Santa Margherita Maria Alacoque in abito di Visitandina
Dall'abisso profondo del mio nulla mi prostro davanti a te sacratissimo e divinissimo Cuore adorabile di Gesù per rendere tutto l'omaggio di amore di lode e di adorazione di cui sono capace Suor Margherita Maria Alacoque |
Uno scritto autografo di Santa Margherita Maria Alacoquedel quale è riportata la traduzione.
CHI È S. MARGHERITA MARIA ALACOCQUE
Margherita -figlia di Claudio Alacoque e di Filiberta Lamyn, ambedue ferventi cristiani e di agiata condizione economica- nacque a Lautecour, in Francia (nell'attuale dipartimento di Saone e Loira), il 22 luglio 1647.
Il Tabernacolo della chiesa davanti al quale S. Margherita Maria, ancora fanciulla passava lunghe ore in adorazione del suo Signore.
Scelta per compiere un'altissima missione nella Chiesa, Gesù mostrò la sua predilezione verso di lei prendendone speciale cura fin dall'infanzia. Ciò spiega l'avversione che la piccola Margherita sentiva contro ogni cosa che sembrasse offesa di Dio -il suo voto di verginità all'età di 4 anni, senza intendere il pieno significato -la sua attrazione verso la preghiera, il ritiro e il silenzio, non ostante la sua indole vivacissima -il suo amore verso l'Eucarestia -il suo interessamento dei poveri e sofferenti, dei quali cercava di alleviare le pene con ogni mezzo a sua disposizione.Perduto il padre ancora in tenera età (aveva 8 anni), venne a trovarsi, insieme alla mamma, alle dipendenze di certi suoi parenti egoisti ed esosi, i quali, con i continui e molteplici maltrattamenti le procurarono grandi sofferenze, in aggiunta alle malattie da cui era spesso colpita e alle penitenze che vi aggiungeva di suo.
Il Tabernacolo della chiesa davanti al quale S. Margherita Maria, ancora fanciulla passava lunghe ore in adorazione del suo Signore.
Tutto però Margherita sopportava con pazienza e in atteggiamento di rispetto e di benevolenza verso i persecutori suoi e della mamma.Fatta grandicella cedette alquanto alle attrattive della società che la circondava e che la sua posizione economica le permetteva di frequentare: ricevimenti, festicciole, ricercatezza nei vestiti ecc., senza peraltro incorrere in colpe di rilievo.
Ma, ciò che poteva darsi come naturale e scontato in qualsiasi altra ragazza, non era ammissibile in lei, chiamata ad essere soltanto del Signore. Perciò ne fu severamente ripresa da Gesù stesso e ricondotta alla vita semplice e fervorosa di prima.
Nel 1669, a 22 anni, ricevette il sacramento della Cresima, che non poté ricevere prima per mancanza di chi glielo amministrasse. Fu in questa occasione che prese anche il nome di Maria, in onore alla Madonna di cui fu per tutta la vita ferventissima confidente.
Intanto, la mamma e i più stretti parenti pensavano alla sua sistemazione con proposte concrete di matrimonio. La cosa, sul principio, non dispiacque a Margherita; ma dopo qualche tentennamento, rifiutò decisamente tali proposte e fece conoscere la sua risoluzione irreversibile di farsi religiosa.Superate le difficoltà -specialmente da parte della mamma- seguì l'indicazione espressa del Signore di entrare nell'Ordine della Visitazione (fondato da S. Francesco di Sales e da S. Giovanna Fremiot di Chantal) e il 20 giugno 1671, -a 24 anni, dunque-, entrò nel monastero di S. Maria di Paray-le-Monial, distante circa 30 km da Lautecour. Nel monastero di Paray-le-Monial Margherita Maria visse 19 anni; fino alla morte, avvenuta il 17 ottobre dell'anno 1690, a 43 anni di età.
Paray-le-Monial. Monastero della Visitazione. Cortile interno e chiostro. La quinta finestra da destra (segnata con un puntino nero) e quella della cella di Santa Margherita Maria.
CHE COSA HA CHIESTO, CHE COSA HA PRO MESSO GESÙ A PARAY-LE- MONIAL?
Se la devozione al S. Cuore ha avuto nella vita della Chiesa una fioritura confortante per lunghi anni, buona parte del suo successo è dovuto alla grande diffusione delle "promesse" fatte da Gesù nostro Signore a S. Margherita.
Così al contrario, se oggi al culto al Cuore di Gesù registra una certa disaffezione e, talvolta è addirittura discreditata, lo si deve ancora a queste promesse, giudicate da molti superstizione e accusate di favorire una devozione interessata e utilitaristica.
Purtroppo il testo delle promesse, semplificato, ridotto a brevi formule, staccato dal contesto storico e teologico è stato pubblicizzato a forma di slogans, senza spiegazioni in mezzo al popolo cristiano, come si trattasse di tante ricette facili, destinate ad ottenere le grazie a colpo sicuro.
Si fanno sperare risultati prodigiosi senza sottolineare impegnative condizioni richieste da Cristo stesso.
L'imprecisione teologica poi, in cui è stata lasciata per qualche tempo da alcuni la vera natura del culto al Cuore di Cristo, permette ai più di credere che tutto si riduce ad un sentimentalismo facile o tutt'al più ad alcune pratiche esteriori. Il culto al S. Cuore è invece un'autentica scuola di santità, esige una profonda rieducazione del cuore, suppone una riforma di sentimenti, mettendoli all'unisono con il Cuore del Salvatore.
Ora da molti non fu presentato certo così, per cui non può sorprendere il fatto che i cristiani seri di oggi, alla ricerca di un cristianesimo forte e genuino, rigettino questa spiritualità percepita come sentimentale e utilitaristica. Purtroppo la presentazione troppo schematica delle promesse di Paray-le-Monial ha dato pretesto a questo. Esse non sono bacchette magiche, formule miracolistiche a portata di mano, per avere la soluzione di difficoltà, per ottenere garanzia di successi terreni e apostolici, sia pure la santità o la vita eterna, ma un richiamo ad una vita cristiana più seria e più robusta.
Sarà perciò opportuna, anzi necessaria, una nuova lettura delle promesse, traendo dalle promesse di S. Margherita Alacoque, i testi originali, autentici, in cui essa ci testimonia i favori, le grazie che Cristo riserva a quelli che seriamente e sinceramente onorano e glorificano il suo Cuore.
