S. Alfonso Maria de’ Liguori: Sermone VII
PER LA DOMENICA II DOPO L’EPIFANIA
Della confidenza che dobbiamo avere nella madre di Dio quando a lei ricorriamo.
Deficiente vino, dicit Mater Iesu ad eum: Vinum non habent. (Ioan. 2. 3.)
Nel vangelo di questo giorno abbiamo che essendo stato invitato G. Cristo alle nozze di Cana di Galilea, vi andò insieme colla sua s. Madre. Essendo ivi mancato il vino, Maria disse al suo divino Figliuolo: Vinum non habent; colle quali parole intendea Maria di pregare il Figlio che consolasse quegli sposi, che per la mancanza del vino stavano afflitti. Ma Gesù rispose: Quid mihi et tibi est, mulier? Nondum venit hora mea1. Volendo dire che il tempo destinato a far miracoli era quello in cui doveva uscire per la Giudea a predicare. Ma non ostante una tal risposta, che parea totalmente ripugnante al desiderio di Maria, dice s. Giovanni Grisostomo che il Figlio volle ubbidire al desiderio della Madre: Licet hoc dixerit: Nondum venit hora mea; maternis tamen precibus obtemperavit2 Ed in fatti Maria ordinò a coloro che servivano alla mensa che avessero adempito quel che Gesù loro diceva. Gesù disse loro che avessero empiti i vasi di acqua, e quell’acqua diventò ottimo vino, e così restarono consolati quegli sposi e tutta quella casa. Da questo fatto consideriamo oggi.
Nel punto I. Quanto è grande la potenza di Maria, per ottenerci da Dio le grazie che desideriamo;
Nel punto II. Quanto è grande la pietà di Maria, per sovvenirci in tutti i nostri bisogni.
PUNTO I. Quanto è grande la potenza di Maria, per ottenerci da Dio le grazie che desideriamo.
È di merito sì grande presso Dio la Vergine Maria, scrive s. Bonaventura, che le sue dimande non possono non essere esaudite: Maria tanti apud Deum est meriti, ut non possit repulsam pati3. Ma perché mai le preghiere di Maria hanno tanta efficacia appresso Dio? S. Antonino ne adduce la ragione, perché ella è madre: Oratio Deiparae habet rationem imperii, unde impossibile est eam non exaudiri4 Le preghiere dei santi sono preghiere di servi, le preghiere di Maria sono preghiere di madre; onde dice s. Antonino che elle hanno una certa ragion di comando presso Gesù Cristo che tanto l’ama, e perciò è impossibile che le dimande di Maria patiscano ripulsa.
Quindi l’aiuto di questa divina Madre da Cosma Gerosolimitano è chiamato onnipotente: Omnipotens auxilium tuum, o Maria. Si, perché è giusto, soggiunge Riccardo di san Lorenzo, che il figlio comunichi la sua potestà alla madre, e per tanto il Figlio che è onnipotente, ha fatto onnipotente la Madre, per quanto è capace una creatura, cioè in ottenere dal Figlio quanto gli domanda: Cum autem eadem sit potestas filii et matris, ab omnipotente Filio omnipotens Mater facta est5. Onde ebbe a dire s. Bernardino da Siena che tutti ubbidiscono a Maria, ed in certo modo anche Dio: Imperio Virginis omnia famulantur, et ipse Deus.
Un giorno s. Brigida6 intese che il nostro Salvatore parlando colla Vergine le disse: Pete quod vis a me, non enim potest esse inanis petitio tua. Madre mia, chiedimi quel che vuoi, poiché ogni tua preghiera non può essere da me ributtata. Ed è bella la ragione che ne addusse: Quia tu mihi nihil negasti in terris, ego nihil tibi negabo in coelis. Giacché vivendo in terra tu niente mi hai negato, è ragione ch’io non ti nieghi niente or che sei meco in cielo. Dice s. Giorgio arcivescovo di Nicomedia, che Gesù Cristo esaudisce tutte le preghiere di sua Madre, come se così volesse soddisfare all’obbligo che egli ha a Maria, per avergli dato col suo consenso, quando l’accettò per figlio, l’essere umano: Filius exsolvens debitum petitiones tuas implet7. Onde poi s. Metodio martire le dicea: Euge, euge, quae debitorem habes Filium, Deo enim universi debemus, tibi autem ille debitor est8: Rallegrati, rallegrati, o Vergine santa, mentre hai per debitore quel Figlio, al quale tutti noi siam debitori, ma egli è debitore a te dell’essere umano che da te ha ricevuto.
