tratto da: Tracce. Litterae Communionis, anno XXVI, ottobre 1999, p. 72-77
Intervento al Centro culturale di Milano, 1990
Che cosa dice da secoli la tradizione della Chiesa? Dice che Pietro, il pescatore di Galilea, quello che Cristo stesso considerava «protos», il primo dei suoi discepoli, il principe degli apostoli fino ad allora, venne a Roma a predicare la buona novella; che a Roma morì martire sotto Nerone nel 64, nel Circo Vaticano, fu sepolto a breve distanza dal luogo del suo martirio, e sulla sua tomba, all'inizio del IV secolo, l'imperatore Costantino fece costruire la grande basilica vaticana.
Questa tradizione secolare della Chiesa cominciò, a un certo momento, a suscitare dissensi da parte degli avversari della Chiesa, e i dissensi giunsero al punto che qualcuno si credette in obbligo di dire, contro ogni verità storica, che Pietro non era mai venuto a Roma, tanto per poter negare la presenza della tomba di Pietro in Vaticano; che è di suprema importanza, in quanto dire tomba di san Pietro a Roma, in Vaticano, significa in un certo senso dire primato della Chiesa di Roma.
Bisognò arrivare a Pio XII, uomo di altissimo ingegno, di grande cultura, di grandissima umanità e dotato di uno spirito veramente lungimirante. Appena eletto Papa, nel 1939, volle aprire alla scienza i sotterranei della basilica vaticana e cercare una risposta alla secolare domanda.
Gli scavi cominciarono e durarono fino al 1949. Furono scavi anormali, in cui molto si distrusse e furono commesse cose quasi inaudite.
Altari come «matrioske»
Trovarono una necropoli, un antico e vasto cimitero, che andava da est a ovest ed era parallelo al Circo di Nerone, quello stesso circo in cui Pietro aveva subìto il martirio. Questa vasta necropoli era stata riempita di terra. Perché Costantino, o chi per lui (il papa Silvestro fu il grande consigliere di Costantino), voleva fare il piano su cui la prima basilica in onore di Pietro doveva essere fondata.
Cosa si trovò sotto l'altare papale? Una successione di monumenti e di altari: uno sotto l'altro, uno dentro l'altro. Ciò significava che quel luogo, il luogo della confessione, era stato da tempo, da secoli oggetto del culto di Pietro. Sotto l'altare papale, che è l'altare attuale, di Clemente VIII (1594), se ne trovò un altro precedente, di Callisto II (1123); dentro l'altare di Callisto II si trovò l'altare di Gregorio Magno (590-604); l'altare di Gregorio Magno, a sua volta, poggiava sopra il monumento che Costantino ancora prima di costruire la basilica, aveva fatto erigere sul luogo della tomba di Pietro, e questo monumento costantiniano può essere datato fra il 321 e il 326. Questo monumento di Costantino comprendeva un monumento più antico, che risaliva al II secolo, il primo monumento di Pietro. Poi che cosa fu incluso? Ci fu incluso una parte di un piccolo edificio che si trovava addossato a un certo muro rosso che faceva da sfondo al primo monumento di Pietro. In questo piccolo edificio, c'era un muro coperto di graffiti, di antiche iscrizioni (naturalmente anteriori al monumento di Costantino, perché furono incluse dentro il monumento di Costantino), coperte di epigrafi che indicavano col loro affollamento l'immensa devozione dei fedeli. Poi, oltre questo, si vide che il primo monumento di san Pietro aveva nel pavimento un chiusino, il quale indicava la presenza di un'antica tomba in terra, sulla quale tutti questi monumenti si erano sovrapposti. Sotto questo chiusino, purtroppo, non c'era nulla. Si trovò la terra sconvolta e vuota.
Radiomessaggio rivoluzionario
Questo era lo stato delle cose quando si chiusero gli scavi del 1940-49. Pio XII nel radiomessaggio del Natale 1950 dette notizia al mondo degli avvenuti scavi e disse che la tomba di Pietro era stata ritrovata.
Cominciai a occuparmi degli scavi di San Pietro, a scavi terminati e a relazione già pubblicata, nel 1952.
