La festa delle capanne II

“Perché i vostri discendenti sappiano che io ho fatto dimorare in capanne gli Israeliti, quando li ho condotti fuori dal paese d'Egitto. Io sono YHWH vostro Dio”. Lv 23,43

Concluso il raccolto della frutta, delle olive e finita la vendemmia, si celebra la festa delle Capanne (Sukkot). Ciò segna la fine dell'anno agricolo. La designazione corrente «festa delle Capanne» traduce soltanto parzialmente l'ebraico sukkot che significa semplicemente «capanne»; «in paesi atlantici con boschi frondosi si risvegliano false associazioni». Un'altra designazione di questa festa autunnale è «festa del Raccolto» (Es 23,16). Alla radice della festa delle Capanne ci fu una festa autunnale, nella quale le famiglie si recavano in pellegrinaggio a santuari locali per offrirvi sacrifici, come racconta la storia di Anna, la madre di Samuele, all'inizio dei libri di Samuele. Il nome «festa delle Capanne» si riferisce probabilmente all'usanza di pernottare, durante la vendemmia, nelle vigne e negli uliveti, dove servivano appunto capanne. Durante il tempo della mietitura, queste capanne erano usate come dispensatrici di ombra, che offrivano un riparo sia a lavoratori/trici, sia a chi faceva la guardia (per es. 2Sam 11,11; 1Re 20,12.16 [la CEI riporta «tende»]). La festa inizia il quindicesimo giorno del settimo mese; dura otto giorni. In questi otto giorni non si compiono lavori pesanti; sono considerati giorni di adunanza. La festa delle Capanne una festa per YHWH, ma è anche «la tua festa», una festa, quindi, gli uomini e la loro gioia. Al duro lavoro nell'agricoltura segue il piacere. Per il Deuteronomio questa gioia è il senso della festa. Durante la festa delle Capanne vanno offerti sacrifici, che in Nm 28 sono elencati esattamente per ogni giorno della festa. Secondo Lv 23,40 vengono inclusi nella festa anche frutti e rami. Lv 23 non riporta lo scopo dei rami; nella descrizione della festa delle Capanne della comunità post-esilica in Gerusalemme, i rami sono usati per costruire delle capanne; in 2Mac 10,7 (come in Flavio Giuseppe, Ant. 111,10) essi sono portati in mano. «Il ramo verde era già nella religione cananea un importante simbolo della dea e delle sue adoratrici [...]. Ma anche Baal tiene spesso in mano un ramo come scettro e viene adorato con rami dai suoi adepti [...]. Il ramo è simbolo della forza rigeneratrice che è insita nella terra e nella donna. Nella festa delle Capanne sopravviveva, così, un elemento fondamentale del culto cananeo delle dee. Forse è per questo che la festa delle Capanne viene messa in evidenza come festa di YHWH, e essa era la festa popolo Ashera» Anche qui, l dunque, un'usanza l per sé essa dipendente dal ciclo dell'anno agricolo fa da culla a una festa che non ha perduto questo carattere, ma che, storicizzandoli, riferisce i suoi elementi fondamentali all'evento dell'esodo e della peregrinazione nel deserto. Il momento della storicizzazione collega la festa delle Capanne al fatto che le israelite e gli israeliti durante la peregrinazione nel deserto abitarono in capanne. Nel periodo persiano la festa delle Capanne acquisisce un riferimento alla Torah come corpus scritto. In Ne 8,18 Esdra legge, per la festa, dal libro della Legge di Dio, vale a dire dalla Torah, che proprio in quel tempo era stata raccolta, canonizzata e proclamata come legge dell'impero persiano. Più esattamente: la festa stessa viene aperta con la lettura della Torah. Esdra infatti dà lettura e,quando arriva al passo dove si parla della festa delle Capanne, i presenti eseguono le istruzioni, e successivamente ogni giorno si fa lettura della Torah. Già il Deuteronomio collega la festa delle Capanne alla lettura della Torah. In Dt 31,10-13 Mosè dà al popolo l'istruzione di leggere dalla Torah ogni sette anni, nell'anno del condono, alla festa delle Capanne. Anche qui la lettura - come nel contesto della festa di Pesach la narrazione - serve soprattutto all'istruzione delle generazioni future. I bambini sono tenuti ad ascoltare in modo particolare. Nella tradizione giudaica questa festa ha assunto molto presto un'importanza particolare. È proprio la festa delle Capanne a essere menzionata quando sì parla di riunioni solenni, per es. in 2Mac1,9.18; sembra quasi essere diventata il paradigma della festa gioiosa, quando l'introduzione della festa di Chanukkah è descritta «come nella festa delle Capanne» (2Mac 10,6). I simboli principali della festa delle Capanne, lulav (generalmente un germoglio di palma) ed etrog (un genere di agrume), sono rappresentati anche su antichi pavimenti di sinagoghe, e vi indicano il calendario delle feste. Subito dopo la festa delle Capanne, il 23 di tishri, si celebra la festa post biblica della Gioia della Torah (Simchat Torah). L'usuale danza che si svolge in questo giorno manifesta la gioia e la passione alle quali è connesso lo studio della Torah.

LA FESTA DELLE CAPANNE NEL PROTOGIUDAISMO

Gv 7,2 menziona per la prima volta nel Vangelo di Giovanni la prossimità della festa delle Capanne, che poi farà da sfondo al c. 7. Insieme alla festa di Pesach e alla festa delle Settimane, la festa delle Capanne è, nel protogiudaismo, la terza grande festa di pellegrinaggio. Durava sette giorni (15-21 di tishri; fine settembre/primi di ottobre) e nell'ottavo veniva conclusa con un giorno di grandi celebrazioni. Era celebrata come festa di ringraziamento per la vendemmia, il raccolto della frutta e delle olive ed era così chiamata per le capanne di fronde nelle quali i partecipanti alla festa abitavano in ricordo dell'esodo (Lv 23,42s). È considerata «la festa del Signore» in assoluto (Lv 23,39), la festa della gioia che già Abramo si diceva avesse celebrato (Jub 16,21-27). È caratterizzata in particolare dai riti dell'aspersione dell'acqua di giorno e della celebrazione della luce di notte nel tempio. Ogni mattina della festa i sacerdoti versavano l'offerta dell'acqua all'altare degli olocausti, a ciò si univa la preghiera per una pioggia apportatrice di fertilità. Le luci venivano accese nel tempio di sera, nell'atrio delle donne vicino alla camera del tesoro (Gv 8,20) ed erano espressione della grande gioia per la festa.

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