La pagina di Vangelo di questa domenica, le Beatitudini, ci permette di verificare alcune cose che abbiamo detto, due domeniche fa', circa la storicità dei vangeli. Dicevamo in quell'occasione che, nel riferire le parole di Gesù, ognuno dei quattro evangelisti, senza tradirne il senso fondamentale, ne ha sviluppato un aspetto anziché un altro, adattandole alle esigenze della comunità per cui scriveva.
Mentre Matteo riferisce otto Beatitudini pronunciate da Gesù, Luca ne riferisce solo quattro. In compenso, però, Luca rafforza le quattro Beatitudini, opponendo a ognuna di esse una corrispondente maledizione, introdotta da un "guai". Ancora, mentre il discorso di Matteo è indiretto:
"Beati i poveri!, quello di Luca è diretto: "Beati voi poveri!". Matteo accentua la povertà spirituale ("beati i poveri in spirito"), Luca accentua la povertà materiale ("beati voi poveri").
Ma sono dettagli che non cambiano minimamente, come si vede, la sostanza delle cose. Ognuno dei due evangelisti, con il suo modo particolare di riferire l'insegnamento di Gesù, ne mette in luce un aspetto nuovo, che altrimenti sarebbe rimasto nell'ombra. Luca è meno completo nel numero delle Beatitudini, ma ne coglie perfettamente il significato di fondo.
Quando si parla delle Beatitudini il pensiero va subito alla prima di esse: "Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio". Ma in realtà l'orizzonte è molto più ampio. Gesù delinea, in questa pagina, due modi di concepire la vita: o "per il regno di Dio", o "per la propria consolazione"; cioè, o in funzione esclusivamente di questa vita, o in funzione anche della vita eterna. Questo è ciò che mette in luce lo schema di Luca: "Beati voi – guai a voi": "Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio...Guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione".
Due categorie, due mondi. Alla categoria dei beati appartengono i poveri, gli affamati, quelli che ora piangono e quelli che sono perseguitati e messi al bando per il Vangelo. Alla categoria degli sventurati appartengono i ricchi, i sazi, quelli che ora ridono e quelli sono portati in palma di mano da tutti.
Gesù non canonizza semplicemente tutti i poveri, gli affamati, quelli che piangono e sono perseguitati, come non demonizza semplicemente tutti i ricchi, i sazi, coloro che ridono e sono applauditi. La distinzione è più profonda; si tratta di sapere su che cosa uno fonda la propria sicurezza, su quale terreno sta costruendo l'edificio della sua vita: se su ciò che passa, o su ciò che non passa.
La pagina odierna di Vangelo è davvero una spada a doppio taglio: separa, traccia due destini diametralmente opposti. È come il meridiano di Greenwich che divide l'est dall'ovest del mondo. Ma per fortuna con una differenza essenziale. Il meridiano di Greenwich è fisso: le terre che sono ad est non possono passare ad ovest, come è fisso l'equatore che divide il Sud povero del mondo, dal Nord ricco e opulento. La linea che divide, nel nostro Vangelo, i "beati" dagli "sventurati" non è così; è una barriera mobile, valicabilissima. Non solo si può passare da un settore all'altro, ma tutta questa pagina di Vangelo è stata dettata da Gesù per invitarci e invogliarci a passare dall'una all'altra sfera. Il suo non è un invito a diventare poveri, ma a diventare ricchi! "Beati voi poveri perché vostro è il regno di Dio". Pensare: dei poveri che possiedono un regno, e lo possiedono già ora! Coloro che decidono di entrare in questo regno, sono infatti fin da ora figli di Dio, sono liberi, sono fratelli, sono pieni di speranza di immortalità. Chi non vorrebbe essere povero a questo modo?
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