Il Catechismo della Chiesa Cattolica [n° 487] insegna: "ciò che la fede cattolica crede riguardo a Maria si fonda su ciò che essa crede riguardo a Cristo, ma quanto insegna su Maria illumina, a sua volta, la sua fede in
Cristo". Questo insegnamento è di un’importanza straordinaria per la nostra devozione mariana, poiché esso ci dice dove dobbiamo guardare per vedere la persona di Maria: dentro al mistero di Cristo. La celebrazione del Giubileo è la celebrazione di Gesù Cristo, pertanto durante l’Anno Santo il nostro sguardo deve essere orientato in modo particolarmente intenso verso sua Madre.
In questa catechesi noi vogliamo proprio fare questo: vedere Maria dentro al mistero di Cristo, e nutrire di questa visione la nostra devozione mariana.
1. [Il mistero di Cristo]. Che cosa significa "mistero di Cristo"? Partiamo da un testo della S. Scrittura, nel quale troviamo la risposta esplicita alla nostra domanda: "Dalla lettura di ciò che ho scritto potete ben capire la mia comprensione del mistero di Cristo. Questo mistero non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni … che i Gentili cioè sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo…" [Ef 3,4-6]. Dunque "mistero di Cristo" significa quel piano provvidenziale che il Padre ha nei confronti dell’uomo, dell’umanità e di ogni singola persona umana: costituire in Cristo una comunione [= formare lo stesso corpo] di tutti. Di quale "comunione" si tratta? Si tratta della partecipazione di ciascuna persona umana alla vita stessa del Figlio di Dio, alla sua stessa figliazione divina. I grandi Padri della Chiesa parlavano di uno "scambio mirabile": il Figlio di Dio diventa uomo perché l’uomo possa diventare figlio di Dio.
Dentro alla nostra storia il Padre sta realizzando questo piano, progettato da sempre: ricapitolare tutto in Cristo. Esso dunque riguarda ogni uomo, chiamato "a partecipare alla stessa realtà, a formare lo stesso corpo, ad essere partecipi della promessa". Tuttavia il progetto salvifico del Padre riserva un posto singolare alla "donna" che ha generato nella nostra natura umana il Verbo Figlio unigenito, al quale il Padre ha affidato la realizzazione del suo progetto. Come la Chiesa ha sempre insegnato, "Ella viene già profeticamente adombrata nella promessa, fatta ai progenitori caduti in peccato, circa la vittoria del serpente (cfr. Gen. 3,15). Parimenti, è lei, la Vergine che concepirà e partorirà un Figlio, il cui nome sarà Emanuele (cfr. Is 7,14; Mic 5,2-3, Mt 1, 22-23)" [Conc. Vat. II, Cost. dogm. Lumen Gentium 55]. Ed infine,quando nella pienezza del tempo, il Padre inviò il suo Figlio, Questi venne "fatto da una donna" [cfr. Gal 4,4].
Dobbiamo dunque vedere, alla luce della S. Scrittura, come concretamente si è realizzata questa presenza di Maria dentro al mistero di Cristo.
2. [La presenza di Maria nel mistero di Cristo]. Maria vi entra consapevolmente e definitivamente al momento della ANNUNCIAZIONE. E’ questo avvenimento che introduce Maria nel mistero di Cristo.
Come accade questo ingresso? Esso è frutto in primo luogo di una elezione divina: entra nel mistero di Cristo perché vi è chiamata. L’iniziativa è esclusivamente di Dio che sceglie chi vuole. Questa elezione è suggerita dal nome con cui l’angelo chiama Maria, che non è quello anagrafico, Maria appunto. La chiama: "piena di grazia". Significa: fatta oggetto di una benedizione, di un favore, di una elezione divina "piena", cioè perfetta. La benedizione con cui ogni uomo è benedetto in Cristo ed è in Lui eletto, in Maria si presenta del tutto singolare, perché è singolare la sua collaborazione nel mistero di Cristo. L’angelo infatti le dice: "ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Egli sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo" [Lc 1,30-32]. Il nome "piena di grazia" si riferisce al suo essere eletta come Madre del Verbo incarnato, come Colei che doveva generare nella nostra natura umana il Figlio eterno del Padre. Ed in quanto "eletta come Madre del Verbo", Ella è santificata in modo unico.
