Il Signore ha qui una sposa che egli ha redento col suo sangue,
e alla quale ha dato come pegno lo
Spirito Santo.
L’ha strappata alla tirannia del
diavolo,
è morto per le sue colpe,
è risuscitato per la sua
giustificazione.
Chi può offrire tanto alla sua sposa?
Offrano pure gli uomini quanto c’è di
meglio al mondo:
oro, argento, pietre preziose, cavalli,
schiavi, ville, possedimenti:
ci sarà forse qualcuno che può offrire
il suo sangue?
Se uno offrisse il suo sangue per la
sposa, come potrebbe sposarla?
Il Signore invece affronta serenamente
la morte,
dà il suo sangue per colei che sarà sua
dopo la risurrezione,
colei che già aveva unito a sé nel seno
della Vergine.
S. Agostino
Dal Vangelo
secondo Giovanni 2,1-11.
Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà». Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare»; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. .
Il commento
Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà». Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare»; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. .
Il commento
C'è un
luogo dove qualcuno spera e crede per me, anche quando ho smarrito la speranza,
e di fede neanche l'ombra. E' la Chiesa. Il Vangelo di questa domenica presenta
un aspetto molto singolare: Maria, di fronte allo scarseggiare del vino, fa
presente a Gesù la situazione difficile degli sposi. Ma Gesù, secondo il
Vangelo di Giovanni, non aveva ancora compiuto nessun miracolo, nessun segno lo
aveva manifestato quale Messia pubblicamente. Parimenti nel Vangelo giovanneo
sino all'episodio di Cana non v'è traccia di Maria. Attraverso il segno compiuto
da Gesù, ci viene svelata l'identità di sua Madre. E subito balza agli occhi
come Maria mostra di sapere, laddove nessuno sa, chi è suo Figlio. Si rivolge a
Lui, e non era certo per un consiglio o una semplice constatazione della
situazione. Maria sa, Maria crede, Maria
spera. Di fronte alla risposta apparentemente brusca di Gesù non si
arrende, anzi, si rivolge agli inservienti suggerendo loro di avvicinarsi a
Gesù e a “fare quello che Egli avrebbe detto”. Come a Cana anche “ tutta la terra d’Egitto cominciò a sentire
la fame e il popolo gridò al faraone per avere il pane”. E il faraone, come
Maria, “disse a tutti gli egiziani: Andate da Giuseppe; fate quello che vi
dirà” (Gen 41,55). Il
faraone, come Maria, conosceva
Giuseppe: “Potremo trovare un uomo come questo, in cui sia lo spirito di Dio?
Tu stesso sarai il mio governatore e ai tuoi ordini si schiererà tutto il mio
popolo” (Gen 41,38.40). L’ebraico recita, letteralmente: «sulla tua bocca ti bacerà tutto il mio popolo», mentre la versione
greca della LXX traduce: «alla tua bocca obbedirà tutto quanto il mio popolo». Non a caso il Cantico
dei Cantici inizia con parole nelle quali risuonano quelle del faraone, con un
singolare riferimento all’episodio delle nozze di Cana: “Mi baci con i baci della sua bocca! Sì, le tue
tenerezze sono più dolci del vino… Attirami
dietro a te, corriamo! M'introduca
il re nelle sue stanze: gioiremo e ci rallegreremo per te, ricorderemo
le tue tenerezze più del vino” (Ct.
1, 2-3). Il bacio, che nella cultura egiziana esprimeva la sottomissione e
significava “al tuo comando”, nell’ebraismo era il segno della comunione più intima, il sacramento
della fedeltà fondata nell'amore: "Salutatevi gli uni gli altri con il
bacio santo" (Rom 16,16). Un poeta ebreo russo, Zalman Schneur, scriveva:
"Mia colomba, tu non sai come ci baciamo noi ebrei. Fino a che, petto
contro petto, nessuno dei due sappia qual è il suo cuore né distingua il cuore
dell'altro. Materia e corpo sono spariti. Non resta che un soffio e un'anima:
non esistono più parole, solo esiste il parlare della pupilla degli
occhi". Per questo, secondo
la tradizione ebraica, "Dio ha parlato con noi
faccia a faccia, come un uomo che bacia il proprio amico" (Targum Shir Ha-Shirim), mentre "le
parole della legge furono date attraverso un bacio" (Cantico Rabba).. In
filigrana, nelle parole che Maria dirige ai “servi”, possiamo raccogliere tutto
quanto abbiamo appena abbozzato; Ella, con una fede incrollabile, desidera quello che desiderano gli sposi,
essendo oltre che Madre anche la Sposa perfetta dello Sposo più bello: "Ti scongiuro - pare dire la sposa - perché finalmente tu lo mandi a
me… venga proprio lui e mi baci con i baci della sua bocca, cioè infonda nella
mia bocca le parole della sua bocca ed io lo ascolti parlare o lo veda
