29 giugno. Santi Pietro e Paolo








L'ANNUNCIO
In quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». 
Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 
Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». 
Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 
E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. 
E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. 
A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 
 (Dal Vangelo secondo Matteo 16, 13-19)


«Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa; dove c'è la Chiesa, lì non c'è affatto morte ma vita eterna» (S. Ambrogio). Pietro e la Chiesa. E, in essa, la vita, e la fine della morte. E' questo il desiderio d'ogni uomo, il nostro desiderio d'oggi, il più profondo, il più intenso, l'anelito che freme insopprimibile in ogni parola, pensiero, azione. 


La vita e mai più nessuna morte. I peccati stessi gridano il nostro desiderio di felicità eterna, che si tramuta purtroppo in fuga da ogni sofferenza confondendo il piacere con l'eterno esistere a cui aspiriamo: “Io preferisco pensare che l’istinto sessuale sia un surrogato della religione e che il giovanotto che suona il campanello per cercare un postribolo, stia cercando Dio senza saperlo” (Bruce Marshall).
Anche le guerre, i divorzi, anche gli aborti, l’eutanasia e gli abomini genetici, la droga e il sesso sfrenato, e le nostre ore intrise di rabbia, malinconia, ribellioni e mormorazioni, le giornate rifugiate nel display di un tablet. 
Anche il gusto per il calcio e i mondiali, evaporato nel senso di frustrazione e vuoto percepito all’eliminazione dell’Italia, grida in noi il desiderio dell’eterno. Lo affermava il Card. Ratzinger quando spiegò il senso del gioco riferendosi alla Roma Antica: “la richiesta di pane e gioco era in realtà l’espressione del desiderio di una vita paradisiaca, di una vita di sazietà senza affanni e di una libertà appagata”.
Ed era “come se dicesse: guardate che, senza rendervene conto, perfino divertendovi a una partita della Nazionale in realtà con la bandiera della patria cercate la Patria perduta, cercate il Paradiso, cercate Dio” (Antonio Socci).
Non ci arrendiamo all'ineluttabile scorrere, v'è dentro un grido più forte di tutto, l'accorato appello lanciato ad una vita che sembra sorda ad ogni richiamo, che sfugge malvagia senza risposta. Tutti drogati di qualcosa o di qualcuno, sperando il cristallizzarsi, seppur effimero, d'un secondo almeno, un istante di tregua e di pace dove cullare le speranze deluse vissute solo in un sogno. 
Nella poesia “A Silvia”, Leopardi descriveva magistralmente i sentimenti che s’affastellano in noi:
"Questo è quel mondo? Questi
i diletti, l'amor, l'opre, gli eventi
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte dell'umane genti?
All'apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano”.
Il "vero" che ci travolge anche oggi, in famiglia, con quell’atteggiamento di tua moglie, con la porta che ti sbatte in faccia tuo figlio, spalancandoti così "ignude tombe", e dolori, e lacrime, e delusioni.
La vita, dunque, è come il cammino dei due discepoli di Emmaus, che avevano sperato in Gesù di Nazaret, profeta potente in parole ed opere; avevano riposto fiducia in Lui perché li liberasse dal giogo romano, immagine di ogni muro sul quale si infrangono le aspirazioni del cuore, e invece, anche Lui in una tomba da tre giorni. 
E le lacrime di Pietro, il tradimento e un amore strozzato nella paura di morire, nel terrore di fare la stessa fine atroce. Come noi, come ogni uomo, in Asia come in Europa, povero o ricco, uomo o donna, giovane o vecchio. Tutto infranto e i desideri ingoiati in una tomba, come quelle che si spalancano dietro ogni angolo delle nostre ore. 
Ma quella sera, all'imbrunire d'un giorno di paura, i chiavistelli della vita ben serrati, nella stanza d’una pasqua appena volata via, ecco d’improvviso apparire un volto incandescente di luce, una voce, un saluto di Pace che trapassa i muri e i cuori. La sua voce, il suo volto, le sue piaghe. E' proprio Lui, lo dicono i segni del suo amore inchiodato su un legno. E la gioia esplode, incontenibile: in quel cenacolo, in mezzo a quel manipolo terrorizzato, che è scappato, che ha tradito, l'amore era deflagrato come una bomba, l’amore sperato nascosto in una vita più forte del peccato.
E Pietro era lì; la roccia, primo tra gli apostoli, il primo ad essere perdonato, il primato del perdono. La beatitudine di Pietro è un perdono che né carne e né sangue possono rivelare, perché viene dal sepolcro, ha attraversato l'inferno, e si è fatto dono gratuito e immeritato. Pietro, perdonato e per questo roccia e fondamento della Chiesa, capace di “legare” a Cristo i peccatori e “scioglierli” dal peccato, eternamente.
Con Pietro nella Chiesa si apprende l'amore perché il Buon Pastore ne guida il cammino. E’ Cristo, il Pastore incarnato nel pastore terreno che ci è donato. Pietro, e ogni papa, schiude le porte del Cielo offrendo gratuitamente a ogni uomo l'amore di Dio. 
Sulla soglia del mondo Pietro è garante e custode della fede incarnata qui ed ora; apre le porte della sua casa, la Chiesa dov'è vivo Cristo, e accoglie ogni uomo nelle viscere di misericordia di Dio, perché sia curato e rigenerato, e divenga cittadino del Cielo. 
