Vangelo della II domenica di Pasqua anno A. Piste esegetiche



Gv 20,19-29: Vedere il Signore,credere senza averlo visto
Il passo di Gv 20, 19-29 si compone di tre sottoparti, a costruzione concentrica:

A: I discepoli si rallegrarono vedendo il Signore: vv. 19-23
B: Gli dicevano i discepoli: “Abbiamo visto il Signore!” vv. 24-25

A’: Beati quelli che pur non avendo visto crederanno! vv. 26-29.


19-23: I discepoli si rallegrarono vedendo il Signore

=19 Scesa la sera di quello stesso giorno,

= il primo dopo il sabato,

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- venne Gesù, stette in mezzo

- e disse loro: “Pace a voi!”.

20 Ciò detto mostrò loro le mani e il costato,

e i discepoli si rallegrarono vedendo il Signore.


-21 Disse dunque loro di nuovo Gesù: “Pace a voi!
- come il Padre ha inviato me, così anch’io mando voi”

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= 22 e dicendo così alitò

= e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo;


= 23 a chi rimetterete i peccati saranno rimessi loro,

= a chi li imputerete resteranno imputati”.

La parte costituita dai vv. 19-22 si compone di tre sottoparti concentriche: A (v.19); B (v. 20); A’ (v. 21-23).

La prima sottoparte (A: v. 19) si compone di due brani: a (19a-f) e b (19gl). La terza (A’: vv. 21-23) si compone pure di due brani: b’ (21) e a’ (22-23).

I brani delle due sottoparti A e A’ sono disposti in modo concentrico: ab – b’a’.

Tra b e b’, vi sono uguaglianze:

Gesù (19g; 21a); “disse” “loro”(19i); 21a); “Pace a voi” (19 l; 21b).

A “venne” (b) corrisponde “inviato” (b’)

E differenze:

c’è opposizione tra staticità e movimento tra “venne-stette in mezzo” (b) e “io invio voi” (b’). In b Gesù viene; in b’ questo suo venire appare conseguente al mandato del Padre. In b Gesù dà la pace; in b’ la dà e chiede una risposta, che genera lui stesso dicendo: “Io mando voi”.

Anche tra i due brani estremi delle due sottoparti (a: 19af; a’: 21-23) ci sono uguaglianze, benché non evidenti: l’alito che soffia sui discepoli lo Spirito Santo ha come corrispettivo in a una connotazione di tempo: è il primo giorno dopo il sabato, cioè dopo il settimo. La memoria biblica fa trovare una corrispondenza: anche al primo giorno della genesi “lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Gn 1,1). La “sera” e le “porte sprangate” richiamano “le tenebre (che) ricoprivano l’abisso” (Gn 1,1), così come la paura richiama il caos iniziale di una “terra informe, deserta” e buia. Ai Giudei può corrispondere “a chi rimetterete i peccati”: il mondo esterno, nemico, da cui ci si ripara (A), diventa un mondo che si affronta a viso aperto, col potere di dare o trattenere la pace (A’).

La sottoparte centrale (B: v.20) è in rapporto con le parti estreme:

i protagonisti sono ovunque Gesù e i discepoli;

l’udire (A e A’) è integrato dal vedere (B);

alla paura (A) si contrappone la gioia: “si rallegrarono” (B);

lo Spirito Santo (A’) deve avere una relazione con il rallegrarsi e il vedere (B);

così come il potere di rimettere o imputare i peccati va letto alla luce delle mani e del costato trafitto.

Nell’insieme della parte (vv. 19-23), si osserva:

a “Gesù” in A e A’ corrisponde “il Signore” in B;

Viene nominano Gesù (ABA’), il Padre e lo Spirito Santo (B’);

Vedere il Signore e rallegrarsene (B) sta al cuore della pace che egli offre (B e B’);

tutto il corpo risorto di Gesù agisce sui discepoli: dai piedi (venne: A), alle mani e al costato (B); alla bocca (alitò: B’).

Il mandato viene dal Padre attraverso Gesù (A’) ed ha un connotazione di gioia nel vedere il Signore (B) e di pace anzitutto accolta (AA’).

24-25: Gli dicevano i discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”

= 24 Tommaso, uno dei Dodici, detto Dìdimo,
= non era con loro quando venne Gesù.
25 Gli dicevano dunque gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore”;
= ma egli rispose loro:
= “Se non vedo nelle sue mani l’impronta dei chiodi,

e non metto il mio dito nell’impronta dei chiodi,

e non metto la mia mano nel suo costato,

= non crederò”.

