- XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C). COMMENTI PATRISTICI
- XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C), CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA
- Giovanni Paolo II: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”
- Kiko Arguello a Sydney: Zaccheo scendi subito. Catechesi
- Zaccheo, scendi!. P. R. Cantalamessa
- XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C). Lettera di Santa Caterina
- L'incontro tra Gesù e Zaccheo
Lc 19,1-10
In quel tempo, Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: “È andato ad alloggiare da un peccatore!”. Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: “Ecco, Signore, io dò la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Gesù gli rispose: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.
IL COMMENTO
Scendere. Si tratta dell'esatto contrario d'ogni nostro impulso. Figuriamoci se, una volta raggiunto qualcosa, un obiettivo, un risultato, o quello che sia, abbiamo voglia di scendere. Di lasciar perdere. Assolutamente improponibile. E invece si tratta proprio di scendere, di lasciare la posizione conseguita e lasciarsi guidare da un Altro. Lasciare che sia un Altro a condurre le fila della nostra vita. Semplicemente perchè non è Zaccheo che cerca di vedere Cristo. E' Lui che -da sempre- s'è posto in cammino alla ricerca di chi era perduto. Di Zaccheo appunto. Scendere dai progetti, dalle proprie idee e lasciare entrare il Signore. Proprio di questi tempi nei quali guai anche solo a pensare di avere idee non allineate: tutti i convincimenti hanno egual diritto perbacco.
Ma con il Signore no. E' proprio l'esatto contrario, anche in tema di salvezza o santificazione personale. E' inutile tentare d'arrampicarsi, di staccarsi dalla massa: fatica sprecata. Perchè bisogna scendere: Gesù è ai nostri piedi saliti troppo in alto. La nostra perfetta e vera gioia scaturisce dall'ascolto della Sua voce piena di misericordia che ci riporta giù, nella realtà e nel totale abbandono di figli tra le braccia del Padre.
La Sua chiamata libera il cuore sino a restituire tutto quello che avevamo rubato e frodato: l'amore ai fratelli. La carità è il frutto più dolce della gioia di chi è amato gratuitamente dal Signore.
COMMENTO (2)
Il Signore deve passare proprio dalle nostre parti. Il Signore deve fermarsi a casa nostra. Oggi. Perchè allora correre cercando di precederlo? perchè scalare la storia incapaci di accettare la nostra piccolezza e inadeguatezza? Lui sa tutto. Lui ci conosce. Lui conosce il nostro Nome, come appare chiaramente nel Vangelo di questa domenica quando, sorprendentemente, Gesù chiama per nome Zaccheo. Lui sa perfettamente dove ci appollaiamo in attesa di scoprire chi sia questo Dio che ci sconvolge le esistenze.
Lui ci ama, sempre e comunque, a prescindere. Per questo Lui deve, spinto da un'irrefrenabile esplosione d'amore, venire e stare, e restare a casa nostra. Noi inventando modi e scalando alberi per cercare di vederlo, e Lui, calpestando la realissima terra della nostra vita, a dover venire a casa nostra. E non c'è tempo di mettere ordine, di spazzare, non c'è tempo di prepararci all'incontro. Lui ci anticipa. Sempre.
Solo la Sua Parola può cambiare, anche oggi, la nostra vita: "scendi". Torna in te, rientra nella verità e non temere. Gesù vuole stare con noi, con me, con te. Altro non conta. Passato, presente, futuro, tutto è racchiuso in una Parola d'amore: "Non temere, scendi, io ti amo così come sei. Ti ho sempre amato". Ora, subito, senza indugio, altro non ci è chiesto che di scendere dai sogni e dalle fughe alienanti e accogliere il Suo amore esattamente laddove noi siamo. Percorrere il cammino che ci fa scendere dall'albero sul quale, come Adamo ed Eva, abbiamo steso la mano attirati dall'inganno secondo il quale saremmo diventati come dio; percorrere, gradino dopo gradino, il cammino che ci conduce nella discesa alle acque del battesimo, come i catecumeni, nella Chiesa primitiva, percorrevano il catecumenato.
Scendere perchè conviene che oggi Cristo si fermi a casa di ciascuno di noi. Conviene a noi e al mondo. Conviene perchè il suo amore è capace di trasformare un cuore che ha usato tutto per se stesso - amici, sesso, denaro, lavoro, fidanzati e famiglia - in un cuore capace di donarsi, di perdere la propria vita vivendo la stessa vita di Cristo. Il Suo amore infatti può trasformare e trasfigurare tutto di noi, fare della nostra vita un'agape, un unico e intenso atto d'amore, come Zaccheo, amato e per questo trasformato in un amante generoso. Riconciliato con Dio, il pubblicano vede rinnovata e riconciliata anche la propria vita e, laddove aveva abbondato il peccato con la frode, il furto e relazioni egoistiche e rapaci, sovrabbonda ora la Grazia, che fa restituire il maltolto oltre ogni legge e giustizia.
Nell'incontro con Cristo la vita è sanata sin nelle radici, le relazioni curate e riconciliate, e, alla luce del suo amore e nella sapienza della Croce che schiude orizzonti diversi, guardare alla propria storia senza timore. Quando il Signore entra e si ferma nella nostra casa i frutti della Pasqua non si fanno attendere: ecco le famiglie ricostruite, le amicizie che si fanno a poco a poco pure e sincere, i fidanzamenti casti. Dove giunge il Signore tutto ritrova il senso originario ed autentico. Zaccheo restituisce in modo sproporzionato a significare l'opera sproporzionata della Grazia. Non c'è legge che tenga! Non c'è moralismo che possa tanto, perchè l'agire segue sempre l'essere: "L’etica è conseguenza dell’essere: prima il Signore ci dà un nuovo essere, questo è il grande dono; l’essere precede l’agire e da questo essere poi segue l’agire, come una realtà organica, perché ciò che siamo, possiamo esserlo anche nella nostra attività. E così ringraziamo il Signore perché ci ha tolto dal puro moralismo; non possiamo obbedire ad una legge che sta di fonte a noi, ma dobbiamo solo agire secondo la nostra nuova identità. Quindi non è più un’obbedienza, una cosa esteriore, ma una realizzazione del dono del nuovo essere... Ringraziamo il Signore perché Lui ci precede, ci dà quanto dobbiamo dare noi, e noi possiamo essere poi, nella verità e nella forza del nostro nuovo essere, attori della sua realtà" (Benedetto XVI, Lectio divina con i seminaristi, Cappella del Seminario Romano Maggiore, 12 febbraio 2010).
