S. Teresa d'Avila. Sulla Trinità

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"1562-1572: La crescita dell'esperienza mistica. -

Il 1562 è l'anno della prima redazione dell'autobiografia. Dal 1562 al 1567, Teresa trascorre un quinquennio di vita di paradiso nella nuova comunità di San Giuseppe, con un crescendo di esperienze mistiche, documentate negli ultimi capitoli della Vita (37-40), con una mistica ecclesiale che appare piena di sentimen­to e di impegno di santità nelle pagine del Cammino di Perfezio­ne. Nel secondo quinquennio di questo periodo, caratterizzato dalla prime fondazioni che si susseguono a ritmo piuttosto accelerato, s'intensificano le grazie cristocentriche e la coscienza dell'inabitazione trinitaria.

1572-1582: Matrimonio spirituale e fecondità apostolica. -

È l'ultimo decennio di vita. L'ingresso nel matrimonio spirituale è documentato nella Relazione 35 con la grazia che Teresa riceve dopo la comunione, nel monastero dell'Incarnazione di Avila, il 18 novembre 1572. Con Cristo entra nella vita trinitaria, con la presenza abituale delle divine Persone dentro di sé... Verso la fine di novembre, scrive le ultime pagine del libro, dove narra le altissime esperienze del matrimonio spirituale e dei suoi effetti caratteristici in chi vive ormai con Dio, col solo desiderio di servirlo nella Chiesa... L'ultima Relazione spirituale, del 1581, conferma che Teresa vive ormai sempre con Cristo e in comu­nione con le divine Persone che abitano dentro di lei.

Castello Interiore o Mansioni. È stato scritto da Teresa in piena maturità mistica, fra il mese di giugno e il mese di novembre del 1577, vale a dire cinque anni dopo la grazia del matrimonio spirituale e cinque anni prima della sua morte...

Altri scritti mistici... le Relazioni... appunti di grazia... dal 1560 al 1581... servono per documentare l'intensa percezione del mistero cristiano e dei misteri di Cristo e della Trinità.

Le Esclamazioni sono preghiere infuocate e venate di misticismo nelle quali si sente l'audacia della preghiera mistica teresiana. Pensieri sull'amore di Dio è il titolo di un trattatello di vita mistica che prende come spunto alcuni versetti del Cantico dei Cantici...

Le seste mansioni diventano un piccolo trattato di vita mistica... Teresa afferma che le seste mansioni sono come un purgatorio per il cielo (VII, 11, 3-6)... Un altro filone di grazia rappresenta lo scatenarsi del desiderio di vedere Dio, trascinando Dio dietro di sé nella sua amorevole rivelazione anche il corpo, nel caratte­ristico fenomeno dell'estasi... Finalmente, nelle settime mansioni, con estrema sicurezza la Santa ci offre le ultime, altissime esperienze del mistero cristiano con forme meno appariscenti, ma molto più delicate; abbiamo insieme:

- tutto l'arco delle manifestazioni trinitarie: visione della Trinità, della sua compagnia, dell'unità delle Persone (VII, 1, 6-10);

- l'esperienza del matrimonio spirituale e dell'intima comunione con Cristo (VI, 2,1-8) a immagine della comunione trinitaria... Nel mistero della Trinità

Qualche barlume del mistero trinitario, come abbiamo già detto, santa Teresa lo ha avuto durante la stesura del libro della Vita. Ma le prime esperienze risalgono al 1571 e crescono fino all'ulti­mo periodo della sua esistenza, quando la compagnia della Trinità non l'abbandona mai.

Illustrazione conoscitiva e comunicazione vitale sono le due dimensioni di questa esperienza. Prima di tutto, la scoperta della Trinità dentro di sé (R 15, 18; M VII, 1, 6), illustrata dall'eviden­za della promessa fatta da Cristo (Gv 14,23). Nella visione, Teresa capisce la comunicazione personale che ciascuna Persona divina ha con lei e con le creature e con tutto il cosmo.

Entra poi in una conoscenza superiore del mistero di Dio uno e trino; con parole ardite, ma con impeccabile precisione teologi­ca, e mirabile senso della fede ecclesiale, illustra quanto vede: tre Persone, una natura; e fra le Persone, delle quali solo il Figlio ha preso carne, una comunione di amore, di volontà e di beatitudine; è la divina "pericoresi", il cerchio di amore trinita­rio che si apre perché Teresa vi possa entrare fino al seno del Padre (R 33 e 25).

