S. Teresa di Gesù Bambino. Sulla Trinità

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"Se seguiamo con esattezza la relazione dei suo stati spirituali, noteremo che soltanto a partire dal 1894 ella comincia a nomi­nare la presenza distinta delle tre Persone divine. Mentre fino allora aveva sperimentato la presenza di Gesù nella sua anima, adesso aggiunge: «Con lui vengono a prendere possesso delle nostre anime le altre due Persone della Santa Trinità». Una volta acquisita l'esperienza trinitaria, il suo frutto rimane, ed è così che, qualche mese prima di morire, Teresa compone questa preghiera "che racchiude tutti i suoi desideri": «Padre misericor­dioso, in nome del nostro dolce Gesù; io ti chiedo di infiammare la mia sorella del tuo Spirito d'Amore e di concederle la grazia di farti molto amare». E in una poesia aveva indicato in modo semplice, ma estremamente sentito, la condizione fondamentale dell'esperienza trinitaria: la presenza dell'amore.

Si noti pure che il suo atto di offerta all'amore misericordioso è diretto alla SS.ma Trinità; che nell'invocazione appassionata al Verbo con cui conclude le pagine scritte nel Settembre 1896 per sua sorella Maria, gli ricorda che Egli venne «a rubare tutte le anime per immergerle nel centro della SS.ma Trinità, eterno focolare di amore»; nel secondo blasone del suo stemma «il triangolo luminoso rappresenta la SS.ma Trinità che non cessa di effondere i suoi doni inestimabili sull'anima della piccola Teresa»... nella sua spiegazione simbolica del caleidoscopio «la SS.ma Trinità figurata dai tre specchi convergenti è quella che dà alle nostre azioni, anche più piccole, un riflesso ed una bellezza impareggiabili»".

"Che misterioso richiamo è quello dello Sposo! Noi non osava­mo più rivolgere uno sguardo su noi stesse, tanto eravamo convin­te di essere prive di ogni splendore e di ogni ornamento, e Gesù ci chiama. Egli vuole mirarci a suo agio, ma non è solo: insieme con lui le altre due Persone della Trinità santa vengono a prendere possesso della nostra anima... Gesù l'aveva promesso altra volta, quando stava per risalire al Padre suo e Padre nostro.

Diceva con ineffabile tenerezza: «Se qualcuno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio l'amerà, e verremo a lui e porremo in lui la nostra dimora».

Osservare la parola di Gesù, ecco l'unica condizione della nostra felicità, la prova del nostro amore per lui. Ma che cos'è mai questa parola?... Mi sembra che la parola di Gesù sia lui stesso, lui Gesù, il Verbo, la Parola di Dio!...

Quale felicità pensare che il buon Dio, la Trinità tutta intera ci guarda, è in noi, e si compiace a rimirarci. Ma che cosa vede nel nostro cuore, se non «cori di musica in un campo di battaglia?» (Cant., c. VII, v. 1)... Il nostro Dio, l'Ospite del nostro cuore, lo sa bene e per questo viene in noi con l'intenzione di trovare una tenda vuota, in mezzo al campo di battaglia della terra. Non chiede altro che questo e lui stesso è il musico divino che s'incarica del concerto. Ah! se udissimo questa ineffabile armo­nia, se una sola vibrazione giungesse alle nostre orecchie!...

«Noi non sappiamo chiedere nulla nel modo dovuto, ma lo Spirito domanda in noi con gemiti inesprimibili» (San Paolo). Non ci rimane dunque che dare la nostra anima, abbandonarla al nostro grande Iddio. Che importa allora se è senza doni che splendino al di fuori, quando dentro splende il Re dei re in tutta la sua gloria?...

Come dev'essere grande un'anima per contenere un Dio! E tuttavia l'anima del bambino di un giorno è per lui un paradiso di delizie. Che sarà allora delle nostre anime che hanno lottato, sofferto per rapire il cuore del loro Diletto? ..."

Vivere d'amore

"2 - Vivere d'amore è custodirti, Verbo inereato! Parola del mio Dio! Io t'amo, e tu lo sai, divino Gesù! Lo Spirito d'amore m'incendia col suo fuoco. Amando Te attiro il Padre, che il mio debole cuore conserva, senza scampo. O Trinità! Sei prigioniera del mio amore"36.

Atto d'offerta all'amore misericordioso di Dio

J. M.J.T.

Offerta di me stessa come vittima d'olocausto all'Amore misericor­dioso del buon Dio.

Mio Dio! Trinità beata, desidero amarvi e farvi amare, lavorare per la glorificazione della santa Chiesa, salvando le anime che sono sulla terra e liberando quelle che sono nel purgatorio. Desidero compiere perfettamente la vostra volontà e arrivare al grado di gloria che m'avete preparato nel vostro regno. In una parola, desidero essere santa, ma sento la mia impotenza e vi domando, o mio Dio, di essere voi stesso la mia santità.

Poiché mi avete amata fino a darmi il vostro unico Figlio perché fosse il mio salvatore e il mio sposo, i tesori infiniti dei suoi meriti appartengono a me ed io ve li offro con gioia, supplican­dovi di non guardare a me se non attraverso il volto di Gesù e nel suo cuore bruciante d'amore.

Vi offro inoltre tutti i meriti dei Santi (che sono in cielo e sulla terra), i loro atti d'amore e quelli dei santi Angeli; vi offro infine, o beata Trinità, l'amore e i meriti della santa Vergine, mia madre diletta. A lei abbandono la mia offerta e la prego di presentarvela. Il suo Figlio divino, mio sposo diletto, nei giorni della sua vita mortale, ci ha detto: «Tutto ciò che domanderete al Padre in nome mio, ve lo darà!».