D'altra parte un confronto attento con la parola di Dio nella Bibbia insegna che nel corso della storia di Israele, nelle sue svariate vicende, Dio incessantemente promette al suo popolo benefici e ricompense a patto che gli resti fedele. E' quindi in relazione alla pedagogia divina, a quest'arte usata da Dio con il suo popolo, che si potrà cogliere il senso e la portata delle promesse di Paray- le-Monial.
DIO HA PROMESSO ED È SEMPRE IL "DIO FEDELE"
Gli Atti degli Apostoli raccontano che S Paolo arrivato ad Antiochia di Pisidia andò alla sinagoga dove i capi lo invitarono a dire al popolo alcune parole di incoraggiamento.
L'Apostolo ne approfittò per annunciare Gesù morto e risorto e tra l'altro dichiarò: "Dio ha compiuto le promesse fatte ai nostri Padri a favore nostro e dei nostri figli" (1). Così, sempre secondo S. Paolo, è in Cristo Gesù, che si sono realizzate le promesse, fatte ai Patriarchi (2), promesse, che fondarono e coltivarono nel corso dei secoli la speranza del popolo di Dio.
Nella Sacra Scrittura si legge la narrazione dell'alleanza che Dio sancisce con Noè, con Abramo, con Mosè, patti che impegnano Dio con gli uomini e questi con Dio. Tutta la storia del popolo ebraico sarà una storia di vicissitudini dell'alleanza conclusa con il Signore. In ogni narrazione balza evidente uno schema quasi invariabile:
-un ordine dato dal Signore;
-la promessa di una ricompensa;
-un segno che garantisce l'esecuzione delle parole di Dio (arcobaleno; il figlio Isacco, la liberazione);
-l'intenzione divina di favorire non una singola persona ma una collettività, meglio ancora l'umanità intera.
Con l'alleanza nuova ed eterna scompare l'antica; Cristo è il mediatore, il garante di un'alleanza migliore della precedente. Dio si obbliga ad introdurre i veri israeliti, cioè i fedeli, nella eredità del cielo che è la vera terra dei viventi, a condizione che essi osservino la legge.
Perché siano fedeli Egli comunica la sua grazia. La lettera agli Ebrei dichiara che -secondo la formale promessa di Dio- noi riceveremo il possesso di un regno indistruttibile, l'eredità eterna (3), a condizione di rendergli un culto a lui gradito. "Così, poiché noi riceviamo in possesso un segno incrollabile, conserviamo questa grazia e rendiamo a Dio un culto che gli sia gradito con riverenza e timore; perché il nostro Dio è fuoco che divora" (4).
Di questo nuovo testamento Dio ci dà un segno: la sua grazia e ci dona un pegno: la venuta dello Spirito Santo (5). Così in forza dello Spirito Santo che abita nei cuori (6), i cristiani diventano i beneficiari della promessa (7), alla maniera di Isacco (8). Quanto a Dio poi, che ci ha chiamati - ricorda S. Paolo -- è un "Dio fedele, assai potente per mantenere quanto ha promesso" (9). Egli realizza sempre quanto ha detto.
Il Cuore trafitto centro dell'alleanza nuova ed eterna.
In questo contesto si rivela l'importanza centrale della trasfissione del Cuore di Gesù nella Croce. Il soldato -- dice S. Giovanni-con la lancia gli colpì il fianco e subito uscì sangue ed acqua (10). Ora è con questo Sangue che Cristo, Sommo Sacerdote, mediatore della nostra salvezza, entrerà una volta per sempre nel Santuario (del cielo), Sangue capace di purificare le nostre coscienze dalle loro morte opere perché rendiamo un culto al Dio vivente. E l'acqua significa lo Spirito Santo -- come Gesù aveva predetto -- dichiarando: "Dal Suo seno sgorgheranno fiumi di acqua viva...", S. Giovanni nota, parlava dello Spirito che dovevano ricevere coloro che avrebbero creduto in Lui (11).
Così il Cuore trafitto di Cristo appare come il centro stesso dell'alleanza nuova ed eterna, ne è l'arca, in qualche modo il Santuario. Sigillo di questo nuovo testamento è il Sangue di Cristo che sancisce il patto ed il pegno della promessa, è lo Spirito Santo donato al nuovo popolo di Dio, cioè alla Chiesa, per istruirla vivificarla e consolarla.
Ogni promessa divina si inserisce quindi nel contesto del patto tra Dio e il suo popolo, alleanza che, sebbene conclusa, non sarà mai attuata totalmente, ma resterà aperta fino alla fine del mondo. Dio con i suoi interventi, con gli appelli della Chiesa, con i richiami di mistici e di santi, ricorderà agli uomini queste meravigliose realtà rinnovando le domande e richiamando gli impegni e le condizioni.
San Claudio de la Colombière, confessore della santa, che riconobbe l'origine soprannaturale delle manifestazioni del Sacro Cuore di Gesù a Santa Margherita Maria.
LE PROMESSE DI PARAY-LE-MONIAL: NECESSARIE DISTINZIONI
Le promesse di Paray-le-Monial si pongono in questa linea, sono illuminate nella prospettiva della nuova alleanza che gli uomini devono ricordare, rispettare ed eseguire. Leggendo gli scritti di S. Margherita Maria, le memorie dei contemporanei, si nota che il Signore ha moltiplicato le promesse in favore della santa stessa, di qualche persona in relazione con lei, di alcune comunità particolari e di tutti i cristiani.
Il Signore s'impegna di farle gustare durante il suo noviziato ciò che c'è di più dolce nella soavità del Suo amore, di gratificarla della Sua abituale presenza (12), di ispirare ai Superiori ciò che sarebbe più conforme alla più grande gloria di Dio e ai suoi disegni su di lei (13), di non privarla mai della Sua divina presenza (14), di adattare i suoi doni straordinari alle regole dell'Istituto e alla sua personale debolezza (15) e come segno dell'autenticità delle sue asserzioni compie la guarigione prodigiosa della piaga che si era formata sul suo petto, per avere inciso il nome di Gesù (16).