Nel vertice dell'unità divina, la Santa comprende le parole della preghiera di Gesù nell'ultima cena (Gv 17, 20.23); e con ardire profetico indica la certezza di un ritorno a questa dimora dove la nostra immagine è pure scolpita (M VII, 2, 7-8).

Al centro del mistero trinitario, Cristo rimane il rivelatore e il mediatore; è lui che porta Teresa fino al Padre (R 15, 3)". "Con l'anno 1572 si produce un cambiamento notevole nella vita spirituale di Teresa. Dopo parecchi anni di purificazioni... le sue relazioni con Dio - Persona" sono più facili, ella è arrivata al centro del castello interiore dove abita Dio. Il mutamento di prospettiva l'indica nelle parole che le dice il Signore: «Non affannarti per chiudere Me in te, ma cerca di chiudere te in Me».

L'esperienza della presenza reale di Dio nell'anima è descritta in Vita 18,15 e in Mansioni V, 1, 10 verso gli anni 1544-1554. L'esperienza di Cristo in Vita 27 è del 1560. L'esperienza della presenza trinitaria, Relazione 14, a S. Giuseppe d'Avila è del 1571, ma già dal 1565 ha una intelligenza viva del mistero trinitario: "L'anima si trova subito istruita, e vede con tanta chiarezza nel mistero della santissima Trinità e in altri misteri molto elevati da essere pronta a discuterne con tutti i teologi".

S. Teresa d'Avila descrive le tre divine persone che abitano nell'anima e si comunicano a lei "Un giorno, mentre recitavo il salmo: Quicumque vult, mi fu dato a comprenderne in modo così chiaro esser un Dio in tre Persone che ne rimasi molto sorpresa e consolata. Questa illustrazione mi aiutò molto a meglio conoscere la grandezza di Dio e le sue meraviglie. E così, quando penso alla santissima Trinità o ne sento parlare, mi par di capirne qualche cosa, e ne godo immensamente".

Templi di Dio

"Dio è ovunque... Dove sta Dio, ivi è il cielo... S. Agostino... dopo aver cercato il Signore in molti luoghi, lo trovò finalmente in se stesso. Ora, credete che importi poco per un'anima sogget­ta a distrazioni comprendere questa verità e conoscere che per parlare col suo Padre celeste e godere della sua compagnia non ha bisogno di salire al cielo, né di alzare la voce? Per molto basso che parli, Egli, che le è vicino, l'ascolta sempre... basta che si ritiri in solitudine e lo contempli in se stessa... Questo modo di pregare... Si chiama `Orazione di raccoglimento' perché l'anima raccoglie tutte le sue potenze e si ritira in se stessa col suo Dio. Lì il suo divino Maestro si fa sentire più presto e la prepara più prontamente ad entrare nell'orazione di quiete...

Quelle tra voi che possono rinchiudersi in questo modo nel piccolo cielo della loro anima ove abita Colui che la creò e che creò pure tutto il mondo, e si abituano a toglier lo sguardo e a fuggire da quanto distrae i sensi, camminano per buona strada e non mancheranno d'arrivare all'acqua della fonte. Per di qui si cammina molto in poco tempo, come il viaggiatore che in pochi giorni giunge al termine del viaggio se va per mare ed è favorito da buon vento, mentre assai di più ne impiega camminando per terra...

Immaginate... che dentro di voi si erga un palazzo immensamen­te ricco, fatto d'oro e di pietre preziose... voi concorrete a dargli la magnificenza che ha... questo palazzo è l'anima vostra: quan­do essa è pura e adorna di virtù, non v'è palazzo così bello che possa competere con lei. Più le sue virtù sono elevate, più le pietre preziose risplendono... dovete convincervi che nel nostro interno abbiamo veramente qualche cosa... Se procurassimo di ricordarci spesso dell'Ospite che abbiamo in noi, sarebbe impos­sibile, secondo me, abbandonarci con tanta passione alle cose del mondo, perché, paragonate a quelle che in noi portiamo, apparirebbero in tutta la loro spregevolezza...

Sapevo benissimo d'aver un'anima, ma non ne capivo il valore, né chi l'abitava, perché le vanità della vita mi avevano bendato gli occhi per non lasciarmi vedere. Se avessi inteso, come ora, che nel piccolo albergo dell'anima mia abita un Re così grande, mi sembra che non lo avrei lasciato tanto solo, ma che di quando in quando gli avrei tenuto compagnia e sarei stata più diligente per conservarmi senza macchia.

