondo i divini canoni, come era opportuno dipingere questo". La decisione del Concilio dice: "Gli iconografi devono dipingere le icone come nei modelli antichi, come Andriej Rubliov, e sottoscriverle: "Santissima Trinità" e non devono fare niente a modo loro".
In questo modo, era proibito già da allora, prendersi l'audacia di distinguere fra le ipostasi della consustanziale Trinità... Però gli iconografi hanno creato immagini della Trinità ("Trinità Neotestamentaria), che contrastavano pienamente con la concezione dell'eterno e inconcepibile Dio Trino e Uno. Un esempio palese di questa classe di icone è l'icona di Novgorod, la "Paternità".
Dio-Padre, "mai visto da nessuno", è rappresentato come un anziano con canizie, "Vecchio di giorni", Dio-Figlio è raffigurato sotto forma di fanciullo che sta seduto sulle ginocchia del Padre e regge nella mani una sfera azzurra con dentro la colomba: lo Spirito Santo.
Dio-Padre non si può vedere né rappresentare. Attraverso il suo figlio, Dio si è rivelato sotto forma di uomo, durante il tempo del suo soggiorno tra gli uomini, però Dio-Figlio era "prima di tutto" e sarà sempre e non sappiamo come era il suo volto, prima dell'incarnazione. La rappresentazione di Dio-Figlio sotto forma di fanciullo seduto sulle ginocchia di Dio-Padre è un'inaccettabile ed è una non canonica applicazione del tempo a Dio, la cui esistenza non ha né inizio né fine. Se Dio-Figlio adesso è un fanciullo, questo vuol dire che "era tempo" quando Lui non esisteva, e "sarà tempo" quando Lui "crescerà", però tutti questi cambiamenti sono di ordine temporale e non trovano nessun senso nell'ordine eterno.
Lo Spirito Santo è raffigurato come una colomba. Dio-Spirito Santo si è rivelato agli uomini sotto forma di colomba, durante il battesimo di Gesù Cristo, ed anche sotto forma di lingue di fuoco che scendevano sugli apostoli. Come era lo Spirito Santo nel suo Essere, fuori del tempo e dello spazio, non lo sa nessuno.
Le icone della "Trinità Neotestamentaria" erano dipinte ogni tanto dagli iconografi. La Chiesa di solito si rapporta ad esse con prudenza e spirito critico e proibisce di dipingere alcune di esse.
I tre giovani stanno seduti a tavola sotto la guercia di Mamre, aspettando il pasto. Parlano l'uno con l'altro, questo testimoniano i caratteristici gesti delle mani. Le loro teste sono attorniate da nimbi. Chi sono questi tre personaggi? Già nella Bibbia è detto che ad Abramo è apparso lo stesso Dio. A chi di questi tre Abramo si è rivolto con l'appellativo "Signore!"?
L'interpretazione dell'apparizione dei tre pellegrini ad Abramo è uno dei problemi più difficili. Alla base dell'insegnamento cristiano c'è il dogma della trinità dell'unico Dio: Dio esiste in tre ipostasi, Dio-Padre, Dio-Figlio e Dio-Spirito Santo. Tre ipostasi di Dio, indivisibili e inconfondibili, è la consustanziale Santissima Trinità. Gesù Cristo è il Dio-Figlio, apparso agli uomini in forma corporea, "sotto l'aspetto del servo", è il Logos, il Verbo di Dio, che contiene in sé tutta la pienezza ed il senso dell'essere. Su Gesù Cristo, il Figlio di Dio, nel momento del battesimo, scese lo Spirito Santo, e si sentì "la voce del cielo che diceva: Questo è il Figlio mio prediletto". Questa voce era quella di Dio-Padre. Tutto l'episodio era la rivelazione della Santissima Trinità, della Trinità Neotestamentaria.
L'incomprensibilità della Santa Trinità era riconosciuta già dal momento in cui questo dogma venne accettato dalla Chiesa (nel IV secolo). Già nel II secolo uno dei Padri della Chiesa, s. Giustino il Filosofo, insegnava, che anche se la "Sacra Scrittura dice che Dio si è rivelato ad Abramo... questo non era il Dio-Padre. Dio-Padre è stato sempre nei cieli, non si è mai rivelato a nessuno e con nessuno ha mai parlato direttamente". E s. Giovanni Crisostomo diceva, che "ad Abramo erano apparsi insieme gli angeli con il loro Signore". Questo veniva capito anche nel senso che ad Abramo era apparso Dio-Figlio con due angeli. Invece s. Agostino pensava che ad Abramo sono apparsi tre angeli sotto forma di pellegrini, che erano mandati da Dio e personificavano Dio. L'argomentazione dei Padri della Chiesa nel valutare questo fatto, di cui stiamo parlando, non si distingue in coerenza e rigore. Anche nelle deduzioni essi si contraddicono.
Nonostante questo, nell'Europa occidentale, si è consolidato l'insegnamento di s. Agostino. Questo ha trovato la sua espressione nell'arte fino a tempi molto più tardivi: l'illustrazione di questo può essere il quadro della scuola di Rembrandt, "Abramo e i tre angeli".
Nella Rus' invece si è consolidata l'idea che sotto la forma dei tre pellegrini, che visitano Abramo, si nasconde la Santissima Trinità, cioè il Dio Trino e Uno. E siccome questa visita ebbe luogo molto prima dell'incarnazione umana del Dio-Figlio, che ha portato il Nuovo Testamento, la Trinità apparsa ad Abramo viene chiamata Trinità Veterotestamentaria.
