Marie Vidal. Chi ci rotolerà la Pietra. Gesù, il pozzo di Giacobbe, l’acqua, la pietra

Accade spesso che una stessa Parola sia vitale ed essenziale per due gruppi di persone differenti. Tuttavia, né gli uni né gli altri ne sono coscienti, tanto questa Parola sembra loro specifica e tanto si ritengono reciprocamente lontani. In qualche raro caso, alcuni conoscono molto confusamente l'esistenza di legami con quelli dell'altro gruppo, ma la loro attenzione si ferma lì. Ciascu­no vive, insegna e accoglie la forza spirituale di una Parola. Ma dimentica che un altro vive della stessa Parola, la insegna, e rice­ve la sua forza spirituale. Lo dimentica? L'ha dimenticato?

AI centro di questo libro, si arriva al cuore della meraviglia pro­vocata dall'amnesia dei Cristiani sulla loro origine. Perché hanno trascurato la loro memoria? Perché hanno ostentato disinteresse circa le loro radici? Perché alcuni hanno deciso che Gesù aveva rigettato il suo popolo? E perché dunque Gesù non amerebbe la Torah? Il lettore ha assistito alla lezione, in cinque tempi, delle nozioni ele­mentari e costitutive date dalla Torah. Egli è ora sollecitato ad ascol­tare cinque Parole fondamentali di cui vivono Cristiani ed Ebrei.

La prima, "Chi rotolerà la pietra?", mette in moto nel Cristiano la memoria di tutta la storia della sua identità: l'incomparabile por­tata dell'evento della Risurrezione di Cristo.

Gli uomini avranno tuttavia notato i soli momenti in cui i quattro vangeli parlano della pietra rotolata: sempre a proposito delle don­ne. In Marco, queste ultime si pongono la domanda iniziale (Mc 16, 3). In Luca, constatano, al loro arrivo al sepolcro, che la pie­tra è stata rotolata (Lc 24, 2). In Matteo, sono esse stesse testimo­ni dell'''angelo del Signore che scese dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa" (Mt 28, 2). Eglj ha l'atteg­giamento di un vincitore seduto su un trono o su un trofeo di cui è divenuto padrone e di cui non ha piÙ bisogno se non per attestate il suo trionfo. Allora, accolta la notizia, "le donne corro­no a dare l'annuncio ai discepoli".

Giovanni non usa il verbo "rotolare", ma dice: "portare via" (Gv 20, 1). Ed allora può ripetere questo verbo sulla bocca di Maria di Magdala, recatasi ad annunciare a Simon Pietro e all'altro discepolo: «Hanno pOl1ato via il Signore dal sepolcro e non sap­piamo dove l'hanno posto!». La pietra è stata portata via, il Signore è stato pOl1ato via. Maria di Magdala usa forse un linguaggio con­fuso? Oppure l'evangelista vuole annunciare un'altra realt~l?

Che i quattro evangelisti siano d'accordo sull'importanza delle donne in quel momento, tutti lo sanno, anche se non se ne com­prende tutto il valore. Certo, esse sono uscite per prime, il matti­no del primo giorno dopo Shabat. E si è presa l'abitudine di am­mettere che le donne sono più coraggiose e intuitive degli uomi­ni. I quattro evangelisti non rinunciano ad insistere fortemente sul ruolo delle donne, diverse delle quali si chiamano Maria '. Il loro ruolo sembra tuttavia inutile poiché la fede nella Risurrezione non sarà effettiva nella Chiesa che quando gli uomini riconosceranno il Risorto.

La fede cristiana sgorga dal sepolcro aperto del mattino di Pa­squa e del Cristo risorto. Tuttavia, se non vuole rifiutare l'umanità di Cristo, il Cristiano non può comportarsi come se si trattasse di un inizio assoluto. Egli non ha competenza per sottrarsi all'incar­nazione di Cristo, soprattutto quando i propri riferimenti, i propri testimoni, gli evangelisti, fanno certamente entrare in gioco la me­moria. Essi hanno infatti memoria della sorgente illimitata dell'ac­qua della vita e dello sgorgare dello Spirito Santo.