Nulla di più meraviglioso che vedere Colui che può riempire della sua grandezza mille e più mondi rinchiudersi in una cosa tanto piccola!... il palazzo della nostra anima. L'importante per noi è fargliene un dono assoluto, sgombrandolo da ogni cosa, acciocché Egli possa aggiungere e togliere come vuole, come in una sua proprietà".

"Una volta, appena fatta la comunione, mi parve chiarissima­mente che nostro Signore mi si sedesse accanto, cominciandomi a consolare con molte attestazioni di bontà, e dicendomi fra l'altro: Eccomi qui, figliuola: sono io. Mostrami le tue mani. E parve che me le prendesse. Poi, portandosele al costato, aggiun­se: Guarda le mie piaghe! Tu non stai senza di me. La vita passa rapidamente.

Ho compreso da certe sue espressioni che, dopo la sua ascensio­ne al cielo, non è più disceso sulla terra per comunicarsi agli uomini altro che nel SS. Sacramento.

Mi disse inoltre che, appena risorto, si era mostrato a nostra Signora perché ne aveva gran bisogno. Il dolore la teneva così assorta e alienata, che non riusciva a tornare in sé neppure per godere di quella gioia. E da ciò capii qualche cosa di quella mia trafittura, benché assai diversa da quella della Vergine. - Come sarà stata la sua?

Il Signore stette con lei molto tempo, essendo ciò necessario per consolarla...

Il martedì dopo l'Ascensione mi ero comunicata con difficoltà, perché avevo lo spirito così distratto che in nessuna cosa mi potevo fermare. Trattenendomi alquanto a pregare, presi a lamentarmi con nostro Signore di questa nostra misera natura. Allora la mia anima cominciò a infiammarsi, e mi parve chiara­mente di vedere in me la SS. Trinità per visione intellettuale. Mi si fece vedere sotto una certa rappresentazione, come un'imma­gine della verità, affinché la rozzezza del mio intelletto com­prendesse come Dio sia trino ed uno. Mi pareva che le tre Persone si rappresentassero distintamente nella mia anima e mi parlassero insieme, dicendomi che d'allora in poi, grazie all'aiuto che ognuna di esse mi avrebbe prestato, mi sarei migliorata in tre cose: nella carità, nel soffrire con gioia e nel sentire in me l'ardore della carità.

Vedendo in me la SS. Trinità nella maniera anzidetta, compresi il passo dove il Signore dice che le tre divine Persone abitano nell'anima in grazia.

Dopo, mettendomi a ringraziare il Signore di una grazia così eccelsa di cui mi sentivo indegna, gli chiesi con vivo affetto, perché, se doveva farmi tante grazie, non mi avesse sostenuta con la sua mano, né preservata da quelle miserie di cui il giorno prima mi ero sentita penosamente ripiena nel considerare i miei peccati. Ma vidi chiaramente quanto il Signore aveva fatto e i mezzi efficacissimi da Lui adoperati per attirarmi a sé fin dall'infanzia, e come tutto mi fosse andato a vuoto. Vidi il grande amore che lo induce a perdonarci ogni qual volta ritorniamo a Lui, amore che per molte ragioni si manifesta più in me che in altri.

L'immagine delle tre Persone in un Dio solo mi s'impresse nell'anima così al vivo da sembrarmi impossibile con tal divina compagnia - se così essa continuasse - di non star sempre raccolta".

"La presenza delle tre divine Persone di cui ho parlato in principio mi è durata quasi costantemente sino a oggi, giorno della Commemorazione di S. Paolo.

Abituata com'ero alla sola presenza di Gesù Cristo, mi pareva che la visione di tre Persone mi dovesse quasi disturbare, benché intendessi chiaramente che erano un solo Dio. E oggi, mentre ero assorta in questo pensiero, il Signore mi disse che m'ingan­navo se ritenevo le cose dell'anima come quelle del corpo: esse sono molto diverse, e l'anima ne può godere immensamente. Pensai allora a una spugna che s'imbeve e s'impregna di acqua: così l'anima mia s'impregnava di divinità e pareva godere delle tre divine Persone che teneva in sé. Intesi allora queste parole: «Non affannarti per chiudere Me in te, ma cerca di chiuder te in Me».

E mi sembrava che le tre divine Persone stessero nell'interno dell'anima mia da dove si comunicavano a tutte le cose create, nessuna esclusa, senza cessare di rimanere in me"8.