Per persone singole
Madre Mellin in ricompensa di quanto ha fatto per il S. Cuore, avrà in dono la grazia di morire compiendo un atto di puro amore (17). Madre de Saumaise, che ha faticato molto per il culto del Cuore di Gesù, avrà il suo nome scritto a caratteri d'oro incancellabilmente nel Suo Cuore (18). Alla prima persona che farà l'immagine del Cuore di Gesù, viene promessa la santità e salvezza eterna (19).A P. Croiset, l'apostolo infaticabile del S. Cuore, promette: "Egli vi sosterrà e non vi farà mancare nessun mezzo necessario" (20), "i tesori del Suo Cuore vi sono aperti, Egli ve li farà attingere abbondantemente e ve li elargirà a profusione" (21).
Per comunità particolari
La comunità delle Visitandine di Semur dà grande onore al Cuore di Gesù, perciò le è riservato un tesoro di grazie e santità (22). Soprattutto i Padri della Compagnia di Gesù beneficeranno dei favori soprannaturali straordinari. "Nella misura in cui Gli faranno piacere (diffondendo questo culto), il Cuore divino, sorgente di benedizioni e grazie, le diffonderà tanto abbondantemente sui loro ministeri che riceveranno, oltre alla santificazione personale, un risultato superiore alle loro fatiche e aspettative" (23). Promette inoltre di trasmettere sulle loro parole l'unzione del Suo amore con grazie tanto efficaci che esse saranno come una spada tagliente, penetreranno i cuori dei più ostinati e induriti peccatori per farne sgorgare una vera penitenza che purifica e santifica le anime (24).
Benché queste promesse siano rivolte a persone o gruppi specifici e non rientrino nella categoria delle dodici promesse di Paray-le-Monial indirizzate invece a tutti, è bene conoscerle per coglierne uno stile e uno spirito.
Per tutti i cristiani
S. Margherita ha ricevuto da Gesù il compito di trasmettere agli uomini alcune "promesse" che Egli Le aveva confidato per il bene di tutti gli uomini e per la crescita spirituale di tutta la Chiesa.
Siccome questi "ordini" del Cuore di Gesù si ripeterono con frequenza nei diversi fatti mistici della santa, si sono rivelati credibili.
Non si tratta di un episodio sporadico, isolato ma di un lungo elenco di rivelazioni eccezionali per un misterioso piano di salvezza.
D'altra parte Margherita così riservata ed umile fu spinta a parlare con energia e franchezza impressionante -nonostante numerose opposizioni delle consorelle, perfino delle stesse superiore-, così che la Chiesa se ne interessò facendone un severo controllo teologico e ne diede un giudizio favorevole.
"LE DODICI PROMESSE"
Secondo la prima antica lettura
1. Darò loro (alle persone devote del mio cuore) tutte le grazie necessarie al loro stato. 2. Metterò la pace nelle loro famiglie. 3. Le consolerò in tutte le loro afflizioni.4. Sarò il loro rifugio in vita e soprattutto nella loro morte.
5. Benedirò le loro imprese.
6. I peccatori troveranno misericordia.
7. I tiepidi diventeranno ferventi.
8. I ferventi saliranno presto a grande perfezione.
9. Benedirò il luogo dove l'immagine del mio Cuore sarà esposta e onorata.
10. Darò loro le grazie di toccare i cuori più duri.
11. Le persone che propagano questa devozione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore e non sarà mai cancellato.
12. Io prometto nell'eccesso grande di misericordia del mio Cuore che il suo amore onnipotente accorderà a tutti coloro che si comunicheranno il primo venerdì del mese, per nove mesi consecutivi, la grazia della penitenza finale e non morranno in mia disgrazia né senza ricevere i loro sacramenti e il mio Cuore sarà per essi un asilo sicuro negli ultimi momenti (25).
Il catalogo è stato compilato da un autore ignoto, però le espressioni si ritrovano negli scritti di S.Margherita Maria che nelle sue lettere indirizzate a diverse persone scrive in nome di Gesù per tutti i cristiani.
Le "promesse'' fatte da Gesù a questa grande mistica si potrebbero elencare anche diversamente secondo altri criteri:
- per coloro che lavorano per la salvezza delle anime (26)
- per le comunità (27)
- per le persone secolari (28)
- per le case in cui l'immagine del S. Cuore sarà esposta e onorata (29)
- in favore di coloro che s'impegneranno per la gloria del Suo Cuore (30)
- per tutti i devoti e consacrati al Suo Cuore (31)
- per coloro che si comunicheranno per nove primi venerdì consecutivi, assicurando la grazia della penitenza finale (32)
- per infondere la sicurezza della vittoria del Suo Cuore a coloro che si affaticano per la dilatazione del Suo Regno (33).
Diversità di enunciati
Volendo fare una lettura critica delle "promesse di Paray", si nota una diversità di stile: per la 12a promessa la santa riporta Gesù che parla in prima persona e dice: "Io ti prometto nell'eccessiva sconfinata misericordia del mio Cuore". Per le altre S. Margherita fa un discorso indiretto e scrive: "Egli mi ha confermato, mi ha fatto conoscere".
La formulazione tradizionale deve essere illuminata dal contesto degli scritti in cui la confidente del Cuore di Gesù esprime più chiaramente il suo pensiero. Certamente S. Margherita merita fiducia, sia per la straordinaria sua santità personale, sia per la ricchezza di doni di cui Gesù l'ha favorita, sia per l'umiltà con cui si presenta. Spesso dice: "se non m'inganno", espressione questa che è indicativa non di un dubbio del suo spirito, ma della sua umiltà.
Nel catalogo delle promesse il linguaggio è immediato, incisivo, spesso forte, tale da colpire l'immaginazione e suscitar subito l'attenzione. E' Gesù che parla: "Io consolerò, io darò le grazie, io benedirò..."; mentre negli scritti della santa l'enunciato è talvolta sfumato.
Qualcuno oggi sarebbe portato a pensare che questa forma di proporre tradisca, amplifichi, esageri il messaggio. Cosa pensare? Se si tiene conto che S. Margherita è una creatura tutta di grazia, è la confidente del Cuore di Gesù, la testimone fedele delle sue rivelazioni a vantaggio di tutta la Chiesa, si dovrebbe dare una piena adesione al suo messaggio sia quando fa il discorso diretto come quando introduce quello indiretto.
La prima, la terza, la quinta promessa.
