VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C)



"Il missionario è l'uomo delle Beatitudini. Gesù istruisce i Dodici prima di mandarli ad evangelizzare, indicando loro le vie della missione: povertà, mitezza, accettazione delle sofferenze e persecuzioni, desiderio di giustizia e di pace, carità, cioè proprio le Beatitudini, attuate nella vita apostolica (cf Mt 5,1-12). Vivendo le Beatitudini, il missionario sperimenta e dimostra concretamente che il Regno di Dio è già venuto ed egli lo ha accolto. La caratteristica di ogni vita missionaria autentica è la gioia interiore che viene dalla fede. In un mondo angosciato e oppresso da tanti problemi, che tende al pessimismo, l'annunciatore della buona novella deve essere una persona che ha trovato in Cristo la vera speranza".

Giovanni Paolo II
Enciclica Redemptoris Missio (1990), n. 91



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VI Domenica del tempo Ordinario (Anno C). Commenti Patristici


VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C). Percorso esegetico


Catechismo: LA NOSTRA VOCAZIONE ALLA BEATITUDINE


Giovanni Paolo II. Le beatitudini. Omelia sul Monte Korazim


Benedetto XVI. La rivoluzione delle Beatitudini.


Don Umberto Neri. Le beatitudini


I destini diametralmente opposti nella vita umana. padre Raniero Cantalamessa


Le Beatitudini e i Comandamenti





Lc 6,17.20-26


In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.
Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».


IL COMMENTO

Può darsi che qualcuno si sia svegliato con un peso allo stomaco. E, forse, le lacrime abbiano attraversato il viso impregnandolo di un'amara malinconia. Può darsi che per qualcuno, oggi, sia un altro giorno triste. Angoscia. Fallimento. Paura. E una totale povertà, l'aridità di chi ne ha provate tante, di chi probabilmente si è anche impegnato, e non ha tratto un ragno dal buco. Il nulla nelle mani, e una serie di rimpianti da serrare gli occhi su qualsiasi presente. Poveri, pitocchi, nullatenenti. Relazioni disastrose, un cuore esanime dopo l'infruttuosa rincorsa ad un po' d'affetto. Marziani in una società travestita, che per il solo fatto di varcare la soglia di una Chiesa ti impacchetta in una vetrina d'antiquariato. Una vita tentata, ma poi quanta fatica ad andare controcorrente, lusinghe, tentazioni, pensieri, tutto a congiurare contro il brandello di vita cristiana che è questa nostra vita. E fame d'affetto, di abbracci, di qualcuno che ti accolga così come sei; fame di pace, di gioia, di un sorriso pieno che non scivoli dentro una lacrima di delusione. Fame di eterno tra le sabbie mobile di un veleno che corrompe anche i momenti più belli. Un pellegrinaggio, un incontro, una catechesi, e tutto sembra risorgere, e poi la "solita vita" che incalza e sembra fagocitare voracemente ogni speranza di cambiamento. Povertà. Fame. Lacrime, quasi sempre nascoste, timide, incerte, gocce e fiumi, chiuse in un grido di tristezza strozzato negli obblighi di tutti i giorni. Lacrime impresentabili, cucite sulla fodera dei sorrisi di circostanza dinnanzi ai genitori, ai mariti, alle mogli, agli amici, ai colleghi. E l'odio di tutto il mondo. Perchè? La sola nostra esistenza è oggetto di ripulsa, di veleni, di invidie, di odio. Perchè? Perchè siamo Suoi. Perchè è Lui l'unica verità, la Sua tenerezza asciuga ogni lacrima, il Suo amore ci fa ricchi da non mancare di nulla, Lui il nostro cibo. Lui. Gesù. Per Lui viviamo questa vita e non ci basta nulla, e tutto sa di rancido, e nulla ci soddisfa. Perchè il nostro cuore grida il Suo nome, i nostri occhi bramano il Suo volto. Tutto di noi freme nell'attesa della beatitudine per la quale esistiamo. Lui è la nostra beatitudine. Nel vuoto, nell'abisso, lì dove siamo ora, lì è Lui. Per noi. Lì, dove tutto muore, Lui splende di vita. Eterna. Oggi. Beati. Dove il mondo muore, noi cominciamo a vivere. Anche per il mondo.
In ebraico la parola Ashrei, felice, che traduce "beato" non richiama sentimenti, sensazioni o stati d'animo. E neanche quiete, tranquillità e appagamento. Ma dinamismo, relazioni dinamiche, in un senso un po' più esteso, la parola beato, felice, significa "cammino rinnovato in ogni momento" (M. Vidal, Un ebreo chiamato Gesù, Grafite 1998, p. 32). Parimenti, le 10 Parole del Sinai, i famosi "comandamenti" sono sempre stati compresi dalla tradizione ebraica come il "cammino" stesso della vita. "Fa questo", cammina così e avrai la vita. La nuova montagna sulle rive del lago di Tiberiade consegna il nuovo cammino, compimento dell'antico. Il cammino degli eletti, dei chiamati, dei santificati, del Popolo diverso da ogni altro popolo, la Chiesa sposa senza macchia nè ruga del più Bello tra i figli dell'uomo. Il cammino celeste tra le strade del mondo. Beato è l'uomo che cammina nella volontà di Dio, che è una storia impregnata di Grazia. Persecuzioni, povertà, sofferenze, ingiustizie, il mondo che vomita veleno sul Figlio incarnato nei Suoi fratelli più piccoli, e la Grazia celeste di un amore che consegna la vita ai propri nemici. Segni d'un Regno che non è di questo mondo, ad aprire a questo mondo le porte della speranza. C'è un'altra vita e brilla vittoriosa nella carne perseguitata e ferita dei cristiani. Beato, cioè vero. Beato, cioè ben dentro la storia. Beato, cioè in cammino nella volontà di Dio. Beato chi ha i sentimenti e il pensiero di Cristo. Uno con Lui, vivo perchè in Lui. La vita beata sarà la vita eternamente immersa nel Suo amore, senza ostacoli e inciampi. Senza lo scandalo della carne. La vita beata inizia tra gli sconvolgimenti di questo mondo, nei limiti angusti d'una carne corruttibile. La vita beata s'anticipa qui ed ora nella realissima e comunissima vita nostra d'ogni giorno. Casa, ufficio, scuola, affetti, ansie, dolori, gioie, sofferenze, minuti, istanti, giorni, mesi, anni, queste le beatitudini, i cammini che ci sono donati perchè brilli in noi la Vita che non muore. L'istante vissuto è la beatitudine d'un cuore consegnato al Signore. Mitezza, purezza, pace e misericordia sono i battiti del suo cuore in noi, i bagliori della Sua grazia nei crogiuoli delle nostre esistenze. Beati dunque perchè siamo, esattamente come e dove siamo, in Lui, con Lui, per Lui.

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