L'essere in Cristo, come è stato per Zaccheo che lo ha accolto in casa sua, - nella sua intimità, nelle sue cose, nella sua mente e nella sua anima si potrebbe dire - fa agire come Cristo, perchè è l'amore gratuito di Dio che dilata il cuore a dismisura. E spinge il figlio a tornare a riconciliarsi con i genitori, il marito verso la moglie per umiliarsi davanti a lei, l'amico verso l'amico divenuto nemico per amarlo così come è, ciascuno di noi verso la propria storia per restituire, per fare giustizia, ovvero per lasciare che la Grazia operi in modo sproporzionato secondo la giustizia della Croce.
Infatti "Oggi la salvezza è entrata in questa casa", il Signore è entrato nell'intimità di Zaccheo, come nella nostra, come in quella della comunità, della Chiesa, e ha sparso il suo profumo fragrante, quello dell'olio di cui è unto il Messia Salvatore, lo Spirito Santo che trasforma la casa di Zaccheo in viscere di misericordia. Accoglie perchè accolto nelle medesime viscere d'amore, come la Chiesa sempre in conversione, come ciascuno di noi. Gesù, nel desiderare di stare con Zaccheo, lo ha attirato nello stesso desiderio. Il desiderio di Gesù ha creato in Zaccheo il desiderio. L'andare di Gesù verso Zaccheo ha mosso l'andare di Zaccheo verso Gesù. Sguardo e sguardo, desiderio e desiderio, amore e amore.
Quì è nascosto il segreto del cristianesimo, la novità impressionante che porta al mondo. La ricerca di Zaccheo si è risolta nello scoprire di essere a sua volta, e anticipatamente, cercato da Gesù. La ricerca per vedere chi era Gesù è terminata nell'incontro con lo sguardo di Gesù che lo stava cercando. Zaccheo ha visto Gesù e questo ha cambiato la sua vita. "Io penso che chi si è fatto toccare da questo mistero, che Dio si è svelato e si è squarciato il velo del tempio, mostrato il suo volto, trova una fonte di gioia permanente. Possiamo solo dire: “Grazie. Sì, adesso sappiamo chi tu sei, chi è Dio e come rispondere a Lui”. E penso che questa gioia di conoscere Dio che si è mostrato, mostrato fino all’intimo del suo essere, implica anche la gioia del comunicare: chi ha capito questo, vive toccato da questa realtà... La missionarietà non è una cosa esteriormente aggiunta alla fede, ma è il dinamismo della fede stessa. Chi ha visto, chi ha incontrato Gesù, deve andare dagli amici e deve dire agli amici: “Lo abbiamo trovato, è Gesù, il Crocifisso per noi” (Benedetto XVI, idem...). Stare con il Signore è tutto: quando Gesù chiamò i Dodici fu essenzialmente perchè essi stessero con Lui. Solo poi, e come frutto e conseguenza, per andare a predicare.
Così il Signore, nella casa di Zaccheo riconquistata e strappata al potere del demonio e finalmente divenuta la sua stessa dimora, vi compie ogni Parola della Legge Antica, quel "ma io vi dico" che scaturisce da una giustizia che supera quella dei farisei, la misura smisurata dell'amore di Dio, che depone il perdono e la misericordia laddove non si sarebbe neanche osato sperare. Il suo amore scandalizzante suscita la mormorazione nei giustizieri della carne, i moralisti che presumono di compiere la Legge realizzando precetti che non ne superano i limiti e disprezzano gli altri. Il suo amore ricrea invece dalla morte tutto quanto sembrava perduto, in uno splendore mai conosciuto. Zaccheo è il frutto dell'amore che ha vinto la morte, che ha moltiplicato pani e pesci, che ha placato tempeste, che ha sanato emorragie, lebbra, cecità e sordità. Zaccheo è l'uomo vecchio e perduto ritrovato e ricreato ad immagine del suo Creatore. Zaccheo è immagine di chiunque sia toccato dalla Grazia, trasformato in un figlio del Cielo. In lui è superata e compiuta la legge nell'amore che dona la vita in abbondanza e fa vivere in una gioia che va oltre ogni speranza e aspettativa.
Per questo, nel segno della restituzione e del dono del denaro moltiplicato ai poveri, vediamo come il frutto dell'incontro con il Signore è che tutto ormai trasformato. Però il dono di Zaccheo è frutto del dono anticipato di Dio. Il dono di Zaccheo è frutto del per-dono di Dio: "la vera novità non è quanto facciamo noi, la vera novità è quanto ha fatto Lui: il Signore ci ha dato se stesso, e il Signore ci ha donato la vera novità di essere membri suoi nel suo corpo. Quindi, la novità è il dono, il grande dono, e dal dono, dalla novità del dono, segue anche il nuovo agire". In Zaccheo, come in ciascuno di noi, esiste dunque come un primo livello ontologico dove "siamo uniti con Lui, che ci ha dato in anticipo se stesso, ci ha già dato il suo amore, il frutto. Non siamo noi che dobbiamo produrre il grande frutto; il cristianesimo non è un moralismo, non siamo noi che dobbiamo fare quanto Dio si aspetta dal mondo, ma dobbiamo innanzitutto entrare in questo mistero ontologico: Dio si dà Egli stesso. Il suo essere, il suo amare, precede il nostro agire e, nel contesto del suo Corpo, nel contesto dello stare in Lui, identificati con Lui, nobilitati con il suo Sangue, possiamo anche noi agire con Cristo" (Benedetto XVI, idem...).