Uno degli scavatori aveva pubblicato, seppure inesattamente, un certo graffito che sarebbe stato trovato proprio sul luogo dove c'era il muro coperto di graffiti del quale ho parlato. Avevo già avuto occasione di conoscere un certo graffito, dove avevo intuito la lettura «Petrus eni» («eni» nel senso di «enesti»: Pietro è dentro). Fu allora che chiesi a Pio XII di visitare gli scavi, ma nessuno poteva accedervi. Pio XII mi concesse il permesso. Allora cominciai a cercare il graffito, questo «Petrus eni», e non c'era, perché uno degli scavatori l'aveva portato a casa sua.
Entrata nel 1952, ho lavorato fino al 1965, sono stati anni di intensissimo lavoro.
Cominciai a studiare il muro dei graffiti, che era stato incluso nel monumento costantiniano. Ora, questo muro era una selva selvaggia, e io disperavo veramente di levarne le gambe -come si suol dire- però, con pazienza, mi misi e cercai di decifrare. Durò mesi la mia decifrazione, fu una delle decifrazioni più difficili che mi occorse di fare. Poi, a un certo momento, afferrai il bandolo della matassa e riuscii a capire. Lì si era usata una crittografia mistica, cioè si giocava, in un certo senso, sulle lettere dell'alfabeto. Lì c'era a esuberanza il nome di Pietro, espresso con le lettere P, PE, PET, e unito di solito col nome di Cristo, col simbolo di Cristo, con la sigla di Cristo e col nome di Maria, e soprattutto dominavano, su questo muro, le acclamazioni alla vittoria di Cristo, Pietro e Maria. Poi c'era il ricordo della Trinità, il ricordo di Cristo seconda persona della Trinità, e via di seguito. Insomma, tutta la teologia del tempo era lì, squadernata su questo muro.
A colpi di cartoccia
Poi fu la volta delle ossa di Pietro. In un primo momento ero lontana mille miglia dall'idea che avrei potuto un giorno mettere le mani sulle ossa di Pietro.
Però, mentre ancora stavo decifrando i graffiti (ancora nel 1953), cominciai ad avere in mano le ossa di Pietro. Le ossa di Pietro stavano nella tomba in terra sotto il chiusino, come la tradizione della Chiesa aveva sempre dichiarato. Poi, quando Costantino volle fare il monumento in onore dell'Apostolo, le ossa furono prelevate dalla terra e ravvolte in un prezioso drappo di porpora e d'oro e deposte in questo loculo, e poi questo loculo chiuso per sempre.
Era avvenuto che, durante gli scavi, gli scavatori, volendo indagare in questo luogo che la tradizione indicava come il luogo della sepoltura di Pietro, andavano un pò per le spicce. A colpi di cartoccia (la cartoccia è quello strumento per piantare i pali nel terreno duro) sfondarono l'altare di Callisto II per arrivare il più presto possibile al luogo stesso. E che cosa avvenne? Sotto i forti colpi della cartoccia cadde, dall'interno del muro, una quantità di calcinacci, dall'interno e dall'esterno, voglio dire dall'antico muro coperto di intonaco rosso, e tutti si riversarono in questo loculo, sopra le disgraziate ossa che erano state deposte da Costantino nel loculo del monumento. Così si presentò come un ammasso di detriti, non si riconobbero le ossa.
In quel momento era capo della Fabbrica di San Pietro un uomo intelligente, molto pio, molto sensibile al non lasciare allo scoperto le ossa di chiunque, cristiani o pagani che fossero. Monsignor Ksas (uomo di fiducia di Pio XII) notò che fra questi detriti del loculo c'erano delle ossa. Fece buttar via i detriti, raccogliere le ossa dentro una cassetta e la mise in un ripostiglio delle grotte vaticane, dove rimasero ignorate per dieci anni.
C'erano delle ossa con fili d'oro e pezzetti minuscoli di tessuto color porpora.
Un antropologo di mia fiducia, il professor Correnti, prese in esame il gruppo di ossa della cassetta, e mi disse: "Mah, è una cosa strana, perché gli altri gruppi che mi hanno fatto esaminare erano tutti di diversi individui, questo è di uno solo". Domandai: "Di che sesso?". Disse: "Maschile". "Età?". "Senile". "Corporatura?". "Robusta".
Non per «puro caso»
Nel ‘64 gli esami erano compiuti. Nel ‘65 uscì il mio libro «Le reliquie di san Pietro sotto la confessione della basilica vaticana», e lì cominciò a scatenarsi la tempesta, perché alcuni, anzi molti, erano felici del risultato; altri no.