insegnare - in che modo si compia la profezia di Isaia: Non un inviato né un
angelo, ma il Signore stesso salva" (Origene, Commento al Cantico dei
Cantici). La sua preghiera ha il potere di rendere contemporanea l’ora
di Gesù, quel giorno a Cana, come nella nostra vita. Le sue parole ci
consegnano, dischiuse e generose, le labbra di Gesù: attraverso di Lei possiamo
avvicinarci senza timore alla fonte dell’obbedienza e della gioia; è Maria,
infatti, che ci introduce nell’intimità fedele dove non esistono che “soffio e
anima”, la stanza del Re nella quale abbeverarci
e inebriarci del “vino” buono che è immagine della tenerezza e dell’amore di
Cristo. Non si
tratta di ostinazione, ma di conoscenza. Maria
ha generato il Figlio di Dio nella stessa debolezza di ciascuno di noi, per
questo è certa che può compatire le
nostre sofferenze. Ma proprio sentendosi chiamare “Donna”, Ella rammenta e
riconosce anche la natura divina di suo Figlio, e per questo crede che solo Lui potrà salvare le
nozze di quei due sposi. Nonostante Gesù le abbia detto che la sua ora non era
ancora giunta, Maria sembra quasi scavalcare la stessa volontà di Dio, o almeno
ne accelera il compimento. Fin qui appare la preoccupazione materna di Maria
per i due sposi a corto di vino. Ma quel che è ancor più singolare è che Gesù,
senza opporre alcuna resistenza - e avrebbe potuto... - si piega alla volontà
della Madre e fa esattamente come Lei aveva detto ai servi. Sembra quasi che
Gesù avesse pronto una sorta di manuale di istruzioni per quel caso specifico,
tanto dettagliate e pronte sono state le sue istruzioni impartite ai servi. E
appare così il “vino nuovo”, la festa dove ci si stava intristendo, la vita
dove incombeva la morte. Appare il primo segno di Gesù, e Maria ne è l'artefice
nascosta, la regista di un'opera di salvezza capace di salvare ciò che sembrava
irreparabile, anticipo della resurrezione del suo Figlio al “terzo giorno” dopo
la Croce sotto la quale, fedele, sarebbe rimasta a nome di ciascuno di noi.
Maria è immagine della
Chiesa che, come Lei, conosce il Signore. Sa che Lui può davvero tutto. E
conosce la realtà di ciascuno dei suoi figli, perché vede con occhi materni. E spera e crede per loro. La Chiesa sa
che Gesù è Dio, e può, nella sua infinita misericordia, cambiare i suoi stessi
piani, quando sono in gioco la salvezza e la gioia dei suoi figli. Colpisce
l'obbedienza di Gesù a sua Madre, speculare alla fede incrollabile di Lei.
Colpisce questa segreta alleanza che travalica le parole rudi di Gesù, e
scioglie in una misericordia incomprensibile anche lo stesso piano di Dio. Maria forza il cuore di Gesù, e Gesù si
lascia forzare. L'amore e l'urgenza della vita concreta delle persone
inducono la Chiesa a sperare contro ogni speranza. Maria del resto aveva
sperimentato che a Dio davvero nulla è impossibile. Maria sapeva che quel
Figlio era il frutto impossibile che Dio aveva reso possibile. Per questo non
si arrende, vibra in Lei la certezza che Dio non si smentisce mai, che solo Lui
può amare senza misura, stravolgendo la tabella di marcia prevista. Perché se è
vero che vi è un progetto per ciascuno, è altrettanto vero che tutti siamo
liberi di frustrarlo e deviare verso cammini di morte. Siamo liberi di
stracciare la volontà di Dio, e rifiutare il banchetto di nozze del Vangelo
preparato per noi. La nostra vita è data per essere feconda e dare frutto. Ma
possiamo dimenticare o rifiutare il vino, possiamo restarne sprovvisti,
abbandonando la preghiera, vivendo superficialmente, peccando e seguendo i
dettami della carne. Ma Maria e Gesù sono
invitati al banchetto, “si trovano là” anche loro, con i discepoli, nella
nostra vita. Non ci lasciano, e osservano, trepidano, e ci amano. Maria e
la Chiesa sono preoccupati per noi. E nelle situazioni più difficili, spera e
crede al posto nostro, anche quando ci prende la disperazione e non sappiamo
credere. Quando ci blocchiamo sui nostri fallimenti e sui nostri peccati, la
Chiesa non smette di sperare la nostra salvezza. Anche nei momenti più bui c'è chi riesce a vedere il segno del
riscatto, “l'ora” di Gesù. Nella Chiesa ogni peccato, ogni fallimento, ogni
debolezza, hanno l’aspetto dell'ora inaspettata,
anticipata e compiuta, nella quale Gesù sconfigge la morte. Nella Chiesa la
valle del pianto si cambia in sorgente di vita, l'acqua insapore dei giorni
avvelenati dal peccato è tramutata in vino d'amore e servizio: “ Maria ci insegna che il bene di