"Stando una volta in orazione, il Signore mi mostrò in un strana visione intellettuale lo stato di un'anima in grazia, nella quale vidi in visione intellettuale la SS. Trinità, dalla cui compagnia derivava all'anima un tal potere che la poneva al di sopra di tutta la terra. Compresi allora le parole dei Cantici: Veniat Dilectus meus in hortum suum et comedat".

"La vigilia di S. Sebastiano del primo anno del mio priorato all'Incarnazione, sul punto di cominciare la Salve, vidi la Madre di Dio scendere dal cielo fra una moltitudine di angeli e collocarsi al posto della Priora, là dove sta la statua della Madonna. La statua mi parve sparire per cedere il posto a questa eccelsa Signora... Ciò detto, l'anima mia entrò in quell'o­razione nella quale si gode la compagnia della SS. Trinità, e mi parve che la Persona del Padre mi attirasse a sé, dicendomi parole molto soavi. Mi disse fra l'altro, mostrandomi il gran bene che mi voleva: «Io ti ho dato mio Figlio, lo Spirito Santo e questa Vergine. E tu che mi puoi dare in ricambio?»".

"Il giorno dopo S. Matteo, mentre ero in quelle disposizioni che mi sono solite da quando ebbi la visione della SS. Trinità e del modo con cui Ella sta nell'anima in grazia, la SS. Trinità mi si rappresentò in tal maniera, per via di certe comparazioni e paragoni, d'averne io la cognizione in visione immaginaria. Altre volte... in visione intellettuale, ma la verità non mi rimaneva che per pochi giorni, dopo i quali non potevo più contemplarla, né trovarvi conforto, come ora. Riconosco che questa verità è conforme a quanto ho sentito dire dai teologi. Non l'ho mai veduto così bene come ora, benché l'abbia sempre e indubbia­mente creduto, perché tentazioni contro la fede non ne ho mai avute.

Agli ignoranti sembrerà che le Persone della SS. Trinità stiano tutte e tre in una sola persona nel modo con cui si vedono dipinte: un corpo con tre volti. Ma ciò spaventa, pare impossibi­le, nessuno riesce a pensarlo, perché l'intelletto si turba, teme di dubitarne e si perdono molti meriti.

Secondo quello che ho veduto, si tratta di tre Persone distinte che si possono vedere e a cui si può parlare separatamente: verità dimostrata pure dal fatto, secondo me, che a prendere umana carne è venuto soltanto il Figliuolo.

Queste Persone si amano, si comunicano e si conoscono.

Ma se ognuna è da sé, perché diciamo che tutte e tre sono di un'unica essenza, lo crediamo, ed è verità indiscutibile, per la quale darei mille volte la vita?

Queste tre Persone hanno una sola volontà, un solo potere e una sola autorità, per cui una non può nulla senza il concorso delle altre: infatti, tutte le creature hanno un solo creatore. Potrebbe il Figlio creare una formica senza il Padre? No, perché entrambi, unitamente allo Spirito Santo, non sono che un unico potere, per cui non vi è che un solo Onnipotente e un'unica Maestà in tutte tre le Persone.

Potrebbe un'anima amare il Padre senza amare il Figliuolo e lo Spirito Santo? No: chi ne onora una le onora tutte, e chi ne offende una le offende tutte.

Potrebbe il Padre star senza il Figliuolo e lo Spirito Santo? No, perché le tre Persone hanno un'unica essenza e non si possono separare, per cui dove si trova una vi sono anche le altre.

Ma allora com'è che le tre Persone si vedono distinte? Perché s'incarnò soltanto il Figliuolo e non il Padre e lo Spirito Santo? Questo non l'ho compreso, ma lo san bene i teologi. So che nell'opera meravigliosa dell'Incarnazione presero parte tutte e tre, ma quanto al modo non vi penso molto, afferrandomi immediatamente alla verità che Dio è onnipotente, che ha fatto quello che ha voluto e che farà quello che vorrà. Meno vi capisco, più vi credo e più ne sento devozione.

Sia Egli per sempre benedetto! Amen".

"Il giorno di S. Agostino, appena dopo la comunione, non so come, mi fu dato d'intendere, anzi quasi di vedere - per una visione intellettuale molto rapida - come le tre Persone della SS. Trinità, che porto impresse nell'anima, siano fra loro una cosa sola".

"Una volta ero raccolta con la compagnia che porto sempre nell'anima. Dio mi sembrava così presente che mi ricordai di ciò che disse S. Pietro: Tu sei il Cristo, figlio di Dio vivo, perché mi stava vivo nell'anima.