Queste tre promesse: "darò tutte le grazie necessarie al loro stato; le consolerò nelle loro pene; effonderò abbondanti benedizioni in tutte le loro imprese", sono state ricavate dalle lettere di S. Margherita al suo Direttore (senza dubbio il Beato Claudio de la Colombière).
Ecco il testo: "Fate in modo che -soprattutto le persone religiose- abbraccino questa devozione, perché esse ne trarranno tanti aiuti. Non c'è altro mezzo per ristabilire il primo fervore e la più esatta regolarità nelle comunità, anche meno osservanti, e per portare all'apice della perfezione quelle che vivono nella più grande regolarità. Per le persone secolari: esse troveranno per mezzo di questa amabile devozione, tutti i soccorsi necessari al loro stato, cioè:
- la pace nelle loro famiglie;
- il sollievo nelle loro fatiche;
- la benedizione del cielo in tutte le loro imprese
- la consolazione nelle loro miserie;
- ed è propriamente in questo S. Cuore che troveranno un luogo di rifugio in tutta la loro vita, principalmente nell'ora della morte.
Come è dolce morire dopo di aver avuto una tenera e costante devozione al Cuore di Gesù! " (34).
Alcuni pensano che queste espressioni belle e commoventi si potrebbero definire promesse di S. Margherita piuttosto che di Gesù, ma a torto, essendo la più fedele interprete del pensiero di Gesù e la più autorevole trasmettitrice del suo messaggio alla Chiesa.
PAG. SUCCESSIVA
NOTE
(1) Atti 15, 32.
(2) Cf. Rm 15,8.
(3) Eb 9,11.
(4) Eb 12, 28.
(5) Rm 8, 25.
(6) Rm 5,5.
(7) Rm 9,8.
(8) Gal 4,20.
(9) Rm 4, 21.
(10) Gv 19, 34.
(11) Gv 7,35.
(12) Gauthey, Vie et oeuvres de Sainte MargueriteM., publication de la Visitation de Paray, ed. 1920 in 3 volumes, lettre 133, vol 2, pag. 288.
(13) Ibidem, p. 228
(14) Ibidem, p. 118
(15) Ibidem, p. 565
(16) Ibidem, p. 110
(17) Ibidem, p. 254
(18) Lettres 41 e 89, Ibidem, p. 306, 408.
(19) Lettre 35, Ibidem, p. 297.
(20) Lettre 131, Ibidem, p. 530.
(21) Lettre 132, Ibidem, p. 559-60.
(22) Lettre 113, Ibidem, p. 481.
(23) Lettre 89, Ibidem, p. 407
(24) Ibidem, p. 439 e 458.
(25)Lettre 86, Ibidem, vol. 1, p. 261, vol. 2, p. 397.
(26)Ibidem, vol. 1, p. 275, vol. 2, p. 627.
(27) Ibidem, vol. 2, p. 300.
(28)Ibidem, vol. 2, pag. 627 e vol. 1, pag. 275
(29)Ibidem, vol. 2, pag. 572-573 e 296.
(30)Ibidem, vol. 2, pag. 396.
(31) Ibidem, vol. 2, pag. 300.
(32)Ibidem, vol. 2, pag. 397 e vol. 1, pag. 261.
(33) Ibidem, vol. 2, pag. 436 e 480.
(34) Lettre 141, Ibidem, vol. 1, pag. 275.
Tratto da P. GIORGIO BETTAN S.J.,Che cosa ha chiesto e che cosa ha promesso Gesù a Paray-le-Monial, Pessano: Mimep Docete, s.d.
II PARTE
Undecima promessa
Ecco la proposizione classica: "Le persone che propagheranno questo culto, avranno il loro nome scritto nel Mio Cuore". Con queste precise parole Gesù s'impegnò con S. Margherita Alacoque per madre de Saumaise (35). In un' altra visione S. Margherita scorge "più nomi scritti a carattere d'oro nel Suo Cuore", e aggiunge, erano i nomi di coloro che avevano lavorato di più a farlo conoscere e amare" (36). S. Margherita con questa espressione testimonia una ricompensa simbolica, una provvidenza speciale che riguarda alcune anime apostoliche. Altre volte S. Margherita insiste con le novizie, affinché corrispondano all'amore di Dio perché Gesù possa scolpire il nome loro nel Suo Cuore.
Negli scritti (37) leggiamo: "Egli mi ha rassicurato che il piacere di essere amato, conosciuto, onorato, è così grande che -se non m'inganno- mi ha promesso che tutti coloro che gli saranno devoti e consacrati, non periranno mai". L'espressione così categorica "non periranno mai" significa un'assistenza speciale dell'amore onnipotente nell'al di qua e nell'al di là, a favore di coloro che diffondono questo culto dal quale il Cuore di Gesù viene rallegrato. E' da ritenere perciò che questa promessa sia corrispondente, equivalga all'impegno di Gesù di scolpire nel Suo Cuore i loro nomi. Queste persone saranno sempre ricordate, gli saranno sempre a cuore. Gesù sempre grande nell'amore, si vuole obbligare nei loro riguardi, tenendoli sempre presenti. Egli non si lascia vincere in generosità e ricompensa in modo degno di Dio.
La sesta, la settima, la ottava promessa
In una lettera indirizzata al P. Croiset (38), S. Margherita delinea gli effetti del culto al Cuore di Gesù, secondo diversi gradi, e cioè secondo le varie tappe della vita spirituale.
Ecco le Sue parole: "Questo Cuore divino è una fonte inesausta dalla quale scendono ininterrottamente tre canali:
-il primo è quello della misericordia verso i peccatori e porta loro lo spirito di contrizione e penitenza;
-il secondo è quello della carità e scorre per portare aiuto a tutti i bisognosi, particolarmente a coloro che desiderano la perfezione;
-il terzo è quello dell'amore e della luce per gli amici perfetti che Egli desidera unire a sé, per comunicare loro la sua scienza e i suoi desideri, perché per una via o per l'altra si consacrino totalmente alla sua gloria" (39).
Da questo tratto della lettera sono ricavate:
la sesta promessa: "i peccatori troveranno nel mio Cuore la sorgente e l'oceano infinito della misericordia";
la settima promessa: "le anime tiepide diventeranno ferventi";
l'ottava promessa: "le anime ferventi saliranno presto alla più alta perfezione".
