III Domenica di Quaresima. Anno A



La fede non è soltanto un personale protendersi verso le cose che devono venire
ma sono ancora totalmente assenti;
essa ci dà qualcosa.
Ci dà già ora qualcosa della realtà attesa,
e questa realtà presente costituisce per noi una « prova » delle cose che ancora non si vedono.
Essa attira dentro il presente il futuro, così che quest'ultimo non è più il puro «non-ancora».
Il fatto che questo futuro esista, cambia il presente;
il presente viene toccato dalla realtà futura,
e così le cose future si riversano in quelle presenti
e le presenti in quelle future.

Benedetto XVI, Spes salvi




STRUMENTI


Concordanze di Gv. 4


COMMENTI - OMELIE



Paolo VI. Stupenda omelia sulla Samaritana
Giovanni Paolo II. Omelia nella III domenica di Quaresima anno A
P. Cantalamessa: LA SAMARITANA, OVVERO DELLA VITA ETERNA
C. Caffarra: Omelie sulla III domenica di Quaresima anno A



ESEGESI

F. Manns. La Samaritana
Ignace De La Potterie. GESÙ E I SAMARITANI
S. A. Panimolle. Lettura pastorale del vangelo di Giovanni. Cap. 4
Oscar Cullmann. Il colloquio con la Samaritana al pozzo di Giacobbe



PADRI DELLA CHIESA


S. Giovanni Damasceno.E' salutare leggere le sacre Scritture
S. Agostino. La stanchezza di Cristo
S. Efrem. La Samaritana



RADICI NELL'EBRAISMO


Marie Vidal. Chi ci rotolerà la Pietra. Gesù, il pozzo di Giacobbe, l’acqua, la pietra
Le acque che salgono. Gesù e il pozzo di Giacobbe



GEOGRAFIA E ARCHEOLOGIA


Visita in Samaria. Pozzo di Giacobbe - Pozzo della Samaritana
The Geographical, Historical, & Spiritual Significance of Shechem



COMMENTO AL VANGELO

La sete e la fame, la sostanza della vita. Gesù ha fame e sete, vive la vita di un uomo in tutta la sua completezza, non si sottrae a nessuna delle sue esigenze. Nel brano di questa domenica possiamo entrare con Lui sino al fondo dell'esistenza, ed imparare a viverla in pienezza. Non senza percorrere un cammino di verità che sveli la realtà del nostro cuore, e l'atteggiamento che da esso scaturisce. La domanda che risuona in questa pagina è decisiva: "Che cosa sostiene la tua vita?". Per aiutarci a comprenderlo e a riconoscerlo Gesù stesso si presenta affamato e assetato; anche Lui è in cerca del sostentamento. Nel mostrarci quale sia il suo ci svela quale sia il nostro.

Quello che appare immediatamente chiaro è infatti che noi, con la donna samaritana e i discepoli, non conosciamo l'acqua e il cibo di cui si sostenta Gesù. Non conosciamo la fonte dalla quale Lui attinge la vita, che cosa la colma e le dà senso. Non conosciamo Lui, perchè non conosciamo il dono preparato per noi. E se la vita non è caratterizzata dal dono, dalla gratuità e dalla gratitudine, è una vita incompiuta, adulterata. Perchè essa si gioca tra fedeltà e adulterio. La fedeltà scaturisce dalla gratuità, l'adulterio da un rigido moralismo. E' fedele chi si è imbattuto in un dono che sconvolge e colma la propria vita, la Grazia capace di rispondere all'esigenza più stringente dell'anima. E' adultero chi vive sotto il giogo dei desideri inappagati, obbligato a rincorrere mariti per far tacere il grido che risuona prepotente nel cuore.

