Da Aleksandr Men’, Io credo. Il Simbolo della fede, Nova millennium editrice, Roma, 2007, pp.56-60.
Non ho paura di tornare a ripetere che ogni cultura al mondo possiede i propri templi, i canti, le campane, i rosari, i trattati, i conventi e molto altro, ma la differenza principale del cristianesimo rispetto alle altre religioni del mondo consiste nella persona di Gesù Cristo.
Questa Persona, questa Rivelazione, non esiste altrove. E per quanto sia stata grande la persona di Gautama il Budda che fondò il buddismo, i suoi orientamenti, i suoi insegnamenti, i suoi principii sono molto più essenziali per il buddismo della persona stessa del Budda. In fin dei conti, se Maometto non fosse comparso sulla terra, e se altri, ignoto, avesse proposto i dogmi importantissimi dell’unicità di Dio, dell'obbedienza a Dio, delle preghiere più volte al giorno, ecc. l'islam sarebbe comunque diventato tale qual è oggi.
Invece il cristianesimo, senza Cristo perde la sostanza, l'ultima e la più importante.
In una novella di Vladimir Solov'ëv, scritta poco prima di morire, e intitolata Breve novella sull’Anticristo, è presentata una scena ove il presidente dell'intero pianeta, il sovrano della Terra, raduna i rappresentanti delle principali Chiese cristiane. Ai cattolici promette la costruzione di templi particolarmente sfarzosi, agli ortodossi di creare musei straordinariamente preziosi dedicati all'arte ecclesiastica antica, ai protestanti di fondare nuovi istituti per lo studio della Sacra Scrittura e della teologia. Sembra che tutti siano contenti. Ma i tre capi della chiesa, il papa Pietro, lo starec Joann e il professor Pauli, gli rivolgono una domanda diretta: qual è il suo atteggiamento nei confronti di Gesù Cristo? «Tu ci proponi tutto, tranne Lui». Questo è cristianesimo senza Cristo. Estetica, scienza, tradizione, liturgia... ma manca la cosa principale! Manca il Figlio dell'Uomo, crocefisso e risorto! E grazie a questo indizio lo starec Joann, il papa Pietro e il dottor Pauli smascherano l'anticristo nel presidente del mondo. È questo un brano d'importanza primaria nel chiarire la visione di Vladimir Solov'ëv sul mistero del cristianesimo.
Va detto che da allora non è cambiato nulla; e anche dal tempo in cui fu scritto il Vangelo, in questo senso, non è cambiato niente. «Io sono l'Alfa e l'Omega, il principio e la fine», dice il Signore Gesù Cristo. E quando noi leggiamo i testi più antichi - cronologicamente più antichi - del Nuovo Testamento, vi troviamo le parole dell'apostolo Paolo, il quale dice che l'uomo si salva, cioè si approssima a Dio, non attraverso la legge, non con le cose della legge, ma attraverso la fede in Gesù Cristo.
Questo che cosa significa? La legge è un certo ordine della vita. La legge è una religione appartenente alla cultura umana. Questa cultura, naturalmente, come si suol dire, ha "radici terrene". Tutto importante e indispensabile; ma questa eredità culturale non può compiere la svolta, perché in essa ci sono troppe cose umane, e solamente umane. E solo quando l’uomo scopre per sé Cristo, immortale, sempre vivo, allora si compie quello che in uno specifico linguaggio biblico si chiama salvezza, cioè comunione dell’uomo alla Vita vera, alla quale l’anima brama, alla quale aspira. Ecco perché il Signore Gesù Cristo chiamò la Sua predicazione besorà, che significa “lieta novella”, in greco evanghelion. Noi la chiamiamo Vangelo, la Lieta o Buona Novella. Di che cosa tratta questa Novella?
I beduini hanno questa usanza: quando nasce un maschio, la donna che ha assistito al parto va dal padre del bambino e gli dice: “Io ti annunzio una grande gioia: ti è nato un figlio”. E noi, quando apriamo il Vangelo secondo Luca, leggiamo queste parole: di notte i pastori sorvegliano le proprie greggi, e all’improvviso si apre loro la Gloria del Signore. In linguaggio biblico ciò significa l’apparizione del Mistero in questo mondo materiale. E loro odono: “Io vi annunzio una grande gioia (...), oggi nella città di Davide vi è nato un Salvatore, che è il Cristo Signore”. [...] Il Re venne per regnare, ma nacque come un povero. Trent’anni dopo l’evento della Natività, sulla riva del fiume Giordano ebbe luogo un dialogo interessante: due pescatori incontrarono un amico comune che, come loro, si trovava in riva al fiume nel mezzo della folla, e gli dissero delle strane parole: “Abbiamo trovato il Messia”. Il pescatore disse: “Chi è costui?”. “È Gesù di Nazareth, il figlio di Giuseppe”. Egli certamente non credette. Allora, semplicemente, gli dissero: “Vieni e vedi”. Fu questa la prova principale, la quale ancora oggi il cristianesimo mondiale mostra a coloro che lo vogliono conoscere. Si dicono queste due parole: “Vieni e vedi”.
Ed ora cerchiamo di vedere meglio l’immagine di Colui il quale è raffigurato per noi nel Vangelo. Un’immagine che non si è sbiadita nel corso di venti secoli. Quale grande genio poté creare mai una tale immagine? Non senza ragione Jean Jacques Rousseau diceva che chi fosse stato in grado di inventare il Cristo sarebbe dovuto essere ancor più meraviglioso di Lui. Si è parlato anche di creazione artistica collettiva popolare. Io penso che una tale attività artistica non esiste. Esiste l’attività anonima. Ciò nondimeno è sintomatico che il Vangelo non sia stato scritto da una sola persona.
Se vi fosse stato un solo Vangelo secondo Giovanni, noi avremmo detto: “È esistito un grande genio di nome Giovanni che produsse una tale figura”. Ma gli evangelisti sono quattro, e ognuno di loro vede Cristo dal proprio punto di vista. Gli scrittori utilizzano procedimenti artistici particolari per poter dare ad un personaggio maggior volume, maggiore vitalità, e renderlo più verosimile. Per farlo bisogna accentuare dei difetti, mostrare i lati deboli del protagonista, coprire con ombre sfumate il suo ritratto. Gli evangelisti non coprono con nessuna ombra l'immagine del Cristo. Nonostante ciò Egli risulta sorprendentemente vivo, reale e "palpabile". Sono passati i tempi quando si riteneva che il Vangelo fosse stato redatto in epoche più recenti, molte generazioni dopo la vita di Gesù Cristo. Oggi sappiamo benissimo che tutti e quattro i vangeli vennero scritti nello stesso secolo in cui si erano svolti gli eventi evangelici.
Esistono manoscritti antichissimi del Vangelo, risalenti all'epoca paleocristiana. Il più recente è il Vangelo secondo Gio¬vanni, scritto intorno all'anno 90 d.C. Un frammento del manoscritto di questo Vangelo, datato circa al 130 d.C., venne trovato in Egitto, cioè qualcuno lo aveva già copiato e portato in Egitto. Ma a quei tempi non viaggiavano con gli aerei, tutto si svolgeva molto lentamente. Del fatto che il libro fosse molto ben noto e venisse diffuso sin dagli inizi, testimoniano migliaia di papiri antichi e di manoscritti su pergamena. Centinaia di essi risalgono al periodo paleocristiano. Non è rimasta un'altrettale quantità di opere degli scrittori antichi, né romani né greci (Omero, Tacito, Virgilio), non si sono conservati tanti manoscritti antichi. Il maggior numero di essi risalgono all'epoca rinascimentale.
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