Carlo Caffarra. Omelia per la II domenica di Quaresima

Caprile – Pontemaodino
16 marzo 2003

1. "Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni … Si trasfigurò davanti a loro". Carissimi fedeli, all’inizio della seconda tappa del nostro cammino quaresimale la Chiesa celebra il mistero della trasfigurazione del Signore. A prima vista può sembrare strano che durante il tempo della Quaresima, tempo di austera penitenza, si inserisca la memoria di un mistero di luce e di gloria: la luce e la gloria di Cristo trasfigurato. Come mai? La Chiesa è sapiente educatrice della nostra fede, e la ragione per cui l’evangelista Marco narra a questo punto del suo racconto evangelico la trasfigurazione del Signore, è la stessa ragione per cui la Chiesa oggi, seconda domenica di Quaresima, la celebra.

Con la sua trasfigurazione Gesù compie per la prima volta una chiara rivelazione della sua identità. La voce del Padre proclama Gesù il suo Figlio prediletto: unico, ben superiore a Mosè ed Elia e ben diverso da come il Messia era atteso. Questa rivelazione che Gesù fa di se stesso lo pone in un rapporto unico coi discepoli, con ogni uomo: Egli deve essere ascoltato, creduto e seguito.

Dentro a questo avvenimento oltre la voce divina, risuona solo la voce di Pietro: "maestro, è bello per noi stare qui". Ma l’evangelista annota: "non sapeva infatti cosa dire". L’uomo non comprende il vero significato di quanto sta accadendo, perché Pietro chiede prima del tempo di porsi nella gloria beatifica del cielo.

Carissimi fratelli e sorelle, ora possiamo comprendere perché Marco ci ha narrato questo fatto. I discepoli del Signore non devono rifugiarsi anzi tempo in esperienze che finiscono per essere evasioni dalla loro vita di ogni giorno; non devono aspirare a visioni; né anticipare quella che sarà la loro beatitudine futura. Essi devono piuttosto capire bene la necessità di seguire Gesù nella passione e nella morte: la trasfigurazione dona la certezza che attraverso il cammino faticoso della croce giungeranno alla gloria di Cristo. Ponendosi alla sequela di Cristo, il suo discepolo è sicuro che "se moriamo con Lui, vivremo con Lui: se con Lui perseveriamo, con Lui anche regneremo" [2Tim 2,11b-12a].

Carissimi fratelli e sorelle, ora possiamo comprendere perché la Chiesa ci fa oggi contemplare Cristo trasfigurato, durante la Quaresima. Questa contemplazione diventa esortazione, monito e conforto nel nostro cammino di penitenza e conversione verso la Pasqua. È esortazione a non rinunciare al duro lavoro di cambiamento del nostro cuore; è monito a pensare che non si può arrivare alla gloria della trasfigurazione pasquale se non si transita attraverso la Croce; è conforto perché contemplando il destino finale cui siamo chiamati ci sentiamo spronati a vivere intensamente la nostra fede.

2. Ma oggi noi diamo inizio alla Visita pastorale. Questa coincidenza non è fortuita. Starò con voi durante questa settimana per aiutarvi a camminare nella via del Signore.

È una via che spesso va contro alla nostra natura corrotta dal peccato; è una fedeltà che comporta fortezza d’animo, dovendo noi non conformarci alla mentalità di questo mondo. Il Padre ci ha detto: "ascoltatelo". La mia presenza fra voi vuole aiutarvi ad ascoltare la voce del Signore.

Siamo certi che attraverso questo ascolto noi diventiamo partecipi della stesa gloria di Cristo trasfigurato.

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