In Zaccheo e in chiunque faccia la sua stessa decisiva esperienza la vita è trasformata in un dono abbondante che colme e reca gioia ad ogni istante perchè "la vera giustizia non consiste in un’obbedienza ad alcune norme, ma è amore, amore creativo, che trova da sé la ricchezza, l’abbondanza del bene. Abbondanza è una delle parole chiave del Nuovo Testamento, Dio stesso dà sempre con abbondanza. Per creare l’uomo, crea questa abbondanza di un cosmo immenso; per redimere l’uomo dà se stesso, nell’Eucaristia dà se stesso. E chi è unito con Cristo vive di questa legge, non chiede: “Posso ancora fare questo o no?”, “Devo fare questo o no?”, ma vive nell’entusiasmo dell’amore che non domanda: “questo è ancora necessario oppure proibito”, ma, semplicemente, nella creatività dell’amore, vuole vivere con Cristo e per Cristo e dare tutto se stesso per Lui e così entrare nella gioia del portare frutto; è il dinamismo che vive nell’amore di Cristo; andare, cioè, non rimanere solo per me, vedere la mia perfezione, garantire per me la felicità eterna, ma dimenticare me stesso, andare come Cristo è andato... Quanto più siamo pieni di questa gioia di aver scoperto il volto di Dio, tanto più l’entusiasmo dell’amore sarà reale in noi e porterà frutto" (Benedetto XVI, idem...)
Lui ci ama, sempre e comunque, a prescindere. Per questo Lui deve, spinto da un'irrefrenabile esplosione d'amore, venire e stare, e restare a casa nostra. Noi inventando modi e scalando alberi per cercare di vederlo, e Lui, calpestando la realissima terra della nostra vita, a dover venire a casa nostra. E non c'è tempo di mettere ordine, di spazzare, non c'è tempo di prepararci all'incontro. Lui ci anticipa. Sempre.
Solo la Sua Parola può cambiare, anche oggi, la nostra vita: "scendi". Torna in te, rientra nella verità e non temere. Gesù vuole stare con noi, con me, con te. Altro non conta. Passato, presente, futuro, tutto è racchiuso in una Parola d'amore: "Non temere, scendi, io ti amo così come sei. Ti ho sempre amato". Ora, subito, senza indugio, altro non ci è chiesto che di scendere dai sogni e dalle fughe alienanti e accogliere il Suo amore esattamente laddove noi siamo. Percorrere il cammino che ci fa scendere dall'albero sul quale, come Adamo ed Eva, abbiamo steso la mano attirati dall'inganno secondo il quale saremmo diventati come dio; percorrere, gradino dopo gradino, il cammino che ci conduce nella discesa alle acque del battesimo, come i catecumeni, nella Chiesa primitiva, percorrevano il catecumenato.
Scendere perchè conviene che oggi Cristo si fermi a casa di ciascuno di noi. Conviene a noi e al mondo. Conviene perchè il suo amore è capace di trasformare un cuore che ha usato tutto per se stesso - amici, sesso, denaro, lavoro, fidanzati e famiglia - in un cuore capace di donarsi, di perdere la propria vita vivendo la stessa vita di Cristo. Il Suo amore infatti può trasformare e trasfigurare tutto di noi, fare della nostra vita un'agape, un unico e intenso atto d'amore, come Zaccheo, amato e per questo trasformato in un amante generoso. Riconciliato con Dio, il pubblicano vede rinnovata e riconciliata anche la propria vita e, laddove aveva abbondato il peccato con la frode, il furto e relazioni egoistiche e rapaci, sovrabbonda ora la Grazia, che fa restituire il maltolto oltre ogni legge e giustizia.
Nell'incontro con Cristo la vita è sanata sin nelle radici, le relazioni curate e riconciliate, e, alla luce del suo amore e nella sapienza della Croce che schiude orizzonti diversi, guardare alla propria storia senza timore. Quando il Signore entra e si ferma nella nostra casa i frutti della Pasqua non si fanno attendere: ecco le famiglie ricostruite, le amicizie che si fanno a poco a poco pure e sincere, i fidanzamenti casti. Dove giunge il Signore tutto ritrova il senso originario ed autentico. Zaccheo restituisce in modo sproporzionato a significare l'opera sproporzionata della Grazia. Non c'è legge che tenga! Non c'è moralismo che possa tanto, perchè l'agire segue sempre l'essere: "L’etica è conseguenza dell’essere: prima il Signore ci dà un nuovo essere, questo è il grande dono; l’essere precede l’agire e da questo essere poi segue l’agire, come una realtà organica, perché ciò che siamo, possiamo esserlo anche nella nostra attività. E così ringraziamo il Signore perché ci ha tolto dal puro moralismo; non possiamo obbedire ad una legge che sta di fonte a noi, ma dobbiamo solo agire secondo la nostra nuova identità. Quindi non è più un’obbedienza, una cosa esteriore, ma una realizzazione del dono del nuovo essere... Ringraziamo il Signore perché Lui ci precede, ci dà quanto dobbiamo dare noi, e noi possiamo essere poi, nella verità e nella forza del nostro nuovo essere, attori della sua realtà" (Benedetto XVI, Lectio divina con i seminaristi, Cappella del Seminario Romano Maggiore, 12 febbraio 2010).
L'essere in Cristo, come è stato per Zaccheo che lo ha accolto in casa sua, - nella sua intimità, nelle sue cose, nella sua mente e nella sua anima si potrebbe dire - fa agire come Cristo, perchè è l'amore gratuito di Dio che dilata il cuore a dismisura. E spinge il figlio a tornare a riconciliarsi con i genitori, il marito verso la moglie per umiliarsi davanti a lei, l'amico verso l'amico divenuto nemico per amarlo così come è, ciascuno di noi verso la propria storia per restituire, per fare giustizia, ovvero per lasciare che la Grazia operi in modo sproporzionato secondo la giustizia della Croce.
Infatti "Oggi la salvezza è entrata in questa casa", il Signore è entrato nell'intimità di Zaccheo, come nella nostra, come in quella della comunità, della Chiesa, e ha sparso il suo profumo fragrante, quello dell'olio di cui è unto il Messia Salvatore, lo Spirito Santo che trasforma la casa di Zaccheo in viscere di misericordia. Accoglie perchè accolto nelle medesime viscere d'amore, come la Chiesa sempre in conversione, come ciascuno di noi. Gesù, nel desiderare di stare con Zaccheo, lo ha attirato nello stesso desiderio. Il desiderio di Gesù ha creato in Zaccheo il desiderio. L'andare di Gesù verso Zaccheo ha mosso l'andare di Zaccheo verso Gesù. Sguardo e sguardo, desiderio e desiderio, amore e amore.