Dopo la mia messa a punto che uscì nel ‘67, Paolo VI si trovò obbligato ad annunciare che le ossa di Pietro erano state ritrovate.
Noi sappiamo che Cristo fondò la sua Chiesa sulla roccia di Pietro e le promise la vittoria sulle forze del male. Ora, mi sembra che non sia un puro caso che le ossa del principe degli apostoli, di Pietro, si siano -per miracolosa eccezione- conservate e che siano, per l'appunto, dentro la basilica vaticana, cioè al centro di quella chiesa che -per definizione- è universale. Loro sanno che «catholicos» vuol dire, in greco, universale.
Intervento al Centro culturale di Milano, 1990
Che cosa dice da secoli la tradizione della Chiesa? Dice che Pietro, il pescatore di Galilea, quello che Cristo stesso considerava «protos», il primo dei suoi discepoli, il principe degli apostoli fino ad allora, venne a Roma a predicare la buona novella; che a Roma morì martire sotto Nerone nel 64, nel Circo Vaticano, fu sepolto a breve distanza dal luogo del suo martirio, e sulla sua tomba, all'inizio del IV secolo, l'imperatore Costantino fece costruire la grande basilica vaticana.
Questa tradizione secolare della Chiesa cominciò, a un certo momento, a suscitare dissensi da parte degli avversari della Chiesa, e i dissensi giunsero al punto che qualcuno si credette in obbligo di dire, contro ogni verità storica, che Pietro non era mai venuto a Roma, tanto per poter negare la presenza della tomba di Pietro in Vaticano; che è di suprema importanza, in quanto dire tomba di san Pietro a Roma, in Vaticano, significa in un certo senso dire primato della Chiesa di Roma.
Bisognò arrivare a Pio XII, uomo di altissimo ingegno, di grande cultura, di grandissima umanità e dotato di uno spirito veramente lungimirante. Appena eletto Papa, nel 1939, volle aprire alla scienza i sotterranei della basilica vaticana e cercare una risposta alla secolare domanda.
Gli scavi cominciarono e durarono fino al 1949. Furono scavi anormali, in cui molto si distrusse e furono commesse cose quasi inaudite.
Altari come «matrioske»
Trovarono una necropoli, un antico e vasto cimitero, che andava da est a ovest ed era parallelo al Circo di Nerone, quello stesso circo in cui Pietro aveva subìto il martirio. Questa vasta necropoli era stata riempita di terra. Perché Costantino, o chi per lui (il papa Silvestro fu il grande consigliere di Costantino), voleva fare il piano su cui la prima basilica in onore di Pietro doveva essere fondata.
Cosa si trovò sotto l'altare papale? Una successione di monumenti e di altari: uno sotto l'altro, uno dentro l'altro. Ciò significava che quel luogo, il luogo della confessione, era stato da tempo, da secoli oggetto del culto di Pietro. Sotto l'altare papale, che è l'altare attuale, di Clemente VIII (1594), se ne trovò un altro precedente, di Callisto II (1123); dentro l'altare di Callisto II si trovò l'altare di Gregorio Magno (590-604); l'altare di Gregorio Magno, a sua volta, poggiava sopra il monumento che Costantino ancora prima di costruire la basilica, aveva fatto erigere sul luogo della tomba di Pietro, e questo monumento costantiniano può essere datato fra il 321 e il 326. Questo monumento di Costantino comprendeva un monumento più antico, che risaliva al II secolo, il primo monumento di Pietro. Poi che cosa fu incluso? Ci fu incluso una parte di un piccolo edificio che si trovava addossato a un certo muro rosso che faceva da sfondo al primo monumento di Pietro. In questo piccolo edificio, c'era un muro coperto di graffiti, di antiche iscrizioni (naturalmente anteriori al monumento di Costantino, perché furono incluse dentro il monumento di Costantino), coperte di epigrafi che indicavano col loro affollamento l'immensa devozione dei fedeli. Poi, oltre questo, si vide che il primo monumento di san Pietro aveva nel pavimento un chiusino, il quale indicava la presenza di un'antica tomba in terra, sulla quale tutti questi monumenti si erano sovrapposti. Sotto questo chiusino, purtroppo, non c'era nulla. Si trovò la terra sconvolta e vuota.
Radiomessaggio rivoluzionario
Questo era lo stato delle cose quando si chiusero gli scavi del 1940-49. Pio XII nel radiomessaggio del Natale 1950 dette notizia al mondo degli avvenuti scavi e disse che la tomba di Pietro era stata ritrovata.
