Il Santo Cenacolo sul Monte Sion
Quando l’imperatore Adriano visitò la città di Gerusalemme (130-131), secondo Epifanio (fine IV sec.), la trovò completamente rasa al suolo ?ad eccezione di alcune poche abitazioni e della chiesa di Dio, che era piccola, dove i discepoli, ritornando dal luogo dell’ascensione di Gesù al cielo, salirono al piano superiore?. Lo stesso autore parla anche di sette sinagoghe (luoghi di riunione per gli ebrei) di cui una sopravvisse fino al tempo del vescovo Massimo (333-348) e dell’imperatore Costantino (306-337). Nel seconda metà del IV sec. i cristiani sostituirono la piccola chiesa con una grande basilica chiamata ?la Santa Sion? e considerata ?Madre di tutte le chiese?, in quanto fondata dagli apostoli. In essa si conservava il trono di Giacomo, ?fratello del Signore? e primo vescovo di Gerusalemme, e la colonna della Flagellazione. Al ricordo delle apparizioni di Gesù Risorto e della discesa dello Spirito Santo sugli apostoli si trova unito dal V sec. quello dell’Ultima Cena e, dal VII sec., quello della Dormizione (morte) di Maria. La chiesa della Santa Sion subì diverse distruzioni e restauri finché non venne ricostruita dalle fondamenta in epoca crociata (XII sec.) e ribattezzata col nome di ?Santa Maria in Monte Sion?. Dopo la demolizione del 1219, ordinata dal sultano, rimase in piedi soltanto la cappella del Cenacolo (medioevale) con la sottostante commemorativa Tomba di Davide (ritenuta da alcuni parte di un’antica sinagoga giudeo-cristiana).Nel 1335 i Francescani presero in carica il santuario, erigendo sul lato di sud un conventino il cui chiostro è ancora oggi visibile. In questo luogo ebbe principio la Custodia di Terra Santa, ufficialmente istituita con bolla papale nel 1342. Pur in mezzo a molte difficoltà il convento fu abitato fino al 1552, anno in cui l’autorità turca ordinò ai frati di trasferirsi all’interno delle mura cittadine. Il santuario restò nelle mani dei musulmani fino al 1948, quando subentrarono gli ebrei. Un terreno abbandonato, a ovest del Cenacolo, fu ottenuto dall’imperatore Guglielmo II di Germania nel 1898 e affidato ai Benedettini. La nuova chiesa, consacrata nel 1910, porta il titolo della Dormizione di Maria. Nel 1936, riadattata una vecchia casa araba, anche i Francescani poterono ritornare nelle immediate vicinanze del luogo santo. Il piccolo convento ha il titolo di S. Francesco al Cenacolo (famigliarmente Cenacolino). Eugenio Alliata ofm
Il Sion cristiano
La tradizione cristiana sull’autenticità dei santuari del Sion risale ben al di là del IV secolo. L’angolo sud-ovest della collina occidentale di Gerusalemme è indicato come il luogo del Santo Cenacolo, cioè il luogo dell’istituzione dell’Eucaristia, delle Apparizioni del Cristo risorto e della Discesa dello Spirito Santo.
