Mt 7, 21-27
Lui solo conosce in profondità la natura delle malattie spirituali che ci affliggono, Lui solo conosce le operazioni a cui dovrà sottoporci e le terapie che dovremo seguire per riacquistare la salute. Ma non potrà sottoporci a nessuna operazione, non ci prescriverà nessuna terapia se non decidiamo liberamente di metterci nelle sue mani, se non decidiamo seriamente di affidargli la nostra vita dicendo: Non la mia, ma la tua volontà sia fatta.
Qualcuno potrebbe dire: A me non sembra proprio di essere ammalato. Conviene allora riflettere sul fatto che c'è una salute del corpo e c'è una salute dell'anima e chiederci: quando possiamo dire che il corpo è in buona salute e quando possiamo dire altrettanto dell'anima? Possiamo dire che il nostro corpo è in buona salute quando progredisce ordinatamente verso il suo pieno sviluppo, e una volta che l'ha raggiunto è in grado di contrastare tutti quei fattori che, minacciando la sua integrità, tendono a poco a poco a fargli perdere le sue funzioni fino a farlo morire. Così, anche la nostra anima è in buona salute quando progredisce ordinatamente verso il suo pieno sviluppo, verso la sua piena vitalità, ed è in grado di resistere a tutto ciò che minaccia la sua integrità o rischia di intossicarla fino a farla morire.
Ma quando possiamo dire che un'anima progredisce verso il suo pieno sviluppo o verso la sua piena vitalità? Un'anima progredisce verso il suo pieno sviluppo quando progredisce in lei l'amore di Dio e l'amore del prossimo; un'anima raggiunge la pienezza di vita quando l'amore di Dio e l'amore del prossimo hanno raggiunto in lei quella perfezione a cui Dio la vuole condurre. Un'anima è viva quando è vivo in lei l'amore di Dio. Ora, ognuno di noi ha un'anima che rispetto all'amore di Dio e del prossimo può essere: quasi morta, più o meno ammalata, più o meno in via di guarigione; in ogni caso ognuno di noi ha un'anima che non potrà rivivere, guarire, o giungere alla pienezza della vita se non accetta seriamente e liberamente di mettersi nelle mani di Dio, cioè di fare la sua volontà.
Ma che cosa succede a quelli che accettano di mettersi nelle mani di Dio? Quelli che accettano di mettersi nelle mani di Dio, verranno da Lui sottoposti ad una vera e propria operazione, un'operazione al cuore (Ez 36, 25-27); Dio si propone di togliere il loro cuore di pietra per mettere al suo posto un cuore di carne, un cuore che sappia amare, perché quelli che non sanno amare non possono entrare nel suo Regno, essendo il suo il Regno dell'amore. Verrà poi un certo giorno... il giorno in cui il Signore renderà noto a ciascuno di noi qual è lo stato di salute della nostra anima, e ci farà sapere se possiamo entrare oppure no nel suo Regno; entreremo se l'operazione al cuore, cioè la sostituzione del nostro cuore di pietra sarà riuscita bene.
Siccome questa operazione è della massima importanza, in quanto dipende da essa la nostra felicità eterna, Gesù dice senza mezzi termini ciò che può capitare a chi si presenterà a Lui con un cuore che, in apparenza è un cuore di carne, ma in realtà è un cuore di pietra. Molti diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità.
Queste parole dure, che forse ci spaventano anche un po', sono dette per il nostro bene, hanno cioè lo scopo di farci riflettere attentamente sulle motivazioni ultime delle nostre azioni. Esse dovrebbero suggerirci la domanda: quando la motivazione ultima delle nostre azioni è buona? E quando non lo è? La motivazione ultima delle nostre azioni è buona quando tende all'amore di Dio, oppure all'amore del prossimo, oppure ad un ordinato amore di sé; ora, uno ama ordinatamente se stesso quando cerca il proprio bene in Dio e lo loda e lo ringrazia per quanto da Lui riceve; allo stesso modo, uno ama ordinatamente il prossimo quando vuole per il prossimo quello che vuole per sé, ossia che il prossimo cerchi in Dio ogni suo bene e lo ringrazi e lo lodi per quanto da Lui riceve. Vediamo così che, in fondo, l'intenzione di un'azione è buona quando tende in qualche modo alla lode e alla gloria di Dio.
