Commento al Vangelo della XII domenica del Tempo Ordinario A




IL Commento

Siamo indissolubilmente legati al Signore che ci ha inviati. Non possiamo pensare un destino diverso dal suo. E' l'opera che Dio ha pensato per ciascuno di noi, suoi familiari. Il demonio ci inganna e ci porta a temere quello di cui invece non v'è d'aver paura.
Le persecuzioni, le calunnie, la croce, sono scritte nel libro della nostra vita. Certo la paura umana di fronte alle sofferenze è normale. Ma qui si tratta di un timore che condiziona la nostra esistenza, che ci spinge a scappare, ad alienarci e sbiadisce i contorni della verità sino a confonderli con la menzogna.
Abbandonati al Signore occorre imparare il santo timore di Dio. Quel timore di perdere la sua Grazia, il suo amore, la sua familiarità. Il timore che è principio di Sapienza e di immortalità. Il timore che ha le radici nella speranza del compimento di questo amore che già, qui ed ora, stiamo pregustando. Siamo preziosi ai suoi occhi.
Ed in noi è prezioso per Dio ogni uomo, anche chi ci perseguita. Unico timore è l'inferno, per cui ogni istante della nostra vita è speso a testimoniare il Cielo per strappare questa generazione dall'inganno che connduce alla Geenna. Il nostro santo timore è la porta del Cielo per chi ci è accanto. Familiari, amici, colleghi, nemici.

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