Vista del Monte Sion
La sala superiore della casa, messa a disposizione del Maestro da un discepolo per la celebrazione della sua ultima Pasqua, divenne, dopo la Passione, rifugio e luogo di riunione per i discepoli. Il vescovo Epifanio, originario della Palestina (310-403), fondandosi su documenti del II secolo, scrive: "L’imperatore Adriano (durante il suo viaggio in Oriente, 138 d.C.) trovò Gerusalemme completamente rasa al suolo e il tempio di Dio calpestato, ad eccezione di alcune poche case e della chiesa di Dio, che era piccola, dove I discepoli erano saliti nella sala superiore al loro ritorno dal monte degli Olivi, quando il Signore fu assunto in cielo. Infatti si trovava costruita in quella parte del Sion che era stata risparmiata dalla distruzione, cioè una parte delle case sparse qua e là sul Sion e sette sinagoghe che sole rimasero al Sion, come tuguri. Una di esse rimase come una capanna nella vigna, come sta scritto, fino al tempo del vescovo Massimo (333-348 d.C.) e dell’imperatore Costantino (306-337 d.C.)." L’informazione offerta da Epifanio è storicamente fondata, perché il quartiere occidentale della città si trovava fuori del campo di operazioni militari durante la conquista di Gerusalemme nell’anno 70 dC, dal momento che l’attacco si sviluppò dal lato opposto della città. La comunità cristiana, che era fuggita a Pella nel 66 dC prima della rivolta ebraica e del susseguente assedio condotto dai Romani, dovette certamente ritornare sul luogo dove si era inizialmente costituita, attorno agli Apostoli, e dove, insieme con molte altre memorie, era conservata la cattedra del suo primo vescovo, S. Giacomo.
Gli edifici del Sion cristiano
Il Tempio ebraico dell’antica Sion era distrutto e la nuova Sion cristiana era nata. Per dirla con le parole di un apologista del tempo: “Esiste dunque una Sion spirituale, la Chiesa, nella quale è stato costituito come re da Dio Padre il Cristo” (Sant’Optato). I cristiani riconoscevano nelle parole di Isaia: “Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore.” (Is 2,3) una profezia della loro chiesa attraverso la quale “Il vangelo del nostro Salvatore Gesù Cristo e le parole degli Apostoli sono diffusi a tutto il mondo” (Eusebio). La pellegrina Egeria descrive la liturgia che era celebrata “nella chiesa sul Monte Sion” in memoria delle apparizioni di Cristo dopo la sua Risurrezione e della Pentecoste. Restaurata prima da S. Massimo (331-349), la chiesa fu poi di nuovo ricostruita da un altro vescovo di Gerusalemme, Giovanni II (386-417). Da allora si chiamò la “Santa Sion” (Hagia Sion).
S. Stefano e il Re Davide sul Monte Sion
Fin dai tempi di Erode, la tradizione ebraica indicava su questa collina il luogo della fortezza conquistata da Davide, la fortezza del Sion. Anche i cristiani che vi erano stabiliti, dunque, si consideravano stabiliti sul Monte Sion. Un’altra memoria indelebilmente attaccata al Sion fu quella del protomartire S. Stefano. Nel 415 il suo corpo era stato trasferito al Sion finché l’imperatrice Eudocia non ebbe portato a compimento nel 460 la basilica costruita a nord di Gerusalemme, espressamente per accoglierne le reliquie.
Cenotafio al Sion che ricorda il Re Davide
Dopo la traslazione, il luogo fu ancora menzionato dai pellegrini come una tomba, e chiamata anche Tomba di Davide, da alcuni, facendo nascere così l’infelice leggenda che nei secoli XIV e XV fu una delle ragioni dell’espulsione dei cristiani da questo santuario.La tradizione che collega il Sion con la Tomba di Davide si rifà al testo biblico, soprattutto 1Re 2,10, che indica nella “Città di Davide” il luogo di sepoltura del Re. Anche S. Pietro, nel suo primo discorso dopo la Pentecoste (Acts 2,29) tenuto nel Cenacolo, proclama che la tomba di Davide “è ancora oggi fra noi”. È questa la ragione per cui la tomba di Davide è stata localizzata nel Sion Cristiano e la Chiesa di Gerusalemme ogni anno ne celebrava la memoria.La memoria di Davide è ancora oggi venerata dagli EbreiSecondo i pellegrini nella Basilica del Sion si trovavano: la colonna della Flagellazione, il corno per l’unzione dei Re e in particolare di Davide, la corona di spine, la lancia, le pietre usate nella lapidazione di S. Stefano, il calice adoperato dagli Apostoli, ecc.