Cominciai a occuparmi degli scavi di San Pietro, a scavi terminati e a relazione già pubblicata, nel 1952.
Uno degli scavatori aveva pubblicato, seppure inesattamente, un certo graffito che sarebbe stato trovato proprio sul luogo dove c'era il muro coperto di graffiti del quale ho parlato. Avevo già avuto occasione di conoscere un certo graffito, dove avevo intuito la lettura «Petrus eni» («eni» nel senso di «enesti»: Pietro è dentro). Fu allora che chiesi a Pio XII di visitare gli scavi, ma nessuno poteva accedervi. Pio XII mi concesse il permesso. Allora cominciai a cercare il graffito, questo «Petrus eni», e non c'era, perché uno degli scavatori l'aveva portato a casa sua.
Entrata nel 1952, ho lavorato fino al 1965, sono stati anni di intensissimo lavoro.
Cominciai a studiare il muro dei graffiti, che era stato incluso nel monumento costantiniano. Ora, questo muro era una selva selvaggia, e io disperavo veramente di levarne le gambe -come si suol dire- però, con pazienza, mi misi e cercai di decifrare. Durò mesi la mia decifrazione, fu una delle decifrazioni più difficili che mi occorse di fare. Poi, a un certo momento, afferrai il bandolo della matassa e riuscii a capire. Lì si era usata una crittografia mistica, cioè si giocava, in un certo senso, sulle lettere dell'alfabeto. Lì c'era a esuberanza il nome di Pietro, espresso con le lettere P, PE, PET, e unito di solito col nome di Cristo, col simbolo di Cristo, con la sigla di Cristo e col nome di Maria, e soprattutto dominavano, su questo muro, le acclamazioni alla vittoria di Cristo, Pietro e Maria. Poi c'era il ricordo della Trinità, il ricordo di Cristo seconda persona della Trinità, e via di seguito. Insomma, tutta la teologia del tempo era lì, squadernata su questo muro.
A colpi di cartoccia
Poi fu la volta delle ossa di Pietro. In un primo momento ero lontana mille miglia dall'idea che avrei potuto un giorno mettere le mani sulle ossa di Pietro.
Però, mentre ancora stavo decifrando i graffiti (ancora nel 1953), cominciai ad avere in mano le ossa di Pietro. Le ossa di Pietro stavano nella tomba in terra sotto il chiusino, come la tradizione della Chiesa aveva sempre dichiarato. Poi, quando Costantino volle fare il monumento in onore dell'Apostolo, le ossa furono prelevate dalla terra e ravvolte in un prezioso drappo di porpora e d'oro e deposte in questo loculo, e poi questo loculo chiuso per sempre.
Era avvenuto che, durante gli scavi, gli scavatori, volendo indagare in questo luogo che la tradizione indicava come il luogo della sepoltura di Pietro, andavano un pò per le spicce. A colpi di cartoccia (la cartoccia è quello strumento per piantare i pali nel terreno duro) sfondarono l'altare di Callisto II per arrivare il più presto possibile al luogo stesso. E che cosa avvenne? Sotto i forti colpi della cartoccia cadde, dall'interno del muro, una quantità di calcinacci, dall'interno e dall'esterno, voglio dire dall'antico muro coperto di intonaco rosso, e tutti si riversarono in questo loculo, sopra le disgraziate ossa che erano state deposte da Costantino nel loculo del monumento. Così si presentò come un ammasso di detriti, non si riconobbero le ossa.
In quel momento era capo della Fabbrica di San Pietro un uomo intelligente, molto pio, molto sensibile al non lasciare allo scoperto le ossa di chiunque, cristiani o pagani che fossero. Monsignor Ksas (uomo di fiducia di Pio XII) notò che fra questi detriti del loculo c'erano delle ossa. Fece buttar via i detriti, raccogliere le ossa dentro una cassetta e la mise in un ripostiglio delle grotte vaticane, dove rimasero ignorate per dieci anni.
C'erano delle ossa con fili d'oro e pezzetti minuscoli di tessuto color porpora.
Un antropologo di mia fiducia, il professor Correnti, prese in esame il gruppo di ossa della cassetta, e mi disse: "Mah, è una cosa strana, perché gli altri gruppi che mi hanno fatto esaminare erano tutti di diversi individui, questo è di uno solo". Domandai: "Di che sesso?". Disse: "Maschile". "Età?". "Senile". "Corporatura?". "Robusta".
