Kiko Arguello a Sydney: Zaccheo scendi subito. Catechesi

Coraggio: a molti giovani oggi Cristo dirà: “Scendi, scendi subito, dalla tua vita, dal tuo sicomoro. Scendi! Scendi! Scendi, perché conviene che io entri in te”. Guarda che questa parola “conviene” – ascoltatemi bene – è impressionante; vuole dire: per il piano che Dio ha di evangelizzazione e di salvezza del mondo, è necessario che Cristo entri in casa tua. Conviene, è conveniente per il mondo intero. Cristo lo guarda, lo fissa e gli dice: “Scendi!”. Anche oggi dirà: “Scendi, dal tuo albero, dalle tue cose, dal tuo montare sopra gli altri, perché sei piccolo e non accetti la tua piccolezza: di statura, di carattere, di soldi, di quello che sia… D’intelligenza… Scendi perché vado ad abitare in casa tua. E la risposta di Zaccheo sapete qual è? Quando Cristo entra in casa sua, il Vangelo dice Zaccheo si alzò, si mise in piedi. Anche noi oggi diremo: “Che si mettano in piedi quelli che dicano con Zaccheo: Signore, la metà dei miei beni la do ai poveri; lascio la metà della mia vita e con l’altra metà me ne vado con te, me ne vado a un seminario”. Guardate che è importantissimo; Dio ha voluto che aprissimo 70 seminari, ma è impossibile portarli avanti se non ci fossero vocazioni; morirebbero. Ma noi pensiamo che Dio vi chiamerà; è lui che vi chiama, non sono io, non sono le vostre idee. E’ Cristo che ti dice: “Zaccheo, scendi, che entro in casa tua”. E la gente è tutta scandalizzata e dice: “E’ entrato a vivere, si è lasciato ospitare nella casa di un peccatore!”. Perché Zaccheo era disprezzato da tutti per la sua avarizia di denaro, perché usava il suo essere un pubblicano per rubare; perché i pubblicani, che riscuotevano le tasse in Israele, usavano la loro prepotenza, la loro unione con Roma, col paganesimo, per rubare, per ingannare, ecc. E per questo tra gli ebrei, nel popolo di’Israele, i pubblicani erano disprezzati. Questo era il capo dei pubblicani! Il capo dei pubblicani, molto ricco. Ecco, per questo è importantissimo… Io non quanti di voi qua siete sul vostro sicomoro, innamorati dei soldi, attaccati al denaro e al mondo. E’ meraviglioso che in quest’incontro il Signore dirà a voi, ragazzi e ragazze… Noi abbiamo visto il bisogno immenso che abbiamo per la Missio ad Gentes di ragazze, si sorelle che danno la vita a Cristo; stiamo preparando 20 Missioni ad Gentes: in Colonia, il cardinal Meisner apre 3 Missioni ad Gentes; anche il cardinale Schönborn ha parlato della Missio ad Gentes. Abbiamo bisogno di famiglie, e abbiamo più di 3mila famiglie alzate… Abbiamo preparato: sapete che abbiamo inviato 200 nuove famiglie e cento cinquanta – nell’incontro che abbiamo avuto a Porto S. Giorgio – non sono partite in missione, perché l’abbiamo fatto a sorteggio e solo c’era bisogno di 220. Stanno aspettando. Però è fantastico: le Missio ad Gentes, anche le Missio sui iuris in Asia, con una implantatio Ecclesiea… Famiglie che lasciano tutto e partono per la Cina, per l’India, partono dovunque… In Tailandia… Adesso il Cammino si sta aprendo in Vietnam, con una situazione di paese comunista, ecc. E’ meravigliosa l’avventura alla quale ci chiama il Signore.