La parte costituita dai vv. 24-25 i compone a sua volta di tre sottoparti concentriche: A (v. 24); B (v. 25ab); A’ (vv. 25cl). A si compone di un brano a due segmenti bimembri. A’ di tre brani: uno di narrazione (v. 25c), due di discorso diretto (25def e 25g).

In A e A’, il soggetto è Tommaso, il complemento i discepoli (o gli Undici).

A “Gesù” (A) corrisponde l’intero contenuto delle parole di Tommaso in A’ (mani, impronta, chiodi, costato).

In A e A’ un verbo al negativo: “non era con loro” (A) “non credere” (oltre ai tre verbi al negativo che aprono la frase condizionale).

B si collega ad A per la presenza di “gli” (= Tommaso); “altri discepoli” (= loro); “il Signore” (= Gesù). Al “venire” di Gesù (A) corrisponde il “vedere” dei discepoli (B). Con una particolarità: Gesù viene: i discepoli “vedono” “il Signore”: è dunque più che un normale vedere .

B si collega anche ad A’ sempre per la presenza di Tommaso (egli), discepoli (loro); Gesù (le sue mani, il suo costato), e per la presenza del verbo vedere. Anche qui “vedere” è connesso a un qualcosa che va oltre la pura constatazione: il credere.

Tutti i verbi principali hanno come soggetti i Dodici: Tommaso e gli Undici. Gesù/il Signore è colui che è venuto e di cui parlano. In questa parte, che parla di una condizione perenne della Chiesa, ove gli interlocutori visibili sono solo i discepoli e ciò che si fa udibile di Gesù è il racconto dei testimoni, forse non è casuale il fatto che i discepoli vengano chiamati Dodici, nonostante la defezione di Giuda.


26-29: Vedi…! Non essere più incredulo, ma credente!

= 26 Dopo otto giorni, i discepoli erano di nuovo in casa,
= e con loro c’era anche Tommaso.
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- Venne Gesù, a porte sprangate,
- stette in mezzo e disse : “Pace a voi”.

27 Poi disse “Stendi qui il tuo dito e vedi le mie mani;

a stendi la tua mano e mettila nel mio costato,

Tommaso: e non essere più incredulo ma credente!”.
= 28 Rispose Tommaso e disse: “Mio Signore e mio Dio!”.

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-29 Gesù “Perché mi hai visto, hai creduto?
- gli disse: Beati coloro che pur non avendo visto crederanno!”.

La parte costituita dai vv. 26-29 si compone di tre sottoparti concentriche: A (v. 26); B (v. 27); A’ (v. 28-29). La sottoparte A (v. 26) si compone di due brani (a: 26ac; b: 26dg), e così pure la sottoparte A’ (a’: 28; b’: 29). In a e a’ viene nominato Tommaso, che è anche soggetto; in b e b’ si nomina Gesù, che è anche soggetto; in b’ Gesù è indicato anche da un’espressione: “Mio Signore e mio Dio”. b e b’ presentano due frasi di Gesù. Il “venire” di Gesù (v. 26d) è collegato con il vedere ed il credere (b’). Tuttavia stupisce il v. 29cd, che invece collega il “non vedere” al credere.

La sottoparte centrale è collegata con quelle estreme:

Tommaso appare nominato in B e in A’ e indicato da un pronome in B’.

Vedere appare una volta in B e due in A’;

Credere appare (come aggettivo o come verbo) due volte in B e due in A’.

Tommaso entra nell’esperienza del vedere non ordinario, come segnala la sua esclamazione: “Mio Signore e mio Dio!” (A’).

Gv 20,19-29: Vedere il Signore, credere senza averlo visto

= 19 Scesa la sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato,

= e mentre erano sprangate le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per paura dei Giudei,
- venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!”.
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+ 20 Ciò detto, mostrò loro le mani e il costato,

e i discepoli si rallegrarono vedendo il Signore.

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- 21 Disse dunque loro di nuovo Gesù: “Pace a voi!
Come il Padre ha inviato me, così anch’io mando voi”;
= 22 e dicendo così, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo;

= 23 a chi rimetterete i peccati saranno rimessi loro, a chi li imputerete resteranno imputati”.
= 24 Uno dei Dodici, Tommaso detto Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.

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+ 25 Gli dicevano dunque gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore”;

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= ma egli rispose loro: “Se non vedo nelle sue mani l’impronta dei chiodi,

e non metto il dito nell’impronta dei chiodi,

e non metto la mano nel suo costato, non crederò”.

= 26 Dopo otto giorni, i discepoli erano di nuovo in casa, e con loro c’era anche Tommaso.