Non per «puro caso»
Nel ‘64 gli esami erano compiuti. Nel ‘65 uscì il mio libro «Le reliquie di san Pietro sotto la confessione della basilica vaticana», e lì cominciò a scatenarsi la tempesta, perché alcuni, anzi molti, erano felici del risultato; altri no.
Dopo la mia messa a punto che uscì nel ‘67, Paolo VI si trovò obbligato ad annunciare che le ossa di Pietro erano state ritrovate.
Noi sappiamo che Cristo fondò la sua Chiesa sulla roccia di Pietro e le promise la vittoria sulle forze del male. Ora, mi sembra che non sia un puro caso che le ossa del principe degli apostoli, di Pietro, si siano -per miracolosa eccezione- conservate e che siano, per l'appunto, dentro la basilica vaticana, cioè al centro di quella chiesa che -per definizione- è universale. Loro sanno che «catholicos» vuol dire, in greco, universale.
6 commenti:
1/2
Salve, sono Archeologo Cristiano (30 e Lode all'esame), ho studiato la "questione" di questa presunta tomba di Pietro per alcuni anni, basandomi unicamente sui materiali di scavo.
Ho notato che Voi date credito alla dott.ssa Margherita Guarducci (di cui ho studiato alcuni Testi all'Università), come fosse un "papa infallibile", ma che in realtà fu scelta per dirimere "la scottante questione" dalla curia, in quanto "fedele" al papa e asservita al Vaticano.
Questa ricostruzione della Guarducci è IMPROBABILE e FANTASIOSA, per le seguenti ragioni:
1) La scritta artificiosamente ricostruita "Petr(os) eni" è un artifico ricostruttivo, arbitrario, UN FALSO in archeologia, poiché fu ricomposta da diversi frammenti trovati qua e là, come testimonia "Padre" Antonio Ferrua.
2) Non si conoscono epitaffi (epigrafi funerarie) romane o cristiane simili con questo tipo di formula, quindi sarebbe un unicum, il che è MOLTO IMPROBABILE, in quanto le epigrafi funerarie erano legate o rigorose formule comuni, molto diverse da questa "strana" dicitura.
3) La Guarducci, sottomessa alla curia e che fu scelta perché DOVEVA concludere che quella fosse NECESSARIAMENTE il sepolcro di Simone, sovrappone epoche diverse nella sua interpretazione, infatti su quel famoso "muro rosso" si trovano epigrafi di EPOCHE DIVERSE di secoli, di epoca bizantina, simboli "cristiani" apposti SUCCESSIVAMENTE a quando era già nata la "pia tradizione" che Pietro fosse stato sepolto in quei luoghi (tipo CHI-RO e simboli trinitari che sono già tardi), ma anche nomi e simboli che rimandavano a culti mitraici, misterici e orfici, per cui PETR-- ENI, potrebbe essere una "deformazione" o una inflessione dialettale per il nome PETRONIUS, nome molto comune nella Roma imperiale. Solo che giusto quel pezzettino (poiché interessava per trovare una giustificazione), fu tenuto.
4) Sembra alquanto improbabile che un Apostolo sia stato seppellito in quel punto visibile degli Horti neroniani, piuttosto che nasconderne il corpo.
5) La Guarducci, sottomessa al Vaticano, in modo inconsueto e discutibile NON PARTE DAL DATO MATERIALE, cosa che uno Studioso Serio e OGGETTIVO dovrebbe fare come proprio metodo di indagine per procedere induttivamente, ma dalla TRADIZIONE ROMANO-VATICANA per cui era già tutto stabilito!
6) "Padre" ANTONIO FERRUA, archeologo alle dipendenze del Vaticano, NEGO' vigorosamente fino alla sua morte (da centenario) l'interpretazione UNIVOCA e coi paraocchi della Guarducci (almeno, è da apprezzare l'onestà intellettule del prelato!).
7) Se voglessimo attenerci alla tradizione, IL LIBER PONTIFICALIS SCONFESSA l'interpretazione della Guarducci e del Vaticano, poiché afferma in modo chiaro e inoppugnabile che i resti supposti appartenenti a Simone furono raccolti da Costantino (non in Vaticano) e RIPOSTI IN UNA CASSA DI BRONZO ISTORIATA esposta per la pubblica visita, che non è certo il luogo o la modalità in cui proliferò la menzogna che fosse seppellito Pietro.
