Antonio SOCCI. «Pietro è qui»

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tratto da: Tracce. Litterae Communionis, anno XXVI, dicembre 1999, p. 67.

Le più grandi scoperte archeologiche che documentano la verità storica del cristianesimo e che sbaragliano secoli di polemiche, sono spesso piccoli oggetti fragili esposti alle offese del tempo e degli uomini: il papiro 7Q5, il più antico frammento del Vangelo di Marco, è grande come cento lire. La scritta «Pietro è qui», tracciata su un muro della necropoli vaticana, dove sono state trovate le ossa -avvolte in un panno prezioso- di un uomo robusto di 60-70 anni, il pescatore di Betsaida, è un graffito piccolo come la mano di un bambino.
È facile dunque distruggere e spazzare via per sempre questi segni di una storia vera. Ed è una perdita irreparabile. Contro cui sta lavorando Lorenzo Bianchi, che dà ora alle stampe «Ad limina Petri. Spazio e memoria della Roma cristiana» (pp. 142, L. 60.000, Donzelli).

Il bel libro di Bianchi ricostruisce la storia bimillenaria di quel piccolo fazzoletto di terra, di là dal Tevere, prima proprietà di Nerone e della sua famiglia, poi dominato -anche urbanisticamente- dalla presenza della tomba di Pietro che proprio qui fu crocifisso.

Il lavoro di Bianchi si presenta nella forma fredda e impeccabile della ricerca scientifica. Ma diventa di scottante attualità perché è in corso un'enorme opera di sbancamento proprio nell'area del Gianicolo, per la costruzione di un megaparcheggio.

Si tratta di un'area eccezionalmente ricca di memorie archeologiche. Bianchi -con una serie di articoli apparsi su «30 Giorni» e poi con i suoi libri- ha posto tutti di fronte alla miriade di documenti che lo provano e quando le ruspe, questa estate, hanno fatalmente portato alla luce delle mura finemente affrescate, non è stato più possibile far finta di nulla.

A farne le spese non sono solo memorie archeologiche della Roma imperiale, ma anche un groviglio di catacombe cristiane inesplorate, quelle che Dante chiamava "...Vaticano e l'altre parti elette/ di Roma che son state cimitero/ alla milizia che Pietro seguette" (Paradiso IX, 139-142).

Sotto le grotte vaticane, tempo fa, fu rinvenuta un'iscrizione, in un sepolcro originariamente pagano della famiglia dei Valeri. Vi si leggeva: "Pietro, prega Gesù Cristo per i santi uomini Cristiani sepolti presso il tuo corpo". Accanto a queste parole erano disegnate due teste: la prima rappresentava Pietro, la seconda Gesù, vicino al quale c'era il monogramma del suo nome e la parola "vibus", cioè "vivus" (vivo). Un piccolo commovente reperto che dice del cristianesimo più di decine di libri di teologia oggi in circolazione: i cristiani annunciavano il fatto che Gesù Cristo, crocifisso sotto Ponzio Pilato a Gerusalemme venerdì 7 aprile dell'anno 30, è vivo, realmente presente fra i suoi e operante.

Oggi questa iscrizione e quei disegni pare siano svaniti a causa dell'umidità. Ma tutto rischia di essere spazzato via dal tempo o dagli uomini.

Bianchi fa una rassegna implacabile. Forti timori si nutrono per esempio per i luoghi dove furono sepolti "addirittura i martiri Frisoni difensori di Pietro, uccisi dai Saraceni durante l'incursione e il saccheggio dell'anno 846". Bianchi racconta la loro bella storia come pure quella dei primi martiri cristiani.

Nell'estate del 64, dopo l'incendio di Roma, "Nerone inventò i colpevoli -racconta Tacito- e sottopose a raffinatissime pene quelli che il popolo chiamava Cristiani... e a quanti morivano s'aggiunse lo scherno, sicché, rivestiti di pelli ferine, perivano sbranati dai cani, o appesi alle croci e dati alle fiamme venivano bruciati vivi, al calar del sole, come torce per la notte".

Infine Bianchi scrive: "Qui, dove era una delle antiche dimore dell'imperatore Nerone, simbolo dell'Anticristo nei primi secoli della Cristianità, riposa il corpo di Pietro, segno della vittoria di Cristo; qui intere generazioni di pellegrini sono giunte, attratte e sospinte dalla Grazia di Cristo; con volti stupiti hanno sostato presso la tomba dell'apostolo, hanno pregato in ginocchio; qui hanno voluto morire ed essere sepolti re e semplici fedeli, barbari e romani. Qui martiri da ogni luogo hanno dato la vita in difesa di Pietro e per la gloria di Cristo.

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