Per questo, Pietro presiede nella carità un pugno di poveri uomini strappati all’inganno, il segno dell'unica speranza che Dio offre all’umanità. Conferma ogni giorno la nostra fede, quando siamo chiamati a darne ragione tra i sofismi e le menzogne del pensiero mondano.
Pietro saio tu ed io per le persone che ci sono affidate. Hanno bisogno d’essere presieduti nell’amore che abbraccia anche il nemico; ci chiedono, forse male, d’essere confermati nei passi malfermi sul cammino della conversione.
I tuoi cari, tuo marito, tuo figlio, tua suocera, i parrocchiani, gli amici, gli indifferenti, tutti sono in attesa della Chiesa che gli annunci e gli testimoni che il grido con cui reclamano una vita senza più la morte ha trovato risposta in Cristo crocifisso e risorto. E non hanno che te e me, in quell’istante, in quel luogo.
Dialogo, tolleranza, rispetto, tutto va bene per le umane, povere forze spese ad arginare il male. La casa di Pietro, però, - la nostra casa progettata e costruita a forma di croce - annuncia l'amore eterno, l’unica Pietra sul quale si infrange la potenza di ogni male. La Chiesa, infatti, è il luogo dell’impossibile che si fa possibile, come accadde a Nazaret nel seno della Vergine Maria.
Come accadde a San Paolo. Nella sua storia possiamo leggere la nostra vita. Era deciso, sicuro, religioso, zelante. Era tutto per Dio; per Lui era disposto ad incarcerare, e a uccidere. Come noi, al lavoro, in famiglia, con amici e vicini. 
Abbiamo la Parola di Dio dalla nostra, ne siamo certi, dobbiamo estirpare l'errore. Discussioni senza fine, polemiche, al bar, nella pausa pranzo, tra una lezione e l'altra, a cena la sera con consorte e figli. 
Indossata la corazza della nostra giustizia corriamo anche noi ogni giorno verso Damasco, recando lettere che ci autorizzano a gettare in prigione chi pretende di uscire dai nostri schemi. Anche in Chiesa, nelle comunità dove camminiamo per convertirci, nelle riunioni, nelle assemblee. Preti, laici, non v'è differenza, portiamo tutti la stessa armatura di certezze che abbigliava San Paolo.
Ma è accaduto l’imprevisto, e riaccade oggi. Qualcosa a cui Saulo non era preparato, come nessuno di noi. Qualcuno è apparso sul suo cammino e ha smontato le sue certezze. Un fatto, un avvenimento, un incontro. E inizia la conversione, la Teshuvà, il ritorno al vero, al bello, al buono, al santo. 
San Paolo ha incontra Cristo, più forte d'ogni sua ignoranza, d'ogni suo passato. Una scintilla d'amore ed è nata una creatura nuova; accompagnato dalla Chiesa piena di misericordia, quella che aveva sin lì perseguitato, comprende che tutto nella sua vita era orientato a quell'istante. 
Dio lo aveva preparato, misteriosamente, senza moralismi, salvaguardando ogni millimetro della sua libertà, accompagnando i suoi passi, permettendo che si impantanassero nell'ingiustizia, che combinassero guai e si lasciassero dietro una linea di sangue e di dolore. 
Dio ha avuto pazienza, e lo ha atteso nel momento più virile della sua esistenza, laddove era lanciato verso il compimento d'una menzogna. E lì, sul selciato del suo cammino, lo ha amato e ricreato con un’elezione che lo generava in una missione che era l’opposto di quella a cui si era votato.
Nessun rimprovero, solo una luce ad illuminare il proprio nulla e subito un invio, una missione. La vita fantastica dell'apostolo delle genti sorgeva da lì, dal suo nulla. Sulla via di Damasco Paolo ha conosciuto la risurrezione di Cristo, capace di risuscitare anche la sua vita, di fare di un persecutore un perseguitato, di un determinato accusatore uno zelante annunciatore. 
I segni che accompagnano gli apostoli nella missione universale, per San Paolo hanno cominciato a compiersi in quel mezzogiorno che lo ha lanciato, con lo stesso ardore, con più zelo, sulle strade che aveva detestato, quelle dell'annuncio infaticabile del Vangelo.
Oggi appare anche a noi Cristo. Attraverso la predicazione della Chiesa, la liturgia di questa solennità, gli ammonimenti dei fratelli, il “perché” che ha fermato Saulo ci viene incontro nella situazione concreta che stiamo vivendo. Perché perseguitiamo il Signore, incarnato in nostra moglie, nei nostri figli, nei colleghi, nella suocera?
Perché abbiamo dimenticato Lui e il suo amore, seppellendo nella tomba degli inganni mondani la sua chiamata. Ma Lui ci viene incontro, ha avuto pazienza, la tenerezza che abbiamo sperimentato nella Chiesa, che non ci ha mai respinto, ma sempre risollevato, senza moralismi, senza esigenza. 
E fa di noi i suoi apostoli, lanciandoci in tutto il mondo, lavoro, scuola, casa, supermercato, parrocchia; e forse sino agli estremi confini della terra, come presbitero chissà, o tra le mura di un convento a pregare per ogni uomo, o formando famiglie sante che siano luce per i pagani, come San Paolo. 
Ci manda oggi laddove abbiamo combinato macelli con i nostri peccati, sui sentieri che abbiamo sporcato con le maldicenze, con i giudizi, con i compromessi, con le bugie, con le concupiscenze, con l'arroganza e la superbia. 
Ci invia come Pietro e Paolo, la nostra vita come un segno della sua misericordia, del Cielo che attende ogni uomo, perché tutti possano vedere, credere, e conoscere il Signore.