Secondo questo modo di vedere possiamo ora tentare di capire dove sta la malvagità o l'iniquità di quelli che, pur compiendo azioni buone come profetare, scacciare demoni o compiere miracoli, vengono rimproverati duramente dal Signore, anzi, vengono esclusi dal suo Regno. La loro malvagità non stava nelle azioni compiute, che anzi erano buone, ma nell'intenzione con cui le compivano; se la loro intenzione fosse stata la gloria di Dio, il Signore non li avrebbe certamente rimproverati, se li ha rimproverati è perché cercavano un'altra gloria, ossia la propria. Con altre parole si potrebbe dire: in tutte le loro azioni il loro sguardo non era rivolto verso Dio, ma verso il proprio io. Ma uno sguardo rivolto verso il proprio io è contrario a una delle leggi fondamentali dell'amore, infatti, perché una comunità funzioni secondo le leggi dell'amore si richiede che le preoccupazioni, le attenzioni, le delicatezze, il desiderio della gloria, siano per gli altri e non per se stessi. Tutto ciò che uno fa e tutto ciò che uno è deve essere per l'altro; nel Regno dei cieli, tutti si comporteranno in questo modo, e sarà lo splendore dell'amore.
Mentre siamo su questa terra, la nostra situazione si trova da qualche parte fra questi due estremi: un estremo positivo, in cui lo sguardo è completamente e stabilmente rivolto verso Dio e verso i fratelli, e un estremo negativo in cui lo sguardo è completamente e stabilmente rivolto verso il proprio io; noi ci muoviamo inevitabilmente verso l'uno o verso l'altro estremo. Ogni nostra azione rischia di essere inquinata da un desiderio più o meno forte di essere al centro dell'attenzione, da un desiderio che cerca la lode degli uomini. Solo se accetteremo di dare la nostra vita a Dio, solo se accetteremo di fare la sua volontà e non la nostra, Lui riuscirà a convertire il nostro sguardo per orientarlo sempre più verso di Lui; se invece non accettiamo di fare la sua volontà saremo sempre più attratti dall'estremo negativo, ossia diventeremo o rimarremo sempre più prigionieri di noi stessi, e da noi stessi non possiamo far altro che andare in rovina e venire esclusi dal Regno dei cieli.
La casa costruita sulla roccia o sulla sabbia
La parabola che segue ci fa riflettere sulla saggezza di chi sceglie di regolare la propria vita secondo la volontà di Dio, e la stoltezza di chi vuole regolarsi secondo la propria.
Il desiderio di costruirsi una casa è comune ai saggi e agli stolti. La casa infatti è il luogo della protezione, della sicurezza, del riposo, degli affetti, della serenità, dell'amore, e tutti desiderano questi beni. È inoltre cosa nota che costruire sulla roccia è molto più faticoso che costruire sulla sabbia. Così, chi costruisce sulla sabbia finisce il lavoro molto prima e mentre si riposa e gode per quanto ha fatto, forse deride o critica chi, dopo lunghe ed estenuanti fatiche, lavorando con mazze e punteruoli, non è ancora riuscito a finire le fondamenta. Un'ulteriore differenza fra il saggio e lo stolto è che il saggio, ragionando anche a lungo termine, vuole tener conto delle probabili intemperie che possono abbattersi su una casa, vuole che la sua sia solida e possa proteggerlo anche nei casi avversi; lo stolto invece, non si sforza di ragionare, è superficiale, non vede più in là del suo naso, non pensa che ci potranno essere momenti in cui la sua costruzione sarà esposta all'imperversare di violente tempeste.
Quello che accade nella costruzione di una casa materiale è simile a quello che accade a noi quando cerchiamo di costruirci una vita in cui ci sia sicurezza, gioia, amore, riposo, protezione nei casi avversi. Questi beni sono ricercati da tutti, non tutti però basano la loro ricerca sul medesimo fondamento; ora, i fondamenti possibili sono solo due: o uno costruisce la sua vita avendo come riferimento la propria volontà, oppure la costruisce avendo come riferimento la volontà di Dio. Chi adotta il primo metodo sembra riuscire ad ottenere in breve tempo, e senza troppa fatica, notevoli successi. La prima fatica che evita è quella dell'osservanza e della fedeltà nei confronti della legge di Dio; anche se non uccide e non ruba, non si preoccupa affatto di cercare di conoscere e amare Dio, di rispettarlo e di onorarlo, quanto poi ai piaceri che questa vita offre, non si chiede troppo se siano leciti o illeciti, se goderne in modo misurato o senza freno. La sua coscienza non si fa troppi scrupoli, se qualche piccola o grande menzogna riesce a risolvere situazioni imbarazzanti o favorirlo negli affari, ne approfitta subito. Essendo abituato a pensare quasi esclusivamente a se stesso, si accorge poco delle sofferenze o dello stato di necessità di chi gli sta vicino, figuriamoci di chi gli sta lontano. Non si preoccupa di evitare le compagnie pericolose o i discorsi vani, anzi, come uno che sa cos'è la vita e come va il mondo, sentenzia con arroganza su ogni argomento e sulle questioni più complesse. Libero da ogni riferimento a Dio e dall'osservanza della sua legge, trascorre la vita senza troppi problemi, con una certa serenità e l'amicizia di chi pensa e si comporta allo stesso modo.
