S. Giovanni della Croce. Sulla Trinità

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"E tra i beni soprannaturali, che più si attagliavano al «gran vuoto» del suo cuore, famelico e sitibondo di luce, di amore e di vita, spiccava, - sovrano, - il Mistero della SS. Trinità, di cui era estremamente devoto: «devotissimo in extremo». Era, questo, il «suo mistero preferito».

La Trinità formava l'oggetto più delizioso delle sue prolungate contemplazioni. Nel carcere di Toledo temperava l'onda amara delle sue tribolazioni col ricordo delle Tre Divine Persone, e si sprigionava col canto, esaltando le loro comunicazioni «ad in­tra»...

Tipico, a proposito, è l'episodio successo tra il nostro Santo e la S.M. Teresa di Gesù, nel parlatorio dell'Incarnazione, ad Avila, in una festa della Santissima Trinità: Beatrice de Cepeda e Ocampo li sorprese ambedue - Teresa in ginocchio e Giovanni con la sua sedia - elevati da terra, fino a toccare il soffitto, trasportati dall'ardore sovrumano, che li animava nell'intratte­nersi sull'oggetto della solennità ricorrente".

"La Trinità in Cristo. Ciò che forma realmente l'unione sono le persone, il loro essere, i loro atteggiamenti, la loro comunione. Esse partecipano come sono: l'uomo come uomo, Dio come Dio. Sebbene la relazione sia mutua e utilizzi ordinariamente la forma attiva (unione dell'uomo con Dio), la realtà profonda procede in direzione inversa: «Essendo Dio qui il principale amante» (C 31,2): lo Spirito Santo è «il principale agente e guida e motore delle anime» (F 3,46); è Cristo lo sposo che cerca e s'adopera di «liberare questa sua sposa» (C 22,1).

Dio caratterizza l'unione mistica con il suo essere personale, cioè come Padre, Figlio e Spirito Santo. Il carattere Trinitario dell'esperienza mistica, che s'impone con tanta forza nel finale del Cantico e in tutta la Fiamma, non è qualcosa che spunta senza radici, un frutto dell'improvvisazione. Si allaccia con l'origine dell'economia divina, come lo ha descritto nelle Ro­manze: Padre, Figlio, Spirito Santo, l'incarnazione, la redenzio­ne. Coerente con questo principio, il Santo scrive a proposito della più alta grazia d'unione: «Questo è essere trasformata nelle tre Persone in potenza, sapienza e amore; e in questo l'anima è simile a Dio, e, perché potesse giungere a tanto, la creò a sua immagine e somiglianza» (C 39,4)...

Gli autori si sono fissati particolarmente sulla grazia della "spirazione" (C 39, 3-4). Il Santo si riferisce esplicitamente allo stato di gloria, ma avverte che in qualche modo esso è anticipato nella trasformazione terrena. Lo Spirito Santo solleva l'anima, l'informa e la abilita, perché essa spiri in Dio la stessa operazio­ne d'amore con cui comunicano tra di loro le Persone della Santissima Trinità. Ma invece di analizzare maggiormente la natura di questa spirazione, egli passa a mostrare la sua possibi­lità e realtà ricorrendo al mistero cristiano".

"Il Padre non riposa né sta in altro luogo che nel suo Figlio, unica sua delizia, nel quale riposa comunicandogli tutta la sua essenza, sul mezzogiorno, cioè nell'eternità, dove lo ha generato e sempre lo genera. Dunque il Verbo divino dove il Padre si pasce con gloria infinita e questo petto fiorito dove Egli prende riposo con immenso diletto amoroso, nascosto ad ogni creatura mortale, chiede ora l'anima sposa quando dice: Dove ti nascon­desti?

Affinché quest'anima sitibonda nella vita presente riesca a tro­vare il suo Sposo e unirsi con Lui per unione di amore, secondo quanto è possibile, e mitighi la sua sete almeno con una goccia che di Lui si può gustare in terra, sarà bene che io risponda a quello che ella chiede allo Sposo. Sostituendomi a Lui, le mostrerò il luogo più sicuro dove Egli si nasconde, perché sicuramente ve lo trovi con la maggiore perfezione e con il maggior sapore possibile in questa vita, e così non incomincerà ad andare vagando inutilmente dietro le orme delle sue compa­gne.

