"Chi potrà poi amare altr'oggetto che Gesù, vedendolo morire fra tanti dolori e disprezzi, affine di cattivarsi il nostro amore? Un divoto solitario pregava Dio ad insegnargli che cosa potesse fare per amarlo perfettamente; gli rivelò il Signore che per giungere al suo perfetto amore non vi era esercizio più atto che meditare spesso la sua Passione.
Piangeva S. Teresa e si lagnava d'alcuni libri che le avevano insegnato a lasciar di meditare la Passione di Gesù Cristo, perché poteva ciò esser d'impedimento alla contemplazione della Divinità; onde poi la santa esclamava: “O Signore dell'anima mia, o Ben mio Gesù crocifisso, non mi ricordo mai di questa opinione, che non mi sembri d'aver fatto un gran tradimento. Ed è possibile che voi, Signore, mi aveste ad essere impedimento a maggior bene? E donde mi vennero tutti i beni, se non da voi?” E poi soggiunge: “Ho veduto che per contentare Dio, e perché ci faccia grazie grandi, egli vuole che passi ciò per le mani di questa umanità sacratissima, nella quale disse sua divina maestà di compiacersi.”
Quindi diceva il P. Baldassarre Alvarez che l'ignoranza de' tesori che abbiamo in Gesù, era la rovina dei Cristiani; onde la meditazione della Passione di Gesù Cristo era la sua più diletta ed usata, meditando in Gesù specialmente tre suoi patimenti, la povertà, il dispregio, e 'l dolore; ed esortava i suoi penitenti a meditare spesso la Passione del Redentore, dicendo che non pensassero d'aver fatta cosa alcuna, se non arrivassero a tener sempre fisso nel cuore Gesù crocifisso.
Chi vuole, insegna S. Bonaventura, crescere sempre da virtù in virtù, da grazia in grazia, mediti sempre Gesù appassionato: Se vuoi, o uomo, progredire di virtù in virtù in virtù e di grazia in grazia dovrai meditare quotidianamente la Passione del Signore. Ed aggiunge che non vi è esercizio più utile per rendere un'anima santa, che considerare spesso le pene di Gesù Cristo".
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