Il Sion cristiano dai Crociati fino all’arrivo dei Francescani
Al loro arrivo a Gerusalemme, i Crociati ritrovarono l’area del Sion in rovina, ad eccezione dell’edificio a due piani che costituiva la cappella del Cenacolo. Lì presso Raimondo di Tolosa pose l’accampamento con lo scopo di proteggere il luogo dalle sortite dei nemici. Nello stesso luogo il Patriarca Dagoberto visse, per qualche tempo, fino alla coronazione di Baldovino I.I Crociati rialzarono sulle rovine della vecchia chiesa un monumento degno del titolo di Mater omnium Ecclesiarum (“Madre di tutte le Chiese”). L’edificio era diviso in tre navate. Nella navata settentrionale c’era un’edicoletta in memoria della Dormizione di Maria. Sul lato sud-ovest della navata centrale sorgeva il Cenacolo, composto di due cappelle sovrapposte ed ulteriormente suddiviso quasi a formare quattro luoghi distinti: due sotto e due sopra. Trenta gradini conducevano dalla sala bassa alla “Sala Alta”, dove l’Istituzione dell’Eucaristia e la Discesa dello Spirito Santo erano rappresentati in mosaico.
La “Sala Alta” medioevale del Sion
Nella cappella inferiore, detta anche Galilea, si ricordava la Lavanda dei piedi e le Apparizioni di Cristo Risorto agli Apostoli. La basilica era servita dai Canonici Regolari di S. Agostino. È interessante che durante il periodo crociato nessun pellegrino ricorda mai la tomba di Davide. Solo nel 1167 Rabbi Abraham di Gerusalemme riferì a Beniamino di Tudela che 16 anni prima, in seguito al crollo di un muro, erano state scoperte ricche tombe ritenute per quelle di Davide e di Salomone. Il Patriarca Latino aveva richiamato questo Rabbi Abraham da Costantinopoli per esaminare i due testimoni che avevano scoperto le tombe. Ma questi, essendo a mala pena scampati la prima volta, si rifiutarono di ritornare sul posto, e il Patriarca decise di ricostruire di nuovo il muro che era caduto. Questa storia affonda le sue radici nella leggenda riferita da Giuseppe Flavio a proposito del Re Erode: “Tuttavia egli desiderava fare più approfondita ricerca e andare avanti, fino a incontrare i corpi medesimi di Davide e di Salomone, quando due dei suoi soldati furono uccisi da un fuoco che abbruciò coloro che stavano per entrare, secondo quello che è stato riferito” (Antich. XVI 7,1).Da questo si ricava che la popolazione locale continuava a tramandarsi la leggenda relativa alla Tomba di Davide. Quando Saladino prese Gerusalemme nel 1187, la basilica del Sion fu una delle poche che non furono distrutte o convertite in moschea. Fu invece affidata alle cure del clero Siriano locale. Durante questo periodo i pellegrini occidentali potevano visitare il Cenacolo e celebrare la S. Messa. Nel 1192 la basilica e il monastero appaiono circondati da un muro, ma nel 1219, per ordine di Melk el-Muazzen, l’edificio fu parzialmente demolito e in seguito completamente distrutto dai Kwarismiani nel 1244. Il pellegrino greco Perdicca nel 1260 ricorda la Tomba di Davide in basso. Nel 1294 il domenicano Ricoldo da Monte Croce descrive l’edificio ormai in rovina e trasformato parzialmente in moschea.
Per capire quello che dicono i pellegrini da qui in avanti è necessario ricordare che il nome Cenacolo era riservato alla parte ovest della restante cappella, dove l’istituzione dell’Eucaristia era ricordata. Sembra appunto che, mentre tutto il resto della basilica del Sion era in rovina, solo questa parte rimaneva ancora in piedi e così solo questa è menzionata dai pellegrini. Molti pellegrini nel primo quarto del XIV secolo descrivono il Santuario e tutti riferiscono la stessa cosa.