Da ciò s. Gregorio Nicomediese dà animo a’ peccatori, facendo loro sapere che se essi ricorrono alla Vergine con volontà di emendarsi, ella li salverà colla sua intercessione; onde il santo rivolto a Maria così le dice: Habes vires insuperabiles, ne clementiam tuam superet multitudo peccatorum. O Madre di Dio, i peccati di un’anima, per quanti siano, non possono superare la vostra misericordia: Nihil tuae resistit potentiae, tuam enim gloriam Creator existimat esse propriam. Niente resiste alla potenza che voi avete appresso il Creatore, mentre egli stima la gloria vostra, come fosse sua propria. Niente a voi è impossibile, soggiunge s. Pier Damiani, giacché potete sollevare anche i disperati alla speranza di salvarsi: Nihil tibi impossibile, quae etiam desperatos in spem salutis potes relevare9.
Riflette Riccardo di s. Lorenzo che l’arcangelo s. Gabriele, allorché annunziò alla Vergine che Iddio l’eleggea per madre nel suo Figlio, le disse: Ne timeas, Maria, invenisti gratiam10. Onde poi soggiunge Riccardo: Cupientes invenire gratiam, quaeramus inventricem gratiae: Se vogliamo ritrovar la grazia perduta, procuriamo di ritrovar Maria da cui questa grazia è stata ritrovata: ella non perdette mai la grazia divina, sempre la godette. Se l’ angelo le disse che avea ritrovata la grazia, s’intende che non la ritrovò per sé, ma per noi miseri che l’abbiam perduta; onde dice Ugone cardinale che dobbiamo andare a Maria, e dirle: Signora, la roba dee restituirsi a chi l’ha perduta: la grazia che avete ritrovata, non è vostra, perché voi non mai l’avete perduta: ella è nostra, noi l’abbiam perduta per nostra colpa, a noi dunque dovete restituirla: Currant ergo, currant peccatores ad Virginem, qui gratiam amiserunt peccando; secure dicant: Redde nobis rem nostram, quam invenisti.
A s. Gertrude fu rivelato che quante grazie noi cercheremo a Dio per mezzo di Maria, tutte ci saranno concesse: poiché intese la santa, che parlando Gesù colla sua divina Madre, le disse queste parole: Per te omnes qui petunt misericordiam cum voluntate se emendandi gratiam habebunt. Se tutto il paradiso cercasse a Dio una grazia, e Maria ne cercasse un’altra opposta, il Signore esaudirebbe Maria, e non tutto il paradiso: perché come scrive il p. Suarez: Deus plus amat solam Virginem, quam reliquos sanctos omnes. Dunque concludiamo questo primo punto con s. Bernardo: Quaeramus gratiam et per Mariam quaeramus; quia mater est, et frustrari non potest11. Tutte le grazie che desideriamo da Dio, cerchiamole per mezzo di Maria, e tutte le otterremo; perché ella è madre, e quando domanda al Figlio qualche grazia per noi, non può non essere esaudita.
PUNTO II. Quanto è grande la pietà di Maria per sovvenirci in tutti i nostri bisogni.
Quanto è grande la pietà di Maria, si scorge dallo stesso fatto descritto nel vangelo che di sopra abbiamo considerato. Manca il vino, gli sposi stanno afflitti per tal mancanza, niuno di quella casa dice a Maria che preghi il Figlio a consolare gli sposi in tale necessità; ma il cuore di Maria che non sa non compatire gli afflitti, come dice s. Bernardino da Siena, la mosse a prender da sé l’officio di avvocata ed a pregare il Figlio del miracolo, ancorché non ne fosse da alcuno pregata: Officium advocationis, et piae auxiliatricis assumpsit non rogata12. Quindi soggiunge lo stesso santo che se questa buona Signora fece tanto senza esser pregata, che non farà quando verrà pregata? Si hoc non rogata perfecit, quid rogata perficiet?
S. Bonaventura dal mentovato fatto del vangelo ne ricava un altro argomento per le grazie che possiamo sperare da Maria, or che regna nel cielo. Se ella, dice il santo, mentre stava in questa terra fu così pietosa, quanto più grande sarà la sua pietà, or che sta in paradiso? Magna fuit erga miseros misericordia Mariae adhuc exulantis in mundo, sed multo maior est regnantis in coelo. E poi ne adduce la ragione: Quia magis nunc videt hominum miseriam13. Nel cielo Maria a vista di Dio, assai più che quando stava in terra, vede i nostri bisogni, e perciò siccome in lei è cresciuta la compassione verso di noi, così anche è cresciuto il desiderio di sollevarci; poiché troppo è vero quel che dice Riccardo di s. Vittore, parlando colla stessa Vergine: Adeo cor tenerum habes, ut non possis miserias scire et non subvenire. Non è possibile che questa amorosa Madre sappia che una persona patisce, ed ella non la compatisca e non la soccorra.