8) La PRIMA BASILICA CRISTIANA costruita a Roma fu San Giovanni in Laterano e NON San Pietro in Vaticano, il che sarebbe quantomeno strano se quello fosse stato realmente il luogo di sepoltura di Simone figlio di Giona, e se egli fosse stato il "capo"della chiesa e "principe" degli apostoli... poiché la chiesa "sulla supposta tomba di Pietro" avrebbe avuto larga priorità.
(CONTINUA...)
2/2
9) La Sacra Scrittura ci mostra che il "campo" di predicazione fu "suddiviso" fra gli Apostoli, mentre Paolo fu fatto apostolo dei Gentili (pagani, romani), Pietro fu fatto apostolo dei circoncisi (Giudei, Ebrei). Mentre Paolo annunciò il Vangelo nelle regioni abitate dai Gentili, Pietro lo annunciò a quelli della circoncisione fino ad arrivare a Babilonia (sul Tigri ed Eufrate). Babilonia NON STA per Roma (come la vorrebbero raggirare i teologi vaticani, questa menzogna fu inventata per giustificare la presunta venuta di Pietro a Roma), poiché San Giovanni applica questa analogia a Roma circa tre decenni dopo che Pietro aveva già scritto, completato e inviato la sua Lettera.
10) Allora, DOVE MORI' PIETRO? Le Sacre Scritture NON dicono MAI né accennano al fatto che Pietro fu a Roma come episcopos, il che sarebbe molto strano, se egli fosse realmente stato il "Vicarius Filii Dei et Pontifex Maximus et Princeps Apostolorum". Le Sacre Scritture parlano del viaggio a Roma di UN SOLO APOSTOLO: PAOLO. A Gerusalemme, presso il Monte degi Ulivi, dove Cristo preannunciò che sarebbe tornato, fu scoperta una necropoli non vari ossari (Dominus Flevit) fra questi, in uno era inciso A CHIARE LETTERE IL GRAFFITO: Simon Bar Jona (Simone Figlio di Jona), vedere: BELLARMINO BAGATTI, J. T. MILIK, Gli scavi del “Dominus Flevit”, Parte I: la necropoli del periodo romano, 1958, Ed. Studium Biblicum Franciscanum. Quindi, Pietro fu sepolto a Gerusalemme, com'è logico e consequenziale che ci saremmo aspettati.
Queste sono soltanto ALCUNE ragioni storico-archeologiche-scritturali (ce ne sarebbero molte altre, ma citiamo soltanto queste per brevità) che mostrano inconfutabilmente che la cosiddetta "tomba di Pietro" in Vaticano è UN'INVENZIONE POSTUMA, A POSTERIORI per giustificare il crescente potere della chiesa di Roma, erede diretta dell'Impero costantiniano con la sua magnificenza.
Cosa mostra questa storia? Che così come la chiesa romana giustificò il suo potere temporale con DOCUMENTI FALSI (Le false Decretali; La Donazione di Costantino), così essa giustificò e giustifica il proprio preteso dominio spirituale sulle anime e sulle altre chiese con un FALSO storico: L'essere edificata sulla tomba di Pietro.
NON CREDIATE ALLE FAVOLE inventate artificiosamente da uomini peccatori, ma CONVERTITEVI DAGLI IDOLI muti che hanno occhi e non vedono, orecchie e non odono, mani e non toccano, piedi e non camminano, all'IDDIO VIVENTE E VERO, ed Egli vi colmerà di Luce, vi darà un Cuore Nuovo, uno Spirito nuovo e Pace e Benedizione nelle vostre vite. LEGGETE LA SACRA BIBBIA chiedendo al Signore di illuminarvi per comprendere cosa leggete, ed Egli che ne è l'Autore Vivente, per certo lo farà!
STA SCRITTO: "Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna" (Giovanni 3:16).
STA ANCHE SCRITTO: "Questa è la parola della fede che noi annunciamo; perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati. Difatti la Scrittura dice:«Chiunque crede in lui, non sarà deluso». Poiché non c'è distinzione tra Giudeo e Greco, essendo egli lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato" (Romani 10:8b-13).
Sapendo questo, cosa farete? Continuerete a credere alle favole abilmente inventate dagli uomini vivendo nella menzogna, o andrete a Cristo per avere LA VITA?