Le cose vanno diversamente per chi vuole costruire sulla roccia, per chi vuole costruire prendendo come riferimento la volontà di Dio. La prima manifestazione della volontà di Dio nei nostri confronti, la prima cosa che Lui vuole per il nostro bene, è che osserviamo la sua legge e la mettiamo in pratica, la sua legge sono i dieci comandamenti, tutti i dieci comandamenti, non un comandamento si e l'altro no. Evidentemente chi vuole osservare i comandamenti non è più libero di fare quello che vuole, ma dovrà impegnarsi a cercare di conoscere e amare Dio, rispettarlo, onorarlo, pregarlo. Dovrà cercare la rettitudine nei pensieri, nelle parole, nelle azioni. Dovrà fuggire i piaceri illeciti e moderarsi in quelli leciti. Dovrà fuggire con orrore ogni forma di menzogna e di ipocrisia. Dovrà cercare di assolvere meglio che può i doveri del proprio stato - mentre l'uomo stolto spesso si accontenta delle apparenze -. Dovrà essere attento a chi, vicino o lontano, soffre o si trova in stato di necessità e cercare per quanto può di aiutare il suo prossimo.
Un altro esercizio molto importante per chi vuole costruire sulla roccia è quello di imparare a fidarsi di Dio. Così, quando arriveranno momenti di difficoltà e di sconforto, invece di cercare l'aiuto e la consolazione che si possono ottenere con i mezzi umani, dovrà a poco a poco imparare a cercare l'aiuto, la consolazione e la forza che vengono da Dio, ricorrendo a Lui con una preghiera umile e fiduciosa in ogni circostanza. Questo esercizio richiede ancora che ci fidiamo di Lui anche quando sembra non rispondere alle nostre preghiere, anche quando, magari dopo anni ed anni, Lui non realizza quello che noi con il suo aiuto avremmo voluto realizzare. Un giorno vedremo... un giorno capiremo... Imparare a fare la volontà di Dio vuole anche dire che non dobbiamo tanto pregarlo perché realizzi i progetti che abbiamo in mente noi, ma piuttosto perché possiamo capire, essere docili e realizzare i progetti che Lui ha in mente per noi. Fare la volontà di Dio è anche accettare, con il suo aiuto, le tribolazioni, a volte non piccole, attraverso le quali vuole che passiamo.
Rimanere fedeli a questi esercizi per anni ed anni, resistere alle tentazioni di vario tipo che si incontrano lungo il cammino, è un lavoro faticoso come scavare le fondamenta di una casa su una roccia. Ci sono dei momenti in cui si è esausti e non se ne può più, questi però sono anche momenti preziosi in cui si impara a riconoscere che, se non fosse il Signore ad aiutarci, da noi stessi non riusciremmo a combinare nulla, proprio come dice il salmo 126: Se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano la veglia il custode. Se costruire sulla roccia, ossia secondo la volontà di Dio, ha lo svantaggio di essere un lavoro lungo, impegnativo e faticoso, ha però il vantaggio di realizzare una costruzione solida, capace di resistere all'imperversare delle più violente intemperie; chi vi abita può stare sicuro, la costruzione è garantita contro ogni possibile disastro.
L'inevitabile tempesta
Rimane da riflettere ora sull'eccezionale tempesta destinata ad abbattersi sia sulla casa dell'uomo saggio sia su quella dello stolto. Possiamo considerare questa tempesta da due diversi punti di vista, uno più materiale, l'altro più spirituale. Incominciamo dal primo.
Nella parabola, la pioggia, i fiumi che straripano, i venti eccezionali, sono gli elementi che cercano di distruggere quanto l'uomo ha costruito: in un caso ci riescono e nell'altro no. In un primo tempo, cade la pioggia. Il cadere della pioggia non sembra una cosa tanto grave e pericolosa, anzi, può essere benefica, ma se la pioggia continua a cadere senza manifestare l'intenzione di smettere, i fiumi a poco a poco si ingrossano e prima o poi rompono gli argini travolgendo quanto incontrano sul loro cammino. Dopo la pioggia arriva il vento. Il vento che con la sua violenza sradica gli alberi, scoperchia i tetti oppure secca ed inaridisce tutto, si incarica di distruggere quanto era stato risparmiato dall'alluvione.
