San Gregorio Magno. Cristo, il buon pastore

http://www.it.josemariaescriva.info/foto/thumb/c0126-4-it.jpg


"Io sono il buon pastore. E conosco le mie pecore, cioè le amo, e le mie pecore conoscono me. Come se dicesse chiaramente: Coloro che amano, seguono. Infatti colui che non ama la verità, non ha conosciuto ancora nulla.

Poiché, fratelli carissimi, siete a conoscenza del pericolo che noi corriamo, ponderate bene, nelle parole del Signore, anche il vostro pericolo. Vedete se siete sue pecorelle, vedete se lo conoscete, vedete se conoscete la luce della verità. Inoltre conoscete, io affermo, non per mezzo della fede, bensì per mezzo dell'amore. Conoscete, dico, non con il credere, ma con l'agire. Infatti quegli stesso che afferma questo, l'evangelista Giovanni, attesta dicendo: Chi dice di conoscere Dio, ma non osserva i suoi comandamenti, e bugiardo.

Perciò anche in questo medesimo passo il Signore subito aggiunge: Come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le mie pecore. Come se dicesse in modo esplicito: Da questo risulta che io conosco il Padre, e sono conosciuto dal Padre, risulta che do la mia vita per le mie pecore; cioè, io dimostro in che misura amo il Padre con quell'amore con il quale muoio per le pecore. E senza dubbio di queste pecore dice nuovamente: Le mie pecore ascoltano la mia voce ed io le conosco, e mi seguono, e io do loro la vita eterna. Di esse poco più sopra dice: Chi entrerà per me sarà salvo, ed entrerà e uscirà e troverà pascolo. Entrerà cioè nella fede, uscirà dalla fede alla visione, dall'azione del credere alla contemplazione e troverà pascolo nel ristoro eterno.

Le sue pecore perciò troveranno pascolo, perché chiunque lo segue con cuore semplice, viene nutrito per mezzo di pascoli che sono verdeggianti in eterno. Qual è poi il pascolo di queste pecore se non le intime gioie dei paradiso verdeggiante? Infatti il pascolo di coloro che sono eletti è la presenza del volto di Dio, e guardandolo, senza che esso venga mai meno, la mente si sazia in eterno del cibo della vita. Cerchiamo quindi, fratelli carissimi, questi pascoli, in cui possiamo gioire nella solenne festosità di cittadini tanto grandi. Facciamo in modo di essere attirati dalla stessa festosità di coloro che sono felici. Accendiamo dunque il nostro animo, fratelli, la fede venga riscaldata da ciò in cui ha creduto, i nostri desideri si accendano per i beni celesti, e in questo modo amare significa già incamminarsi.

Nessuna contrarietà ci ritragga dalla gioia dell'intima festosità, perché, se qualcuno desidera andare in un luogo stabilito, il desiderio di arrivarvi non venga affievolito da alcuna asperità del cammino. Nessuno stato di prosperità ci alletti con le sue lusinghe, perché è certo un viaggiatore sciocco colui che si dimentica di andare nel luogo in cui aveva intenzione di arrivare, perché, durante il viaggio, si ferma a guardare i bei prati."

Dalle « Omelie sui Vangeli » di san Gregorio il Grande, Papa (Hom. 14, 3-6; PL 76, 1129-1130.

Nessun commento: