dom Prosper Guéranger. L'apparizione ai discepoli di Emmaus



Pontormo, Cena di Emmaus, 1530, Galleria degli Uffizi, Firenze

Durante il corso di questa giornata, ben quattro volte Gesù si è manifestato dopo la sua Risurrezione. Ora gli resta di mostrarsi a tutti gli Apostoli riuniti insieme e di metterli così nella possibilità di unire la loro esperienza personale alla testimonianza che hanno accettato dalle labbra di Pietro. Ma tale è la condiscendenza del Divin Risuscitato verso i suoi discepoli che, lasciando ancora per qualche momento quelli che chiama suoi fratelli e che adesso non dubitano più del suo trionfo, si preoccupa prima di consolare due cuori, la cui afflizione non ha altra causa che la loro poca fede.



Sulla strada che va da Gerusalemme ad Emmaus camminano, pieni di tristezza, due viaggiatori. Dal loro aspetto abbattuto s'indovina facilmente che essi sono in preda ad una crudele delusione e forse, chissà? si allontanano dalla città proprio per un sentimento di angoscia. Erano discepoli di Gesù mentre egli era in vita, ma la morte umiliante del maestro, in cui essi avevano creduto, ha causato loro una desolazione tanto amara quanto profonda. Mortificati di aver compromesso il loro onore, seguendo un uomo che non era ciò che avevano pensato, rimasero nascosti durante le prime ore che seguirono il suo supplizio. Ma ecco che improvvisamente si parlò di una tomba aperta e violata, della sparizione del corpo ivi sepolto. I nemici di Gesù sono potenti e, senza dubbio, in questo momento stanno cercando informazioni sul conto dei violatori di quel sepolcro, la cui pietra era assicurata dai sigilli della pubblica autorità. C'è da credere che le ricerche porteranno davanti al tribunale coloro che avevano seguito un Messia che la Sinagoga ha crocifisso tra due ladroni. Tale, senza dubbio, era l'argomento del dialogo che si svolgeva tra i due viaggiatori.

Ma ecco che essi sono raggiunti da un terzo viandante, e questo è Gesù in persona. La concentrazione dei pensieri sul lugubre soggetto che li preoccupa, ha loro tolto la libertà di riconoscere i suoi lineamenti; allo stesso modo che capita a noi quando, lasciandoci andare ad un dolore troppo umano, perdiamo di vista il Divin compagno che ci viene vicino per camminare con noi e rinsaldare le nostre speranze. Gesù interroga i due sulla causa della loro tristezza, ed essi gliela confessano con semplicità; ed il Re di gloria, colui che in quello stesso giorno aveva vinto la morte, si degna discorrere con loro, spiegando, cammin facendo, tutta la serie degli oracoli che annunziavano le umiliazioni, la morte ed il trionfo finale del Redentore d'Israele. I due viaggiatori sono commossi: sentono, come confessarono più tardi, il loro cuore bruciare di un fuoco sconosciuto, man mano che quella voce fa penetrare nelle orecchie quelle verità fino ad allora misconosciute.

Gesù finge di volersi separare da loro, ma essi lo trattengono; "rimani con noi - gli dicono - che si fa sera ed il giorno è già declinato"; accetterai la nostra ospitalità.

Essi introducono nella casa di Emmaus lo sconosciuto compagno, lo fanno sedere a tavola con loro e, cosa sorprendente, non indovinano ancora chi è questo sublime dottore, venuto a risolvere i loro dubbi con tanta sapiente eloquenza. Tali siamo anche noi quando ci lasciamo dominare da pensieri troppo umani: Gesù ci è vicino, ci parla, ci istruisce, ci consola; e spesso, per riconoscerlo, molto tempo deve passare! Finalmente l'istante è venuto in cui il padrone della luce si rivelerà a quei due discepoli, così tardi nel credere. Lo hanno invitato a presiedere alla loro mensa: a lui, dunque, tocca di spezzare il pane. Egli lo prende tra le sue sacre mani e, nel momento stesso in cui lo fraziona per distribuirlo, improvvisamente si aprono i loro occhi: hanno riconosciuto Gesù stesso, Gesù risuscitato!

Stanno per cadere ai suoi piedi, ma lui, appena rivelatesi ai loro sguardi, scompare, lasciandoli in preda allo stupore, sì, ma inondati nel medesimo tempo di una tale gioia che sorpassa qualunque altra felicità abbiano potuto gustare in tutto il resto della loro vita. E questa è la quinta apparizione del Salvatore nel giorno di Pasqua.

Il ritorno a Gerusalemme.

I due discepoli non possono restare più a lungo ad Emmaus; nonostante l'ora tarda, non desiderano ormai che di rientrare al più presto a Gerusalemme. Dopo aver diviso stamane con gli Apostoli il loro abbattimento, ora sono ansiosi di annunziare che il Maestro è vivo, che hanno parlato con lui, che lo hanno veduto!

Superano rapidamente la distanza che separa il villaggio, dove contavano passare la notte, dalla grande città di cui fuggivano i pericoli. E ben presto giungono tra gli Apostoli, apprestandosi a raccontare ciò che formava la loro felicità. Ma erano stati prevenuti; la fede nella Risurrezione era già viva nel collegio apostolico. Prima ancora che abbiano aperta la bocca, ad una sola voce essi si sentono dire: "Realmente il Signore è risorto ed è apparso a Simone".

I due discepoli raccontano allora agli Apostoli che anche loro hanno avuto la grazia della conversazione e della visione del loro Maestro.

Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 43-46

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