In tutte le Scritture cristiane si parla di pietre, sassi, rocce. Non si parla mai di "rotolare la pietra", se non nel giorno unico della

Risurrezione e dell'incontro del Risorto. Ma la Torah , i Profeti e gli Scritti fanno forse sentire questo rotolare di pietra? No, né gli Scritti (salvo Pr 26, 26. 27) dove si parla di rotolare una pietra), né i Profeti ne parlano, anche se in essi si trovano, d'altronde, numerose pietre. Ma si sente "rotolare la pietra" in una sola cir­costanza, hapax, della Torah. Questo evento è così importante per le epoche successive e per la costituzione del popolo di Dio che si ripete tre volte "galal et-haeven, rotolare la pietra", al superlati­vo (Gen 29, 3,8.10). Evidentemente, ciò non passa inosservato agli occhi della Torah orale che cerca e trova numerosi insegnamenti al contempo pratici e spirituali.

Si tratta del primo incontro tra Giacobbe e Rachele, che avvie­ne vicino ad un pozzo di cui il libro della Genesi precisa: "La pietra sulla bocca del pozzo era grande« (Gen 29, 2). Ripetendo. Marco dirà della pietra del sepolcro (Mc 16, 4): "Ora, essa era molto gran­de!«. Questo incontro attesta la premura dell'amore. Ecco un uomo che non dà alla sua donna ricchi regali, né gioielli, né cammelli, ma le offre la sua forza e la sua sensibilità. Giacobbe, perseguita­to e odiato da suo fratello Esaù, ha obbedito ai consigli di sua madre di partire per Carran. Secondo il midrash, egli le dice: "Farò secondo la tua parola" o anche "Tutto ciò che ha detto, lo farò". Ai bordi del pozzo, tradizionale luogo di incontri e di matrimoni, egli manifesterà una forza stupefacente. Da solo, rotola la grande pietra che i pastori non riuscivano a rotolare che in quaranta, tut­ti insieme. Abbevera il piccolo gregge della pastorella Rachele. E le dà il regalo della sua sensibilità: "Giacobbe baciò Rachele. Alzò la voce e pianse. Giacobbe raccontò a Rachele ... ed ella corse a raccontare a suo padre”. Gesti. termini, parole essenziali per il po­polo di Dio, e tipici della Pasqua, in particolare il verbo nagad, yaghed, "raccontare, dire un racconto", che fa pensare all'Haggadah della cena pasquale. Essi sono ai bordi di un pozzo di cui il loro popolo dice: 'Scavare pozzi preso i pagani, vuoI dire aprirli alla parola di Dio ". Sono ai bordi "di un pozzo" il cui nome ebraico, beer, è al femminile, manifestando la disponibilità, l'accoglienza e la capacità di parlare e spiegare. Si tratta del pozzo dove fu deci­so il matrimonio di Rebecca e Isacco (Gen 24). È il pozzo sulla cui bocca non si farà tornare la grande pietra. Il midrash dice:

"Quando nostro padre Giacobbe sollevò la pietra dalla bocca del pozzo, il pozzo traboccò, e continuò a traboccare per tutto il tempo che restò a Carran" (GenR 70, Pirqè di Rabbi Eliezer 36, Targum Yonatan 28, lO).

A questo punto della scoperta, il lettore può finalmente ascol­tare e leggere a voce alta questo brano tratto dalla Torah: Gen 29, 1-17.

E sarà attento, per quanto possibile in una traduzione, alle ri­petizioni. Otto volte "Giacobbe" e otto volte "piccolo bestiame": c'è dunque una relazione tra Giacobbe e ciò che il gregge rap­presenta. Sette volte "Rachele", e sette volte "pozzo", il pozzo es­sendo femminile in ebraico: c'è dunque una relazione tra Rachele e la capienza del pozzo. Tre volte "fratello di sua madre". E so­prattutto, tre volte "rotolare la pietra dalla bocca del pozzo e ab­beverare il piccolo bestiame".