Possa Iddio Santo benedirvi! :)
Riguardo alla autenticità o meno delle ossa di Pietro non entro nel merito dato che non sono informato sull'argomento. Ma la presenza e morte dell'apostolo a Roma è un fatto documentato fin dai primi secoli dell'era cristiana. Eccone le prove:
1)Tutti i Padri della Chiesa e i primi storici sono concordi su ciò, sia occidentali sia orientali. Cito solo alcuni: Eusebio di Cesarea, Giustino, Clemente, Ignazio di Antiochia, Ireneo di Lione, Girolamo, Tertulliano, tutti i martirologi, anche qui sia occidentali e orientali. Possibile che si siano tutti sbagliati?
2)Importanti storici protestanti e tutti quelli ortodossi affermano la predicazione, il martirio e la sepoltura di Pietro a Roma. Tutti cripto-cattolici al soldo del Papa?
3)Che Pietro sia morto a Gerusalemme è assurdo perchè dovette, assieme a molti altri, scappare proprio da lì a causa delle persecuzioni degli ebrei. Infatti il primo vescovo di Gerusalemme, l'apostolo Giacomo, fu il primo a essere martirizzato. E'testimoniata poi la sua presenza ad Antiochia e successivamente a Corinto.
4)Gli apostoli potevano tranquillamente predicare sia a giudei sia a pagani perchè gli ebrei erano sparsi un pò dappertutto. E lo stesso S.Paolo inizialmente ha predicato agli ebrei e solo quando fu da essi rifiutato cominciò ad evangelizzare più intensamente i pagani, come testimonia lui stesso nelle sue lettere.
5)E'vero che gli apostoli si sono sparsi in tutto il mondo conosciuto; ma le aree di evangelizzazione non erano rigidamente delimitate, come prova la contemporanea presenza di Pietro, Paolo e Giacomo a Gerusalemme in occasione del primo concilio. Le varie missioni potevano incontrarsi, infatti Paolo dovette spiegare che non esistono chiese distinte tante quante gli evangelizzatori, ma solo diverse missioni in un solo Spirito e una sola Chiesa.
6)La presenza a Gerusalemme di una tomba di "Simon Bar Jona" non significa nulla, entrambi i nomi erano comunissimi tra gli ebrei. Oltretutto se fosse stata veramente la tomba dell'apostolo si sarebbero dovute sviluppare devozioni popolari e pellegrinaggi, con conseguenti costruzioni di chiese o monumenti funebri, e purtroppo con annessi litigi come succede ancora oggi nei luoghi santi. Invece niente di niente! Senza contare che i cristiani sapevano bene che Gerusalemme sarebbe stata destinata alla distruzione, lo dice il Signore nel Vangelo. E infatti prima dell'assedio del 70 D.C. se ne andarono tutti. Non potevano certo portarsi dietro il Calvario e la grotta di Betlemme, ma i cadaveri sì; sarebbe stato da pazzi lasciarli alla mercè prima degli ebrei e poi dei romani, non trova?
7)La presenza di Pietro nella Babilonia mesopotamica non è testimoniata da nessuno; "Babilonia" era un nome, usato prima dai Giudei e poi dai cristiani, per simboleggiare una città corrotta e empia, e Roma era la capitale del paganesimo. Tanto è vero che nell'Apocalisse si parla della caduta di "Babilonia", per indicare la fine dell'iniquità. Del resto all'epoca della morte di Cristo la città era già quasi completamente in rovina, testimoniano il pagano Strabone e l'ebreo Flavio Giuseppe; il quale aggiunge che lì vivevano ancora alcuni giudei, poco numerosi e molto poveri, che si trasferirono presto (metà del primo secolo D.C.) nella vicina Seleucia. Che ci faceva Pietro lì? Senza contare che si trovava nel territorio dei Parti, nemici acerrimi dei Romani. La Babilonia da cui scrive Pietro è invece Babilonia d'Egitto, città prospera e piena di giudei, tra i quali evangelizzarono sia l'apostolo sia Marco, il quale infatti ne fu il primo vescovo (e quindi non poteva esserne Pietro!), come testimonia lo storico Filone, che era egiziano e quindi non certo sospettabile di voler togliere un simile onore alla sua patria. E comunque, se fosse davvero esistita la tomba a Gerusalemme, gli orientali, nelle loro dispute teologiche con i latini, l'avrebbero certamente tirata fuori. Non crede che gli ortodossi, sempre pronti a negare o a sminuire il primato petrino, avrebbero tralasciato di tirare in ballo un argomento del genere? E invece, nessuna città del mondo cristiano, fin dalle origini, ha mai rivendicato di essere stata il luogo del martirio e della tomba di Pietro. Tutti troppo modesti?
