Giovanni Paolo II - 04.10.1997 - a Rio de Janeiro
«Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea» (Gv 2, 1). 1. Oggi la liturgia ci conduce a Cana di Galilea. Ancora una volta prendiamo parte alle nozze che lì si celebrano, e alle quali venne invitato Gesù, insieme a sua madre e ai discepoli. Questo dettaglio fa pensare che il banchetto nuziale ebbe luogo in casa di conoscenti di Gesù, poiché anch'Egli crebbe in Galilea. Umanamente parlando, chi avrebbe potuto prevedere che una tale occasione avrebbe, in un certo senso, rappresentato l'inizio della sua attività messianica? Eppure è così. Fu lì, infatti, a Cana, che Gesù, sollecitato da sua madre, compì il primo miracolo, trasformando l'acqua in vino.
L'evangelista Giovanni, testimone oculare dell'evento, ha descritto dettagliatamente lo svolgersi dei fatti. Nella sua descrizione tutto appare pieno di profondo significato. E, dato che siamo qui riuniti per partecipare all'Incontro Mondiale delle Famiglie, dobbiamo scoprire poco a poco questi significati. Il miracolo operato a Cana di Galilea, come altri miracoli di Gesù, costituisce un segnale: mostra l'azione di Dio nella vita dell'uomo. È necessario meditare su questa azione, per scoprire il senso più profondo di ciò che lì avvenne.
Il banchetto nuziale di Cana ci porta a riflettere sul matrimonio, nel mistero del quale è inclusa la presenza di Cristo. Non è forse legittimo vedere nella presenza del Figlio di Dio in quella festa di nozze, un indizio del fatto che il matrimonio dovrebbe essere un segno efficace della sua presenza?
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3. Torniamo spiritualmente al banchetto nuziale di Cana di Galilea, la descrizione evangelica del quale ci permette di contemplare il matrimonio nella prospettiva sacramentale. Come leggiamo nel Libro della Genesi, l'uomo lascia suo padre e sua madre, e si unisce a sua moglie per costituire, in un certo senso, con lei un corpo solo (cfr Gn 2, 24). Cristo ripeterà queste parole del Vecchio Testamento parlando ai farisei, che gli facevano domande riguardo all'indissolubilità del matrimonio. Essi si riferivano alle prescrizioni della Legge di Mosè, che permettevano, in certi casi, la separazione dei coniugi, ossia il divorzio. Cristo rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così» (Mt 19, 8). E citò le parole del Libro della Genesi: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina... Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi» (Mt 19, 4-6).
Alla base di tutto l'ordine sociale si trova quindi questo principio di unità e d'indissolubilità del matrimonio, principio su cui si fonda l'istituzione della famiglia e tutta la vita familiare. Tale principio riceve conferma e nuova forza nell'elevazione del matrimonio alla dignità di sacramento.
E quale grande dignità, carissimi fratelli e sorelle! Si tratta della partecipazione alla vita di Dio, ossia della grazia santificante e delle innumerevoli grazie che corrispondono alla vocazione al matrimonio, all'essere genitori e a quella familiare. L'evento di Cana di Galilea sembra condurci proprio a questo. La mirabile trasformazione dell'acqua in vino! Ecco che l'acqua, la nostra bevanda più comune, acquista, grazie all'azione di Cristo, un nuovo carattere: diventa vino, quindi una bevanda in un certo senso di maggior pregio. Il significato di questi simboli — dell'acqua e del vino — trova la sua espressione nella Santa Messa. Durante l'Offertorio, unendo un po' d'acqua al vino, chiediamo a Dio, mediante Cristo, di partecipare alla sua vita nel Sacrificio Eucaristico. Il matrimonio, l'essere genitori, la maternità, la paternità, la famiglia: tutto questo appartiene all'ordine della natura, da quando Dio ha creato l'uomo e la donna; e tutto questo, mediante l'azione di Cristo, viene elevato all'ordine soprannaturale. Il sacramento del matrimonio diventa il modo di partecipare alla vita di Dio. L'uomo e la donna che credono in Cristo, che si uniscono come coniugi, possono, da parte loro, confessare: i nostri corpi sono redenti, è redenta l'unione coniugale. Vengono redenti l'essere genitori, la maternità, la paternità e tutto ciò che porta con sé l'impronta della santità.
Questa verità appare in tutta la sua chiarezza quando si legge, ad esempio, la vita dei genitori di santa Teresa di Gesù Bambino; e questo è solo uno degli innumerevoli esempi. Molti conoscono i frutti dell'istituzione sacramentale del matrimonio. Con questo nostro Incontro di Rio de Janeiro, ringraziamo Dio per tutti questi frutti, per l'opera di santificazione delle coppie e delle famiglie, che dobbiamo a Cristo. Per tale ragione, la Chiesa non cessa di presentare nella sua integrità la dottrina di Cristo sul matrimonio, per ciò che riguarda la sua unità e la sua indissolubilità.
4. Nella prima lettura, dal Libro di Ester, è ricordata la salvezza della nazione grazie all'intervento di questa figlia di Israele, durante il periodo della cattività babilonese. Questo brano della Scrittura ci fa comprendere anche la vocazione al matrimonio, in modo particolare l'immenso servizio che essa rende alla vita umana, alla vita di ogni persona e di tutti i popoli della terra. «Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio...: al re piacerà la tua bellezza» (Sal 44 [45], 11-12). Il Papa oggi desidera dire la stessa cosa a ogni famiglia umana: «Ascolta, guarda: Dio vuole che tu sia bella, che tu viva la pienezza della dignità umana e della santità di Cristo, che tu sia al servizio dell'amore e della vita. Hai avuto inizio nel Creatore e sei stata santificata dallo Spirito Paraclito, per diventare la speranza di tutte le nazioni».
Possa questo servizio all'umanità rivelare ai coniugi che una chiara manifestazione della santità del loro matrimonio è proprio la gioia con cui accolgono e chiedono al Signore vocazioni fra i loro figli. Per questo, mi sia permesso di aggiungere che «la famiglia che è aperta ai valori trascendenti, che serve i fratelli nella gioia, che adempie con generosa fedeltà i suoi compiti ed è consapevole della sua quotidiana partecipazione al mistero della Croce gloriosa di Cristo, diventa il primo e il miglior seminario della vocazione alla vita di consacrazione al Regno di Dio (Esort. ap. Familiaris consortio , 53). Sono lieto, in questa circostanza, di salutare e di benedire con paterno affetto tutte le famiglie brasiliane che hanno un figlio che si sta preparando al ministero presbiterale o alla vita religiosa, o una figlia in cammino verso la totale consacrazione di se stessa a Dio. Affido questi giovani e queste giovani alla protezione della Sacra Famiglia.
Maria Santissima, speranza dei cristiani, ci dia la forza e la sicurezza necessarie per il nostro cammino sulla terra. Per questo le chiediamo: sii Tu stessa il nostro cammino, perché Tu, o Madre Benedetta, conosci le vie e i sentieri che, per mezzo del tuo amore, conducono all'amore e alla gloria di Dio.
Sia lodato Gesù Cristo!
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