Sappia anche che questo brano contiene duecento parole in ebraico le cui due centrali sono: "Sì, pastora"; e che il nome di pastora, al femminile, è un hapax in tutto il Tanakh, Sappia an­cora che i due verbi "baciò" e "abbeverò" si scrivono in modo identico, rispettivamente WYShQ, wayyishaq, e WYShQ, W'ayyasheq: sono molto vicini foneticamente. Infine, comprenda che "rotola­re" si dice galal in ebraico.

Il midrash che ricorderà il commentatore Rashi, è la forza di Giacobbe "come un uomo che cava il tappo di una bottiglia. E tutti i pastori erano stupiti della sua forza e potenza. E si chiede­vano: Da dove gli viene questa forza? Ecco la risposta: Quando Giacobbe partì da Beer Sheva per andare a Carran e fuggire da suo fratello, una Rugiada di Risurrezione discese dai cieli su di lui rendendolo coraggioso e forte, Grazie a questa potenza, lottò poi contro I’Angelo, Grazie a questa potenza, rotolò la pietra dal­la bocca del pozzo e le acque salirono dalle profondità, trabocca­rono e inondarono, i pastori stavano in piedi, stupefatti, perché non era più necessario il secchio per attingere",

Avendo imparato l'arte di ascoltare la Torah scritta e la Torah orale, il Cristiano udrà Giacobbe rotolare la pietra per Rachele e il suo gregge e lo stupore dei pastori. Contemporaneamente, udrà lo stupore delle donne del Vangelo davanti alla pietra rotolata. Sarà vicino alla gioia dei primi Cristiani di cui gli evangelisti ri­flettono l'entusiasmo.

Per essi, dire e gridare la Risurrezione di Gesù, significava as­saporare e unirsi alla forza di Giacobbe, il Patriarca, padre delle dodici tribù e del popolo di Israele. Vivere ed essere testimone della Risurrezione di Gesù Cristo, significava entrare nel compi­mento del manto di Risurrezione, di quella Rugiada di vita" che aveva rivestito Giacobbe perché generasse il popolo di Dio, casa di Israele. Vedere donne trovare la pietra rotolata e guardarle cor­rere ad annunciare e raccontare la Notizia, significava riconosce­re il loro indispensabile ruolo, come Rachele: per amare, per met­tere credenti al mondo, per piangere la loro morte, e per conso­larli nelle loro angosce. Infine, per i primi Cristiani, ascoltare l'ap­pello rivolto alle donne a "non aver paura" mentre "le guardie tremavano tramortite" (Mt 28, 4), significava partecipare allo stu­pore dei pastori (cf. Lc 2) davanti alla forza e all'autorità date a un uomo, Giacobbe, da Colui che è nei cieli. Essi diventavano testimoni di quel rotolamento di pietra, e capaci di trasmettere l'ap­pello e l'invito a recarsi in Galilea, per scoprire, e rotolare, sempre!

Così, il Cristiano di oggi si avvicinerà ai primi Cristiani che co­noscevano la parabola del pozzo: "Si abbeveravano le greggi, cioè da lì si attingeva lo Spirito Santo. E la pietra era grande, era la gioia della Presa d'acqua. E chi non conosce la Gioia della Presa d "acqua non conosce la Gioia dello Spirito Santo. Si rimetteva la pietra fino alla festa successiva. E quando non la si rimetterà più, sarà la festa di Sukkot dei tempi messianici ,. (Midrash Tanaim 94 e Pesiqta Rabati 1, 2).

Gli evangelisti e gli amici di Gesù erano imbevuti e impregna­ti della Torah. Per essi, Gesù Cristo risorto e tutti i Suoi testimoni accoglievano pienamente il dono dello Spirito Santo. La pietra ro­tolata da Giacobbe dalla bocca del pozzo aveva manifestato l'ab­bondanza dei doni dello Spirito Santo. Ed ecco che il primo gior­no della settimana, al sepolcro di Gesù, esultavano davanti alla pietra rotolata, segno del dinamismo dello Spirito Santo che ac­coglievano!

M. Vidal. Un ebreo chiamato Gesù, Napoli, 1998, pag. 57-61

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