Le parole dell’Angelo notificano che il "mistero di Cristo" inizia a compiersi dentro alla nostra storia, e che questo inizio è affidato alla libertà di Maria poiché dovrà accadere in Lei. "Maria è "piena di grazia", perché l’incarnazione del Verbo, l’unione ipostatica del Figlio di Dio con la natura umana, si realizza e compie proprio in Lei. Come afferma il Concilio, Maria è "Madre del Figlio di Dio, e perciò figlia prediletta del Padre e tempio dello Spirito Santo; per tale dono di grazia esimia precede di gran lunga tutte le altre creature, celesti e terrestri"" [Lett. Enc. Redemptoris mater 9,3; EE 8/639].
Maria dice: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" [Lc 1,38]. E’ con queste parole che Maria entra definitivamente nel mistero di Cristo. O meglio, Ella era già stata, fin dal suo concepimento, benedetta con ogni benedizione spirituale in Cristo; già scelta in Lui ancor prima della fondazione del mondo, Ella aveva già ricevuto la vita di grazia in previsione dei meriti di Colui al quale era richiesta di donare la vita umana. Ma rispondendo con quelle parole all’angelo, "diventò madre di Gesù, e abbracciando con tutto l’animo, senza che alcun peccato la trattenesse, la volontà divina di salvezza, consacrò totalmente se stessa quale ancella del Signore alla persona e all’opera del Figlio suo, servendo al mistero della Redenzione in dipendenza da Lui e con Lui, con la grazia di Dio onnipotente" [Lumen Gentium 56].
3. [Maria rimane nel Mistero di Cristo]. Nel momento in cui Maria risponde all’angelo, Ella entra definitivamente nel mistero di Cristo. Ella vi entra come "nuova Eva", la vera madre di tutti i viventi in Cristo. Vogliamo questa sera meditare su questa presenza di Maria nel mistero di Cristo in quanto è presenza materna. Il suo essere madre del Verbo incarnato, nel quale ciascuno di noi è stato eletto per essere santo ed immacolato, la pone in un rapporto "singolare" con ogni uomo ed ogni donna, predestinati come siamo ad essere conformi all’immagine del Figlio suo. E’ soprattutto il Vangelo di Giovanni, nelle due pagine in cui parla di Maria, a guidarci nella scoperta del significato profondo della maternità di Maria.
La prima pagina in cui si delinea abbastanza chiaramente la nuova dimensione e il nuovo senso della maternità della Vergine è il racconto delle nozze di Cana.
Il fatto narrato dal Vangelo consiste in un cambiamento miracoloso di una grande quantità di acqua in vino. Ma, come avviene sempre nei miracoli di Gesù, questo cambiamento è il segno di un avvenimento ben più grande. Quale? La S. Scrittura presenta la nostra salvezza, l’incontro in Cristo fra Dio e l’uomo come fosse un festoso banchetto di nozze. Con quest’immagine la Parola di Dio vuole insegnarci che la nuova alleanza fra Dio e l’uomo consiste in una comunione molto profonda, in una reciproca appartenenza ["Io sarò il vostro Dio – voi sarete il mio popolo"], in una stupenda intimità e famigliarità. Gesù cambiando l’acqua in vino durante il banchetto di nozze predice e prefigura che in Lui è giunta l’ora, il momento in cui si ristabilisce l’alleanza fra Dio e l’uomo: il patto di amicizia.
E’ Maria che con la sua domanda chiede al Figlio di venire incontro al bisogno ["non hanno più vino"] delle persone umane. Quale bisogno? Immediatamente il bisogno materiale di avere del vino. Ma questa richiesta ha soprattutto un valore simbolico. Essa chiede che l’uomo sia introdotto alla salvezza, possa accedere ai beni dell’alleanza. " In proposito dobbiamo ricordare che prima dell’Incarnazione di Cristo erano venute a mancare tre specie di vino: il vino della giustizia, quello della sapienza e quello della carità, ossia della grazia" [S. Tommaso d’Aquino, Commento a S. Giovanni II, 347; CN ed., vol. 1, Roma 1990, pag. 216]. "Si ha dunque una mediazione: Maria si pone tra suo Figlio e gli uomini nella realtà delle loro privazioni, indigenze e sofferenze. Si pone "in mezzo", cioè fa da mediatrice non come un’estranea, ma nella sua posizione di madre, consapevole che come tale può – anzi "ha diritto" - di far presente al Figlio i bisogni degli uomini" [Lett. Enc. Redemptoris mater, 21,3; EE 8/674]. Ella dunque vive la sua presenza dentro al mistero della nostra redenzione perché come Madre intercede presso il Figlio: coopera colla sua intercessione a che "l’acqua sia cambiata in vino", a che la tristezza della nostra condizione sia cambiata nella gioia della salvezza.