I Francescani al Monte Sion
Dopo le crociate, la provvidenza ha voluto che una nuova presenza cristiana avesse origine al Sion. Un frate della provincia francese di Aquitania, fra Roger Garin, arrivò a Gerusalemme nel 1333 e si fermò ad abitare nell’Ospizio di S. Giovanni nei pressi della chiesa del S. Sepolcro, dove erano ospitati i pellegrini e dove viveva una nobildonna siciliana di nome Margherita la quale era una grande benefattrice dei cristiani, potendosi giovare di una certa influenza presso i sultani dell’Egitto. Fra Roger, da parte sua, era rappresentante dei sovrani di Napoli, il re Roberto e la regina Sancia, nel difficile negoziato per il riscatto dei luoghi santi del Monte Sion.Secondo i documenti in lingua araba conservati nell’Archivio Storico della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme, il 15 maggio 1335 la cristiana “franca” Margherita acquistò dal Tesoro Pubblico una proprietà sul Monte Sion per mille denari d’oro. Il 19 settembre 1335, fra Roger comperò un terzo di questa proprietà da Margherita per 400 denari. Il primo febbraio 1337 fra Roger e altri frati, chiamati i Frati della Corda, comperarono un’altra proprietà, questa volta a loro nome, per 1400 denari. Da questo è evidente che fra Roger, per quel tempo risiedente oramai nel convento presso il Cenacolo, godeva di riconoscimento giuridico da parte delle autorità locali. È chiaro inoltre che il Cenacolo (Aliat Sahiun - la Sala Alta - hyperoon Sion), a giudicare dai limiti assegnati alla proprietà, non apparteneva più al Tesoro pubblico. Risulta dunque che fra il 1335 e il 1337 fra Roger ha acquistato il sito del Cenacolo. Due bolle papali del 1343 comunicarono al mondo cattolico che “in seguito a difficili negoziati e grandi spese” intervenute tra i Sovrani di Napoli e il Sultano d’Egitto Melek en-Naser Muhammed, i Francescani erano entrati in possesso del Cenacolo di Nostro Signore, della Cappella della Discesa dello Spirito Santo e della cappella delle Apparizioni di Gesù Risorto, e che attorno a questi luoghi la regina Sancha aveva costruito un convento per 12 frati e 3 persone secolari. Fu probabilmente nel 1336 che presero del luogo, poiché da quel momento i pellegrini trovano i frati nel loro convento, il superiore del quale portava il titolo, che rimane ancor oggi, di Guardiano del Monte Sion.
Il chiostro del primo convento francescano del Sion
Al loro ingresso i francescani preservarono il più possibile la situazione esistente prima del 1336. L’edificio è descritto come avente due piani, e ogni piano composto di due differenti parti. Piano terreno: Nella parte orientale (più alta dell’occidentale), a sinistra, in una piccola sala rettangolare si veneravano le tombe di Davide e di Salomone; a destra c’era invece la Cappella di S. Tommaso. La parte occidentale, scura e sotterranea era indicata come il luogo dove Cristo aveva tenuto con i suoi Apostoli gli ultimi discorsi; successivamente questo luogo divenne Cappella di S. Francesco e fu anche usata come dormitorio per i pellegrini. La memoria della Lavanda dei piedi fu trasferita invece ad un altare laterale nella sala superiore. Piano superiore: A occidente c’era la chiesa vera e propria dei frati, che era il Cenacolo, il luogo dell’Ultima Cena. Una scala nell’angolo sud-ovest la metteva in comunicazione con la cappella inferiore. La parte orientale o Cappella dello Spirito Santo è sempre mostrata come in rovina.I documenti mostrano di fatto che i frati ripararono la sola cappella del Cenacolo tanto che da parte di alcuni archeologi la sala attuale viene assegnata al XIV secolo, ricostruita probabilmente da artisti che i Francescani portarono da Cipro.