Stamattina, quando il Papa ci ha salutato qui su questo palco, io l’ho ringraziato per gli statuti e per come ha deciso a riguardo del seminario del Giappone, ecc. Ero molto contento e gli ho detto una cosa: che mi ha toccato profondamente, che penso che sia una sintesi con arte (perché la catechesi è un’arte)… Il Papa ha detto in questo incontro – vi ricordate? – che siamo cristiani non per quanto noi abbiamo fatto, ma per quanto abbiamo ricevuto! L’ha detto il Papa: “Voi siete qui – si riferiva al dono dello Spirito Santo – non per le nostre opere, non perché voi siete (siamo) stati bravi; ciò che ci fa cristiani è ciò che Dio ci dona; è perché Dio ci è venuto incontro e ci ha donato il suo amore: questo ci fa cristiani!”. Questa è una sintesi profondissima, anti-pelagiana, bellissima. Tutti voi siete stati benedetti dalla grazia del Signore, voi che – pur essendo stati nemici di Cristo – Cristo non ha avuto schifo di noi e ci ha donato tutto se stesso, a noi! E questo dono – che è il suo Spirito Santo in noi – ci fa cristiani. “Ciò che ci fa cristiani non è ciò che abbiamo fatto…” – l’ha detto il Papa! In due parole: è l’elezione. L’elezione che egli ha fatto su di noi è il dono più grande, la grazia della fede, un dono dello Spirito Santo. Anche oggi, questa sera, fratelli, la cosa più grande che posso fare per voi in questo momento sarebbe annunziarvi Gesù Cristo. In questo ministero, in questo servizio… In ogni giornata della gioventù, in questi incontri che facciamo… Normalmente io inizio leggendo una parola di S. Paolo (in questo anno di S. Paolo) che tutti conoscete e della quale ho fatto un canto. Non m’importa di ripeterla a voi, anche se l’avete già sentita, perché questa parola dice: “Oggi, adesso, ora è il momento della salvezza”. Oggi ha voluto entrare nella tua casa. Adesso! Non c’è cosa più grande. Anche molti di voi avete imparato il kerigma, questa sintesi kerigmatica l’avete imparata in inglese; altri mi dicevano che in molte comunità facevate le celebrazioni in inglese, preparandovi alla missione. Questo kerigma lo dovremmo annunciare al mondo intero, anche in Europa, in queste missioni che faremo in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid. Dice S. Paolo nella 2a Lettera ai Corinzi (Cf 2 Cor 5,14 – 6,2)

“Caritas Christi urget nos! L’amore di Cristo ci apremia, ci urge dentro al pensiero che se uno è morto per tutti, allora tutti sono morti. Ed è morto per tutti perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma vivano per colui che è morto e risuscitato per loro. Così d’ora in avanti non conosciamo più nessuno secondo la carne, e se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ormai non lo conosciamo più così. Perché colui che è in Cristo è una nuova creazione: le cose vecchie sono passate, ne sono apparse di nuove. E tutto proviene da Dio che ci ha riconciliato con sé attraverso Cristo e ci ha affidato il ministero della riconciliazione. Perché in Cristo era presente Dio riconciliando il mondo con sé, non chiedendo conto delle trasgressioni degli uomini, ma mettendo in noi la parola della riconciliazione. Siamo allora ambasciatori di Cristo, come se Dio vi esortasse per mezzo nostro. In nome di Cristo vi supplichiamo: riconciliateci con Dio! Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato per noi perché potessimo essere giustizia di Dio in lui. E come cooperatori suoi, quali siamo, vi esortiamo a non ricevere in vano la grazia di Dio. Poiché egli ha detto: Nel tempo favorevole ti ho ascoltato e nel giorno della salvezza ti ho aiutato. Ecco, è ora il momento favorevole; ecco, è ora il giorno della salvezza”. Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

Ecco, è ora il momento… Non c’è cosa più grande fratelli che annunziare il momento – “Ora!” – il momento della salvezza. E perché “ora” è il momento della salvezza? Perché? Perché se io vi dico una parola, vi annunzio il kerigma, esso si realizza adesso: si realizza la vostra salvezza. E’ una parola non solamente profetica; è più che sacramentale; è la forza della predicazione! “Dio ha voluto salvare il mondo attraverso la stoltezza della predicazione”. Sappiamo che quando S. Paolo ha scritto questo, in greco non c’era la parola “predicazione”, ma egli dice che “Dio ha voluto salvare il mondo attraverso la stoltezza del kerigma. Ma perché la salvezza del mondo dipende dall’annuncio del kerigma? Perché faremo cento itinerari di missione in Europa? Perché siamo andati alle scuole e alle università? Perché andiamo nelle strade? Perché? Perché?

