E' il Signore. don Romeo Maggioni

Scrive san Luca: "Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del Regno di Dio" (At 1,3). Gesù non solo parlò del Regno, ma si mise subito a costituirne l'inizio e la primizia, che è la sua Chiesa, organizzandovi la vita interna. Nel descrivere infatti queste apparizioni l'accento cade sulla comunità riunita "il primo giorno dopo il sabato", e "allo spezzare del pane"; e sulla missione che viene affidata agli Apostoli ("Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi"), e oggi a Pietro come capo della sua stessa Chiesa.
Ci è data così occasione di capire l'intima struttura della Chiesa voluta da Gesù come luogo privilegiato dell'incontro con Lui vivo e salvatore.

1) "VENITE A MANGIARE"

La pesca sul lago - era lavoro quotidiano di questi pescatori - è simbolo della esistenza dell'uomo che opera per la propria riuscita e felicità. Nonostante gli sforzi - e certamente l'esperienza e la competenza - "in quella notte non presero nulla". Appare Gesù e dà un ordine: "Gettate la rete!". Già altra volta Pietro - in mezzo ad un analogo fallimento - aveva avuto il coraggio di dire: "Sulla tua parola getterò le reti " (Lc 5,5); e come allora, anche qui il successo non manca: "trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci". Con Gesù la riuscita umana è piena e sicura. Lo aveva pur detto: "Senza di me non potete far nulla" (Gv 15,5).
Gesù è là sulla riva con un fuoco acceso per preparare un pasto: "Portate un po' del pesce che avete preso or ora"; - eco del nostro offertorio alla messa dove portiamo all'altare il frutto del nostro lavoro! "Gesù disse loro: Venite a mangiare. Prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce". Già altra volta aveva sfamato i suoi col moltiplicare pani e pesci, e allora aveva parlato dell'Eucaristia: "Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo" (Gv 6,51). Nella Chiesa primitiva il pesce era il segno di Cristo; con la parola "Ictus" infatti si professava: "Gesù Cristo, Figlio di Dio, salvatore". Gesù raccoglie la sua comunità, dalla sera dell'Ultima Cena, attorno ad un pasto che contiene e comunica la sua presenza e la sua azione di salvezza.

"E' il Signore!", dice allora Giovanni. "E nessuno dei discepoli osava domandargli: Chi sei?, poiché sapevano bene che era il Signore". La loro titubanza di fronte ad un Risorto dai morti, è la nostra stessa titubanza nei confronti dei poveri segni dell'Eucaristia; di fronte ai quali però siamo invitati a professare la stessa fede e lo stesso riconoscimento di Gesù risorto e vivo tra noi. Noi cristiani crediamo che Gesù è realmente e personalmente presente sotto i segni del pane e del vino, e che proprio qui nutre e costruisce la sua Chiesa comunicando se stesso: "Chi mangia di me vivrà per me" (Gv 6,57). La messa è oggi in concreto il luogo dell'incontro con Gesù vivo, cioè col Dio fattosi carne e divenuto nostra unica salvezza.

2) "PASCI LE MIE PECORELLE"

La presenza sacramentale è però affiancata da un'altra presenza, più visibile e storica, quella del ministero apostolico. Nel cenacolo la sera di Pasqua Gesù alitò sugli Apostoli e disse: "Ricevete lo Spirito santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi..." (Gv 20,22); ancora qui in Galilea, come racconta Matteo, Gesù disse: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le genti, battezzandole.." (Mt 28,18-19). Qui è a Pietro che conferisce quel primato che un giorno gli aveva promesso con le parole: "Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa" (Mt 16,18). Ora gli dice: "Pasci i miei agnelli. Pasci le mie pecorelle". Gesù ha voluto affidare un servizio di responsabilità e di guida a Pietro e ai suoi successori, in riferimento soprattutto alla fede: "Simone, Simone - gli disse un giorno - io ho pregato per te, che non venga mai meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli" (Lc 22,32).

Il servizio apostolico è appunto quello della testimonianza coraggiosa di Gesù risorto. Proibito di predicare, Pietro insieme con gli altri apostoli dirà: "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, lo ha innalzato alla sua destra facendolo capo e salvatore; e di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo" (I lett.). E' una testimonianza capace di giungere alla persecuzione e al martirio: "Li fecero fustigare...; ma essi se ne andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù" (I lett.). E a Pietro in particolare Gesù fa balenare una fine non proprio facile: "Quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi. Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio". Lo sappiamo poi martirizzato a Roma al tempo di Nerone.

La radice e la forza di questa testimonianza è però l'amore. "Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro? Gli rispose: Certo, Signore, tu lo sai che ti amo". E non un amore di innocenza, bensì di penitenza. Tre volte Pietro aveva rinnegato il Maestro; tre volte ora gli è richiesto un atto d'amore. A dirci forse anche che chi ci guida nella Chiesa deve essere capace di comprensione e compassione, per aver lui per primo sentito il bisogno della misericordia di Dio. Davanti a Dio non contano altri meriti se non quelli del cuore che sa amare, con sincerità, anche se nella debolezza. "Se mi ami... pasci". Preghiamo per i nostri preti perché siano sempre secondo il cuore di Cristo.

Ecco dove oggi noi possiamo incontrare quel Dio che ci è venuto incontro in Cristo: nella Chiesa da Lui voluta, alla guida del Papa e dei vescovi, attorno al sacramento della sua Presenza, l'Eucaristia. "Non può avere Dio per Padre chi non ha la Chiesa per madre" (San Cipriano). Amiamo la Chiesa, nostra madre: questa è la famiglia di Dio nel tempo che sfocerà in casa Trinità, dove noi oggi iniziamo ad essere figli di Dio per divenirne alla fine eredi. Potremo anche noi un giorno pieni di riconoscenza unirci al coro della Chiesa celeste e cantare: "A Colui che siede sul trono e all'Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli" (II lett.). Amen.

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