Sono dunque certa che esaudirete i miei desideri; lo so, mio Dio, più volete dare, più fate desiderare. Sento nel mio cuore desideri immensi e vi chiedo con tanta fiducia di venire a prendere possesso della mia anima. Ah! non posso ricevere la santa comunione così spesso come vorrei, ma, Signore, non siete l'onnipotente?... Restate in me come nel tabernacolo, non allon­tanatevi mai dalla vostra piccola ostia...

Vorrei consolarvi dell'ingratitudine dei cattivi e vi supplico di togliermi la libertà di dispiacervi. Se qualche volta cado per mia debolezza, il vostro sguardo divino purifichi subito la mia anima consumando tutte le mie imperfezioni, come il fuoco che tra­sforma ogni cosa in se stesso...

Vi ringrazio, o mio Dio, di tutte le grazie che m'avete accordate, in particolare di avermi fatta passare attraverso il crogiolo della sofferenza. Sarò felice di vedervi comparire, nel giorno finale, con lo scettro della croce. Poiché vi siete degnato di darmi come eredità questa croce tanto preziosa, spero di rassomigliare a voi nel cielo e di veder brillare sul mio corpo glorificato le sacre stimmate della vostra passione.

Dopo l'esilio della terra, spero di venire a godervi nella patria, ma non voglio ammassare dei meriti per il cielo, voglio lavorare solo per vostro amore, con l'unico scopo di farvi piacere, di consolare il vostro Sacro Cuore e di salvare anime che vi ameranno eternamente.

Alla sera di questa vita, comparirò davanti a voi a mani vuote, perché non vi chiedo, Signore, di contare le mie opere. Tutte le nostre giustizie hanno macchie ai vostri occhi.

Voglio perciò rivestirmi della vostra giustizia e ricevere dal vostro amore il possesso eterno di voi stesso. Non voglio altro trono e altra corona che voi, o mio Diletto!...

Ai vostri occhi il tempo è nulla. Un giorno solo è come mille anni e perciò potete prepararmi in un istante a comparire davanti a voi...

Per vivere in un atto di perfetto amore, mi offro come vittima d'olocausto al vostro amore misericordioso, supplicandovi di con­sumarmi senza posa, lasciando traboccare nella mia anima i flutti d'infinita tenerezza che sono racchiusi in voi, e così possa diventare martire del vostro amore, o mio Dio!...

Che questo martirio, dopo avermi preparata a comparire davanti a voi, mi faccia infine morire e la mia anima si slanci senza alcuna sosta verso l'eterno abbraccio del vostro amore misericordioso... Voglio, o mio Diletto, ad ogni battito del cuore rinnovarvi questa offerta un numero infinito di volte, fino a che, svanite le ombre, possa ridirvi il mio amore in un faccia a faccia eterno!... Maria Francesca Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo Gesù!

rel. carm. ind.

Festa della santissima Trinità, il 9 giugno dell'anno di grazia 189537. 19. Il cielo che è mio

"Ho trovato il mio cielo nella santa Trinità che m'alberga nel cuore, prigioniera d'amore. Là, contemplando il mio Dio, gli ripeto sicura che voglio amarlo e servirlo sempre, senza scampo. II mio cielo è di sorridere a questo Dio che adoro quando mi si nasconde per provar la mia fede: sorridere, nell'aspettare che mi riguardi ancora, ecco il cielo ch'è mio!

7 giugno 1896

Domenica dopo la festa del Corpus Domini".

'Io mi considero come un uccellino debole, coperto di un po' di piuma lieve; non sono un'aquila, ho dell'aquila soltanto gli occhi e il cuore perché, nonostante la mia piccolezza estrema, oso fissare il Sole divino, il Sole dell'Amore, e il mio cuore prova tutte le aspirazioni dell'aquila... L'uccellino vorrebbe volare verso quel Sole che affascina gli occhi, vorrebbe imitare le aquile, sue sorelle che vede elevarsi fino alla divina dimora della santissima Trinità... sarà preda dell'Aquila che egli contempla nel centro del Sole d'amore. Oh Verbo divino, tu sei l'Aquila adorata, io ti amo. Tu mi attiri, sei tu che, slanciandoti verso la terra dell'esilio, hai voluto soffrire e morire per attirare le anime fino al seno dell'intimità eterna della santissima Trinità...

Così, per quanto tempo tu lo vorrai, oh mio Amato, il tuo uccellino rimarrà senza forza e senz'ali; terrà sempre fissi in te gli occhi; vuole essere affascinato dal tuo sguardo divino, vuol diventare preda del tuo Amore... Un giorno, oso sperarlo, Aquila adorata, verrai in cerca del tuo uccellino, e risalendo con lui al focolare dell'Amore, lo immergerai per l'eternità nell'abis­so ardente di quell'Amore al quale egli si è offerto come vittima..."

Inabitazione della Trinità "tutta intera" come in S. Agostino, la Trinità prigioniera del suo amore, il Verbo "Parola del mio Dio", l'atto di offerta all'amore misericordioso trinitario inabi­tante e beatificante nella visione paradisiaca, il suo cielo che è nella santa Trinità inabitante fino alla immersione nel sole dell'amore trinitario, sono tutti temi che saranno poi sviluppati nella beata Elisabetta della Trinità.

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