A. Nocent. Essere trasfigurato

Ma colui che ha scelto, che ha accettato la lotta,vede ciò che sarà: egli sarà trasfigurato come il Cristo. Mosè ha digiunato quaranta giorni. Elia ha digiunato per quaranta giorni; l'uno e l'altro sono saliti sulla santa montagna. Oggi essi appaiono col Cristo trasfigurato dinanzi agli Apostoli: E fu trasfigurato dinanzi a loro; il suo volto brillò come il sole, le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia che conversavano con lui (Mt 17, 1-9).

È significativo vedere Mosè ed Elia in questa intimità col Signore. In realtà nella loro vita, in mez-zo al loro popolo, essi erano già stati chiamati alla amicizia col Signore. Un digiuno di quaranta giorni li aveva preparati a questi incontri. Dopo otto giorni di Quaresima i catecumeni; come i battezzati, hanno potuto vedere abbozzate le realtà cristiane della loro esistenza. Nella prima domenica noi abbiamo assistito alla tentazione del Signore. Poi la Chiesa ci ha mostrato le attenzioni del Signore per i suoi, ma anche le lotte, le prove, le asprezze del cammino. Ora, nella seconda domenica, assistiamo alla Trasfigurazione, nella quale ritroviamo Mosè ed Elia. La scelta di questa proclamazione evangelica ha molta importanza, per cui non possiamo non insistervi un po'. La Chiesa ha davanti a sé i catecumeni. Essa li ha condotti nell'austerità, a imitazione di Mosè e di Elia. Insieme con gli Apostoli ora li conduce alla Trasfigurazione. Il Cristo sarà glorificato, ma passerà attraverso la sofferenza e la morte. È tutto un programma per chi vuol ricalcare la sua vita su quella di Cristo. immergendosi nel fonte battesimale. Qui noi siamo già in pieno mistero pasquale: attraverso la croce il Cristo raggiungerà il massimo della gloria. Osserviamo pure che i testimoni della Trasfigurazione sono gli stessi dell'agonia: Pietro,Giacomo e Giovanni. Inoltre questo episodio segue la confessione di Cesarea: « Chi dice la gente che io sia? », e la risposta di Pietro ispirato dalla fede. Nella Trasfigurazione Pietro sente come una conferma della sua professione di fede: la parola del Padre che proclama: « Questi, è il Figlio mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo ».Il racconto di san Luca ci fa conoscere il tema della conversazione del Cristo con Mosè ed Ella: « Par-lavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento in Gerusalemme » (Lc 9, 30). Parlavano apertamente della sua salita verso la Passione,parlavano del suo Esodo, della sua Pasqua. Questo stupisce, tanto più che il racconto della trasfigurazione comincia con « Sei giorni dopo » in san Matteo (17, 1), « Circa otto giorni dopo » in san Luca(9, 28). Se ci si interroga su cosa è stato il punto di partenza dell'avvenimento, si vede che si tratta dell'annuncio dato da Gesù della sua prossima Passione. La trasfigurazione del Signore ci richiama totalmente al mistero pasquale. E non soltanto in modo contemplativo, come se dovessimo soltanto osservare Gesù che fa il suo « passaggio », morire e risorgere, ma in modo attivo. Questo mistero riguarda anche noi. Noi pure dobbiamo « agire » col Cristo. Il cristiano e il catecumeno devono fare i quaranta giorni con Mosè e con Elia per giungere sulla montagna: occorre percorrere il nostro Esodo e non soltanto, come i discepoli, contemplare il Cristo trasfigurato; dobbiamo essere noi pure trasfigurati come il Cristo. Sant'Ambrogio, commentando il rito post-battesimale, nel quale i battezzati ricevono la veste bianca, scrive nel suo Trattato sui Misteri: « Colui che è battezzato è puro, secondo il Vangelo, perché le vesti del Cristo erano bianche come neve quando egli manifestava nel vangelo la gloria della sua risurrezione. Perché colui al quale è rimesso il peccato diventa bianco come la neve ».

Noi abbiamo avuto l'occasione, studiando il battesimo nel Giordano, di sviluppare certi aspetti che ritroviamo qui, e specialmente il significato profondo delle parole del Padre. La trasfigurazione è connessa al compimento della volontà del Padre. San Leone, in un sermone ripreso nell'Ufficio delle letture per la seconda domenica di Quaresima, ci dà uno splendido commento della trasfigurazione e del suo significato profondo per noi: “(Il Signore) dava un fondamento solido alla speranza della santa Chiesa, perché tutto il Corpo di Cristo prendesse coscienza di quale trasformazione sarebbe stato oggetto, e anche perché le membra si ripromettessero la partecipazione a quella gloria che era brillata nel Capo. Di questa gloria lo stesso Signore, parlando della maestà della sua seconda venuta, aveva detto: Allora i giusti risplenderanno come il sole nel regno del Padre loro, e la stessa cosa affermava anche l'apostolo Paolo dicendo: Io ritengo che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi. E in un altro passo: Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio. Quando si manifesterà il Cristo, vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria.

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