ciascuno dipende dall’ascoltare con docilità la parola del Figlio. In chi si
fida di Lui, l’acqua della vita quotidiana si muta nel vino di un amore che
rende buona, bella e feconda la vita “ (Benedetto XVI). La Chiesa è il nostro
luogo, la nostra casa, dove possiamo sempre ricominciare e ripartire, ogni
volta più ricchi, anche quando abbiamo perso tutto; nella comunità, infatti,
possiamo conoscere il nostro autentico Sposo, Gesù che, Lui solo, può unirsi a noi al punto di trasformare la nostra acqua
nel suo sangue, e “riempire le giare” delle nostre povere opere incapaci di
purificarci, con il “vino buono” della sua vita offerta per perdonarci e
renderci capaci di opera di vita eterna. Non a caso le giare sono “di pietra”,
immagine della Toràh scolpita su tavole di pietra; nel midràsh ebraico leggiamo: “Il Sinai è
la cantina dove fin dalla creazione del mondo è stato tenuto in serbo per
Israele il vino delizioso della Toràh. Disse l’Assemblea d’Israele: Il Santo -
benedetto egli sia - mi ha condotto alla grande cantina del vino, cioè al
Sinai” (Ct R 2,12; cf Nm R 2,3; Pr 9,5). Nella Chiesa possiamo rifugiarsi
allorché abbiamo smarrito speranza e gioia, schiavi dei nostri cuori “di pietra”,
tanto induriti da rendere come sterile anche la Parola di Dio. Quando sul Sinai
il Signore aveva sposato il suo Popolo, prima di donargli il vino della Toràh, Egli
chiese a Mosè se accettavano la sua Legge. Mosè rispose: “Tutto quello che dice
il Signore, noi lo faremo e lo ascolteremo”. Sappiamo poi come sia andata, non
diversamente dalla nostra vita, eletta per la gioia nel battesimo che ha
sancito l’Alleanza del Padre con i suoi figli, stracciata mille volte dalla
disobbedienza e dall’ostinazione. Come il Popolo di Israele e come gli sposi di
Cana, anche noi abbiamo visto la nostra vita precipitare nel grigiore e nell’angoscia
che aggrediscono quando la Parola non ci dice più nulla, e sembra acqua fresca
che non può curare le ferite. Ma Maria, la “donna” immagine a un tempo del
Popolo dell’Antica e della Nuova Alleanza, la Chiesa con i suoi discepoli e i suoi
diaconi - i “servi” del vangelo – obbedisce
al Signore compiendo così l’Alleanza, e ci accoglie nella sua umiltà perché possiamo
appoggiarci alla sua fede. In Maria e Gesù si compiono finalmente le nozze
messianiche, e, in Lei, anche noi possiamo averne parte. La Chiesa infatti,
attraverso la predicazione e i sacramenti, cerca in noi ogni goccia della
nostra umanità, ogni stilla della storia vissuta sino ad oggi, perché Cristo,
misteriosamente, obbedendo alla
volontà d'amore di sua Madre e di suo Padre, le trasformi in “vino buono”: il “sangue
della vigna”, come gli ebrei chiamavano il vino, penetrando nel nostro cuore, lo
purifica corrodendo la malizia del peccato, e lo trasforma nel cuore stesso di
Cristo. Irrorata dal vino della Toràh
- la Parola divenuta carne e sangue offerti
per amore – la nostra carne è ormai libera per compiere la Volontà di Dio che
scorre viva nelle vene per muovere mente e cuore nell’amore. Entriamo allora con
lo Sposo nella “cella del vino”, la cantina sotto
il Trono di Dio, dove ogni istante della nostra vita ci è svelato come le sei giare - sei come i giorni della
creazione aperti verso il riposo – preparate per il vino nuovo che profetizzava la nuova ed eterna Alleanza, in
attesa dell’ora di Gesù, l’ora di oggi, che inaugura per noi il
riposo nella pienezza del suo amore: “Sia lui a baciarmi con il bacio della sua bocca, la sua presenza
misericordiosa e la ricchezza della sua eccelsa dottrina creino dentro di me
"una sorgente di acqua zampillante fino alla vita eterna".
Non presterò più attenzione a sogni o visioni, non mi attraggono più simboli ed
enigmi; persino gli angeli mi lasciano indifferente. Il mio Gesù è
infinitamente più bello di loro. Non voglio nessun altro, né
angelo né uomo. Voglio che soltanto lui mi baci con il bacio della sua bocca»”
(San Bernardo).
APPROFONDIMENTI
Benedetto XVI. Le nozze
di Cana. Catechesi per i fidanzati
Frédéric Manns. Maria,
una donna ebrea
Angelo del Favero. Il
segno di Cana. La vita è abbondanza
Giovanni Paolo II. aria alle nozze di Cana
Raniero Cantalamessa. I rapporti e i valori
familiari secondo la Bibbia
Le nozze di Cana e la fiducia in Maria. S. Alfonso Maria de’ Liguori
Le nozze di Cana e la fiducia in Maria. S. Alfonso Maria de’ Liguori
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