Noi li conosciamo, sono tanti, e sono molto preziosi, perché questo voler toccare, voler vedere, tutto questo dice la serietà con cui si tratta la realtà, la conoscenza della realtà. E questi sono pronti, se un giorno Gesù viene e si presenta loro, se mostra le sue ferite, le sue mani, il suo costato, allora sono pronti a dire: Mio Signore e mio Dio!
Giovanni Paolo II, 24 marzo del ’94
IL COMMENTO
Una fede sperimentabile nella carne ma che va oltre la carne. Come quella imparata da San Paolo. E' questa la parola del vangelo di oggi. Gesù oltrepassa la porta sprangata delle paure e dei dubbi, il velo ostinato che copre occhi e mente e cuore ed impedisce di riconoscere, oltre le apparenze, nelle pieghe della carne e della storia, la sua presenza certa e amorevole.
I segni che Gesù ha mostrato agli altri apostoli una settimana prima, i sacramenti della sua risurrezione, sono ora davanti a Tommaso. Ma, soli, non bastano. E' necessario, come lo è stato per i suoi fratelli, ricevere lo Spirito Santo, la Rivelazione del Padre che ha fatto beato Pietro, quel supplemento d'anima che libera lo sguardo oltre le ferite nella carne e induce ad oltrepassare le porte della sola ragione, spesso esigente di prove e conferme.
E' questo il senso più profondo del Vangelo di oggi, della stessa figura di Tommaso, un gemello nel cui cuore risuona sempre l'eco della presenza del proprio fratello. Il suo nome infatti deriva dalla radice ebraica ta'am, che significa "appaiato, gemello": Tommaso appare come il gemello di Gesù, immagine di una relazione particolare, intima, esclusiva, quella di ogni uomo "creato in Cristo per camminare nelle opere buone che Dio ha predisposto per lui" (cfr. Ef. 2,10). Secondo la scienza quella tra gemelli è una comunicazione stretta, totale, che inizia a livello fetale, con reciproche sollecitazioni e risposte che proseguiranno per tutta la vita. Tommaso era legato a Gesù da un unico destino, un'affinità ed un sentire comune che solo i gemelli possono sperimentare. La scomparsa di Gesù per lui era stata devastante, una parte di sé era scesa nel sepolcro con il suo Gemello. In questa prospettiva si comprende l'esigenza carnale di Tommaso, quella condizione posta per poter credere. Doveva toccare le ferite, non solo per incredulità, ma anche e soprattutto per affinità, doveva avere la certezza che colui che gli altri apostoli avevano visto fosse proprio il suo Gemello. Tommaso non aveva altra via che toccare la prova inequivocabile dell'identità di Gesù, le ferite del suo amore. I due infatti erano gemelli in quell'amore infinito, unico, irripetibile, inconfondibile. In quelle ferite erano l'uno immagine dell'altro, il dolore dell'uno era stato il dolore dell'altro; Tommaso non poteva riposare, era alla ricerca del suo Gemello, la notizia che no fosse più nella tomba lo aveva sconvolto. Il rapporto unico che li legava gli faceva risuonare dentro il mistero di quanto accaduto, ma aveva la necessità di riannodare la sua esistenza a quella del suo Gemello. Quella condizione posta sulla soglia della fede costituiva il grido estremo dell'amore che, attraverso la carne, giungeva al cuore; Tommaso non aveva paura di essere attratto nel mistero della Vita nuova che aveva coinvolto Gesù, voleva solo riunirsi a quella carne nella quale era stato creato, riunire quello che la morte aveva separato.
Tommaso è una Parola meravigliosa per tutti noi; il suo cammino approda alla più bella professione di fede, Mio Signore e mio Dio! Riconoscendo il suo Gemello Tommaso apre gli occhi sulla identità divina di Gesù; in essa scoprirà anche la sua propria identità, gemello di Dio, figlio nel Figlio! La carne ha spalancato a Tommaso la via del Cielo; per questo Gesù gli dice: “E non diventare incredulo, ma diventa credente”.