Questa presenza non è come nelle altre visioni: essa fortifica la fede in tal modo da non poter affatto dubitare che la SS. Trinità sia nelle anime nostre per presenza, per potenza e per essenza: verità di grandissimo vantaggio a chi l'intende.

Siccome ero tutta confusa nel vedere sì eccelsa Maestà in una creatura tanto vile, come l'anima mia, intesi dirmi così: «Non è vile, figliuola, perché è fatta a mia immagine».

Intesi pure qualche cosa per cui Dio si compiace di più delle nostre anime che non delle altre creature; ma sono ragioni così sublimi che non so affatto manifestare, nonostante che l'intellet­to le abbia subito comprese...

Una volta, mentre ero con la presenza delle tre divine Persone che porto nell'anima, Esse mi si fecero vedere in una luce così viva da non più avere alcun dubbio che Dio vivo e vero fosse in me. Intesi delle cose che ora non saprei ripetere, e segnatamente perché si fosse incarnata la Persona del Figlio e non le altre, ma ora non saprei dirne una parola: sono cose che passano nell'ani­ma con tanta segretezza che l'intelletto sembra percepirle alla maniera di una persona addormentata o semisveglia riguardo a quello che le si dica.

Pensando poi alla miseria di questa vita che ci impedisce di star sempre in quell'ammirabile compagnia, andavo dicendo tra me: «Signore, datemi qualche mezzo per poterla sopportare!». Ed Egli: «Pensa, figliuola, che dopo morte non mi potrai più servire come ora. Mangia per me, dormi per me, quello che fai fallo per me, come se non vivessi più per te, ma solo per me. Così diceva S. Paolo»...

Un giorno, appena comunicata, mi fu dato d'intendere che il corpo sacratissimo di Cristo vien ricevuto nell'interno dell'anima dallo stesso suo Padre. Compresi chiaramente che le tre divine Persone sono dentro di noi e che il Padre gradisce molto l'offerta che gli facciamo di suo Figlio, perché gli si offre la possibilità di trovare in Lui le sue delizie e le sue compiacenze anche sulla terra".

"Per ciò che riguarda le tre divine Persone, comprendo chiara­mente che sono fra loro distinte, come ieri vidi separatamente Vostra Grazia quando parlava con il P. Provinciale. Tuttavia, ripeto, si tratta di una strana certezza, perché non sento e non vedo nulla, né con gli occhi del corpo né con quelli dell'anima. Eppure ci si accorge quando le tre Persone spariscono. Non so come ciò avvenga, ma so bene che non è mia immaginazione. Alle volte infatti, finita la grazia, mi sono sforzata di rappresen­tarmele di nuovo, ma non vi sono mai riuscita. Perciò lo so per esperienza. E altrettanto si dica, per quanto mi è permesso giudicare, di ciò che finora ho narrato. Ricevendo questi favori da vari anni, ho avuto modo di esaminarne il procedimento, per cui posso parlarne con sicurezza.

Noti anche questo che è vero. Mi sembra di poter affermare chi sia la Persona che mi parla sempre. Altrettanto non potrei dire delle altre due. So che una non mi ha mai parlato. Il motivo non lo so. Del resto, temendo di qualche illusione diabolica, non chiedo altra grazia che di far sempre la volontà di Dio. E per la medesima ragione non lo chiedo neppur ora.

Mi pare che la prima Persona mi abbia parlato qualche volta, ma non oso affermarlo, perché presentemente non ricordo bene, essendomi anche dimenticata di ciò che mi ha detto. Del resto, ho già spiegato ogni cosa e molto a lungo nello scritto che lei sa, benché non ricordi se l'abbia fatto con le medesime parole. Benché le tre divine Persone si diano a vedere distinte in una maniera elevata, tuttavia l'anima conosce che sono un Dio solo. Non ricordo se nostro Signore mi abbia parlato in altro modo che con la sua Umanità. Posso però affermare che in questo non vi è alcuna illusione".

"Le visioni immaginarie sono cessate. Però, mi pare di aver sempre innanzi la visione intellettuale delle tre divine Persone e dell'Umanità di nostro Signore: grazia che mi pare assai più grande...

