Cattedrale 12 aprile 2001
Iniziando il Triduo pasquale, la Chiesa vuole che cominciamo la celebrazione dei misteri della nostra redenzione dentro al Cenacolo. E’ in esso infatti che viene istituito il santo sacramento dell’Eucarestia, memoriale perpetuo della morte e risurrezione del Signore, viene fondato il sacerdozio della nuova ed eterna Alleanza, è donata all’uomo che entra in essa la nuova legge. E’ sul dono dell’Eucarestia e del comandamento della carità che dobbiamo brevemente meditare. Sul sacerdozio abbiamo meditato questa mattina coi nostri sacerdoti.
1. "Questo è il mio corpo, che è per voi; questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue". E’ in queste parole che è racchiuso tutto il mistero dell’Eucarestia.
Queste parole, quando Gesù le pronuncia nel Cenacolo, esprimono l’anticipazione che Egli compie della sua morte colla sua libertà. Consapevole "che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre", Egli non vede nella sua morte che sa ormai imminente, un oscuro ed inspiegabile destino. Egli è venuto per questo. E pertanto già anticipandola nel suo Spirito, ne fa un atto di amore. La trasforma in un atto di donazione di Sé all’uomo: "…che è per voi" . L’atto redentivo è già in un certo senso compiuto la sera del Cenacolo. Ciò che accadrà il giorno dopo sulla Croce non sarà che l’attuazione di una decisione già presa: amare l’uomo fino al dono totale di Sé nella e mediante la morte.
Di questo dono che Cristo fa di se stesso, del suo corpo e del suo sangue, il pane spezzato e il calice offerto sono i segni visibili. Ma non segni vuoti, capaci solo di richiamare alla memoria un fatto di cui essi sono solo un’immagine, una metafora. Il pane e il vino sono segni che la parola di Cristo trasforma nella realtà stessa del suo Corpo e del suo Sangue: "questo è il mio Corpo; questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue". Questo è l’insondabile mistero dell’Eucarestia istituito nel Cenacolo.
L’Eucarestia è dunque la presenza permanente del sacrificio di Cristo. Questa presenza era stata una anticipazione nell’ultima cena la sera del giovedì; ora per noi, che veniamo dopo che il sacrificio della Croce si è compiuto una volta per sempre, di questo sacrifico è la memoria. Nel senso che, a causa della trasformazione del pane nel Corpo offerto per noi ed del vino nel Sangue effuso per i nostri peccati, noi siamo realmente partecipi del sacrificio della Croce. Al momento della consacrazione, i duemila anni che ci separano dal sacrificio della Croce sono aboliti: noi siamo presenti ad esso, come lo era Maria, come lo era Giovanni. La celebrazione dell’Eucarestia continua ad inserire dentro le tenebre del mondo la potenza dell’amore di Cristo, che dona Se stesso sulla Croce.
Il Sacrificio della Croce ricostituì definitivamente la Nuova ed Eterna Alleanza. La celebrazione dell’Eucarestia vi introduce ogni uomo, di generazione in generazione: nella comunione di vita col Padre mediante l’Agnello immolato. Si compie così l’antica profezia che avete sentito nella prima lettura: l’uomo è salvato dallo sterminatore che porta la morte, perché viene ricondotto dentro casa, nella famiglia del Dio vivente, la Santa Chiesa.
2. La ricostituzione della Nuova ed Eterna Alleanza attraverso il Sacrificio di Cristo eucaristicamente sempre presente richiede anche una nuova legge. "Infatti, mutato il sacerdozio, avviene necessariamente anche un mutamento della legge" [Eb 7,12]. E’ la pagina evangelica che ci rivela questo dono fattoci da Cristo nel Cenacolo: il dono di un comandamento nuovo. Quale? "anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi". E’ il nuovo comandamento dell’amore reciproco spinto fino al servizio totale degli altri, in un rinnegamento ed espropriazione radicale di se stessi.
Alla nostra mentalità può sembrare strano parlare del dono di un comandamento: una legge non richiama forse subito un obbligo e quindi una limitazione della propria libertà? Ma già il profeta Geremia aveva previsto la nuova alleanza come alleanza nella quale Dio stesso avrebbe scritto nel cuore la legge [Ger. 30,30-34]. Cioè: Dio avrebbe rigenerato l’uomo nel suo cuore ["toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne": Ez. 36,20], così che la legge del Signore non sarebbe più stata avvertita come un obbligo a noi estrinseco, ma come un’intima esigenza della nostra persona. Attraverso l’Eucarestia noi diveniamo partecipi dello stesso amore di Cristo, il quale inscrive nel nostro cuore la sua nuova legge: "dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri". La teologia cristiana interpreterà con esattezza questo fatto, dicendo che la grazia, l’effetto proprio dell’Eucarestia è la carità.
Carissimi fratelli e sorelle, questa sera tutto si rinnova: nuova Alleanza, nuovo Sacerdozio, nuova Legge perché Cristo donando Se stesso sulla Croce rigenera l’uomo nuovo, rendendolo capace di amare come Lui ha amato. E nella vita "se manca anche solo la carità tutto è vuoto; se c’è questo, tutto è pienezza" [S. Agostino, De moribus Ecclesiae catholicae 1,33,73]
Accostiamoci dunque tutti con timore ed amore alla mistica mensa e riceviamo il pane con anime pure, restando vicino al Maestro per vedere come Egli lava i piedi dei discepoli e facciamo come abbiamo visto: sottomettiamoci gli uni gli altri e laviamoci i piedi a vicenda, perché così Cristo ci ha chiesto.
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