L'immagine della Trinità Veterotestamentaria, come rappresentazione del Dio Trino e Uno, si è formata precisamente nella Rus' antica e, nel profondo, non ha analogie nell'arte religiosa rappresentativa a livello mondiale.
L'idea di consustanzialità, d'indivisibilità e d'inconfondibilità delle ipostasi della Santissima Trinità ha ricevuto la sua più piena espressione nell'opera di Andriej Rubliov.
Nell'icona di Andriej Rubliov non sono rappresentati né Abramo, né Sara. Anche tutti i dettagli e i particolari del racconto biblico sono omessi come non essenziali. L'immagine presenta proprio la Santissima Trinità ed è così concreta, come lo stesso dogma sulla Trinità.
L'immagine è costruita in una composizione semiovale, poiché l'ovale è il simbolo della perfetta uguaglianza ed equilibrio. Come se di questa icona ne avesse parlato Gregorio Palamas: "Ecco il Dio Uno è tre ipostasi, e le tre ipostasi sono un Dio Uno".
Le ali degli angeli, che si toccano e soprappongono, separano uno spazio indefinibile, nel quale si forma il piano divino, separandolo dallo spazio normale. Insieme a questo, la prospettiva rovesciata e la composizione semiovale creano uno speciale effetto forte, a quelli che guardano l'icona sembra di trovarsi nel suo fuoco: il Dio Trino e Unico determina, ora e per sempre, la loro sorte personale, la sorte di ogni singolo uomo e la sorte di tutti gli uomini di tutti i tempi.
Il centro composizionale dell'immagine è la coppa con la testa del vitello che sta sulla tavola. Qui troviamo il simbolo del sacrificio, che il Dio Trino e Uno compie per la redenzione dei peccati degli uomini. Manda alla crocifissione e alla morte il Figlio che s'incarnerà ad immagine dell'uomo. Entrando nel mondo sotto forma umana, Dio-Figlio accetta l'infanzia umana, le umiliazioni e le sofferenze umane, la dolorosa morte in croce e la resurrezione come uomo.
Le dita delle mani divine benedicono il sacrificio espiatorio. I nimbi, bianchi "come la luce", splendono sopra le ali degli angeli di una luce di santità non terrestre. In questa raffigurazione della Santissima Trinità, chi è Dio-Padre? Chi è Dio-Figlio? E chi è Dio-Spirito Santo? Molti hanno provato a rispondere a queste domande. Però non si sono trovati segni chiari che potessero aiutare a fare una distinzione tra le ipostasi.
L'essenza della Trinità e incomprensibile. La Trinità è indivisibile. C'è un limite nella possibilità di penetrazione del grande mistero della Trinità da parte dell'uomo. Andriej Rubliov è riuscito ad arrivare a questo limite... La "Trinità" di Rubliov è diventata un modello per gli iconografi russi. Sono apparse molte raffigurazioni in cui è stata riprodotta la composizione di Rubliov. Però tutte queste imitazioni e "riproduzioni" cedono il posto al prototipo.
Al Concilio dei Cento, svoltosi a Mosca nel 1551, lo zar Ivan il Terribile chiedeva: "Adesso gli iconografi disegnano una croce nel nimbo dell'angelo che sta nel mezzo, oppure nei nimbi di tutti e tre gli angeli, invece sulle icone antiche tale croce nel nimbo non era disegnata". Lo zar chiedeva "di vedere, secondo i divini canoni, come era opportuno dipingere questo". La decisione del Concilio dice: "Gli iconografi devono dipingere le icone come nei modelli antichi, come Andriej Rubliov, e sottoscriverle: "Santissima Trinità" e non devono fare niente a modo loro".
In questo modo, era proibito già da allora, prendersi l'audacia di distinguere fra le ipostasi della consustanziale Trinità... Però gli iconografi hanno creato immagini della Trinità ("Trinità Neotestamentaria), che contrastavano pienamente con la concezione dell'eterno e inconcepibile Dio Trino e Uno. Un esempio palese di questa classe di icone è l'icona di Novgorod, la "Paternità".
Dio-Padre, "mai visto da nessuno", è rappresentato come un anziano con canizie, "Vecchio di giorni", Dio-Figlio è raffigurato sotto forma di fanciullo che sta seduto sulle ginocchia del Padre e regge nella mani una sfera azzurra con dentro la colomba: lo Spirito Santo.
Dio-Padre non si può vedere né rappresentare. Attraverso il suo figlio, Dio si è rivelato sotto forma di uomo, durante il tempo del suo soggiorno tra gli uomini, però Dio-Figlio era "prima di tutto" e sarà sempre e non sappiamo come era il suo volto, prima dell'incarnazione. La rappresentazione di Dio-Figlio sotto forma di fanciullo seduto sulle ginocchia di Dio-Padre è un'inaccettabile ed è una non canonica applicazione del tempo a Dio, la cui esistenza non ha né inizio né fine. Se Dio-Figlio adesso è un fanciullo, questo vuol dire che "era tempo" quando Lui non esisteva, e "sarà tempo" quando Lui "crescerà", però tutti questi cambiamenti sono di ordine temporale e non trovano nessun senso nell'ordine eterno.
Lo Spirito Santo è raffigurato come una colomba. Dio-Spirito Santo si è rivelato agli uomini sotto forma di colomba, durante il battesimo di Gesù Cristo, ed anche sotto forma di lingue di fuoco che scendevano sugli apostoli. Come era lo Spirito Santo nel suo Essere, fuori del tempo e dello spazio, non lo sa nessuno.
Le icone della "Trinità Neotestamentaria" erano dipinte ogni tanto dagli iconografi. La Chiesa di solito si rapporta ad esse con prudenza e spirito critico e proibisce di dipingere alcune di esse.
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