La Parola di Gesù ci spinge a riconoscere i nostri adulteri. Cinque mariti, come le cinque Nazioni pagane che circondavano la Galilea con cui i Samaritani avevano contaminato il culto di Israele; cinque mariti, come i luoghi e le persone per cui spendiamo denari e affezioni inseguendo idoli incapaci di sostentarci. E l'uomo con cui condividiamo oggi la nostra vita non è il nostro sposo; non siamo fatti per quello che oggi abbiamo tra le mani, illudendoci di possederlo. Siamo adulteri, abbiamo consegnato la nostra esistenza ad uno sforzo destinato al fallimento. Le relazioni difficili ci irretiscono in una fitta maglia di tentativi volti a ricucire, a spiegare e ad accettare; ma ne usciamo sempre sfiancati e sconfitti perchè la carne rende impotente qualsiasi accomodamento, l'altro sfugge sempre ad ogni nostro progetto. Così in famiglia, al lavoro, con gli amici, con il fidanzato. Ci rechiamo ogni giorno alla stessa fonte abituati al grigiore di una sete inappagata. L'adulterio nasce dall'accontentarsi del nulla che ci illudiamo essere il tutto. E' paradossale, ma è così. L'adulterio - una vita sprecata - sorge dall'appiattimento del desiderio, dal suo spegnersi inesorabile. L'adulterio è l'abitudine all'insignificanza che diviene, drammaticamente, l'unico significato, l'unica ragione per vivere. Le passioni, che confondiamo come scintille che scuotono l'esistenza, sono l'esito dell'astenia che ci secca il cuore. Viviamo in un coma perenne, e prendiamo le convulsioni e i rantoli della morte per squilli di vita.

Gesù è lì, seduto al pozzo della nostra sete. Gesù ci parla, rompendo la barriera che separa la sua santità dai nostri adulteri. Gesù è lo Sposo geloso che viene oggi a riprendersi, con amore e misericordia, la sua sposa perduta. E' Lui lo stupore dei nostri occhi, la fonte del dono atteso da una vita. E' Lui il Desiderato che innesca il Desiderio di cui siamo fatti. E' Lui la fedeltà alla vita, il compimento e il senso di ogni nostro istante. E' Lui l'Amato per cui freme, incessante, il nostro cuore. La sua sete cerca la nostra sete, la sua fame brama la nostra fame. "Dio Padre lo ha mandato a saziare la nostra sete di vita eterna, donandoci il suo amore, ma per farci questo dono Gesù chiede la nostra fede. L’onnipotenza dell’Amore rispetta sempre la libertà dell’uomo; bussa al suo cuore e attende con pazienza la sua risposta" (Benedetto XVI, Angelus del 27 marzo 2011). La sete e la fame di Cristo sono puro amore gratuito, sete e fame di dissetare e di sfamare. Creati in Lui e per Lui ritroviamo la verità e l'autenticità della nostra vita nel dono di noi stessi. La sete e la fame non sono per essere appagate ma per appagare; la vita ci è data per essere perduta, consegnata, non per difenderla e adulterarla. Dostoevskij, nel commentare le grida di scherno di quanti spingevano Gesù a scendere dalla croce, scriveva: “Ma tu non scendesti dalla croce perché, una volta di più, non volevi asservire l’uomo con il miracolo e avevi sete di fede libera, non fondata sul prodigio. Avevi sete di un amore libero, e non dei servili entusiasmi dello schiavo davanti alla potenza che l’ha per sempre riempito di terrore”.

Conoscere Colui che oggi parla al nostro cuore, la fede libera da cui sorge un amore libero, essere una sola carne con Cristo crocifisso, è partecipare della sua vita e della sua missione: dissetare e sfamare questa generazione. Uniti a Cristo nostro Sposo la nostra vita si trasforma in una fonte di acqua viva che zampilla senza esaurirsi; lo Spirito Santo, il soffio eterno dell'amore di Dio scaturisce dall'intimo di noi stessi dove dimora il cuore stesso di Cristo. Esso palpita per compiere l'opera del Padre, la sua volontà di salvezza per ogni uomo. Con Lui possiamo oggi levare lo sguardo e scorgere, al di là di ogni difficoltà, sofferenza, fallimento, al di là della Croce, il grano che biondeggia per la mietitura. Lui ha faticato in ogni istante della nostra vita, come in quello della storia del mondo. Lui ha consegnato la sua vita perchè potessimo mietere la sua vittoria nel matrimonio, nel fidanzamento, al lavoro, in noi stessi. Quattro mesi appena, la pazienza dell'amore, e la Parola del Vangelo raccoglierà il frutto per la vita eterna. E' questo il senso del tempo che ci è dato, il criterio con cui entrare ogni giorno nella storia. La fede che vede la risurrezione attraverso la Croce e la tomba. E' grano che biondeggia per accogliere Cristo ogni persona in cui ci imbattiamo: il collega astioso, la moglie nevrotica, il marito irascibile, i figli testardi, l'amico che tradisce, il vicino avaro. Grano che biondeggia come siamo ciascuno di noi, rigenerati dall'amore di Dio.