Il papa Paolo VI prega nel Cenacolo nel 1964
Per qualche ragione la Cappella dello Spirito Santo non era stata restaurata. Nel 1288 fra Ricoldo da Montecroce ricorda che parte del Cenacolo, cioè il luogo della Discesa dello Spirito Santo, era stato convertito in moschea. Il sultano predetto, favorevole ai frati, morì nel 1340, e un periodo difficile prese inizio, come mostra nel 1346 una lettera del papa Clemente VI a Pietro IV di Aragona. Il secondo Guardiano, fr. Nicolao, fu costretto a ricomperare nel 1346 una parte della proprietà già comprata nel 1337 da fr. Roger. C’erano sempre nuove difficoltà da superare e sappiamo da una lettera del tribuno Cola di Rienzo nel 1361 che lavori di restauro iniziati al tempo della regina Sancia si erano dovuti interrompere e non erano ancora giunti a termine nel 1361. Una donna di Firenze, Sofia degli Arcangeli, nel 1363 aprì un ospizio per pellegrini a nord del convento francescano. Col tempo, questo ospizio passò ai francescani e le donne che lo servivano divennero Terziarie.Quando nel 1365 Pietro I di Cipro attaccò Alessandria, il sultano si vendicò sui Cristiani e i Francescani del Monte Sion furono condotti a Damasco, dove morirono in prigione. La pace fu conclusa nel 1370 e giunsero nuovi frati dall’Occidente a prendere il loro posto sul Sion e nel S. Sepolcro. Seguì un periodo di tranquillità e, nel 1377, il Guardiano del Sion diventò indipendente dal Provinciale di Cipro e passò sotto le dipendenze immediate del Generale dell’ordine. A quel tempo i frati erano 20 e servivano il Monte Sion, il S. Sepolcro e Betlemme. Sebbene fossero proprietari dell’intero edificio, essi non poterono arrivare a ricostruire la Cappella della Discesa dello Spirito Santo, descritta dai pellegrini come una terrazza aperta. Fu a questo punto che iniziarono gli intrighi degli Ebrei per acquistare dai Musulmani la Cappella di Davide e stabilirvi una sinagoga. Né gli Ebrei né i Musulmani possedevano alcuna tradizione certa sulla Tomba di Davide. Nel 1383 l’ebreo Isaac Chelo di Aragona afferma che le tombe della Casa di Davide, che si trovavano sul Monte Sion, non sono conosciute oggi né da Ebrei né da Musulmani.
Il primo atto di usurpazione contro i Francescani
I Francescani furono privati della Cappella di Davide nel 1429. Questo fatto si compì attraverso un’alleanza tra Musulmani ed Ebrei, che investirono per la loro parte denaro con l’intenzione di trasformare questa cappella in Sinagoga. I frati furono sì cacciati fuori, ma il luogo, anziché essere trasformato in sinagoga, rimase invece nelle mani dei Musulmani. Questa usurpazione condusse a tutta una serie di rappresaglie in Europa contro gli Ebrei. Fu attraverso gli sforzi diplomatici di Venezia che le autorità locali restituirono il luogo ai Francescani nel seguente anno.Fra Giacomo Delfin (1434-1438) lavorò alacremente nel restauro dell’intero edificio. Il sultano Barsbay (1422-1438) si mostrò favorevole e, con l’aiuto delle Potenze Cattoliche e specialmente del Duca Filippo di Burgundia (1419-1467), fra Delfino potè terminare i restauri e ricostruire la Cappella dello Spirito Santo.