Quì è nascosto il segreto del cristianesimo, la novità impressionante che porta al mondo. La ricerca di Zaccheo si è risolta nello scoprire di essere a sua volta, e anticipatamente, cercato da Gesù. La ricerca per vedere chi era Gesù è terminata nell'incontro con lo sguardo di Gesù che lo stava cercando. Zaccheo ha visto Gesù e questo ha cambiato la sua vita. "Io penso che chi si è fatto toccare da questo mistero, che Dio si è svelato e si è squarciato il velo del tempio, mostrato il suo volto, trova una fonte di gioia permanente. Possiamo solo dire: “Grazie. Sì, adesso sappiamo chi tu sei, chi è Dio e come rispondere a Lui”. E penso che questa gioia di conoscere Dio che si è mostrato, mostrato fino all’intimo del suo essere, implica anche la gioia del comunicare: chi ha capito questo, vive toccato da questa realtà... La missionarietà non è una cosa esteriormente aggiunta alla fede, ma è il dinamismo della fede stessa. Chi ha visto, chi ha incontrato Gesù, deve andare dagli amici e deve dire agli amici: “Lo abbiamo trovato, è Gesù, il Crocifisso per noi” (Benedetto XVI, idem...). Stare con il Signore è tutto: quando Gesù chiamò i Dodici fu essenzialmente perchè essi stessero con Lui. Solo poi, e come frutto e conseguenza, per andare a predicare.
Così il Signore, nella casa di Zaccheo riconquistata e strappata al potere del demonio e finalmente divenuta la sua stessa dimora, vi compie ogni Parola della Legge Antica, quel "ma io vi dico" che scaturisce da una giustizia che supera quella dei farisei, la misura smisurata dell'amore di Dio, che depone il perdono e la misericordia laddove non si sarebbe neanche osato sperare. Il suo amore scandalizzante suscita la mormorazione nei giustizieri della carne, i moralisti che presumono di compiere la Legge realizzando precetti che non ne superano i limiti e disprezzano gli altri. Il suo amore ricrea invece dalla morte tutto quanto sembrava perduto, in uno splendore mai conosciuto. Zaccheo è il frutto dell'amore che ha vinto la morte, che ha moltiplicato pani e pesci, che ha placato tempeste, che ha sanato emorragie, lebbra, cecità e sordità. Zaccheo è l'uomo vecchio e perduto ritrovato e ricreato ad immagine del suo Creatore. Zaccheo è immagine di chiunque sia toccato dalla Grazia, trasformato in un figlio del Cielo. In lui è superata e compiuta la legge nell'amore che dona la vita in abbondanza e fa vivere in una gioia che va oltre ogni speranza e aspettativa.
Per questo, nel segno della restituzione e del dono del denaro moltiplicato ai poveri, vediamo come il frutto dell'incontro con il Signore è che tutto ormai trasformato. Però il dono di Zaccheo è frutto del dono anticipato di Dio. Il dono di Zaccheo è frutto del per-dono di Dio: "la vera novità non è quanto facciamo noi, la vera novità è quanto ha fatto Lui: il Signore ci ha dato se stesso, e il Signore ci ha donato la vera novità di essere membri suoi nel suo corpo. Quindi, la novità è il dono, il grande dono, e dal dono, dalla novità del dono, segue anche il nuovo agire". In Zaccheo, come in ciascuno di noi, esiste dunque come un primo livello ontologico dove "siamo uniti con Lui, che ci ha dato in anticipo se stesso, ci ha già dato il suo amore, il frutto. Non siamo noi che dobbiamo produrre il grande frutto; il cristianesimo non è un moralismo, non siamo noi che dobbiamo fare quanto Dio si aspetta dal mondo, ma dobbiamo innanzitutto entrare in questo mistero ontologico: Dio si dà Egli stesso. Il suo essere, il suo amare, precede il nostro agire e, nel contesto del suo Corpo, nel contesto dello stare in Lui, identificati con Lui, nobilitati con il suo Sangue, possiamo anche noi agire con Cristo" (Benedetto XVI, idem...).
In Zaccheo e in chiunque faccia la sua stessa decisiva esperienza la vita è trasformata in un dono abbondante che colme e reca gioia ad ogni istante perchè "la vera giustizia non consiste in un’obbedienza ad alcune norme, ma è amore, amore creativo, che trova da sé la ricchezza, l’abbondanza del bene. Abbondanza è una delle parole chiave del Nuovo Testamento, Dio stesso dà sempre con abbondanza. Per creare l’uomo, crea questa abbondanza di un cosmo immenso; per redimere l’uomo dà se stesso, nell’Eucaristia dà se stesso. E chi è unito con Cristo vive di questa legge, non chiede: “Posso ancora fare questo o no?”, “Devo fare questo o no?”, ma vive nell’entusiasmo dell’amore che non domanda: “questo è ancora necessario oppure proibito”, ma, semplicemente, nella creatività dell’amore, vuole vivere con Cristo e per Cristo e dare tutto se stesso per Lui e così entrare nella gioia del portare frutto; è il dinamismo che vive nell’amore di Cristo; andare, cioè, non rimanere solo per me, vedere la mia perfezione, garantire per me la felicità eterna, ma dimenticare me stesso, andare come Cristo è andato... Quanto più siamo pieni di questa gioia di aver scoperto il volto di Dio, tanto più l’entusiasmo dell’amore sarà reale in noi e porterà frutto" (Benedetto XVI, idem...)
Evangelio según San Lucas 19,1-10.
Jesús entró en Jericó y atravesaba la ciudad.
Allí vivía un hombre muy rico llamado Zaqueo, que era jefe de los publicanos.
El quería ver quién era Jesús, pero no podía a causa de la multitud, porque era de baja estatura.
Entonces se adelantó y subió a un sicomoro para poder verlo, porque iba a pasar por allí.
Al llegar a ese lugar, Jesús miró hacia arriba y le dijo: "Zaqueo, baja pronto, porque hoy tengo que alojarme en tu casa".
Zaqueo bajó rápidamente y lo recibió con alegría.
Al ver esto, todos murmuraban, diciendo: "Se ha ido a alojar en casa de un pecador".