8)Mentre è possibile che siano state presentate reliquie false, o che ci siano stati degli sbagli riguardo all'ubicazione delle tombe, è molto improbabile che qualcuno abbia potuto inventare di sana pianta un falso soggiorno, una falsa predicazione e un falso martirio di una persona così importante e conosciuta come il capo degli apostoli; specialmente quando quasi tutti gli storici e testimoni cristiani si trovavano non nell'occidente ma nell'oriente del mediterraneo. E, se davvero Pietro fosse stato sepolto a Gerusalemme, la Chiesa si sarebbe stabilizzata lì, dove dopo la prima guerra giudaica (70 D.C.) i cristiani ormai non dovevano temere più nulla: il tempio era stato distrutto, le classi sacerdotali sterminate, gli ebrei "deicidi" uccisi, schiavizzati o esiliati; di cui alcuni proprio a Roma: non proprio una compagnia amichevole per i cristiani della città, già decimati dalla persecuzione. Inoltre la prima persecuzione era terminata e il potere temporale lontano e in ogni caso non (ancora) ostile ai cristiani. E sarebbe stato un bel colpo simbolico per i successori di Pietro stare proprio là dove erano le rovine del tempio di cui il Signore in tempi non sospetti aveva profetizzato la distruzione, confermando visibilmente l'autenticità della loro missione, ed erigere la loro cattedrale e la loro sede proprio vicino ai luoghi dove il suo fondatore era nato, vissuto, morto e risorto, a perenne testimonianza della veridicità della Chiesa... Perchè avrebbero dovuto trasferirla a Roma, con la folle speranza che non se ne accorgesse nessuno? Chi gli lo faceva fare a stabilirsi in un luogo di gente, lingua, cultura diversa? Evidentemente, se stettero a Roma fu perchè il capo degli apostoli era morto e sepolto là. Piuttosto semplice, no?
9)Il corpo dell'apostolo può benissimo giacere in qualche altro luogo della città e il Vaticano, in malafede o buona fede, si è sbagliato. In ogni caso gli errori personali degli uomini di Chiesa fuori dal campo della dottrina religiosa non mettono in dubbio gli insegnamenti dottrinali del cattolicesimo, quindi anche se si scoprisse che effettivamente la gerarchia vaticana abbia mentito, ciò non influirebbe sulla validità del deposito della fede trasmesso dalla Chiesa Cattolica. Tanto è vero che il sacerdote cattolico Antonio Ferrua, archeologo del Vaticano, sostenette per tutta la vita la falsità del ritrovamento della Guarducci, e non perse la fede nè uscì dalla Chiesa; e visse tranquillamente altri cinquant'anni senza che nessuno mai si sognasse di zittirlo: semplici questioni archeologiche, anche se importanti. E non fu l'unico: la mistica toscana Maria Valtorta ricevette negli anni Cinquanta del Novecento una rivelazione divina, che spiega appunto che il corpo di Pietro non sarebbe sepolto sotto la basilica vaticana, ma in loculo, con dovizia di particolari descritto puntigliosamente dalla mistica, in un punto dell'allora campagna romana (oggi probabilmente dentro l'anello urbano). Il Signore spiegò che non avrebbe rivelata l'esatta locazione perchè non riteneva degne le gerarchie ecclesiastiche del tempo di possedere il suo corpo, in quanto osteggiavano il lavoro dei mistici da lui mandati (basti pensare a suor Lucia, a Padre Pio e alla Valtorta stessa). E anche se le opere di questa mistica non sono ancora riconosciute dalla chiesa, tuttavia è singolare che la donna, sempre fedele al cattolicesimo più ortodosso, e speranzosa in un riconoscimento della soprannaturalità delle opere da lei scritte, abbia deciso di attirarsi il sospetto delle gerarchia con una dichiarazione in apparenza così assurda e singolare. In ogni caso, quindi, non credere all'autenticità delle reliquie di Pietro, alla donazione di Costantino, alle decretali, e ad altri documenti e dichiarazioni non dottrinali non è nè peccato nè eresia, e non mette in dubbio l'indefettibilità della Chiesa Cattolica, con buona pace di tutti.
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