- Venne Gesù, a porte sprangate, stette in mezzo a loro e disse : “Pace a voi”.
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+ 27 Poi disse a Tommaso: “Stendi qui il dito e vedi le mie mani;

stendi la mano e mettila nel mio costato,

e non essere più incredulo, ma credente!”.

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= 28 Tommaso rispose dicendo: “Mio Signore e mio Dio!”.

- 29 Gesù gli disse: “Perché mi hai visto, hai creduto?

Beati coloro che pur non avendo visto crederanno!”.
Il passo di Gv 20,19-29 si compone dunque di tre parti concentriche.


A (vv. 19-23) e A’ (26-29)


Uguaglianze:


· giorno/i: in A (19a) e in A’ (26a);

  • i discepoli: in A (19b) e in A’ (26a);
  • erano sprangate le porte: in A (19b) e in A’ (26b);
  • luogo dove si trovavano (A: 19b) = casa (26a);
  • venne: in A I19c) e in A’ (26b);
  • Gesù in A (19c; 21a) e in A’ (26b; 29a);
  • il Signore, in A (20b); mio Signore e mio Dio, in A’ (28);
  • stette in mezzo: in A (19c) e in A’ (26b);
  • “pace a voi!”: in A (19c; 21a) e in A’ (26b);
  • mani, costato: in A (20a) e in A’ (27b);
  • disse: in A (19c) e in A’ (21a);
  • vedere: in A (20b) e in A’ (27a; 29ab).
“Si rallegrarono” di A (20b) appartiene allo stesso campo semantico di “Beati” , A’ (29b).

Differenze:

C’è complementarietà tra il primo (A) e l’ottavo giono (A’): inizio e termine di una settimana.

Complementarietà nel costituire i Dodici: da una parte ci sono gli Undici (A); dall’altra il dodicesimo (A’);

C’è opposizione, o meglio complementarietà tra “ricevete lo Spirito Santo” (A: 22a) e “stendi il dito, stendi la mano” (A’: 27ab).

B (vv. 24-25) in rapporto ad A e A’
La parte centrale è in rapporto di termini con la prima e la terza parte:

Uguaglianze:

Tommaso, uno dei Dodici, e gli “altri discepoli” (B: 24 a): in A gli altri discepoli, in A’ Tommaso;

venne: in B (24), in A e A’;

vedere: in B (25; 26 a), in A e A’;

il Signore: in B (25 a), in A e in A’, nella forma: “Mio Signore”;

mani, costato: in B (25bd), in A e in A’.

Solo in B (25d) e in A’ il verbo credere.

Differenze:

non era con loro (B: 24); era con loro (A’: 26a);

mostrò loro le mani… (A: 20 a); se non vedo… (B: 25b…)

se non metto il dito…. (B: 25b-d); stendi qui il dito… (A’: 27 a);

non crederò (B. 25d); hai creduto (A’: 29 a);

abbiamo visto (B: 25 a); “pur non avendo visto” (A’: 29b).

A “io mando voi” (A: 21b) corrisponde: “gli dicevano dunque gli altri discepoli” (B: 25 a): il fratello incredulo è il primo destinatario della missione della comunità.

Alcuni termini percorrono tutto il passo ed appaiono strutturanti: venire; vedere (e credere); i nomi di Gesù; mani – costato; pace a voi.

Contesto biblico

Il contesto immediato sono i racconti delle apparizioni di Gesù Risorto: quella a Maria di Magdala (Gv 20,11-18) e quella ai discepoli sul lago di Tiberiade (21,1-14), nel contesto del riferimento al credere (20,30-31 e 21,24-25).

Numerosi nel passo i riferimenti ai grandi discorsi della vigilia della passione:

· la gioia: è la ragione dell’annuncio di Gesù ai discepoli (15,11; 17,13), nasce dal vedere Gesù (16,20-23); dall’essere esauditi dal Padre (16,24);

· Gesù venne e stette in mezzo a loro: come aveva promesso in 16,16; 14,27;

· la pace era il dono promesso da Gesù, in 14,27;

· Gesù, inviato del Padre (16,5), invia i discepoli (17,18.23);

· lo Spirito Santo dato è quello promesso (14,16.26; 15,26; 16,7.13);

· il soffio richiama il consegnare lo spirito al momento della morte (19,30);

· mani e costato, chiodi, richiamano naturalmente la crocifissione (19,189 ed il colpo di lancia (19,34): da lì l’acqua, il dono della vita, lo Spirito (7,37-39);

· “Voi mi vedrete”, dice Gesù ai discepoli in Gv 14,19; ed io “vi vedrò di nuovo” (16,22): ciò sarà fonte di grande gioia (16,21-23). Il “vedere” ha un posto importante nel vangelo di Giovanni (cfr. la guarigione del cieco nato, Gv 9, con il tema della luce e delle tenebre).