Gli enunciati dell'elenco tradizionale devono essere interpretati alla luce della stessa lettera. E' vero che non c'è l'identità terminologica nei due testi, però è identico il senso. Non si può parlare di alterazione del pensiero di S. Margherita Alacoque. La santa ha espresso certezze che scaturiscono dalle sue esperienze interiori e dalle rivelazioni di Gesù, realtà teologiche perennemente valide che non si possono contestare.In qualche riga della citata lettera, scriveva: "mi sembra che il vivo desiderio di Nostro Signore di essere onorato nel suo Cuore, abbia lo scopo di rinnovare nelle anime gli effetti della Redenzione...", parole che indicano la passione di Gesù per la salvezza delle anime. Egli infatti aveva detto: "Sono venuto perché gli uomini abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (40).S. Margherita descrive in vari modi l'ansia ardente del suo cuore appassionato; il catalogo delle promesse la presenta con formulazioni sintetiche ed incisive per fissarle bene in mente, stimolando una risposta piena d'amore.
Paray-le-Monial, l'esterno della chiesa
dove il Sacro Cuore di Gesú
si è manifestato alla santa.
Sul portale è scritto:
"IN QUESTA CHIESA N.S. RIVELO' IL SUO CUOR E A S. MARGHERITA MARIA".
IMPEGNI FORMALI
Alcuni messaggi di Paray-le-Monial si potrebbero definire una vera presa di posizione divina, un atto preciso della sua volontà; i testi che lo comprovano sono molti e più volte ripetuti.La sesta promessa: nell'elenco così veniva presentata: "I peccatori troveranno nel mio Cuore la sorgente e l'oceano infinito della mia misericordia". Espressa così non ha la sua citazione esatta in nessun documento; però se si riprende il testo della prima grande apparizione, 27 dicembre 1673, si ha la dichiarazione evidente di voler salvare i peccatori: "Il mio Cuore è così appassionato d'amore per gli uomini..., che non potendo più contenere in sé le fiamme della sua ardente carità, bisogna che le diffonda per tuo mezzo e le manifesti per arricchirli dei preziosi tesori che ti scopro; essi contengono le grazie santificanti e salutari per trarli dall'abisso della perdizione" (41).
Al P. Croiset precisa: "mi fece vedere come l'ardente desiderio che Egli aveva di essere amato dagli uomini e di ritrarli dalla via della perdizione in cui satana li precipita, lo aveva indotto a questo proposito; manifestare il suo Cuore agli uomini con tutti i tesori di grazia, di santificazione, di salvezza che contiene perché tutti coloro che Gli avrebbero reso onore e amore fossero arricchiti a profusione dei tesori del Cuore di Dio. Questa devozione sarebbe come l'ultimo sforzo del suo amore per favorire gli uomini di questa redenzione amorosa, sottraendoli dall'impero di satana che vuole rovinarli, e portarli così alla dolce libertà del suo regno d'amore (42).
A suo fratello Crisostomo, la nostra Santa scrive: "Gesù manifesta il cuore che contiene tesori incommensurabili: Egli li vuole diffondere in tutti i cuori di buona volontà perché è l'ultimo sforzo dell'amore del Signore verso i peccatori; li vuole attirare a penitenza e dare loro abbondantemente le sue grazie efficaci e santificanti per operare la loro salvezza; molti di essi con questo mezzo saranno allontanati dall'abisso della perdizione (43).
Si dovrebbe parlare di precisa volontà di Cristo Salvatore: è il suo piano di salvezza Vuole strappare i peccatori a Satana e porli sotto il dominio del suo amore. Per questo fine Egli manifesta il suo Cuore alla confidente Margherita, facendone la missionaria del suo Amore infinito.
Le altre promesse non saranno che il complemento, lo sviluppo di questa intenzione fondamentale di Cristo che rivelò l'amore del suo Cuore a Paray-le-Monial. Egli vuole applicare agli uomini i meriti della sua Redenzione. Non promette soltanto ma moltiplica gli sforzi, attrae, diffonde le sue grazie, libera le anime, le riconquista. Questa volontà salvifica del Verbo Incarnato è la stessa che si riscontra in ogni riga del Nuovo Testamento. Si ha qui la Nuova Alleanza in atto. Le apparizioni di Paray-le-Monial non sono che una singolare qualificazione dell'amore redentore di Cristo nella linea di tutte le altre che si succederanno sino alla fine dei tempi.
Ecco perché il dettato: "I peccatori troveranno nel mio Cuore la sorgente e l'oceano infinito della mia misericordia", dovrebbe essere considerata la prima di tutte le promesse, la spiegazione di tutte, cioè la "volontà di salvare gli uomini".
La nona promessa: "io benedirò le case in cui l'immagine del mio Cuore sarà esposta e onorata". Il culto dell'immagine del Cuore di Gesù è infatti il mezzo scelto da Lui per richiamare agli uomini il Suo amore e attrarli con la forza della sua bontà. "Mi ha assicurato, dice S. Margherita Maria, che Egli prendeva un singolare piacere di essere onorato sotto la figura di questo Cuore di carne, di cui voleva l'immagine esposta in pubblico, allo scopo di toccare il cuore insensibile degli uomini, promettendomi che Egli diffonderebbe abbondantemente sul cuore di coloro che lo onoreranno tutti i tesori di grazia di cui è pieno, e che dovunque questa immagine sarà esposta per essere particolarmente onorata, essa vi attirerebbe ogni sorta di benedizioni" (44).
Nella seconda lettera al P. Croiset (45) precisa quali condizioni sono necessarie per ricevere le grazie che sgorgano dalla devozione al culto al Cuore di Gesù. Non basta appendere al muro una immagine, ma bisogna per ricevere i tesori del suo Cuore suscitare disposizioni nel proprio animo guardandola con fiducia e amore. Poiché Egli è la sorgente di ogni benedizione, Egli le riverserà largamente in tutti i luoghi dove l'immagine del suo Cuore sarà onorata, perché il suo amore lo spinge ad elargire il tesoro delle sue grazie nelle anime di buona volontà, cercando i cuori vuoti per riempirli della soave unzione della sua ardente carità e consumarli in Lui; vuole spiriti umili e sottomessi con il desiderio di compiere il suo beneplacito.