Uno dei Firmani (decreti sultaniali) che confermano i diritti dei Francescani
Purtroppo nel 1438 salì al potere il Sultano Jaqmaq (1438-1463) che ordinò la chiusura di tutte le chiese cristiane ed il trasferimento forzato al Cairo dei Frati del Monte Sion. le proteste del negus di Abissinia e le sue minacce di deviare l’acqua del Nilo calmarono il Sultano. Tra il 1439 e il 1446 si ottennero due firmani per una decorosa ricostruzione della cappella dello Spirito Santo. Il Duca Filippo provvide ancora il denaro.Mentre procedevano i lavori, nel 1462, arrivò l’ordine di abbattere tutte le nuove costruzioni e di riprendere nuovamente la Cappella di Davide. Gli ordini furono condotti a compimento con brutalità e persino le ossa dei frati sepolti presso il cenotafio di Davide furono dissotterrate. La Cappella di Davide fu, da quel momento, perduta definitivamente. I Frati ricostruirono ancora (nel 1462) la Cappella dello Spirito Santo, solo per essere (nel 1468) di nuovo distrutta dai Musulmani.
Lapide affissa nel cenacolo per ricordare l’espulsione dei Francescani
Avendo rimesso in piedi questo oratorio i Frati cambiarono tattica e, per riavere la Cappella di Davide, si rivolsero al Sultano dichiarando essere stato questo originariamente il loro cimitero, ma che alcuni Musulmani vi avevano eretto un mihrab immaginando che fosse la Tomba di Davide. Ma i giuristi dell’islam dichiararono che un santuario musulmano non poteva essere stato eretto in un cimitero. Tutta la questione fu riesaminata per ordine del Sultano. Le autorità locali, radunatesi sul posto, presero infine una decisione contraria ai Francescani cosicché, il giorno seguente (23 maggio 1490) i Cristiani si videro forzati a demolire tutte le nuove costruzioni (che comprendevano oltre la Cappella dello Spirito Santo anche l’Oratorio della Vergine Maria) e ad abbandonare il sito nelle mani dei Musulmani.
I Francescani cacciati dal Sion
La prossimità delle famiglie musulmane, messe là a custodia della Cappella dello Spirito Santo e di quella di Davide, rendeva la vita quasi impossibile i frati del Sion, che continuavano ad officiare la chiesa del Cenacolo, così come quella sotterranea di S. Francesco. Ogni giorno si presentava un nuovo, più grande problema e ai frati non ebbero alcunché da sperare nemmeno quando la Palestina passò ai Turchi Ottomani nel 1517.I Musulmani continuarono a disturbare i Frati e nel 1521 Solimano I intervenne per mettere uno stop alle loro tribolazioni. I Musulmani ricorsero allora ad un nuovo espediente. Essi chiesero al Mufti se non era buono e corretto che dei fedeli abitassero presso un santuario musulmano e se le liturgie cristiane non fossero invece una profanazione. Il Mufti fu d’accordo con loro e si fece un ricorso a Costantinopoli. L’ordine che uscì dalla Porta il 18 marzo 1523, indirizzato al Governatore di Damasco, fu di espulsione immediata per gli infedeli che dissacravano il luogo santo facendo le loro processioni, secondo la loro falsa fede, sopra la Tomba di Davide, degna piuttosto di essere venerata dai Musulmani. Il luogo doveva invece essere consegnato al latore dell’ordine lo Scheik Muhammad el-Ajami. Questo Ajami non presentò subito l’ordine che aveva portato con sé, ma provò invece se riusciva a venderlo a mercanti europei, che proteggevano i Francescani. Così i Francescani vennero a conoscenza di questo ordine e Venezia fece rimostranze presso la Sublime Porta, che acconsentì ad annullarlo. Pellegrini europei, tra i quali S. Ignazio di Loyola, al momento di imbarcarsi nell’ottobre del 1523, erano a conoscenza della revoca, ma prima che questa raggiungesse Damasco, il Governatore, Khurrem Pascia, aveva già provveduto all’espulsione nel gennaio del 1524. El-Ajami fece porre una lapide, che si può vedere a tutt’oggi nel Cenacolo, per commemorare l’evento. I Frati si trasferirono in una vicina abitazione, chiamata “il forno”, dove vivevano le Terziarie.Un nuovo ordine del 26 marzo 1526, rimise in possesso dei frati qualche stanza e la cappella sotto il Cenacolo. Tutti i tentativi fatti dalle Potenze Occidentali, specialmente Venezia e Francia, di rimediare a questa ingiustizia furono inefficaci.I Francescani vissero nel “forno” lì accanto fino al 1560, quando si trasferirono definitivamente nell’ex monastero giorgiano di El-Amud, ribattezzato di S. Salvatore, dove risiede il Superiore dei frati di Terra Santa, che mantiene fino ad oggi il titolo di Guardiano del Santo Monte Sion.