Pero Zaqueo dijo resueltamente al Señor: "Señor, voy a dar la mitad de mis bienes a los pobres, y si he perjudicado a alguien, le daré cuatro veces más".
Y Jesús le dijo: "Hoy ha llegado la salvación a esta casa, ya que también este hombre es un hijo de Abraham,
porque el Hijo del hombre vino a buscar y a salvar lo que estaba perdido".
Jesús entró en Jericó y atravesaba la ciudad.
Allí vivía un hombre muy rico llamado Zaqueo, que era jefe de los publicanos.
El quería ver quién era Jesús, pero no podía a causa de la multitud, porque era de baja estatura.
Entonces se adelantó y subió a un sicomoro para poder verlo, porque iba a pasar por allí.
Al llegar a ese lugar, Jesús miró hacia arriba y le dijo: "Zaqueo, baja pronto, porque hoy tengo que alojarme en tu casa".
Zaqueo bajó rápidamente y lo recibió con alegría.
Al ver esto, todos murmuraban, diciendo: "Se ha ido a alojar en casa de un pecador".
Pero Zaqueo dijo resueltamente al Señor: "Señor, voy a dar la mitad de mis bienes a los pobres, y si he perjudicado a alguien, le daré cuatro veces más".
Y Jesús le dijo: "Hoy ha llegado la salvación a esta casa, ya que también este hombre es un hijo de Abraham,
porque el Hijo del hombre vino a buscar y a salvar lo que estaba perdido".
COMENTARIO
Bajar. Se trata del exacto contrario de cada nuestro impulso. Faltaría más si, una vez alcanzado algo, un objetivo, un resultado o aquel que sea, tendriamos gana de bajar y de dejarlo todo. Absolutamente inadmisible. Y en cambio se trata justo de bajar, de dejar la posicion conseguida y dejarse conducir de unOtro. Dejar que sea un Otro a conducir los hilos nuestra vida. Sencillamente, porque en un principio no ha sido Zaqueo el que ha tratado de ver a Cristo. Es El que - desde siempre - se ha puesto en camino a la busqueda de quien estava perdido. De Zaqueo, precisamente. Bajar de los proyectos, de nuestras propias ideas y dejar entrar el Señor. Justo en estos tiempos en los quales todas las convicciones tienen egual derecho y valor, caray!.
Pero con el Señor no. Con El es el exacto contrario, tambien en tema de salvacion o santificacion personal. Es inutil intentar de subirse, de apartarse de la masa: fatiga desperdiciada. Porque hace falta bajar: Jesus está a nuestros pies subidos demasiado para arriba. La nuestra perfecta y verdadera alegria mana de la escucha de Su voz llena de misericordia que nos reconduce abajo, en la realidad, y en el total abandono, lo de los hijos entre los brazos del Padre.
Su llamada libera el corazon hasta a devolver todo lo que robamos y defraudado: el amor a los hermanos. La caridad es el fruto mas dulce de la alegria de quien es querido de gratis del Señor.
COMENTARIO (2)
El Señor tiene que pasar justo de nuestras partes. El Señor tiene que pararse en nuestra casa. Hoy. ¿Entonces porque correr tratando de precederlo? ¿Porquè escalar la historia incapazes de aceptar nuestra pequeñez e inadecuacion? El lo sabe todo. El nos conoce. El conoce nuestro Nombre, como aparece claramente en el Evangelio de este domingo cuando, sorprendentemente, Jesus llama por nombre a Zaqueo. El sabe perfectamente donde nos posamos en la espera de descubrir quien sea este Dios que nos revuelve las existencias.
Y mas, El nos quiere, siempre y en todo caso, a prescindir. Por esto El debe, empujado por un irrefrenable estallido de amor, venir y estar, y quedarse en nuestra casa. Nosotros inventando maneras y escalando arboles para tratar de verlo, y El, pisando la tierra real de nuestra vida, movido por el deber de venir a nuestra casa. Y no hay tiempo de poner en orden, de barrer, no hay tiempo de prepararnos al encuentro. El nos adelanta y nos asombra. Siempre.
Solo Su Palabra puede cambiar, tambien hoy, nuestra vida: "bajas." Vuelve en ti, regresa a la verdad y no temas. Jesus quiere estar con nosotros, conmigo, contigo. No cuenta otra cosa. Pasado, presente, futuro, todo está encerrado en una Palabra de amor: "No temas, bajas, yo te quiero asi como eres. Siempre te he querido." Ahora, enseguida, sin demorarnos, nada mas no nos he pedido que bajar de los sueñs y de las fugas alienantes, y acoger Su amor exactamente donde nosotros seamos. Recorrer el camino que nos hace bajar del arbol sobre el que, como Adam y Eva, hemos tendido la mano atraidos por el engaño segun el qual nos habriamos vuelto como dios; recorrer, escalon tras escalon, el camino que nos conduce en la bajada a las aguas del bautismo, como los catetecumenos, en la Iglesia primitiva, recorrian el catecumenato.
Bajar porqué conviene que hoy Cristo se pare en casa de cada uno de nosotros. Conviene a nosotros y al mundo. Conviene porquè su amor es capaz de transformar un corazon que ha usado todo por si mismo - amigos, sexo, dinero, trabajo, novios y familia - en un corazon capaz de entregarse, de perder nuestra misma vida para vivir la misma vida de Cristo. Su amor en efecto puede transformar y transfigurar todo de nosotros, hacer de nuestra vida un agape, un unico e intenso acto de amor; como Zaqueo, querido y por eso transformado en un amante generoso. Reconciliado con Dios, el publicano ve renovada y tambien reconciliada su vida y, donde habia abundado el pecado con el fraude, el robo y las relaciones egoisticas y rapaces, la Grazia ahora rebosa, la que hace devolver el sustraido mas allá de cada ley y justicia.
