Abbiamo visto che nel giudaismo « la voce » (Bat Qól) è un sinonimo di « Santo Spirito », di Dibbîtra e Dibbéra. Così, per es., mentre il Sifra del Levitico 10, 4 (46 a 1) dice:« Lo Spirito santo rispose loro », il passo parallelo in Bar.,Kerithot 5b, dice: « Una voce (Bat Qól) uscì e disse ». In realtà, in molti passi, in rapporto a « la Parola »(Dibbîtra, Dibbéra) o « lo Spirito », il testo ebraico sottostante parla della voce (QSl) di Dio (cf. Es 33, 11; Nm 7,89). Lo « Spirito santo », come anche Dibbéra, significa la voce di Dio dal cielo. Bat Qól (letteralmente: « la figlia di una voce ») significa « eco »; ma è usata estensivamente nella letteratura giudaica e anche nei targum nel senso di una misteriosa voce divina dal cielo. È usata anche da Giuseppe che la designa semplicemente « una voce » (f óné; Antichità Giudaiche, 13, 10, 3, § 282). La parola di Dio giungeva a Israele attraverso i profeti; cessata la profezia, il cielo comunicava solo raramente con la terra e, in questo caso, mediante una voce dal cielo (Bat Qól). Così dice la Tosefta: Quando gli ultimi profeti, Aggeo, Zaccaria e Malachia, morirono, lo Spirito santo venne meno in Israele; ciononostante fu concesso loro di udire comunicazioni da parte di Dio mediante una Bat Qòl (Sota 13, 2).
Si possono trovare riferimenti frequenti alla Bat 061 intutti i periodi della storia di Israele, sia nella letteratura rabbinica che nei targum. Quando Isacco stava per essere sacrificato, « in quel momento una voce venne (npqt bt qwl) dal cielo e disse: Vieni a vedere due persone singolari che sono nel mio mondo » (Gn 22, 10, Neofiti). Quando Giuda confessò la sua colpa con Tamar, « una voce venne (qlh ... npqt) dal cielo e disse: Ambedue sono giusti » (Gn 38, 35, Neofiti). In tre diverse occasioni venne dal cielo una voce a confermare il ministero di Gesù: al momento del battesimo (Mt3, 17 e par.), alla trasfigurazione (Mt 17, 5 e par.) e prima della sua passione (Gv 12, 28.39).
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