"Quando Gesù sottopone le sue ferite alla “prova empirica” richiesta da Tommaso, accompagna questa offerta con un’esortazione: “E non diventare incredulo, ma diventa (γίνου) credente”. Significa che Tommaso non è ancora né l’uno né l’altro. Non è ancora incredulo, ma non è nemmeno ancora un credente. La versione CEI, come molte altre, traduce invece: “E non essere incredulo, ma credente”. Ora, nel testo originale, il verbo “diventare” suggerisce l’idea di dinamismo, di un cambiamento provocato dall’incontro col Signore vivo. Senza l’incontro con una realtà vivente non si può cominciare a credere. Solo dopo che ha visto Gesù vivo Tommaso può cominciare a diventare “credente”. Invece la versione inesatta, che va per la maggiore, sostituendo il verbo essere al verbo diventare, elimina la percezione di tale movimento, e sembra quasi sottintendere che la fede consiste in una decisione da prendere a priori, un moto originario dello spirito umano. E’ un totale rovesciamento. Tommaso, anche lui, vede Gesù e allora, sulla base di questa esperienza, è invitato a rompere gli indugi e a diventare credente. Se al diventare si sostituisce l’essere, sembra quasi che a Tommaso sia richiesta una fede preliminare, che sola gli permetterebbe di “vedere” Gesù e accostarsi alle sue piaghe. Come vuole l’idealismo per cui è la fede a creare la realtà da credere" (Ignace de La Potterie).
I segni delle ferite sono quelli offerti da Gesù anche ai discepoli una settimana prima; senza il segno del suo amore non si può credere, sarebbe un salto nel vuoto che non ha nulla a che vedere con la fede cristiana. La Chiesa esiste proprio per essere segno e sacramento universale di salvezza. Tommaso, nell'impulso tutto carnale del gemello cui è stato sottratto il fratello, che ha sperimentato l'amputazione di una parte fondamentale di se stesso, ha esigito di vedere e toccare quei segni che la memoria del cuore teneva vivi come unica prova per credere. La beatitudine che annuncia Gesù si riferisce a coloro i quali credono pur non avendo la possibilità di vedere il Cristo storico della carne, dai segni del suo amore disseminati nella storia, annunciati e mostrati dalla Chiesa.
Tommaso era legato alla carne, la sua relazione con Gesù era ancora al di qua della soglia della vita immortale, era esclusiva, e per questo incapace di vivere la comunione di fede della comunità. Come gli altri apostoli doveva ricevere il dono celeste dello Spirito Santo che lo introdicesse in quella dinamica nuova della comunione, della fede ecclesiale che unisce indissolubilmente tutti i gemelli celesti del Signore risorto. é' la grande notizia di una fede più grande dei nostri peccati, dei limiti affettivi e razionali della carne: "non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa". Tommaso, amato e attirato nelle pieghe del suo gemello, ha visto e toccato in esse le sue stesse piaghe luminose, gloriose, trasfigurate. In Gesù riorto ha visto la sua vita risuscitata, e ha potuto entrare nella comunione della Chiesa, la sua ricerca aveva incontrato il suo gemello.
Ora aveva intrapreso il cammino del credente, quello nella notte oscura dei santi, senza consolazioni, senza prove carnali, con la sola certezza sigillata istante dopo istante, quella della fede, di un amore che mai ci abbandona, mai.
Seconda Domenica di Pasqua. Sotto lo sguardo della Divina Misericordia
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H. U. Von Balthasar. Mysterium Paschale. La Consegna
J. Ratzinger. La fede nella Risurrezione
J Jeremias La Pasqua
Mons. Caffarra. Testi sulla Pasqua
La pasqua dei primi secoli
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Catechesi di Giovanni Paolo II sulla Resurrezione
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Ignace DE LA POTTERIE. Testi sulla Risurrezione di Gesù in Giovanni
La Pasqua dell''ebreo Gesù
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J Jeremias La Pasqua
Ratzinger - Benedetto XVI. Meditazione sulla La Pasqua
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A. Socci. Ipotesi su Gesù e la sua resurrezione.
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