En el encuentro con Cristo la vida es saneada hasta en las rajeces, las relaciones curadas y reconciliadas, y, a la luz de su amor y en la sabiduria de la Cruz que nos abre horizontes diferentes, no podemos fijarnos en nuestra historia sin temor. Cuando el Señor entra y se para en nuestra casa los frutos de la Pascua no se hacen esperar: familias reconstruidas, amistades que se hacen poco a poco libres y sinceras, los noviazgos castos. Donde llega el Señor todo halla el sentido originario y autentico. Zaqueo devuelve de modo desproporcionado a significar la obra desproporcionada de la Grazia. No hay Ley que tenga! No hay moralismo que pueda, porquè el actuar siempre sigue el ser: "La ética es consecuencia del ser: primero el Señor nos da un nuevo ser, este es el gran don; el ser precede al actuar y a este ser sigue luego el actuar, como una realidad orgánica, para que lo que somos podamos serlo también en nuestra actividad. Por lo tanto, demos gracias al Señor porque nos ha sacado del puro moralismo; no podemos obedecer a una ley que está frente a nosotros, pero debemos sólo actuar según nuestra nueva identidad. Por consiguiente, ya no es una obediencia, algo exterior, sino una realización del don del nuevo ser... demos gracias al Señor porque él nos precede, nos da todo lo que debemos darle nosotros, y nosotros podemos ser después, en la verdad y en la fuerza de nuestro nuevo ser, agentes de su realidad. " (Benedicto XVI, Lectio adivina con los seminaristas, Capilla del Seminario Romano Mayor, 12 de febrero de 2010). El ser en Cristo, como ha sido por Zaqueo que lo ha acogido en su casa - en su intimidad, en sus cosas, en su espiritu, en su mente y en su alma se podria decir - hace actuar como Cristo, porquè es el amor gratuito de Dios el que dilata con exceso el corazon. Y empuja el hijo a volver a reconciliarse con los padres, el marido hacia la mujer para humillarse delante de ella, el amigo hacia el amigo convertido en enemigo para quererlo tal como es, cada uno de nosotros hacia la nuestra historia para devolver, para hacer justicia, o bien para dejar que la Grazia obre de modo desproporcionado segun la justicia de la Cruz.
En efecto "Hoy la salvacion ha entrado en esta casa", el Señor ha entrado en la intimidad de Zaqueo, como en la nuestra, como en aquella de la comunidad, de la Iglesia, y ha esparcido su perfume fragante, aquel del aceite de que el Mesias Salvador es ungido, el Espiritu Santo que transforma la casa de Zaqueo en entrañas de misericordia. Zaqueo acoge porqué siempre ha sido acogido en las entrañas de amor de Dios, como la Iglesia cada dia en conversion, como cada uno de nosotros. Jesus, deseando estar con Zaqueo lo ha atirado en el mismo deseo. El deseo de Jesus ha creado en Zaqueo el deseo. El andar de Jesus hacia Zaqueo ha movido el andar de Zaqueo hacia el Señor. Mirada y mirada, deseo y deseo, amor y amor.
Aqui esta el secreto del cristianismo, de la novedad impresionante que lleva al mundo. La busqueda de Zaqueo se ha encontrado con el ser buscado por el Señor. La busqueda para ver quien era Jesus ha terminado en su misma mirada que lo estaba buscando. Zaqueo habia visto Jesus y esto le habia cambiado la vida. "Pienso que quien se ha dejado tocar por este misterio, que Dios se ha desvelado, ha rasgado el velo del templo, mostrado su rostro, encuentra una fuente de alegría permanente. Sólo podemos decir: "Gracias. Sí, ahora sabemos quién eres, quién es Dios y cómo responder a él". Y pienso que esta alegría de conocer a Dios que se ha manifestado, revelado hasta lo íntimo de su ser, implica también la alegría del comunicar: quien ha entendido esto, vive tocado por esta realidad... La misión no es algo añadido exteriormente a la fe, sino la dinámica misma de la fe. Quien ha visto, quien ha encontrado a Jesús, tiene que ir a decir a sus amigos: "Lo hemos encontrado, es Jesús, crucificado por nosotros". (Benedicto XVI, idem...). Estar con el Señor es todo: cuando Jesus llamo a los Doces, fue en primer lugar para estar con El, y luego, como consecuencia, como fruto, para ir a evangelizar.
Asi el Señor, en la casa de Zaqueo, reconquistada y sacada del poder del demonio y por fin vuelta a ser su misma morada, cumple cada Palabra de la Ley Antigua, aquellos "pero yo os digo" que manan de una justicia que supera aquella de los fariseos, la medida sin medida del amor de Dios, que depone el perdon y la misericordia donde no se habria osado tampoco esperar. Su amor siempre escandaliza y suscita la murmuracion en los verdugos de la carne, los moralistas que presumen de cumplir la Ley realizando reglas humanas y desprecian los otros. Su amor en cambio recrea de la muerte todo cuanto parecia perdido, en un resplandor nunca conocido. Zaqueo es el fruto del amor que ha vencido la muerte, que ha multiplicado panes y peces, que ha calmado tempestades, que ha saneado hemorragias, lepra, ceguera y sordera. Zaqueo es el hombre viejo y perdido buscado y recreado a imagen de su Creador. Zaqueo es imagen de quienquiera sea, tocado por la Grazia, transformado en un hijo del Cielo. En Zaqueo es superada y cumplida la ley en el amor que dona la vida en abundancia y hace vivir en una alegria que va mucho mas allá de cada esperanza y expectativa.
Por eso, en el signo de la restitucion y del don del dinero multiplicado a los pobres, podemo ver como el fruto del encuentro con el Señor es que ya todo es transcendido. Pero el don de Zaqueo es fructo del don anticipado de Dios. El don es fructo del per-don de Dios:"la verdadera novedad no es lo que hacemos nosotros, la verdadera novedad es lo que hace él: el Señor nos ha donado su persona, y el Señor nos ha dado la verdadera novedad de ser miembros suyos en su cuerpo.... Por lo tanto, la novedad es el don, el gran don, y al don, a la novedad del don, sigue también el actuar nuevo". En Zaqueo, como en cada uno de nostros de echo está un primer nivel ontológico donde "estamos unidos a él, que nos ha dado su persona anticipadamente, ya nos ha dado su amor; el cristianismo no es un moralismo, no somos nosotros quienes debemos hacer todo lo que Dios se espera del mundo, sino que ante todo debemos entrar en este misterio ontológico: Dios se da a sí mismo. Su ser, su amor, precede a nuestro actuar y, en el contexto de su cuerpo, en el contexto del estar en él, identificados con él, ennoblecidos con su sangre, también nosotros podemos actuar con Cristo". (Benedicto XVI, idem...).