Una volta introdotta in questa mansione, le si scoprono, in visione intellettuale, le tre Persone della santissima Trinità, come in una rappresentazione della verità, in mezzo a un incendio, simile a una nube risplendentissima che viene al suo spirito. Le tre Persone si vedono distintamente, e l'anima, per una nozione ammirabile di cui viene favorita, conosce con certezza assoluta che tutte e tre sono una sola sostanza, una sola potenza, una sola sapienza, un solo Dio. Ciò che crediamo per fede, ella lo conosce quasi per vista, benché non con gli occhi del corpo né con quelli dell'anima, non essendo visione immagina­ria. Qui le tre Persone si comunicano con lei, le parlano e le fanno intendere le parole con cui il Signore disse nel Vangelo che Egli col Padre e con lo Spirito Santo scende ad abitare nell'anima che lo ama ed osserva i suoi comandamenti.

O Dio! Che differenza udire e credere a queste parole dall'in­tenderne la verità nel modo che ho detto! Lo stupore dell'anima va ogni giorno aumentando, perché le pare che le tre divine Persone non l'abbandonino più. Le vede risiedere nel suo interno, nella maniera già detta, e sente la loro divina compa­gnia nella parte più intima di se stessa, come in un abisso molto profondo che per difetto di scienza non sa definire.

Stando a quello che ho detto, vi sembrerà che l'anima non sia in se stessa, ma tanto assorbita da non intendere nulla. Eppure, per ciò che riguarda il servizio di Dio, è molto più in sé di prima, tanto che appena espletate le sue occupazioni, si raccoglie con quella dolce compagnia, mentre il Signore non lascia di farle sentire la sua continua presenza, né mai più l'abbandona se non sia prima lei a lasciarlo. Ma grande è la sua fiducia che Dio, dopo averle concesso questa grazia, non permetterà che la perda. E così infatti può credere, malgrado che non lasci di diportarsi con la maggior attenzione possibile per non offender­lo in nulla.

Dovete sapere che la vista di questa divina presenza non dura sempre così perfetta - dico in modo così chiaro - come al momento della sua prima manifestazione, o come quando il Signore si compiace di ripeterne la grazia.

Se fosse così, sarebbe impossibile non solo occuparsi in altra cosa, ma neppur vivere fra gli uomini. Però, quantunque la visione non sia sempre così chiara, tuttavia l'anima non lascia mai di avvertire di essere in quella compagnia.

Ecco un paragone: una persona si trova con molte altre in una stanza inondata di luce. Si chiudono le finestre e si rimane al buio. Ora, quella persona non lascia certo di credere che le altre siano là per il fatto che, mancando la luce, non le vede e non le vedrà fino al ritorno della luce."

"La pace interiore in cui sono, la poca forza che han le gioie e i dispiaceri per togliermela, la presenza delle tre divine Persone che mi dura sì a lungo da non poterne dubitare, mi fanno pensare a quel che dice S. Giovanni, cioè che la santissima Trinità stabilisce la sua dimora nelle anime; e ciò non soltanto con la grazia, ma anche con la sensazione della sua presenza, la quale porta con sé una innumerevole quantità di beni, senza bisogno di tante considerazioni. Questa grazia mi è quasi ordi­naria, eccetto quando mi si aumentano i dolori, perché, alle volte, pare che Dio mi voglia far soffrire senza alcuna interna consolazione. Tuttavia la mia volontà non vuole che la sua, alla quale non si oppone neppure per un primo moto. Vi sono talmente sottomessa che non desidero più di vivere che di morire. Se bramo la morte è solo in quei brevi istanti in cui sospiro di vedere Iddio. Ma sparisce anche la pena di questa lontananza appena mi si affacciano le tre divine Persone che porto in me sì al vivo. E l'anima mia torna a bramare di vivere, se così piace al Signore, per poterlo servire un po' di più. Se potesse contribuire in qualche cosa per farlo amare e lodare da un'anima, anche solo per poco tempo, le sembrerebbe assai più importante che di esser già nella gloria".

Teresa parla di visione intellettuale della SS. Trinità, di una sensazione della sua presenza, delle tre persone distinte nell'u­nità, della loro comunione con l'anima, grazia che porta con sé una innumerevole quantità di beni e che la rende attiva ma immersa nella compagnia delle persone divine inabitanti, come una spugna o un diamante in cui abita ,il sole.

S. Teresa però non s'inoltra a descrivere la vita dell'anima nei Tre.

Notevole la visione delle tre divine persone inabitanti che si comunicano al creato: la Trinità è attiva e si dona al mondo, rimanendo nell'anima in grazia. L'anima deve cercare di "chiu­dersi" nelle tre divine persone. Ella è elevata alla contemplazio­ne delle relazioni tra le divine persone ma in quanto inabitanti, mentre la patristica sviluppa piuttosto primariamente le relazio­ni in se stesse e conseguentemente il tema dell'inabitazione.

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