Lc 5,1-11: lo stupore

Appunti di esegesi


  • l'inizio del racconto di questa sera, della narrazione di Luca, è molto pacato e tranquillo. Se guardiamo i vv. 1-3 ecco cosa si descrive: Gesù è in riva al lago ed è attorniato dalla folla; non ci meravigliamo: già dal cap. 4 si diceva che la fama di Gesù si diffondeva dappertutto, e dopo l'insuccesso di Nazareth la predicazione e l'attività taumaturgica (i miracoli) di Gesù hanno ripreso alla grande, senza sosta: insegna a Cafarnao, scaccia un demonio, guarisce la suocera di Pietro e tutti gli ammalati e indemoniati della città; poi si sposta da Cafarnao, costeggiando il lago, e non è da meravigliarsi se con tutto questo è circondato da molta gente. Anzi, così tanta gente che per andare meglio a predicare, o per non essere schiacciato dalla folla, Gesù chiede alloggio sulla barca di Simone. Sale sulla barca, prega Simone di scostarsi un poco da terra, si siede (come un bravo maestro) e insegna. Avete notato i movimenti di Gesù? All'inizio sta sulla riva, insieme alla folla; poi sale nella barca e, insieme a Pietro, si scosta un po' da terra; e così contemporaneamente si allontana dalla folla e si avvicina a Pietro. È solo il primo passo dell'incontro tra Gesù e Pietro, perché Gesù continua a parlare con la folla e non si rivolge ancora a Simone. Però Luca avverte questo movimento e decide di non raccontarci la predica, l'insegnamento di Gesù (quella di Nazareth può bastare); in mezza riga liquida il discorso e al v. 4 ha già dimenticato la folla. Con il v. 4 entriamo nel vivo della narrazione, e i personaggi sono Gesù, Pietro, e gli altri che erano con lui


  • i vv. 4-7 sono il racconto di un miracolo: sulla parola di Gesù, Pietro getta le reti e pesca una quantità enorme di pesci. Ma riassunto così come ho fatto io il miracolo non dice nulla; in realtà nel racconto di Luca c'è tutta una serie di dati, di dettagli, di sfumature che dice come sia stato un miracolo gigantesco, una cosa eccezionale. Primo dato: Gesù non è un pescatore, ma Simone sì; e ha già pescato tutta la notte senza prendere nulla (la notte, tra parentesi, è il momento più propizio per pescare); quindi Gesù riesce laddove dei pescatori, cioè dei professionisti, nel tempo migliore della giornata che è la notte, hanno già provato a pescare, ma inutilmente, senza risultato. Questo è un primo dato che fa risaltare il miracolo di Gesù. Un secondo elemento è la quantità smisurata di pesci; Luca dice in tutti i modi che i pesci pescati da Pietro e compagni sono tantissimi: «presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano; vennero i compagni dell'altra barca e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano». È un miracolo eccezionale quello a cui assistono, o meglio sono partecipi, Pietro e i suoi compagni; un miracolo straordinario, impressionante, ad effetto


  • e ha proprio fatto effetto questo miracolo su Pietro e sugli altri che erano con lui; è quanto ci raccontano i vv. 8-11: rimangono tutti impressionati. La reazione di Pietro, poi, è quella su cui Luca attira di più la nostra attenzione: «al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore"» (v. 8). Attenzione: Pietro non dice "ho peccato" (come il Figlio Prodigo: «Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te», Lc 15,18.21), ma "sono peccatore": questa frase non ha un significato morale, come se a Pietro fossero venuti in mente i peccati della sua vita, vedendo tutti questi pesci. Con il gesto di prostrarsi ai piedi di Gesù e dire "allontanati da me, perché sono un peccatore" Pietro esprime tutta la grandezza di Gesù e la piccolezza sua. Come Isaia, che di fronte a Dio che si rivela in tutta la sua gloria dice: «Ohimè, sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono, in mezzo ad un popolo dalle labbra impure io abito» (Is 6,5). Nella Bibbia c'è la consapevolezza che non si può avvicinare troppo Dio e tutto ciò che lo riguarda; chi vede Dio muore (es. Gdc 13,22: dopo la visione di un angelo il padre di Sansone dice alla moglie «Moriremo certamente perché abbiamo visto Dio»). Pietro è così profondamente consapevole di avere di fronte una persona eccezionale, che non si ritiene degno di stare alla sua presenza. Tutta la grandezza, allora, con cui avviene il miracolo, la pesca miracolosa, ha questo scopo: impressionare Pietro e quelli che erano con lui, lasciarli stupiti e quasi tramortiti, far loro percepire la straordinarietà di quella persona che sta lì, in barca con loro