QUI GLI APPROFONDIMENTI E UNA GALLERIA DELL'ICONOGRAFIA SU SAN PIETRO E PAOLO





APPROFONDIMENTI








L. Bouyer. San Paolo modello del predicatore

Ratzinger - Benedetto XVI. SS. Pietro e Paolo: disposti a pagare di persona la loro fedeltà a Cristo

Il Papa all'Angelus: L’orizzonte dell’Anno Paolino non può che essere universale, perché san Paolo è stato per eccellenza l’apostolo dei "lontani"

Ratzinger - Benedetto XVI. san Pietro, far sì che la Chiesa non si identifichi mai con una sola nazione, con una sola cultura o con un solo Stato.

Una croce come trono, Una decapitazione come corona

Benedetto XVI apre l'Anno Paolino: "In un mondo in cui la menzogna è potente, la verità si paga con la sofferenza"

SAN PAOLO - “IL PIU GRANDE MISSIONARIO DI TUTTI I TEMPI”

Paolo di Tarso, Apostolo delle Genti

PAOLO VI. PETRUM ET PAULUM APOSTOLOS

PAOLO VI. Catechesi e omelie su San Pietro e San Paolo

G. Ravasi. Paolo: il cristianesimo incandescente


Ratzinger - Benedetto XVI. Solennità SS. Pietro e Paolo. Omelia. 2006

Ratzinger - Benedetto XVI. Solennità SS. Pietro e Paolo. Omelia. 2005

Romano Penna. San Paolo. Cosa avvenne davvero su quella strada



IL PRIMATO DEL SUCCESSORE DI PIETRO NEL MISTERO DELLA CHIESA

Paolo BREZZI. Sollicitudo et potestas. Le prime manifestazioni della superiorità della sede romana

Il peccato non intacca l'unità della comunità cattolica

IL PRIMATO DEL VESCOVO DI ROMA NEL PRIMO MILLENNIO

IL PRIMATO DI PIETRO SULL'OCCIDENTE E IL PIANO DELLA PROVVIDENZA.

Roma cattolica cinque volte prima!

Mistero e ministero degli apostoli

Alessandro NICOTRA. In principio era il Primato

Antonio SOCCI. «Pietro è qui»

Marta SORDI. A Roma c'è la tomba di Pietro

Margherita GUARDUCCI. La verità della tomba di san Pietro

Carsten Peter THIEDE. Simon Pietro dalla Galilea a Roma

«Un altro ti condurrà dove tu non vuoi». E Pietro andò a Roma

Saulo di Tarso. Marta Sordi spiega la nuova cronologia della vita di Paolo

San Paolo. L’apostolo bimillenario

Paolo: «Ama e fa ciò che vuoi»

Là dove Saulo divenne Paolo 

BENEDETTO XVI ANNUNCIA ANNO PAOLINO 2008-2009

GIANFRANCO RAVASI. Il Fascino di San Paolo

GIANFRANCO RAVASI. San Paolo. UNA FEDE OLTRE LE FRONTIERE

VIAGGI MISSIONARI DI SAN PAOLO - CARTE GEOGRAFICHE E BREVE RACCONTO

STANISLAO LYONNET. IL DONO DELLO SPIRITO SANTO RICEVUTO PER MEZZO DELLA FEDE

San Paolo un giudeo in Cristo

La pedagogia di san Paolo. Una scuola nata sulla via di Damasco

Ratzinger - Benedetto XVI. "La Cattedra di Pietro, dono di Cristo alla sua Chiesa"

Corporeità e virtù in san Paolo

Leon Doufour. Morte di Gesù e piano di Dio in San Paolo






αποφθεγμα Apoftegma


Sono le due colonne che sostengono la Chiesa con il loro insegnamento, 
la loro preghiera e l'esempio della loro costanza. 
Il Signore stesso ha consolidato queste colonne. 
Prima erano deboli e non potevano sostenere né se stessi, né gli altri. 
E qui appare il grande disegno del Signore: 
se fossero stati sempre forti, 
si sarebbe potuto pensare che la forza veniva da loro stessi. 
Perciò il Signore, prima di operare in loro, ha voluto mostrare di cosa erano capaci, 
affinché tutti sappiano che la loro forza veniva da Dio.

Elredo di Rievaulx




GALLERIA
 














































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