A tale scopo c'è da notare che il Verbo Figlio di Dio, insieme con il Padre e con lo Spirito Santo essenzialmente e presenzial­mente se ne sta nascosto nell'interno dell'anima. Quindi l'anima che vuol trovarlo, deve allontanarsi secondo l'affetto e la volontà da tutte le cose e ritirarsi in sommo raccoglimento dentro di sé, come se tutto il resto non esistesse. Per questo S. Agostino, parlando con Dio, dice nei soliloqui: Non ti trovavo, Signore, di fuori, perché cercavo malamente fuori te, che stavi dentro.

Dio dunque è nascosto nell'anima dove il bravo contemplativo deve cercarlo amorosamente, dicendo: Dove ti nascondesti?". "Questo spirare dell'aura è una capacità ricevuta dall'anima nella comunicazione dello Spirito Santo, il quale con la sua spirazione divina l'innalza in maniera sublime e la informa e le dà capacità affinché ella spiri in Dio la medesima spirazione di amore che il Padre spira nel Figlio e il Figlio nel Padre, che è lo stesso Spirito Santo, che in questa trasformazione spira in lei nel Padre e nel Figlio per unirla a sé. Infatti non sarebbe questa vera e totale trasformazione se l'anima non si trasformasse nelle Tre Persone della Santissima Trinità in un grado chiaro e manifesto.

Tale spirar dello Spirito Santo, per mezzo del quale Dio la trasforma in sé, procura all'anima un diletto tanto sublime, delicato e profondo che non può essere espresso da lingua mortale e non può essere appreso, neppure in parte, dall'intel­letto umano in quanto tale. Non si può riferire nemmeno quello che nella trasformazione temporale avviene nell'anima circa tale comunicazione perché ella, trasformata in Dio e unita con Lui, spira a Dio in Dio la stessa spirazione che il Signore compie in lei divinamente trasformata.

Nella trasformazione a cui l'anima giunge in terra, questo spirar passa da Dio a lei e da lei a Dio con molta frequenza, con altissimo diletto di amore in lei, anche se non è in grado svelato e manifesto, come nell'altra vita.

Mi pare che ciò voglia dire S. Paolo quando scrive: Poiché siete figli di Dio, Egli ha inviato nei vostri cuori lo Spirito del Figlio suo il quale grida: Abba, Padre (Gal. 4, 6), la qual cosa accade ai beati del cielo e ai perfetti della terra nella maniera suddetta.

Non c'è da meravigliarsi che l'anima sia capace di una cosa tanto sublime, cioè che ella per partecipazione spiri in Dio come Dio spira in lei. Infatti, dato che Dio le faccia la grazia di essere unita con la Santissima Trinità, grazia per cui ella diventa deiforme e Dio per partecipazione, non è più incredibile che anch'ella compia il suo atto d'intelletto, di notizia e di amore nella Trinità congiuntamente con essa e come la stessa Trinità, ma per partecipazione, poiché è Dio stesso che la compie in lei. Ecco che cosa vuol dire essere trasformati nelle Tre Persone in potenza, in sapienza e in amore, in cui l'anima è simile a Dio, il quale la creò a sua immagine e somiglianza perché potesse giungere a tale meta.