Disse s. Pier Damiani che la Vergine amat nos amore invincibili14. Che viene a dire, ci ama con amore invincibile? Viene a dire che per quanto i santi abbiano amata questa Regina così amabile, non mai il loro affetto è giunto all’amore che loro portava Maria. E questo amore è quello che la rende così sollecita del nostro bene. I santi, dice s. Agostino, in cielo sono molto potenti appresso Dio per ottenere le grazie ad ognuno che loro si raccomanda; ma siccome Maria è più potente di tutti i santi, così più di tutti i santi ella è ansiosa di ottenerci le divine misericordie: Sicut omnibus sanctis est potentior, sic omnibus est pro nobis sollicitior.
E come questa nostra grande avvocata disse a s. Brigida, quando a lei ricorre un peccatore, ella non riguarda i peccati che porta, ma guarda l’intenzione con cui viene; se viene con volontà di emendarsi, ella lo accoglie, e colla sua intercessione lo guarisce e lo salva: Quantumcumque homo peccet, si ad me reversus fuerit, statim parata sum recipere revertentem. Nec attendo quantum peccaverit, sed cum quali voluntate venit. Nam non dedignor eius plagas ungere et sanare, quia vocor, et vere sum Mater misericordiae. Dice Riccardo di s. Lorenzo che se il Signore tiene gli occhi sopra i giusti, Oculi Domini super iustos15, la s. Vergine tiene gli occhi sopra i giusti e sopra i peccatori, e fa con ognuno di noi appunto come una madre, che tiene sempre rivolti gli occhi al suo fanciullo, acciocché non cada, e se mai cade, ella lo sollevi: Sed oculi Dominae super iustos et peccatores, sicut oculi matris ad puerum, ne cadat; vel si ceciderit, ut sublevet.
La beata Vergine vien chiamata nella scrittura la bella uliva che sta ne’ campi: Quasi oliva speciosa in campis16. Dall’uliva non esce altro che olio, e così dalle mani di Maria non escono che grazie e misericordie. Dicesi poi ch’ella sta nei campi, acciocché intendiamo, come dice Ugone cardinale, che Maria è pronta a farsi trovare da ognuno che a lei ricorre: Speciosa in campis, ut omnes ad eam confugiant. Nell’antica legge vi erano cinque città, dove non già per tutti, ma solo per certi delitti trovavano rifugio i delinquenti; ma s. Gio. Damasceno dice che in Maria trovano rifugio tutti i rei, per qualunque delitto che abbiano commesso; ond’è chiamata dal santo Civitas refugii omnium ad se confugientium. Qual timore dunque, scrive s. Bernardo, dobbiamo avere di andare a Maria, la quale niente ha di austero e di terrore, ma è tutta dolce e clemente? Quid ad Mariam accedere trepidat humana fragilitas? Nihil austerum in ea, nihil terribile, tota suavis est. Dicea s. Bonaventura che quando guardava Maria, gli parea di vedere la stessa misericordia che l’accoglieva: Domina, cum te aspicio, nihil nisi misericordiam cerno. Disse un giorno la stessa Vergine a santa Brigida: Miser erit, qui ad misericordem, cum possit, non accedit. Misero, disse, e misero in eterno sarà quel peccatore, che potendo in questa vita ricorrere a me, che posso e desidero d’aiutarlo, non ricorre e si danna. Il demonio qual fiero leone va sempre in giro cercando chi divorare, come dice s. Pietro: Circuit quaerens quem devoret17. Ma questa pietosa Madre, dice Bernardino da Bustis, va sempre in giro cercando peccatori per salvarli: Ipsa semper circuit quaerens quem salvet18. E così pietosa questa Regina, soggiunge Riccardo di s. Vittore, che ella previene le nostre suppliche, e si mette ad aiutarci prima che noi la preghiamo: Velocius occurrit eius pietas, quam invocetur, et causas miserorum anticipat19. Sì, perché, come dice Nec possis miserias scire et non subvenilo stesso autore, secondo di sopra abbiam notato, Maria ha un cuore sì tenero verso di noi, che non può vedere le nostre miserie e non compatirci: re.