Asì en Zaqueo y en todos los que hacen su misma, decisiva experiencia, la vida es transformada en un don abundante que da alegria a cada instante porquè "la verdadera justicia no consiste en una obediencia a algunas normas, sino que es amor, amor creativo, que encuentra por sí solo la riqueza, la abundancia del bien. Abundancia es una de las palabras clave del Nuevo Testamento, Dios mismo da siempre con abundancia. Para crear al hombre, crea esta abundancia de un cosmos inmenso; para redimir al hombre se da a sí mismo, en la Eucaristía se da a sí mismo. Y quien está unido a Cristo vive de esta ley, no pregunta: "¿Todavía puedo o no puedo hacer esto?", "¿debo o no debo hacer esto?", sino que vive en el entusiasmo del amor que no pregunta: "esto todavía es necesario o está prohibido", sino que, simplemente, en la creatividad del amor, quiere vivir con Cristo y para Cristo y entregarse totalmente a sí mismo por él y así entrar en la alegría del dar fruto. Es el dinamismo que vive en el amor de Cristo; ir, es decir, no quedarme sólo para mí, ver mi perfección, garantizarme la felicidad eterna, sino olvidarme de mí mismo, ir como Cristo fue... Cuanto más llenos estemos de esta alegría de haber descubierto el rostro de Dios, tanto más el entusiasmo del amor será real en nosotros y dará fruto". (Benedicto XVI, idem...)
COMENTARIO (2)
El Señor tiene que pasar justo de nuestras partes. El Señor tiene que pararse en nuestra casa. Hoy. ¿Entonces porque correr tratando de precederlo? ¿Porquè escalar la historia incapazes de aceptar nuestra pequeñez e inadecuacion? El lo sabe todo. El nos conoce. El conoce nuestro Nombre, como aparece claramente en el Evangelio de este domingo cuando, sorprendentemente, Jesus llama por nombre a Zaqueo. El sabe perfectamente donde nos posamos en la espera de descubrir quien sea este Dios que nos revuelve las existencias.
Y mas, El nos quiere, siempre y en todo caso, a prescindir. Por esto El debe, empujado por un irrefrenable estallido de amor, venir y estar, y quedarse en nuestra casa. Nosotros inventando maneras y escalando arboles para tratar de verlo, y El, pisando la tierra real de nuestra vida, movido por el deber de venir a nuestra casa. Y no hay tiempo de poner en orden, de barrer, no hay tiempo de prepararnos al encuentro. El nos adelanta y nos asombra. Siempre.
Solo Su Palabra puede cambiar, tambien hoy, nuestra vida: "bajas." Vuelve en ti, regresa a la verdad y no temas. Jesus quiere estar con nosotros, conmigo, contigo. No cuenta otra cosa. Pasado, presente, futuro, todo está encerrado en una Palabra de amor: "No temas, bajas, yo te quiero asi como eres. Siempre te he querido." Ahora, enseguida, sin demorarnos, nada mas no nos he pedido que bajar de los sueñs y de las fugas alienantes, y acoger Su amor exactamente donde nosotros seamos. Recorrer el camino que nos hace bajar del arbol sobre el que, como Adam y Eva, hemos tendido la mano atraidos por el engaño segun el qual nos habriamos vuelto como dios; recorrer, escalon tras escalon, el camino que nos conduce en la bajada a las aguas del bautismo, como los catetecumenos, en la Iglesia primitiva, recorrian el catecumenato.
Bajar porqué conviene que hoy Cristo se pare en casa de cada uno de nosotros. Conviene a nosotros y al mundo. Conviene porquè su amor es capaz de transformar un corazon que ha usado todo por si mismo - amigos, sexo, dinero, trabajo, novios y familia - en un corazon capaz de entregarse, de perder nuestra misma vida para vivir la misma vida de Cristo. Su amor en efecto puede transformar y transfigurar todo de nosotros, hacer de nuestra vida un agape, un unico e intenso acto de amor; como Zaqueo, querido y por eso transformado en un amante generoso. Reconciliado con Dios, el publicano ve renovada y tambien reconciliada su vida y, donde habia abundado el pecado con el fraude, el robo y las relaciones egoisticas y rapaces, la Grazia ahora rebosa, la que hace devolver el sustraido mas allá de cada ley y justicia.
En el encuentro con Cristo la vida es saneada hasta en las rajeces, las relaciones curadas y reconciliadas, y, a la luz de su amor y en la sabiduria de la Cruz que nos abre horizontes diferentes, no podemos fijarnos en nuestra historia sin temor. Cuando el Señor entra y se para en nuestra casa los frutos de la Pascua no se hacen esperar: familias reconstruidas, amistades que se hacen poco a poco libres y sinceras, los noviazgos castos. Donde llega el Señor todo halla el sentido originario y autentico. Zaqueo devuelve de modo desproporcionado a significar la obra desproporcionada de la Grazia. No hay Ley que tenga! No hay moralismo que pueda, porquè el actuar siempre sigue el ser: "La ética es consecuencia del ser: primero el Señor nos da un nuevo ser, este es el gran don; el ser precede al actuar y a este ser sigue luego el actuar, como una realidad orgánica, para que lo que somos podamos serlo también en nuestra actividad. Por lo tanto, demos gracias al Señor porque nos ha sacado del puro moralismo; no podemos obedecer a una ley que está frente a nosotros, pero debemos sólo actuar según nuestra nueva identidad. Por consiguiente, ya no es una obediencia, algo exterior, sino una realización del don del nuevo ser... demos gracias al Señor porque él nos precede, nos da todo lo que debemos darle nosotros, y nosotros podemos ser después, en la verdad y en la fuerza de nuestro nuevo ser, agentes de su realidad. " (Benedicto XVI, Lectio adivina con los seminaristas, Capilla del Seminario Romano Mayor, 12 de febrero de 2010). El ser en Cristo, como ha sido por Zaqueo que lo ha acogido en su casa - en su intimidad, en sus cosas, en su espiritu, en su mente y en su alma se podria decir - hace actuar como Cristo, porquè es el amor gratuito de Dios el que dilata con exceso el corazon. Y empuja el hijo a volver a reconciliarse con los padres, el marido hacia la mujer para humillarse delante de ella, el amigo hacia el amigo convertido en enemigo para quererlo tal como es, cada uno de nosotros hacia la nuestra historia para devolver, para hacer justicia, o bien para dejar que la Grazia obre de modo desproporcionado segun la justicia de la Cruz.