Non è possibile né sapere né descrivere come ciò avvenga. Si può soltanto dire che il Figlio di Dio ci ottenne e ci meritò di giungere ad un grado tanto sublime, afferma S. Giovanni, di potere essere figli di Dio (I, 12); perciò Egli stesso lo chiese al Padre dicendo: Padre, che quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, affinché vedano la gloria che mi hai concesso (Ibid. 17, 24), vale a dire che per partecipazione essi compiano in noi la stessa azione che io compio per natura, cioè quella di spirare lo Spirito Santo. E soggiunge: Padre, non prego solamente per i presenti, ma anche per quelli che, per la loro parola, crederanno in me: che tutti siano una cosa sola; come tu, o Padre, sei in me ed io in te, così essi siano in noi una medesima cosa. Ed io ho dato loro la gloria che mi desti, perché siano una sola cosa come noi lo siamo. Io in essi e tu in me affinché siano perfetti nell'unità, perché il mondo conosca che mi hai mandato e che li amasti come hai amato me (Gv. 17, 20.23), cioè comunicando loro il medesimo amore che al Figlio, anche se ciò non avviene per natura come a Lui, ma per unione e trasformazione di amore. Anche questa frase non va intesa nel senso che il Figlio chieda al Padre che i Santi siano una cosa sola essenzialmente e naturalmente come lo sono il Padre e il Figlio, ma che lo siano per unione di amore, come il Padre e il Figlio vivono in unità di amore.

Perciò le anime possiedono per partecipazione gli stessi beni che Egli possiede per natura. In forza di ciò esse sono veramente Dio per partecipazione, uguali a Lui e sue compagne. Perciò S. Pietro dice: Siano complete in voi la grazia e la pace nella cognizione di Dio e di Gesù Cristo Nostro Signore in quella maniera in cui ci sono date tutte le cose necessarie alla vita e alla pietà, per mezzo della conoscenza di colui che ci chiamò con la sua gloria e virtù e per mezzo del quale ci dette promesse molto grandi e preziose, affinché per queste diventassimo partecipi della divina natura (2 Piet. I, 2-4). Fin qui sono parole di S. Pietro. In esse si fa intendere chiaramente che l'anima partecipa di Dio compien­do con Lui, in compagnia di Lui, l'opera della Santissima Trinità tra lei e Dio. Se è vero che ciò si verifica perfettamente solo nell'altra vita, tuttavia anche in questa, allorché si giunga allo stato perfetto, come ha fatto l'anima di cui parliamo, se ne gusta un grande saggio, quantunque non si sappia esprimere.

O anime create per queste grandezze e ad esse chiamate, che cosa fate? In che cosa vi intrattenete? Le vostre aspirazioni sono bassezze e i vostri beni miserie.

O misera cecità degli occhi dell'anima vostra, poiché siete ciechi dinanzi a tanta luce e dinanzi a così grandi voci sordi, senza accorgervi che mentre andate in cerca di grandezze e di gloria rimanete miseri e vili, ignari e indegni di tanto bene!".

"Questo spirare dell'aria è la capacità di amare perfettamente Dio chiesta dall'anima allo Spirito Santo.

La chiama spirar dell'aria, poiché è un delicatissimo tocco e sentimento di amore che comunemente viene prodotto nell'ani­ma nella comunicazione dello Spirito Santo, il quale con il suo divino spirare innalza l'anima in maniera sublime e la informa affinché ella compia in Dio la medesima spirazione di amore che il Padre spira nel Figlio e il Figlio nel Padre, che è lo stesso Spirito Santo che in questa trasformazione spira in lei. Infatti non sarebbe vera questa trasformazione se l'anima non si unisse e trasformasse anche nello Spirito Santo come nelle altre due Persone divine, anche se ciò, a causa della vile condizione di questa vita, accade in un grado non chiaro né manifesto.

Tutto ciò costituisce per lei una gloria così alta e un diletto così profondo e sublime che non può essere descritto da lingua mortale e non può essere compreso dall'intelletto umano in quanto tale.

L'anima dunque unita e trasformata in Dio spira in Dio a Dio la stessa spirazione che Egli, stando in lei, spira in se stesso a lei, che è quanto credo che abbia inteso dire S. Paolo quando scrive: Quoniam autem estis filii Dei, misit Deus Spiritum Filii sui in corda vestra clamantem: Abba, Pater (Gal. 4,6), che significa: Poiché siete figli di Dio, Egli ha mandato nei vostri cuori lo Spirito del Figlio suo, il quale grida: Abba, Padre, la qual cosa accade ai perfetti nella maniera suddetta.