Ma c’è anche un altro aspetto da mettere in risalto in questa cooperazione materna di Maria al mistero della nostra redenzione. Esso appare dalle parole dette ai servitori: "fate tutto quello che vi dirà". Gesù le aveva risposto con un rifiuto. Ella avrebbe potuto dire agli invitati: "mi dispiace; Egli non vuole fare nulla per tirarvi fuori dalla vostra condizione, perché non è ancora arrivato il momento per lui di agire". Ella invece dice: "fate tutto quello che vi dirà". Maria, presentata la richiesta, obbedisce immediatamente a Gesù e si abbandona totalmente alla sua decisione. Quest’obbedienza della sua libertà al Signore, segreto della beatitudine del suo cuore, vuole che sia anche l’attitudine di tutti noi. In questo modo Maria, per così dire, si ritira in disparte, perché facendo tutto ciò che Gesù ci dice, noi possiamo entrare nell’alleanza con Lui. A Cana, grazie all’intercessione di Maria e all’obbedienza dei servi, il miracolo di compie. Questa presenza di Maria nel mistero di Cristo che maternamente coopera col Salvatore perché siamo generati alla vita divina, inizia a Cana e continuerà sempre: è per sua intercessione che siamo uniti a Cristo. "La madre di Gesù … interviene alle nozze spirituali delle anime come intermediaria conciliatrice, perché esse vengono unite a Cristo con la grazia mediante la sua intercessione" [S. Tommaso d’A, ibid. pag. 215].
La presenza di Maria nel mistero di Cristo, la sua maternità nell’opera della nostra salvezza viene definitivamente confermata e costituita ai piedi della Croce.
La conferma risulta dalle seguenti parole: "Donna, ecco tuo figlio". Queste parole esprimono perfettamente tutta la presenza di Maria dentro al mistero di Cristo, la sua maternità nell’opera della nostra redenzione. Esse indicano a Maria che, a causa del sacrificio della Croce, Giovanni – cioè ogni persona umana – deve essere da Lei visto ed amato come suo proprio figlio. Ella da queste parole ha intuito che in forza del dono che Gesù ha fatto di Sé sulla Croce, ogni uomo è divenuto fratello di Cristo, membra del Suo Corpo. Ha capito questa unità profonda che si istituisce fra Gesù e l’uomo: fra la Vite e il tralcio, la Testa e le membra, lo Sposo e la sposa. E quindi le è ormai chiesto di essere la madre di ogni uomo, di estendere interamente la sua maternità dal Figlio che ha generato fisicamente ad ogni uomo che nel Figlio morto sulla Croce era ora generato alla vita divina. Ella vede in ogni uomo il suo Figlio.
"Maria ama Giovanni come ama Gesù, con tutto il suo cuore di Madre. Ella lo ama per Gesù e col cuore di Gesù … Il segno del suo amore, è l’accettazione della morte del suo Figlio per lui [per Giovanni]. Come Gesù ha potuto dire che non c’è amore più grande che donare la vita per coloro che si amano, Maria può dire a Giovanni che non c’è amore più grande che donare la vita del suo Figlio unico, di colui che per Lei è tutto" [M.-D. Philippe, Mystère de Marie, ed. Fayard, s.l. 1999, pag. 259].
Ma perché questa parola detta da Gesù a Maria possa compiersi pienamente, bisogna che anche Giovanni – ogni uomo – a sua volta si veda "figlio di Maria". E’ per questo che Gesù aggiunge: "Figlio, ecco tua madre". Ogni uomo deve vedere Maria con il cuore di Gesù: come sua madre.
Siamo dentro al mistero della Redenzione; dobbiamo appropriarcene sempre più profondamente: in esso noi siamo avvolti dall’amore materno di Maria.
La più antica preghiera mariana esprime profondamente questa consapevolezza: "Sotto la tua protezione noi ci rifugiamo, o Santa Madre di Dio: non disprezzare le nostre invocazioni nei pericoli, ma liberaci sempre da ogni male".
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