Quando parliamo di sette, dobbiamo però stare attenti a non mettere tutto sullo stesso piano. Gli Evangelici e i Pentecostali protestanti, per esempio, a parte gruppi isolati, non sono sette. La Chiesa cattolica da anni mantiene con essi un dialogo ecumenico a livello ufficiale, ciò che non farebbe mai con le sette.
Le vere sette si riconoscono da alcune caratteristiche. Anzitutto quanto al contenuto del loro credo, essi non condividono punti essenziali della fede cristiana, come la divinità di Cristo e la Trinità; oppure mescolano a dottrine cristiane elementi estranei incompatibili con esse, come la reincarnazione. Quanto ai metodi, sono, alla lettera "ladri di pecore", nel senso che tentano con tutti i mezzi di strappare i fedeli alla loro Chiesa di origine, per farne degli adepti della loro setta. Sono di solito anche aggressivi e polemici. Più che proporre dei contenuti propri, passano il tempo ad accusare, polemizzare, contro la Chiesa, la Madonna e in genere tutto ciò che è cattolico. Siamo, con ciò, agli antipodi del Vangelo di Gesù che è amore, dolcezza, rispetto per la libertà altrui. L'amore evangelico è il grande assente dalle sette.
Gesù ci ha dato un criterio sicuro di riconoscimento: "Guardatevi, ha detto, dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete" (Mt 7,16). E i frutti più comuni del passaggio delle sette sono famiglie spaccate, fanatismo, attese apocalittiche della fine della mondo, regolarmente smentite dai fatti.
C'è un altro tipo di sette religiose, nate fuori del mondo cristiano, in genere importate dall'oriente. A differenza delle prime, esse non sono aggressive, si presentano anzi "in vesti di agnello", predicando l'amore per tutti, per la natura, la ricerca dell'io profondo. Sono formazioni spesso sincretistiche, cioè che mettono insieme elementi di varie provenienze religiose, come è il caso di New Age.
L'immenso danno spirituale di chi si lascia convincere da questi nuovi messia, è che perde Gesù Cristo e con lui quella "vita in abbondanza" che egli è venuto a portare. Alcune di queste sette sono pericolose anche sul piano della sanità mentale e dell'ordine pubblico. Le vicende ricorrenti di plagio e di suicidi collettivi ci avvertono fin dove può portare il fanatismo di qualche capo settario.
Quando si parla delle sette dobbiamo però recitare anche un «mea culpa». Spesso le persone finiscono in qualche setta per il bisogno di sentire il calore e il supporto umano di una comunità, che non hanno trovato nella loro parrocchia.
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