  • Pietro conosceva già Gesù: aveva guarito sua suocera (Lc 4,38-39) e poi sempre a Cafarnao aveva fatto tanti altri miracoli (guarigioni ed esorcismi: Lc 4,40-41); ma quelli erano miracoli "normali", se si può dire così; nel senso che dopo Simone era tornato a fare il suo lavoro. Questa volta invece l'esito è diverso, l'uomo cambia vita: «tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono», così finisce il nostro racconto al v. 11. Non c'è neanche bisogno che Gesù formalizzi la chiamata, dica «Seguitemi»; dopo il miracolo, per Pietro Giacomo e Giovanni tutto diventa secondario, relativo, rispetto a Gesù. Proprio tutto diventa relativo, anche la gran quantità di pesce pescato: capito, o meglio intuito chi è Gesù, non portano neanche via il pesce, ma lo lasciano lì, insieme con le reti la barca e tutto il resto: lasciato tutto, lo seguirono. Non so se si può usare questa immagine, ma tutto quel pesce su cui il racconto di Luca insiste tanto è solo un'esca con cui Gesù attira a sé Pietro, Giacomo e Giovanni; ed è stata un'esca azzeccata, ad hoc: Gesù non ha fatto roteare il sole, volare gli alberi, saltare le montagne per impressionare questi tre uomini; erano pescatori e li ha stupiti facendo fare loro una pesca meravigliosa. Ma tutto aveva un solo scopo: che rimanessero incantati da Gesù, che si accorgessero di lui, che percepissero la sua presenza eccezionale, ammaliante, prioritaria su tutto il resto. Incontrato Gesù, dei pesci non è più interessato niente a nessuno



Spunti di meditazione


  • sembra proprio che sia un modo di fare di Dio, che non spinge, ma attira; non forza, ma affascina; non costringe, ma stupisce, incanta, seduce, per usare un'immagine di Geremia. Potrebbe anzi essere bello rileggere qualche passaggio del capitolo 20 di Geremia: «mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto forza e hai prevalso» (v. 1); ma questo "mi hai fatto forza" non è di chi è costretto, quanto piuttosto di chi è ammaliato nell'intimo: «Mi dicevo: "non penserò più a lui, non parlerò più in suo nome", ma nel mio cuore c'era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo» (v. 9). Questo è il modo di agire di Dio. Vi ho messo nel foglietto anche la vocazione di Isaia, che ha uno schema molto simile a quella di Pietro: Dio affascina Isaia, che si sente impuro perché percepisce la presenza di Dio, e allora è pronto per la missione (cfr. Is 6,1-8)


  • certo, leggendo la vocazione di Pietro non bisogna cadere nella tentazione di farne uno standard: Pietro era una persona impulsiva e Gesù l'ha affascinato con un miracolo. S. Agostino invece era un tipo intelligentissimo e molto riflessivo, ed è arrivato ad incontrare il Signore, è stato affascinato da lui solo dopo un lungo cammino intellettuale (non solo, ma molto); di fronte ad un miracolo, il giovane Agostino avrebbe forse reagito con scetticismo, non con lo stupore di Pietro. Gedeone invece era un tipo pratico e provato dalla vita; leggiamo nel libro dei Giudici al cap. 6 (Gdc 6, 11-24) che l'angelo del Signore gli appare per mandarlo a liberare Israele dai Madianiti e gli dice «Il Signore è con te, uomo forte e valoroso» (v. 12), e lui gli risponde: «Se il Signore è con noi, perché ci è capitato tutto questo?» (v. 13) – Israele era infatti oppresso dai nemici Madianiti –, e poi aggiunge: dammi un segno, perché io possa sapere che sei proprio un angelo del Signore e non l'ennesima illusione; l'angelo del Signore gli concede un segno, e così conquista Gedeone


  • per cui forse non tutti adesso, pregando, ricorderemo il giorno e l'ora esatti in cui siamo stati folgorati da Dio. Però tutti possiamo tracciare un percorso, mettere insieme delle tappe, congiungere i puntini e vederne emergere una figura. Magari guardando indietro ci verrà da sorridere, al pensiero di come il Signore ci ha conquistati con cose che adesso ci sembrano banali, guardandole cinque o dieci o venti anni dopo; come i pesci di Pietro, erano solo un'esca, l'importante è avere incontrato lui


  • chi di noi è sposato dovrebbe aver diritto ad una mezzora supplementare di preghiera, perché dev'essere bello ripercorrere la storia dell'incontro con la propria moglie o marito, oltre a quella dell'incontro con Dio. Ma un po' tutti possiamo ricordare con stupore di come magari per sbaglio abbiamo incontrato una persona, che poi ci è divenuta amico/a, e le nostre vite sono state legate per sempre


  • leggere la storia "Le strade della vita": K. Blixen, La Mia Africa (Feltrinelli; Milano 1959; Universale Economica Feltrinelli, Milano 200023) 198-200 fino alle prime due righe in alto

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