Qualche cosa di simile accade nella vita dell'uomo. La pioggia che, goccia dopo goccia, va ad ingrossare i fiumi, è simile al passare del tempo. A prima vista il passare del tempo non sembra una cosa tanto grave e pericolosa, eppure, minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno, il passare del tempo che non manifesta affatto l'intenzione di fermarsi, va ad ingrossare il numero degli anni, e il peso degli anni che aumenta come aumenta il livello di un fiume, provocherà inevitabilmente, prima o poi, qualche crollo nella salute, così, con la salute, verranno meno tutta quella sicurezza, quella serenità, quella gioia di vivere che si appoggiavano sulla salute. Il vento poi, che sradica le piante, scoperchia i tetti, secca ed inaridisce, viene a completare l'opera di distruzione. È infatti inevitabile che con gli anni certi affetti e certe amicizie ci vengano strappati o inaridiscano, e così, tutto ciò che si basava sugli affetti e sulle amicizie riceverà un duro colpo. Il vento si incaricherà anche di seccare ed inaridire il gusto che ci proviene dal lavoro o dall'esercizio delle attività in cui più troviamo soddisfazione; così, tutto ciò che si era costruito sul lavoro e sulla gratificazione proveniente da certe passioni andrà in rovina. Allora, per l'apatia, il disgusto, la noia o l'impotenza causati da questa tempesta, anche prima che giunga il momento della morte, tutto sarà perso e ridotto in macerie, proprio come dice il Signore nella parabola: La rovina di quella casa fu grande, e la rovina sarà veramente grande se il Signore non potrà ammettere quell'uomo nel suo Regno.
È possibile scampare ad un simile disastro? Chi ci salverà da un simile disastro? Ebbene, c'è una sorprendente buona notizia, ed è che il Signore, sempre nella stessa parabola, ci dice e ci promette che è possibile costruire una vita così solida da poter resistere a qualsiasi tempesta.
Infatti, chi costruisce secondo la volontà di Dio, anche se va incontro alle stesse tribolazioni a cui va incontro l'uomo stolto, queste non riusciranno a distruggerlo, ma passandovi attraverso ne uscirà vittorioso, perché avrà imparato a funzionare non mediante le sue povere forze, ma mediante la forza di Dio, così come dice il salmo: Il Signore è la mia forza e il mio scudo, ho posto in Lui la mia fiducia (Sal 27, 7). La forza di Dio è l'amore, e come insegna il Cantico dei Cantici: Forte come la morte è l'amore. Le grandi acque non possono spegnerlo né i fiumi travolgerlo (Ct 8, 6...7).
Ed allora, quando la vecchiaia arriverà e con la vecchiaia gli acciacchi e le malattie, chi ha costruito sulla roccia dirà quello che dice San Paolo in una delle sue lettere: Anche se l'uomo esteriore (cioè il corpo) si va disfacendo, l'uomo interiore (cioè l'anima) si rinnova di giorno in giorno (2Cor 4, 16). L'uomo interiore non decade con gli anni, anzi, si rinvigorisce sempre più perché fortificato dalla grazia di Dio. E se lungo gli anni certi affetti e certe amicizie vengono tolti, chi vive di fede sa che non tutto è perduto, la separazione è solo temporanea ed ogni santo affetto, ogni santa amicizia risorgeranno più belli nella patria celeste, e se le separazioni sono motivo di dolore, non sono però motivo di disperazione.
Quanto poi al venir meno del lavoro, degli interessi, e delle loro gratificazioni, molto presto il gusto di chi costruisce sulla roccia viene cambiato così da non godere più per le cose della terra, ma per quelle del Cielo. Le cose della terra sono destinate a passare quelle del Cielo non passano mai. Ed anche se dovrà portare il peso di una certa noia e di un certo disgusto per la vita presente, questo è soprattutto causato dalla segreta speranza, dal segreto desiderio, di andare finalmente a vivere nella vera casa, la casa celeste.
Secondo modo di considerare la tempesta
Il secondo modo di considerare la tempesta che si abbatte sia sull'uomo saggio che su quello stolto è quello morale.
Nel corso della vita presente noi commettiamo tante piccole trasgressioni ai comandamenti di Dio, queste piccole trasgressioni che sul momento non sembrano tanto gravi, se si trascurano, se continuano, sono come tante gocce d'acqua che vanno ad ingrossare il livello di un fiume; così, queste piccole trasgressioni preparano la via alle grandi trasgressioni, sia nella vita della singola persona, sia nella vita della società, ed allora sarà inevitabile che la corruzione e l'immoralità tendano ad aumentare e a dilagare in tutti i campi, travolgendo tutti coloro che si trovano sul loro cammino. Allora, chi non si sarà costruito una solida coscienza morale cadrà certamente, ossia sarà indotto a trasgredire gravemente e ripetutamente i comandamenti di Dio, aiutato in questo anche dal soffiare dei venti, ossia dall'insinuarsi nella mente di dottrine erronee, di condizionamenti sociali o modelli di comportamento contrari alla legge di Dio e all'insegnamento di Gesù.
L'immoralità, la corruzione, la disonestà, i cattivi esempi, sono presenti dappertutto e tentano di far cadere sia l'uomo saggio che quello stolto, ma, come mostra la parabola del Signore, il primo resiste mentre il secondo cade.
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