La seconda promessa: "Metterò la pace nelle loro famiglie". Nella medesima lettera al P. Croiset (46) c'è un testo che tratta della carità, della pace, della riconciliazione nelle famiglie e nelle comunità.
"Inoltre Egli con la devozione al S. Cuore riunirà le famiglie divise e proteggerà quelle che si troveranno in qualche necessità, Egli spargerà questa soave unzione della Sua carità in tutte le comunità religiose in cui sarà onorato e che si metteranno sotto la Sua speciale protezione; Egli terrà tutti i cuori riuniti per farne un cuor solo con il Suo, allontanerà i castighi della divina giustizia rimettendoli in amicizia con Lui quando l'avessero perduta".
L'unione o la riunione dei cuori sgorgherà naturalmente dalla vera devozione al Cuore di Gesù. L'amore di Cristo sfocerà in amore fraterno, e l'amore verso gli altri deriverà dal superamento del proprio egoismo' dal dominio delle proprie passioni disordinate, condizioni richieste per onorare in spirito e verità il Cuore del Salvatore. La stessa promessa viene segnalata nella lettera 35 a Madre Saumaise e lettera 36 a Madre Greyfié (47). Il Cuore di Gesù è la vera, l'unica scuola dell'amore. L'amore s'impara dal Suo Cuore e solo da Lui.
La quarta promessa: "Io sarò il loro rifugio sicuro durante la vita, particolarmente nell'ora della morte". L'onore reso al Cuore di Gesù con una vita conforme ai disegni del Suo amore avrà come ricompensa una speciale assistenza del Salvatore al momento della morte.
I testi che fondano queste promesse insistono sulla condizione: aver onorato il Cuore di Gesù durante la vita. L'impegno formale di una speciale assistenza nell'ora della morte, è preso da Nostro Signore verso coloro che Gli sono "devoti e consacrati".
Così dichiara nella lettera al P. Croiset: "Egli promette a tutti coloro che si consacreranno a Lui per darGli questo piacere di renderGli e procurarGli tutto l'onore, la gloria, l'amore possibile, che non li lascerà perire, ma sarà asilo sicuro contro ogni insidia dei loro nemici, soprattutto nell'ora della loro eterna salvezza, impegnandosi a santificarli, a renderli grandi davanti all'Eterno Padre, nella misura che si avrà nel dilatare il regno del Suo amore nei cuori" (48).
Come si nota la devozione al Cuore di Gesù non è sentimentale, pietistica, ma esigente, impegnativa, sebbene abbia la caratteristica di rendere soave il gioco del Signore e leggero il peso che impone.
Fra le pratiche che onorano il Cuore di Gesù una di esse, la comunione riparatrice del primo venerdì del mese, beneficia di una garanzia speciale -la grande promessa- quella cioè non solo di soccorso particolare nell'ora della morte, ma della perseveranza finale.
La si trova riportata nella lettera a Madre De Saumaise (49). Ecco le sue parole: "Un giorno, di venerdì, durante la S. Comunione Egli disse queste parole alla sua indegna schiava, se essa non s'inganna: "Io ti prometto nella eccessiva misericordia del mio Cuore, che il mio amore onnipotente accorderà a tutti quelli che si comunicheranno per nove primi venerdì` del mese consecutivi, la grazia della penitenza finale, non morranno nella mia disgrazia né senza ricevere i loro sacramenti rendendosi il mio divin Cuore sicuro asilo nell'ultimo momento"
Questa formidabile promessa, veramente straordinaria è la sola in cui S.Margherita Maria trasmette con uno stile diretto le parole di Cristo. Ella lo fa con scrupolo, temendo d'ingannarsi sulle parole usate dal Salvatore.
E' un vero impegno di Nostro Signore; perfettamente corrispondente al disegno di Cristo che manifesta il suo Cuore a Paray-le-Monial per "strappare gli uomini dall'abisso della perdizione". Si coglie così lo stretto legame che unisce tra loro le promesse autentiche di Paray, in un'unica linea direttrice.
La decima promessa: Veniva formulata: "Darò ai sacerdoti il talento di toccare i cuori più induriti".
Anche in questa c'è una leggera modifica al testo di S. Margherita. Non è questione di talento ma di arte, di carisma dato non solo ai sacerdoti ma a tutti coloro che fanno conoscere e amare il Cuore di Gesù. In diverse lettere viene assicurata una riserva di tesori incomparabili per tutti coloro che lavorano per la dilatazione del Regno del Cuore di Cristo.
Ma è soprattutto in quella indirizzata al suo direttore (51) che si trova la promessa chiara ed esplicita riguardo l'apostolato delle anime votate al S. Cuore che cercano di farlo conoscere.
"Il mio divin Cuore -scrive Margherita Maria- mi ha fatto conoscere che quelli che lavorano alla salvezza delle anime lavoreranno con successo e conosceranno l'arte di toccare i cuori più induriti se essi hanno una tenera devozione al S. Cuore e se essi lavorano a suscitarla ovunque".
Dall'elenco delle promesse confrontate con gli scritti della Santa, appare chiaro che per alcune ci sono testi inequivocabili, per altre c'è un'interpretazione autorevole e fedele di ciò che il divin Maestro le ha suggerito.
PROMESSE ED ESIGENZE - NON FORMULE MAGICHE MA RICHIAMI EVANGELICI
Queste promesse sono inseparabili dalle divine esigenze, soprattutto dalla conformità con la volontà di Dio, dalla totale adesione a Lui. La devozione al Cuore di Gesù è infatti una devozione di unione a Cristo, di appartenenza a Lui e di identificazione con Lui.
"Gesù, mite e umile di cuore, rendete il mio cuore simile al Vostro, infiammate il mio cuore al fuoco del Vostro, prendete il mio cuore, cambiatelo con il Vostro..." ecco le infuocate preghiere di S. Margherita
Tali espressioni sono certamente formule che esprimono il meglio di un culto che essendo un culto di amore richiede amore, ma non come semplice emozione ma dono totale di sé.
Ecco perché è della più grande importanza presentare sempre le promesse accompagnate dalle condizioni richieste per il loro compimento; non si comprendono le promesse, tanto meno si possono adeguatamente apprezzare, senza le condizioni; solo così il culto al S. Cuore è scuola pratica di santità e stimolo efficace ad un'intensa vita cristiana.