Non lasciamo dunque in tutti i nostri bisogni di ricorrere a questa Madre di misericordia, la quale si fa trovare sempre apparecchiata ad aiutarci chi la prega: Invenies semper paratam auxiliari, scrive Riccardo di s. Lorenzo. Ella sta apparecchiata ad aiutarci e talvolta previene le nostre suppliche, ma ordinariamente vuol essere pregata; e quando non è pregata si tiene per offesa: In te, Domina peccant, dicea s. Bonaventura, non solum qui tibi iniuriam irrogant, sed etiam qui te non rogant20. Signora, dicea, voi vi chiamate offesa, non solo da chi vi fa qualche ingiuria, ma ancora da chi non vi cerca grazie. Da ciò si ricava, come scrive lo stesso santo dottore, non esser possibile che Maria pregata da alcuno lasci di sovvenirlo; poiché non sa né ha saputo mai lasciar di compatire e di consolare i miseri che a lei ricorrono: Ipsa enim non misereri ignorat et miseris non satisfacere.
Ma per maggiormente acquistar la grazia di questa buona Signora bisogna usarle certi ossequj particolari che praticano i suoi divoti, come sono: 1. ogni giorno recitare il rosario almeno di cinque poste; 2. in ogni sabbato digiunare in onore di Maria; molti fanno il digiuno in pane ed acqua; almeno far questo digiuno in pane ed acqua nelle vigilie delle sette feste principali della Madonna; 3. salutarla colle solite tre Ave, quando suona l’Angelus Domini, e tra il giorno salutarla coll’Ave Maria, sempreché suona l’orologio, e ad ogni immagine che s’incontra nelle vie; di più dire l’Ave Maria, quando si esce o si entra in casa; 4. ogni sera dire le litanie della Madonna prima di andare a letto; ed a questo fine, ognuno si procuri qualche bella immagine di Maria, che la terrà vicino al letto; 5. prender l’abitino di Maria addolorata e del Carmine. Vi son poi molte altre divozioni che si praticano da’ suoi divoti; ma la divozione più utile è il raccomandarsi spesso a questa divina Madre; non si lasci ogni mattina di dirle tre Ave, pregandola a liberarci in quel giorno da’ peccati, e quando vengono tentazioni, subito a lei ricorrere dicendo: Maria aiutami; basta nominare Gesù e Maria per vincere ogni tentazione; e se la tentazione non cessa seguitiamo ad invocare Gesù e Maria, perché non resteremo mai vinti dal demonio. S. Bonaventura chiama Maria la salute di chi l’invoca: O salus te invocantium. Ed in verità, se si dannasse un vero divoto di Maria (intendo vero divoto, chi veramente vuol emendarsi e ricorre con confidenza a questa avvocata de’ peccatori), ciò avverrebbe, o perché Maria non può aiutarlo o non vuole aiutarlo; ma ciò non può essere, dice s. Bernardo, essendo Maria madre dell’onnipotenza e madre della misericordia, non può mancarle né la potenza né la volontà di salvarlo. E perciò con ragione dicesi Maria la salute di chi la chiama in aiuto. Di ciò vi sono infiniti esempi. Vaglia per tutti quello di s. Maria Egiziaca, la quale trovandosi in peccato dopo una vita dissoluta per tanti anni, e volendo entrare nella chiesa di Gerusalemme, ove celebravasi la festa della s. croce, Dio per farla ravvedere fece che dove la chiesa stava per tutti aperta, per essa fosse chiusa, poiché volendo entrare, una forza invisibile la respingeva. Allora ella si ravvide, onde se ne rimase afflitta fuori della chiesa; la sua fortuna fu che sopra dell’atrio di quella chiesa vi era un’immagine di Maria ss.: a lei si raccomandò la povera peccatrice, promettendole di mutar vita; con ciò s’intese animata ad entrar nella chiesa: ed ecco che la porta non fu chiusa per lei, entra, si confessa, esce poi di là, ed ispirata da Dio se ne va nel deserto, in cui visse per quarantasette anni e si fece santa.
Note
1Ioan. 2. 24. 2 Hom. 2. in Ioan. 3De Virg. c. 3. 4 Par. 4. tit. 13. c. 17. §. 4. 5 L. 4. de laud. Virg. 6 Revel. l. 1. cap. 4. 7Orat. de Exitu Mar. 8 Orat. Hyp. Dom. 9Ser. 1. de Nativ. B.V. 10 Luc. 1. 30. 11Serm. de Aquaed. 12Tom. 3. serm. 9. 13 In Spec. Virg. c. 8. 14Serm. 1. de Nat. Virg. 15Ps. 33. 16. 16 Eccl. 24. 19. 17 1. Petr. 5. 8. 18 Maril. par. 3. serm. 3. 19In Can. c. 23. 20 In Spec. Virg.
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