Ascoltatelo bene; ascoltatemi! E per favore, fermatevi… Sono solo venti minuti: fermatevi un momento perché è importantissimo.

Perché questo che io adesso faccio per voi, in questo incontro paraliturgico – se volete –, lo dovrete fare voi! Perché tutti noi, in virtù del nostro battesimo, siamo tutti inviati al mondo intero per annunciare il Vangelo. Nessuno ce lo può impedire. E’ così importante l’annuncio del Vangelo che io non ho potuto nemmeno sposarmi, né aver figlio, niente! Dio mi ha preso, ho dovuto lasciare anche la pittura, ho dovuto… Anche voi! Perché dice S. Paolo – S. Paolo con noi e noi con lui - :Guai a me se non annunzio il Vangelo! Guai a me!”. Ripetiamo, dietro di me: “Guai a Me se non annunzio il Vangelo!”.

Bene, guai a me! Guai a noi! Però perché? E’ molto semplice. Perché Dio ha scelto di salvare il mondo attraverso questa cosa tanto sciocca, tanto povera di dire una notizia? Perché? Dio ce l’ha rivelato in Cristo. Che cosa ci ha rivelato? Dio nessuno l’ha mai visto; lui (indicando il Crocefisso) ce l’ha rivelato. E che cosa ci ha rivelato Cristo? Dice l’epistola agli Ebrei che Cristo è l’immagine della sostanza divina, impronta: è un’impronta della sostanza divina. Impronta… Cioè, noi possiamo vedere l’impronta divina in un albero, nella natura, ma abbiamo visto in Cristo crocefisso… Che cosa? Che cosa abbiamo visto in questa immagine che vedete qui in legno… In questa immagine o anche in questa (indicando la croce astile). Guardate! Perché vi faccio guardare a Cristo crocefisso? Perché per annunciare il kerigma bisogna mostrare Cristo crocefisso! Perché dice il profeta: “Guarderanno a colui che è stato trafitto”. Bisogna guardare a colui che è stato trafitto per te. Per questo ai missionari si da il crocefisso della missione quando li si invia nella cattedrale per la missione. Si da loro un crocefisso che devono usare per annunziare Cristo. Allora, ascoltatemi bene tutti, anche i preti che siete qui, anche i vescovi. Perché io sto facendo qui poveramente un servizio, come posso, balbettando; ma Dio mi accompagna con il suo Spirito e la sua Parola, cosicché non lascia cadere la mia parola come vuota… E nemmeno la tua! Al contrario: si realizza. E che cosa si realizza? Ciò che Dio ha mostrato in Cristo crocefisso. E’ crocefisso per te; ha dato la sua vita per te e per me quando eravamo peccatori, cioè suoi nemici; ci ha amati nonostante noi fossimo malvagi; non ci ha giudicato; ha dato la sua vita per noi. E perché ha dato la sua vita per noi? Lo dice S. Paolo: “Perché noi non viviamo più per noi stessi”. Perché nell’uomo, separatosi da Dio, abita il peccato, e il peccato abita nella sua carne. Che peccato? Il peccato di essersi separato da Dio, di aver deciso di essere lui il Dio di se stesso. Ma questo peccato, per cui l’uomo si fa Dio di se stesso… Dice un teologo ortodosso – Oliver Clemens – che il peccato originale in noi ci obbliga ad offrire tutto a noi stessi, in una forma che, separandosi l’uomo da Dio, il nostro io diventa l’axis, colonna della nostra esistenza; viviamo per la nostra felicità: nell’università, nel prenderci una fidanzata… In tutto cerchiamo noi stessi, la nostra realizzazione… Niente di grave apparentemente. Ma dice S. Paolo: “E’ morto perché l’uomo non viva più per se stesso”. Guardate: sapete quanti suicidi ci sono in Australia? Sapete che la prima causa di morte per i giovani non sono gli incidenti in moto, non sono gli incidenti stradali, ma è il suicidio? Sapete in quanti si sono suicidato in Giappone quest’anno? Cinquantamila! Hanno dato la statistica. Sapete perché si suicidano? Mi ricordo che quando sono venuto in Australia, in Perth, ho guardato la televisione e ho visto dei giovani che parlavano e così domando a Totò: “Che cos’è questo?”