Possiamo dunque considerare come autentiche le promesse riferiteci da S. Margherita Maria e secondo le quali Gesù "le fa conoscere, l'assicura, la conferma, le promette che Egli le accorderà tale o tal 'altra grazia quando siano rispettate le condizioni". Ma quale credito si deve dare a questi impegno? Su quale fondamento teologico poggiano? Bisogna fondare sul terreno evangelico, porle nella linea delle promesse del Vangelo.
Gesù disse: "Chi perderà la sua vita per Me la troverà..." (52). "Chi avrà lasciato ogni cosa per Me, riceverà il centuplo in questo mondo e la vita eterna nell'altro..." (53). Le apparizioni e i messaggi ai santi e, attraverso loro, alla Chiesa nel corso della storia sono un richiamo al suo popolo perché sia fedele all'alleanza sancita nel Sangue di Cristo. Gli uomini se ne dimenticano spesso e Dio richiama, stimola, incoraggia. Perciò vanno prese con molta serietà. Paray è un'occasione in cui Gesù ci sprona e ci attrae a vivere il Vangelo.
In tutte le promesse quali ricompense assicura? La salvezza delle anime, l'efficacia della sua Redenzione, la dolce libertà nel regno del suo amore, la penitenza finale, la conversione dei peccatori induriti, il tesoro inesauribile delle Sue grazie santificanti e salutari la soave unzione della sua carità che opera, in cuori divisi, miracoli di unione.
Cosa richiede? Alcuni gesti ricchi di significato e carichi di amore, amore reso alla sua immagine, comunioni riparatrici, consacrazione delle persone e delle famiglie, zelo apostolico, gesti però che suppongono anime di buona volontà, cuori umili e sottomessi, desiderosi di far quanto a Dio piace. E' il Vangelo vissuto in semplicità di spirito.
Così il senso della grande promessa non è altro che l'applicazione della parola di Gesù: "chi mangia la mia carne e beve il mio Sangue ha la vita eterna" (54). La precisazione dei primi nove venerdì consecutivi suscita un amore, stimola ad un sforzo, e ad una costanza certamente pregevoli che commuovono il Cuore di Dio.
La perseveranza finale non può essere oggetto di assoluta e infallibile certezza; però si può avere una sicurezza morale che mette il cuore nella pace e favorisce la risposta di amore a Dio.
Se la perseveranza finale è un dono, e grande regalo della bontà di Dio, si può sperare, chiedere, ma non se ne può vantare un diritto. Che la morte colga una persona in stato di grazia, di amicizia con Dio, non è un merito -perciò non si può esigere- ma solo chiedere umilmente. Il fatto che uno faccia nove comunioni eucaristiche nei primi venerdì` del mese, consecutivi, costituisce un titolo prezioso per sperare questo dono, contando sulla bontà del Cuore di Cristo. Non è un biglietto d'ingresso in Paradiso ma un documento di filiale fiducia nell'amore del Padre.
Non si deve dimenticare che la comunione dei primi venerdì non è una comunione qualsiasi ma deve avere un carattere di riparazione, cioè di espiazione dei peccati personali e dei fratelli. E' una comunione che non mira solo al profitto, ad un interesse personale quanto ad una crescita di amore puro, ad un gesto di espiazione, ad una testimonianza di fede, ad un impegno di apostolato.
Accettando le promesse del Cuore di Gesù come doni dell'Amico fedele, dell'Amico vero, il cristiano li vede e li utilizza come un segno della sua bontà, come pegno della sua tenerezza lavorando a sacrificandosi per il suo Regno d'amore. Le promesse non si devono considerare quindi come "valvola di sicurezza", come garanzie di interessi, sia pure spirituali, ma come doni dell'amore di Dio per glorificare il Suo Cuore. Sono sussidi meravigliosi della sua bontà per trasformarci in Lui, ferito di amore per noi, facendoci corredentori, continuatori della sua opera di salvezza.
Non si può dubitare delle rivelazioni di Paray-le-Monial e della validità del carisma che il Signore ha dato alla santa visitandina per il rinnovamento e la vitalità spirituale della Chiesa. In favore dei fatti di Paray la Chiesa si è impegnata e ha dato un'assicurazione ed un'approvazione positiva sulla sostanza, sul fatto e sul contenuto delle rivelazioni.
In questo caso l'adesione dei fedeli non è più motivata solamente dalla credibilità propria del messaggio e del veggente, anche con l'aggiunta di valore di una semplice dichiarazione della Chiesa. Un elemento nuovo e speciale viene aggiunto dal fatto di un intervento positivo dell'autorità ecclesiastica. Questa presenta un titolo nuovo e proprio al nostro assenso fatto di rispetto e di obbedienza. Non basta il silenzio rispettoso ma si richiede un assenso interiore dello spirito (55).
Le ripetute approvazioni dei Romani Pontefici ne sono il certificato di garanzia.
Prima dell'approvazione -da parte della Chiesa- le rivelazioni private sono offerte al nostro senso critico, all'esame di credibilità delle persone veggenti e dei fatti.
L'approvazione ecclesiastica, fondata su un serio controllo teologico, significa per noi il consiglio di un'autorità competente alla quale deve corrispondere la nostra docilità, atteggiamento richiesto da una vera prudenza.
P. Congar (56) distingue la natura dell'approvazione ecclesiastica: se essa consiste in un semplice permesso di rendere pubbliche le rivelazioni private, un semplice "nihil obstat", un giudizio globale, negativo nel senso che non hanno nulla di riprovevole, la qualità dell'adesione dei fedeli rimane immutata anche se arricchita dal motivo di un serio, favorevole esame delle testimonianze.
Se invece significa un impegno da parte della Chiesa, una sua presa di posizione, un'affermazione positiva, allora si introduce un elemento nuovo nella testimonianza del nostro assenso, la qualità dell'adesione cambia sostanzialmente. Ora di fatto i due casi si presentano: molto spesso la Chiesa autorizza sia esplicitamente, sia implicitamente (per es. con la canonizzazione del veggente) la pubblicazione di rivelazioni private. Molto di rado, ma effettivamente, la Chiesa s'impegna sulla questione di fatto e sull'autenticità di una rivelazione; è il caso di Lourdes e di S. Margherita.
