GIOVANNI PAOLO II. Omelia sull'Ascensione

VISITA AL PONTIFICIO COLLEGIO SCOZZESE OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Domenica, 3 giugno 1984

Oggi la Chiesa celebra la vita che Gesù vive in cielo col Padre suo e nell’unità con lo Spirito Santo. Oggi la Chiesa proclama la gloria di Cristo, suo capo, e la speranza che riempie tutto il corpo mistico. Nel mistero dell’Ascensione la Chiesa medita sull’immenso amore che il Padre ha per il Figlio: “Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose” (Ef 1, 22-23).
Proprio perché siamo il corpo di Cristo, noi partecipiamo alla vita celeste del nostro capo. L’Ascensione di Gesù è il trionfo dell’umanità, perché l’umanità è unita a Dio per sempre, è per sempre glorificata nella persona del Figlio di Dio. Cristo nella gloria non permetterà mai di essere separato dal suo corpo. Siamo già uniti a lui nella sua vita celeste perché egli ci ha preceduti, come nostro capo. Inoltre, Cristo conferma il nostro diritto ad essere con lui e dal suo trono di grazia infonde costantemente la vita - la sua stessa vita - nelle nostre anime. E lo strumento che egli usa per fare ciò è la sua stessa umanità glorificata, con la quale siamo uniti mediante la fede e i sacramenti.
Non soltanto noi - la Chiesa - partecipiamo alla vita del capo glorificato, ma Cristo il capo, partecipa pienamente al pellegrinaggio del suo corpo, lo guida e lo indirizza al suo destino nella gloria celeste. Più voi, miei fratelli, siete uniti con Cristo nel mistero dell’Ascensione - “quae sursum sunt quaerite!” - più sarete sensibili alle necessità delle membra di Cristo che lottano nella fede per raggiungere la visione del volto di Dio nella gloria.
3. Da questo luogo di gloria Gesù è per sempre il nostro mediatore col Padre e comunica al suo corpo la forza di vivere, come egli fa, totalmente per il Padre. Innalzato alla destra del Padre come capo e salvatore, Gesù effonde sull’umanità il suo perdono (cf. At 5, 31). Nel mistero della sua Ascensione Gesù adempie al ruolo sacerdotale assegnatogli dal Padre: intercede per le sue membra “essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore” (Eb 7, 25). Riflettendo sull’Ascensione del Signore, troverete voi stessi confermati nella vostra vocazione di intercessori per il popolo di Dio, in particolare nella nativa Scozia. Grazie alla potenza presente nella celebrazione liturgica di Cristo glorificato voi potrete adempiere degnamente al suo ultimo comando di evangelizzazione, dato prima dell’Ascensione: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato (Mt 28, 19-20). C’è un legame reale tra la grazia che Gesù infonde nei vostri cuori oggi e la vostra futura missione di araldi del suo Vangelo. Nessun apostolo può dimenticare che l’Ascensione è legata al fatto che lo Spirito Santo verrà e che Cristo continuerà ad essere presente nella parola e nel sacramento. La vostra missione è di rendere Cristo presente.
Sotto molti aspetti la solennità dell’Ascensione è qualcosa di molto personale per voi. Nel rivelare se stesso nella gloria, Gesù rafforza la vostra fede nella sua divinità. Vi chiama a credere in lui che è stato tolto dalla vostra vista. Nello stesso tempo questa solennità diventa per voi una celebrazione di speranza e di fiducia poiché avete accettato la proclamazione degli angeli e siete assolutamente convinti che “questo Gesù che è stato tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo” (At 1, 11). Nel frattempo voi sapete che egli rimane con voi, che egli manda il suo Santo Spirito ad abitare nella sua Chiesa e che attraverso la Chiesa egli vi parla e guida i vostri cuori. Voi siete fiduciosi perché sapete che “egli apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza” (Eb 9, 28).
Più i vostri pensieri si volgono al Cristo glorificato in cielo, più voi vi rendete conto di come tutta la sapienza, la santità e la giustizia gli appartengano e si trovino in lui. E allora questa solennità diventa un’occasione di grande umiltà. Redenzione e santificazione sono dovute alla sua azione e alla sua parola. Il piano di salvezza che ci ha rivelato trascende ogni sapienza umana e suscita profondo rispetto. Davanti al mistero della rivelazione divina l’inadeguatezza umana diventa ben evidente. La mente umana col suo nobile processo del ragionamento appare in tutte le sue limitazioni, col suo bisogno di essere assistita dal mistero del magistero della Chiesa, attraverso il quale lo Spirito del Cristo vivente fornisce la certezza che la mente umana non può mai garantire. E anche per questo la Chiesa prega con san Paolo in questa liturgia dell’Ascensione, perché voi possiate ricevere da Dio uno spirito di sapienza e la percezione di ciò che egli stesso rivela nella Chiesa (cf. Ef 1,17). Sì, dal suo trono di gloria il Verbo incarnato vi guida e vi forma mentre vi preparate al suo sacerdozio.

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