Giovedì santo. Dalle "Lettere" di san Cipriano.

Sappiatelo, fratelli: nell'offerta del calice abbiamo imparato a rispettare la tradizione proveniente dal Signore. Perciò dobbiamo fare quello che il Salvatore ha fatto per primo, non qualcosa d'altro. Perché il calice sia offerto in sua memoria, deve contenere vino misto ad acqua. Infatti Cristo ha detto: io sono la vera vite (Gv 15, 1). Quindi il sangue del Signore non è dato certamente dall'acqua, ma dal vino. Non possiamo reputare che nel calice ci sia il suo sangue da cui siamo redenti e che ci dà la Vita, quando manchi il vino che rappresenta appunto il sangue di Cristo, annunciato e figurato dalle Scritture. Una prima figura profetica del sacrificio del Signore ci è offerta con il sacerdote Melchisedek. La Scrittura dice: Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino; era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram ... (Gn 14, 18). Che Melchisedek simboleggiasse Cristo, lo dice lo Spirito Santo nei salmi, con le parole che il Padre rivolge al Figlio: Io ti ho generato prima della stella del mattino. Tu sei sacerdote per sempre al modo dì Melchisedek (Sal 109, 3-4 LXX). Tale ordine fa riferimento a quel sacrificio e alla sua origine, in quanto Melchisedek era in verità sacerdote del Dio altissimo, aveva offerto pane e vino e aveva benedetto Abramo. Chi mai è sacerdote di Dio altissimo più del Signore Gesù Cristo, Lui, che offrì un sacrificio a Dio Padre, lo stesso che aveva offerto Melchisedek, cioè il pane e il vino, il suo corpo, ovviamente, e il suo sangue? La benedizione rivolta ad Abramo coinvolgeva il nostro popolo. Secondo il racconto della Genesi, perché Melchisedek potesse regolarmente benedire Abramo, dovette precedere la simbologia del sacrificio, costituita dall'offerta del pane e del vino. E quel sacrificio simbolico arrivò al compimento e fu consumato quando il Signore offrì il pane e il calice del vino. Colui che è la pienezza di ogni realtà, ha allora realizzato ciò che il simbolo annunciava. Nei proverbi di Salomone lo Spirito Santo mostra pure una figura del sacrificio del Signore facendo allusione alla vittima immolata, al pane, al vino ed anche all'altare. La Sapienza, si legge, ha innalzato una casa su sette colonne, ha sacrificato le sue vittime, ha mescolato nella coppa il vino e l'acqua e ha preparato la sua mensa. Poi ha mandato i suoi servi ad invitare ad attingere dal suo cratere gridando questo annuncio: Chi è inesperto accorra qui. E a coloro che erano privi di sapienza diceva: Venite a mangiare del mio pane e a bere il vino che io ho mescolato per voi (cf. Pro 9, 1-5 LXX). Il testo dei Proverbi parla di vino misto ad acqua. Si tratta di un annuncio profetico del calice del Signore che contiene vino mescolato ad acqua. La passione del Signore avrebbe realizzato quella predizione. Anche nella benedizione di Giuda c'è tale significato; anche in quel caso appare la figura di Cristo. Egli deve essere adorato e lodato dai suoi fratelli; deve colpire la schiena dei nemici con quelle mani con cui portò la croce e vinse la morte; deve essere il leone della tribù di Giuda, che si corica e dorme nella passione e che poi sorge e diventa speranza per i popoli. E la Scrittura aggiunge: Egli lava nel vino la veste e nel sangue dell'uva il manto (Gn 49, 11). Se parla di sangue di uva, che altro vuol significare se non che il vino rappresenta il sangue del calice del Signore? Anche in Isaia lo Spirito Santo offre le stesse testimonianze della passione del Signore: Perché rossa è la tua veste e i tuoi abiti come quelli di chi pigia nel tino? (Is 63, 2). L'acqua può forse far diventare rossi i vestiti? Nel torchio si pigia forse l'acqua con i piedi? O dal medesimo si ha forse l'acqua? Certamente si parla di vino, perché si capisca che attraverso il vino si intende il sangue del Signore e perché fosse annunciato dai profeti ciò che in seguito doveva essere realizzato attraverso il calice del Signore. Si parla anche di torchio, cioè di pigiare e premere. Come non si può arrivare a bere il vino senza prima aver pigiato e spremuto i grappoli, così noi non potremmo bere il sangue di Cristo, se prima egli non fosse stato calpestato e premuto e non avesse bevuto lui per primo il calice, con il quale aveva offerto da bere ai credenti.

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