Si dovrebbe dire che nella storia della Chiesa nessun'altra comunicazione divina extra biblica abbia ricevuto tante approvazioni e incoraggiamenti dal magistero ecclesiastico come le rivelazioni del Cuore di Cristo a S. Margherita.
CAMMINO RADIOSO
Così Pio IX nel breve di beatificazione della Santa Visitandina del 19 agosto del 1864, accenna apertamente alla grande apparizione fattale nel 1675 e vuole la consacrazione della Chiesa Cattolica al S. Cuore fissando il 16 giugno 1875.
Nel 1899 Leone XIII decide di consacrare il genere umano al Cuore di Gesù che considera come "segno di salvezza" per l'umanità. Il 25 maggio pubblica l'enciclica "Annum Sacrum" facendo speciale allusione alla consacrazione compiuta da Pio IX venticinque anni prima, e rievoca il comando ricevuto dall'alto di diffondere il culto al Cuore di Gesù.
S.Pio X il 19 maggio 1908 approva un atto di consacrazione delle famiglie al Cuore di Gesù che inizia in questi termini: "Cuore di Gesù, Voi avete manifestato a S. Margherita Maria il desiderio di regnare sulle famiglie cristiane". Egli stesso compone un atto di consacrazione per sacerdoti che ricorda la promessa fatta agli apostoli devoti del Suo Cuore, di comunicare l'arte di intenerire i cuori più induriti.
Benedetto XV, elevò S. Margherita all'onore degli altari, e volle che nella bolla di canonizzazione si presentassero le rivelazioni di Paray come fatti incontestabili. Il Papa li riferisce dettagliatamente enumerando le più importanti apparizioni; quella del 27 dicembre 1673, la visione delle piaghe gloriose del 1674 e la grande apparizione del 16 giugno 1675, la promessa della penitenza finale per coloro che si comunicheranno i primi venerdì del mese. Così tutto il soprannaturale straordinario di Paray viene esplicitamente descritto e dichiarato autentico dal Papa in una circostanza così solenne con un documento ufficiale.
Pio XI nella enciclica "Miserentissimus Redemptor" dell'8 maggio 1928 parlando del dovere della riparazione verso il Cuore di Gesù, scrive: "I lamenti che, nelle apparizioni a Margherita Alacoque, Gesù fece intendere, i desideri e le richieste che Egli espresse, indirizzandoli agli uomini, per il loro bene, sono ancora ignorati da molti; altri non se ne preoccupano affatto...". Così in altri tratti dell'enciclica riporta scritti e rivelazioni della santa, esaltando le virtù di Margherita Maria, la sua opera di apostola e missionaria del S. Cuore.
Pio XII nell'enciclica "Haurietis aquas" studia a fondo il S. Cuore nella Scrittura e nella tradizione e correggendo qualche esagerazione introdotta, presenta così la santa visitandina: "ma fra coloro che hanno promosso questa nobilissima forma di culto, bisogna fare posto particolare a S. Margherita Maria che con il Beato Claudio de la Colombière, suo direttore spirituale, riuscì con un zelo infaticabile a stabilire questa devozione, che ebbe tanta diffusione e grande ammirazione tra i fedeli e che a motivo delle sue caratteristiche di amore e di riparazione si è distinta dalle altre forme di pietà cristiane".
Il Papa puntualizza il compito di Margherita Maria nella storia del culto al Cuore di Gesù: Fare di Paray la sorgente di questa devozione sarebbe rinnegare tutta la sua storia nella Chiesa fino a S. Giovanni Eudes. La sua importanza viene da ciò che Cristo Nostro Signore mostrando il suo Cuore ha voluto richiamare in un modo straordinario e singolare gli spiriti degli uomini a contemplare e onorare il mistero dell'amore misericordioso di Dio riguardo al genere umano
Per questa singolare manifestazione Cristo con reiterate espressioni ha mostrato il suo Cuore come simbolo capace di attrarre gli uomini alla conoscenza del Suo amore; nello stesso tempo Egli ne ha fatto un segno e pegno della sua misericordia e grazia per i bisogni della Chiesa del nostro tempo (par. 53).
Paray non è una fonte di nuove verità, non è una sorgente di nuove rivelazioni ma una provvidenziale occasione, un forte richiamo a contemplare, penetrare, a vivere l'invito di Gesù: "Rimanete in Me, rimanete nel Mio amore" (57). Così Pio XII precisò il ruolo delle rivelazioni di Paray mettendole al loro giusto posto: non un punto di partenza del culto al S. Cuore, tanto meno la sua ragione profonda, che è solo nella tradizione e nella Scrittura, ma un modo di attrarre gli uomini. Chiama i fatti di Paray "una rivelazione divina privata" e conclude in termini splendidi: "possiamo affermare ciò che è meravigliosamente illustrato dalle rivelazioni fatte da Gesù Cristo a S. Geltrude e a S. Margherita Maria: che nessuno potrà adeguatamente capire il Crocifisso se non penetra nel suo Cuore".
Paolo VI nella sua lettera del 6 febbraio 1965, rifacendosi alle apparizioni della Santa, compendia la sostanza del messaggio di Paray; "il fervore per onorare il Cuore di Cristo, ferito di amore per noi e per riparare in tutti i modi le ingiurie a Lui rivolte".
Da più di un secolo ormai, in ogni sorta di documenti ufficiali la Chiesa ha dichiarato non solo le virtù di Margherita Maria ma ha manifestato la sua stima e fiducia nelle rivelazioni di Paray. Come per Lourdes così per Paray la Chiesa è uscita dal suo abituale riservo indicando il loro grande ruolo nella vita spirituale del popolo cristiano. La Chiesa conosce il disegno di Dio e vuole sia riconosciuto da tutti.
Sarebbe privarsi di doni inestimabili e sottrarre alle anime beni di incalcolabile valore misconoscere questi interventi divini che hanno fatto irruzione nella storia del mondo.
Giovanni Paolo II, il primo giugno 1980 nella basilica del S. Cuore a Montmartre concludeva: "Vivete questo messaggio che dal Vangelo di S. Giovanni a Paray-le-Monial ci chiama ad entrare nel Suo mistero. Auguriamoci di poter tutti "attingere con gioia alle sorgenti della salvezza" (Is. 12. 3) quelle che scaturiscono dall'amore del Signore".
Dipinto che si trova oggi nella cappella delle apparizioni.
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