Lo spirito del Signore è su di me: mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri.
Mt 9,32-38
In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare e la folla presa da stupore diceva: “Non si è mai vista una cosa simile in Israele!”. Ma i farisei dicevano: “Egli scaccia i demoni per opera del principe dei demoni”.
Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità. Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!”.
Lettura
Molti sono i segni prodigiosi che Gesù e i suoi discepoli hanno via via realizzato durante la loro missione. L’evangelista Giovanni ammette di aver narrato solo i fatti che riteneva essenziali per trasmetterci la fede (cfr. Gv 21,25). Tutto ciò che faceva, le opere e le parabole del Buon Pastore erano per confortare i figli di Dio, tutte le sue pecorelle smarrite: “vedendo le folle ne sentì compassione”. È da qui che nasce l’impulso, la motivazione di tutti coloro che, ancora oggi, continuano la sua missione. Ma c’è molto da fare ancora: le necessità sono molte, e sono pochi quelli che possono occuparsene.
Meditazione
La tenera compassione che Gesù prova nel suo cuore traspare, intensa, accorata, dalla richiesta che ci rivolge: “Pregate il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!”. La vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata è un dono immenso e immeritato, che solo Dio può dare; un dono per chi la riceve e per la sua famiglia, ma anche per tutta la comunità. I sacerdoti lavorano nella e per la comunità: sono chiamati a farsi strumenti attraverso cui la Provvidenza possa operare nella storia e sulla coscienza delle singole persone. Perciò tutta la comunità ecclesiale è chiamata a proteggere e coltivare questo dono.
Se la comunità trascura o rinuncia a questa responsabilità, è sempre essa tutta intera a soffrirne le drammatiche conseguenze. Ne abbiamo esempi nei vari paesi del mondo contemporaneo. Non è solo questione di popoli poveri o ricchi: dove sono messi in discussione i valori fondanti della dignità umana e della famiglia cristiana, le vocazioni sono più rare. Oggi più che mai è necessario accogliere e assecondare la richiesta di Gesù. Il nostro paese è stato sempre culla di grandi santi, ma ogni singola comunità ha bisogno di validi ministri dell’amore di Dio. Il Padrone della messe non mancherà di fare la sua parte, suscitando lo stimolo della sua chiamata nei cuori dei giovani: noi preoccupiamoci di aiutare questi giovani, nelle nostre comunità, ad essere pronti ad accettare la sfida, ad avere la temerarietà di lasciare tutto per donarsi completamente all’amore del Padre. Anche a nostro stesso beneficio.
Mt 9,32-38
In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare e la folla presa da stupore diceva: “Non si è mai vista una cosa simile in Israele!”. Ma i farisei dicevano: “Egli scaccia i demoni per opera del principe dei demoni”.
Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità. Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!”.
Lettura
Molti sono i segni prodigiosi che Gesù e i suoi discepoli hanno via via realizzato durante la loro missione. L’evangelista Giovanni ammette di aver narrato solo i fatti che riteneva essenziali per trasmetterci la fede (cfr. Gv 21,25). Tutto ciò che faceva, le opere e le parabole del Buon Pastore erano per confortare i figli di Dio, tutte le sue pecorelle smarrite: “vedendo le folle ne sentì compassione”. È da qui che nasce l’impulso, la motivazione di tutti coloro che, ancora oggi, continuano la sua missione. Ma c’è molto da fare ancora: le necessità sono molte, e sono pochi quelli che possono occuparsene.
Meditazione
La tenera compassione che Gesù prova nel suo cuore traspare, intensa, accorata, dalla richiesta che ci rivolge: “Pregate il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!”. La vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata è un dono immenso e immeritato, che solo Dio può dare; un dono per chi la riceve e per la sua famiglia, ma anche per tutta la comunità. I sacerdoti lavorano nella e per la comunità: sono chiamati a farsi strumenti attraverso cui la Provvidenza possa operare nella storia e sulla coscienza delle singole persone. Perciò tutta la comunità ecclesiale è chiamata a proteggere e coltivare questo dono.
Se la comunità trascura o rinuncia a questa responsabilità, è sempre essa tutta intera a soffrirne le drammatiche conseguenze. Ne abbiamo esempi nei vari paesi del mondo contemporaneo. Non è solo questione di popoli poveri o ricchi: dove sono messi in discussione i valori fondanti della dignità umana e della famiglia cristiana, le vocazioni sono più rare. Oggi più che mai è necessario accogliere e assecondare la richiesta di Gesù. Il nostro paese è stato sempre culla di grandi santi, ma ogni singola comunità ha bisogno di validi ministri dell’amore di Dio. Il Padrone della messe non mancherà di fare la sua parte, suscitando lo stimolo della sua chiamata nei cuori dei giovani: noi preoccupiamoci di aiutare questi giovani, nelle nostre comunità, ad essere pronti ad accettare la sfida, ad avere la temerarietà di lasciare tutto per donarsi completamente all’amore del Padre. Anche a nostro stesso beneficio.
Nessun commento:
Posta un commento