Non c'è da meravigliarsi che l'anima provi una cosa tanto sublime poiché, dato che Dio le faccia la grazia di giungere ad essere deiforme e unita con la SS. Trinità, in cui ella diventa Dio per partecipazione, è forse più incredibile che ella compia anche una sua azione di intelletto, di notizia e di amore nella Trinità congiuntamente con essa e come la stessa Trinità, ma per partecipazione, dato che è Dio stesso che la compie in lei?

Non è possibile né sapere né descrivere come ciò avvenga. Si può soltanto dire che il Figlio di Dio ci ottenne e ci rimeritò di giungere ad un grado tanto sublime come afferma S. Giovanni (1,12) di poter essere figli di Dio e perciò Egli stesso lo chiese al Padre dicendo: Pater, volo ut quos dedisti mihiy ut ubi sum ego, et illi sint mecum ut videant claritatem meam quam dedisti mihi (Gv. 17,24), cioè: Padre, io voglio che quelli che mi hai dato, stiano con me dove sono io, affinché vedano la gloria che mi hai dato, vale a dire, che per partecipazione compiano in noi la stessa azione che io compio per natura, cioè quella di spirare lo Spirito Santo. E soggiunge: Padre, non prego solamente per i presenti, ma anche per quelli che, per la loro parola, crederanno in me. che tutti siano una cosa sola, come tu, o Padre, sei in me ed io in te, così essi in noi una medesima cosa. E io ho dato loro la gloria che mi desti, perché siano una sola cosa come noi lo siamo. lo in essi e tu in me affinché siano perfetti nell'unità, perché il mondo conosca che mi hai mandato e che li amasti come hai amato me (Gv, 17, 20-23), cioè comunicando loro il medesimo amore che al Figlio, anche se ciò non avviene per natura come a Lui, ma per unione e trasformazione di amore...

L'anima partecipa di Dio compiendo con Lui, in compagnia di Lui, l'opera della Santissima Trinità nel modo già descritto a causa dell'unione sostanziale esistente tra lei e Dio. Se è vero che ciò si verifica perfettamente solo nell'altra vita, tuttavia anche in questa allorché si giunge allo stato perfetto, se ne gusta un grande saggio, quantunque non si sappia esprimere.

O anime create per queste grandezze e ad esse chiamate, che cosa fate? In che cosa vi intrattenete? Le vostre aspirazioni sono bassezze e i vostri beni miserie. O misera cecità degli occhi dell'anima vostra, poiché siete ciechi dinanzi a tanta luce e dinanzi a così grandi voci sordi, senza accorgervi che, mentre andate in cerca di grandezze e di gloria, rimanete miseri e vili, ignari e indegni di tanto bene!"

"Non deve meravigliare il fatto che Dio faccia grazie tanto sublimi e straordinarie alle anime a cui vuole concedere i suoi doni. Se infatti consideriamo che tali favori con amore e bontà infinita vengono compiuti da Dio in quanto Dio, la cosa non ci sembrerà strana poiché Egli stesso afferma che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sarebbero discesi in chi lo avesse amato e vi avrebbero preso dimora (Gv. 14, 23), il che sarebbe avvenuto facendolo inabitare nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo e facendogli vivere la vita stessa di Dio".

"E non si deve reputare incredibile che in un'anima, già esami­nata, sottoposta a prova e purificata con il fuoco delle tribola­zioni, dei travagli e di molte tentazioni e trovata fedele nell'amo­re, si compia la promessa fatta dal Figlio di Dio che la Santissi­ma Trinità sarebbe discesa per inabitarvi in colui che lo amasse (Gv. 14, 23), illuminandole divinamente l'intelletto nella sapien­za del Figlio, dilettandole la volontà nello Spirito Santo e assorbendola il Padre con grande veemenza nell'amplesso gene­roso della sua dolcezza"24.

"O cauterio soave! O deliziosa piaga! O blanda mano! o tocco delicato, che sa di vita eterna, e ogni debito paga!

Morte in vita, uccidendo, hai tu cambiato!