· il credere ed il rifiuto di credere è il grande dramma che percorre tutto il Vangelo di Giovanni, fino ai discorsi di addio (16,30-31);

Piste di interpretazione

Comincia un mondo nuovo

Gesù soffia quello Spirito che aveva consegnato al mondo come estremo dono (cfr. 19,30). E’ il primo giorno dopo l’antica settimana ebraica, che ripresentava il percorso della prima creazione. Con la resurrezione di Gesù dai morti (cfr. Rom 5), Gesù è costituito il nuovo Adamo di un’umanità rifatta, rinnovata. E’ segno dell’evento anche la presenza della “Donna” sotto la croce (cfr. 19,25-27), albero di vita. E’ un nuovo inizio, come la prima pagina di una nuova Genesi. E come lo spirito aleggiò sulle acque come a suscitarvi la vita (Gen 1,2), come fu soffiato sul primo uomo per renderlo creatura vivente (Gen 2,7), così è alitato ora sui discepoli per renderli nuove creature.
Gesù venne

Il Verbo era venuto nel mondo, fra i suoi (Gv 1,11.14). Risorto, viene ancora, offrendosi al vedere ed alla fede dei suoi (19.24.26). “Vieni, Signore Gesù!” invoca la conclusione di Apocalisse. Una venuta che evoca JHWH che scende per liberare il suo popolo (Es 3,8). Una venuta che non è richiesta o provocata o meritata, è dono.

La pace come dono di nascita

La pace promessa è ora offerta come somma dei doni, come ambiente vitale per le nuove creature. Pace densa di significato: pace che è perdono per i rinnegamenti e le durezze di cuore, pace che è offerta gratuita di comunione, pace che costruisce le persone nella gioia e nella libert. Pace sgorgata da mani e costato trafitti.
Anch’io mando voi

Tra stare ed andare si svolge l’esistenza della chiesa. Riunita, con la presenza del Signore che “sta in mezzo” (vv. 19.26), inviata (v. 21) oltre le sue porte sprangate (vv. 19.26), con la stessa forza che aveva condotto Gesù: l’invio da parte del Padre, nella forza dello Spirito Santo (vv. 21.22). Comunione e missione sono due elementi permanenti dell’esistenza della comunità nata dal Soffio del Signore risorto.
Dalla paura del mondo al coraggio del giudizio

Alla luce del perdono che ci ha fatti rinascere, andrà inteso il potere di rimettere o lasciare imputati i peccati. Come gli “altri discepoli” non hanno potuto costringere Tommaso a credere, così possono trovarsi in situazione in cui la pace offerta è respinta. In questo rifiuto, che li tormenterà fino alla disponibilità a dare la vita per rimuoverlo, sta il giudizio che si opera sul mondo, come è avvenuto con Gesù (Gv 3,19-21).
Stette in mezzo: la chiesa come luogo dell’incontro

Gesù si manifesta ai Dodici (Undici) riuniti, che insieme sono inviati a testimoniare (v.21). E’ nella testimonianza dei Dodici che Tommaso era chiamato a credere alla risurrezione (vv. 24s). La misericordia del Signore gli si fa incontro, ma beato chi crede alla testimonianza della chiesa, senza avere visto (v. 29).
Mani e costato trafitti, segno che quest’uomo è proprio Gesù

E’ la passione il titolo di gloria di Gesù, è l’amore fino al dono della vita ciò che lo caratterizza, la sua essenza, l’espressione più alta di lui.

Toccare mani e costato: la corporeità

Mentre noi siamo finiti a parlare spesso di “anime”, tutto il brano, come tutti i racconti della resurrezione, con un Gesù che si lascia toccare, che accende il fuoco, che mangia portano la splendida notizia di una risurrezione che salva l’intero essere umano. E questo ha delle conseguenze in tutta un’impostazione della vita.

Vedere o non vedere per credere?

Il vedere di cui si parla ai vv. 20.25.27 unisce esperienza sensibile a visione di fede. Infatti i discepoli vedono quest’uomo con i segni della morte subita e non dicono semplicemente: “E’ Gesù!”, ma riconoscono per fede che è “il Signore”. Sarà anche l’esperienza di Tommaso (vv. 27s). Si può credere di vedere eppure essere ciechi, situazione gravissima (cfr. Gv 9,39-41). La chiesa che trae la sua fede dalla testimonianza degli apostoli non ha nulla da invidiare a coloro che videro il Signore anche con gli occhi della carne: anzi, è in una situazione privilegiata: “Beati…” (v. 29b).

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