En efecto "Hoy la salvacion ha entrado en esta casa", el Señor ha entrado en la intimidad de Zaqueo, como en la nuestra, como en aquella de la comunidad, de la Iglesia, y ha esparcido su perfume fragante, aquel del aceite de que el Mesias Salvador es ungido, el Espiritu Santo que transforma la casa de Zaqueo en entrañas de misericordia. Zaqueo acoge porqué siempre ha sido acogido en las entrañas de amor de Dios, como la Iglesia cada dia en conversion, como cada uno de nosotros. Jesus, deseando estar con Zaqueo lo ha atirado en el mismo deseo. El deseo de Jesus ha creado en Zaqueo el deseo. El andar de Jesus hacia Zaqueo ha movido el andar de Zaqueo hacia el Señor. Mirada y mirada, deseo y deseo, amor y amor.
Aqui esta el secreto del cristianismo, de la novedad impresionante que lleva al mundo. La busqueda de Zaqueo se ha encontrado con el ser buscado por el Señor. La busqueda para ver quien era Jesus ha terminado en su misma mirada que lo estaba buscando. Zaqueo habia visto Jesus y esto le habia cambiado la vida. "Pienso que quien se ha dejado tocar por este misterio, que Dios se ha desvelado, ha rasgado el velo del templo, mostrado su rostro, encuentra una fuente de alegría permanente. Sólo podemos decir: "Gracias. Sí, ahora sabemos quién eres, quién es Dios y cómo responder a él". Y pienso que esta alegría de conocer a Dios que se ha manifestado, revelado hasta lo íntimo de su ser, implica también la alegría del comunicar: quien ha entendido esto, vive tocado por esta realidad... La misión no es algo añadido exteriormente a la fe, sino la dinámica misma de la fe. Quien ha visto, quien ha encontrado a Jesús, tiene que ir a decir a sus amigos: "Lo hemos encontrado, es Jesús, crucificado por nosotros". (Benedicto XVI, idem...). Estar con el Señor es todo: cuando Jesus llamo a los Doces, fue en primer lugar para estar con El, y luego, como consecuencia, como fruto, para ir a evangelizar.
Asi el Señor, en la casa de Zaqueo, reconquistada y sacada del poder del demonio y por fin vuelta a ser su misma morada, cumple cada Palabra de la Ley Antigua, aquellos "pero yo os digo" que manan de una justicia que supera aquella de los fariseos, la medida sin medida del amor de Dios, que depone el perdon y la misericordia donde no se habria osado tampoco esperar. Su amor siempre escandaliza y suscita la murmuracion en los verdugos de la carne, los moralistas que presumen de cumplir la Ley realizando reglas humanas y desprecian los otros. Su amor en cambio recrea de la muerte todo cuanto parecia perdido, en un resplandor nunca conocido. Zaqueo es el fruto del amor que ha vencido la muerte, que ha multiplicado panes y peces, que ha calmado tempestades, que ha saneado hemorragias, lepra, ceguera y sordera. Zaqueo es el hombre viejo y perdido buscado y recreado a imagen de su Creador. Zaqueo es imagen de quienquiera sea, tocado por la Grazia, transformado en un hijo del Cielo. En Zaqueo es superada y cumplida la ley en el amor que dona la vida en abundancia y hace vivir en una alegria que va mucho mas allá de cada esperanza y expectativa.
Por eso, en el signo de la restitucion y del don del dinero multiplicado a los pobres, podemo ver como el fruto del encuentro con el Señor es que ya todo es transcendido. Pero el don de Zaqueo es fructo del don anticipado de Dios. El don es fructo del per-don de Dios:"la verdadera novedad no es lo que hacemos nosotros, la verdadera novedad es lo que hace él: el Señor nos ha donado su persona, y el Señor nos ha dado la verdadera novedad de ser miembros suyos en su cuerpo.... Por lo tanto, la novedad es el don, el gran don, y al don, a la novedad del don, sigue también el actuar nuevo". En Zaqueo, como en cada uno de nostros de echo está un primer nivel ontológico donde "estamos unidos a él, que nos ha dado su persona anticipadamente, ya nos ha dado su amor; el cristianismo no es un moralismo, no somos nosotros quienes debemos hacer todo lo que Dios se espera del mundo, sino que ante todo debemos entrar en este misterio ontológico: Dios se da a sí mismo. Su ser, su amor, precede a nuestro actuar y, en el contexto de su cuerpo, en el contexto del estar en él, identificados con él, ennoblecidos con su sangre, también nosotros podemos actuar con Cristo". (Benedicto XVI, idem...).
Asì en Zaqueo y en todos los que hacen su misma, decisiva experiencia, la vida es transformada en un don abundante que da alegria a cada instante porquè "la verdadera justicia no consiste en una obediencia a algunas normas, sino que es amor, amor creativo, que encuentra por sí solo la riqueza, la abundancia del bien. Abundancia es una de las palabras clave del Nuevo Testamento, Dios mismo da siempre con abundancia. Para crear al hombre, crea esta abundancia de un cosmos inmenso; para redimir al hombre se da a sí mismo, en la Eucaristía se da a sí mismo. Y quien está unido a Cristo vive de esta ley, no pregunta: "¿Todavía puedo o no puedo hacer esto?", "¿debo o no debo hacer esto?", sino que vive en el entusiasmo del amor que no pregunta: "esto todavía es necesario o está prohibido", sino que, simplemente, en la creatividad del amor, quiere vivir con Cristo y para Cristo y entregarse totalmente a sí mismo por él y así entrar en la alegría del dar fruto. Es el dinamismo que vive en el amor de Cristo; ir, es decir, no quedarme sólo para mí, ver mi perfección, garantizarme la felicidad eterna, sino olvidarme de mí mismo, ir como Cristo fue... Cuanto más llenos estemos de esta alegría de haber descubierto el rostro de Dios, tanto más el entusiasmo del amor será real en nosotros y dará fruto". (Benedicto XVI, idem...)
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