In questa strofa l'anima fa capire come siano le tre Persone della Santissima Trinità, Padre, Figliolo e Spirito Santo, a compiere in lei la divina opera dell'unione. E così la mano, il cauterio e il tocco sono in sostanza una cosa medesima, ma l'anima usa questi tre termini in quanto convengono alle tre Divine Persone, a seconda dell'effetto che ciascuna produce. Il cauterio è lo Spirito Santo, la mano il Padre e il tocco il Figlio. Ella quindi esalta il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, facendo risaltare tre grandi grazie e favori che le Divine Persone produ­cono in lei, con i quali le cambiano la morte in vita, trasforman­dola in sé.

La prima è una piaga deliziosa che l'anima attribuisce allo Spirito Santo e perciò viene chiamata cauterio soave.

La seconda è un gusto di vita eterna, che ella attribuisce al Figlio dandogli quindi nome di tocco delicato.

La terza è la trasformazione in Dio, cioè un dono con cui l'anima viene ricompensata molto largamente; viene attribuita al Padre e perciò viene detta mano blanda.

Sebbene l'anima nomini tutte e tre le Divine Persone a cagione delle proprietà degli effetti che esse producono, parla però con una sola di loro dicendo: in vita hai tu cambiato, poiché tutte e tre agiscono insieme e quindi l'anima attribuisce tutto ad una e tutto a tutte.

Segue il verso:

O cauterio soave!

Questo cauterio è lo Spirito Santo poiché, come Mosè afferma nel libro del Deuteronomio (4, 24), nostro Signore Dio è un fuoco consumante, cioè un fuoco di amore, il quale, possedendo una forza infinita, può infinitamente consumare e, divampando con grande veemenza, trasformare in sé quanto tocca, ma brucia ciascuno a seconda della sua disposizione e quanto e come e quando vuole".

"O cauterio soave! O deliziosa piaga! O blanda mano! o tocco delicato, che sa di vita eterna, e ogni debito paga!

Morte in vita, uccidendo, hai tu cambiato! Spiegazione

In questa strofa fa capire come siano le tre Persone della Santissima Trinità, Padre, Figliolo e Spirito Santo, a compiere in lei la divina opera dell'unione. E così la mano, il cauterio e il tocco sono in sostanza una cosa medesima, ma l'anima usa questi tre termini in quanto convengono alle tre Divine Persone, a seconda dell'effetto che ciascuna produce... Ella quindi esalta il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, facendo risaltare tre grandi grazie e favori che le Divine Persone producono in lei, con i quali le cambiano la morte in vita, trasformandola in sé.

La prima è una piaga deliziosa che l'anima attribuisce allo Spirito Santo e perciò viene chiamata cauterio.

La seconda è un gusto di vita eterna, che ella attribuisce al Figlio dandogli quindi nome di tocco delicato.

La terza è un dono con cui l'anima viene ricompensata molto largamente; viene attribuita al Padre e perciò viene detta mano blanda.

Sebbene l'anima nomini tutte e tre le Divine Persone a cagione delle proprietà degli effetti che esse producono, parla però con una sola di loro dicendo: in vita hai tu cambiato, poiché tutte e tre agiscono insieme e quindi l'anima attribuisce tutto ad una e tutto a tutte".

"Il Padre pronunciò una parola, che fu suo Figlio e sempre la ripete in un eterno silenzio; perciò in silenzio essa deve essere ascoltata dall'anima".

S. Giovanni della Croce espone altri aspetti non presenti in S. Teresa.

1) la capacità che l'anima ha ricevuto dallo Spirito Santo di spirare in Dio la medesima spirazione di amore che il Padre spira nel Figlio e il Figlio nel Padre, che è lo stesso Spirito Santo 2) la trasformazione dell'anima nelle Tre Persone della Santissi­ma Trinità. Esse non solo sono presenti e operanti ma trasfor­manti, ri-creanti l'anima a propria immagine e somiglianza per unione e trasformazione di amore

3) accentua di più il fatto che la venuta e la dimora nell'anima del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, consiste nel farla inabitare in se stessi comunicandole la vita di Dio.

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