Benedetto XVI: Gesù ha sete della fede di noi.

Angelus per la III domenica di Quaresima in piazza San Pietro


Cari fratelli e sorelle!

Questa III Domenica di Quaresima è caratterizzata dal celebre dialogo di Gesù con la donna Samaritana, raccontato dall’evangelista Giovanni. La donna si recava tutti i giorni ad attingere acqua ad un antico pozzo, risalente al patriarca Giacobbe, e quel giorno vi trovò Gesù, seduto, "affaticato per il viaggio" (Gv 4,6). Sant’Agostino commenta: "Non per nulla Gesù si stanca … La forza di Cristo ti ha creato, la debolezza di Cristo ti ha ricreato … Con la sua forza ci ha creati, con la sua debolezza è venuto a cercarci" (In Ioh. Ev., 15, 2). La stanchezza di Gesù, segno della sua vera umanità, può essere vista come un preludio della passione, con la quale Egli ha portato a compimento l’opera della nostra redenzione. In particolare, nell’incontro con la Samaritana al pozzo, emerge il tema della "sete" di Cristo, che culmina nel grido sulla croce: "Ho sete" (Gv 19,28). Certamente questa sete, come la stanchezza, ha una base fisica. Ma Gesù, come dice ancora Agostino, "aveva sete della fede di quella donna" (In Ioh. Ev. 15, 11), come della fede di tutti noi. Dio Padre lo ha mandato a saziare la nostra sete di vita eterna, donandoci il suo amore, ma per farci questo dono Gesù chiede la nostra fede. L’onnipotenza dell’Amore rispetta sempre la libertà dell’uomo; bussa al suo cuore e attende con pazienza la sua risposta.

Nell’incontro con la Samaritana risalta in primo piano il simbolo dell’acqua, che allude chiaramente al sacramento del Battesimo, sorgente di vita nuova per la fede nella Grazia di Dio. Questo Vangelo, infatti, - come ho ricordato nella Catechesi del Mercoledì delle Ceneri - fa parte dell’antico itinerario di preparazione dei catecumeni all’iniziazione cristiana, che avveniva nella grande Veglia della notte di Pasqua. "Chi berrà dell’acqua che io gli darò – dice Gesù – non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna" (Gv 4,14). Quest’acqua rappresenta lo Spirito Santo, il "dono" per eccellenza che Gesù è venuto a portare da parte di Dio Padre. Chi rinasce dall’acqua e dallo Spirito Santo, cioè nel Battesimo, entra in una relazione reale con Dio, una relazione filiale, e può adorarLo "in spirito e verità" (Gv 4,23.24), come rivela ancora Gesù alla donna Samaritana. Grazie all’incontro con Gesù Cristo e al dono dello Spirito Santo, la fede dell’uomo giunge al suo compimento, come risposta alla pienezza della rivelazione di Dio.

Ognuno di noi può immedesimarsi con la donna Samaritana: Gesù ci aspetta, specialmente in questo tempo di Quaresima, per parlare al nostro, al mio cuore. Fermiamoci un momento in silenzio, nella nostra stanza, o in una chiesa, o in un luogo appartato. Ascoltiamo la sua voce che ci dice: "Se tu conoscessi il dono di Dio…". Ci aiuti la Vergine Maria a non mancare a questo appuntamento, da cui dipende la nostra vera felicità.




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