L’odierno “Cenacolino” Francescano sul Sion
La Sala Superiore del Cenacolo fu dunque trasformata in una moschea dedicata al Re Davide e l’accesso ai cristiani ne fu del tutto interdetto. Questa situazione durò fino alla fine del secolo XIX, quando questa Sala si riaprì parzialmente alle visite dei pellegrini cristiani. Rimase comunque esclusa la celebrazione della Eucaristia così come ogni altra forma di devozione. In seguito si permise ai Francescani di compiere alcune visite ufficiali il Giovedì santo e a Pentecoste, comunque senza la celebrazione dell’Eucaristia.Il 29 marzo 1936 i Francescani ritornarono ad abitare a pochi passi dal Cenacolo, dopo aver ricomperato il vecchio “forno” dalla famiglia Dajani (proprietaria anche del Cenacolo), trasformandolo in Convento di S. Francesco e Chiesa “ad Coenaculum”. È questa una piccola oasi di pace e serenità di fronte a un luogo pieno di così grandi eventi e travagliate vicende. L’intera area del Sion cristiano si trova dal 1948 nelle mani delle autorità ebraiche. Tutti gli edifici all’intorno sono stati occupati da scuole religiose ebraiche ed il cenotafio medioevale del Re Davide è diventato un luogo nazionale di pellegrinaggio del popolo ebraico.Comunque degno di menzione è il fatto che il profilo del Monte Sion Cristiano è dominato oggi dal monastero benedettino e dal santuario edificato nel luogo della Dormizione della Beata Vergine Maria. La chiesa, edificata sul modello di Aix la Chapelle, ricopre una cripta dove si ricorda la venerabile tradizione apocrifa della Morte di Maria avvenuta sul Monte Sion. Qui i pellegrini, dopo essersi inginocchiati davanti alla immagine della Madonna Dormiente, ripetono sottovoce le parole della “Salve Regina”.
Scavi archeologici
Veduta del Monte Sion
Nel 1951 l’archeologo israeliano J. Pinkerfeld ha potuto condurre degli scavi nell’area della Tomba di Davide. Sulla base di questi scavi appare che l’edificio sia stata una antica sinagoga. L’ipotesi del padre B. Bagatti che si dovesse trattare piuttosto di una “chiesa-sinagoga” si fonda sulle antichissime memorie cristiane relative alla “Chiesa degli Apostoli” di cui si è già detto sopra. Inoltre si sa che agli ebrei, in seguito alle due rivolte contro i Romani (66-70 e 132-135 dC), fu proibito l’accesso alla città di Gerusalemme. Al contrario i cristiani erano presenti in città e avevano anzi sul Sion il loro centro liturgico principale. Graffiti rinvenuti nello scavo di Pinkerfeld confermano questa presenza cristiana.Più limitati sondaggi furono operati dai padri B. Bagatti ed E. Alliata nell’area del Convento francescano (1981), e dal padre B. Pixner nell’area del Monastero benedettino della Dormizione (1986). Recenti restauri hanno portato alla luce sui muri del Cenacolo, e più ancora in quelli della Sala dello Spirito Santo numerose tracce relative alla presenza cristiana e al culto ivi praticato fin dall’epoca bizantina.
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