. E lui dice: “No, è il governo che è preoccupato della quantità di giovani che si suicidano e allora ha chiesto che giovani che hanno tentato il suicidio senza riuscire a realizzarlo, diano la loro testimonianza, perché non si suicidino in più numerosi”. Non solamente Australia: anche in Europa, anche in Spagna. E’ la prima causa il suicidio anche in Spagna della morte dei giovani. Perché si suicidano? Per questo, perché l’uomo è stato creato a immagine divina e noi abbiamo dentro l’eco del Paradiso, dell’amore, della santità, dell’essere santi! E siamo condannati a una vita du merd – come dicono i francesi. Siamo condannati a una vita sciatta, di droga, di stupidità, di sesso, di niente, di niente! E arriva un momento che quando la nausea di noi stessi ci arriva al naso ci buttiamo dal decimo piano. Per questo dobbiamo correre, dobbiamo portare il lieto annunzio. Perché è possibile per gli uomini essere santi! Cristo crocefisso è l’immagine della libertà. Perché l’uomo – che tutto vive per se stesso – anche se ha un yacht, anche se si è sposato tre volte, anche se ha una moglie bellissima, anche se ha molti soldi, ha una cosa che non è capace di fare a causa del peccato originale… Che cosa? Che cosa? Amare così (prendendo la croce in mano)! Non può amare così. Ma questo, questa forma di amore è la verità; non c’è altra verità che questa, che questo amore. Chi ama così è nella verità, perché Cristo crocefisso è Dio, è il Signore. Questa è la verità fratelli, guardatemi bene! Sentitelo dentro. Ah, se io potessi donarmi come Cristo, salire non sul sicomoro, ma sulla croce di Cristo! Ecco che in quel giorno io sarei completamente appagato dentro; la mia sete di felicità sarà colmata perché potrò donarmi, donarmi, potrò amare. Mi hanno detto l’altro giorno di un uomo che si è buttato dal decimo piano: era sposato, aveva molti soldi, e ha detto il perché, lo ha lasciato scritto: erano già anni che non amava più nessuno; non gli importava più della moglie, né dei figli, né del lavoro e non sopportava più una vita senza amore per nessuno. Quando un uomo diventa arido, arido dentro e i soldi non ti riempiono quel vuoto, e nemmeno il sesso, né il divertimento, né la droga… Arido! E come potrò amare, come potrò amare? Deve essere tolto il peccato originale. Dove si toglie? Nel Battesimo, nel Battesimo! Per questo il Cammino Neocatecumenale è un cammino di riscoperta del battesimo (ripone la croce), è una piscina. Cristo ha dato la vita per te perché tu non viva più per te stesso, perché tu possa vivere per lui e con lui. E’ lui che entrerà nella tua casa e tu parti con lui a evangelizzare il mondo. E sapete come si evangelizza il mondo? Salendo sulla croce. Per questo saremo perseguitati, tutti. In Spagna hanno fatto una rivista contro di me, con una fotografia come se fossi un mostro, dicendo blasfemie, calunnie, ecc. E faranno cose peggiori, come e con te. Però possiamo amare il nemico perché l’amore di Cristo è stato depositato nel nostro cuore. Dio lo vuole depositare! L’amore di Cristo! “Siamo cristiani non per quello che facciamo,ma per i doni che abbiamo ricevuto” – l’ha detto il Papa qui a Sydney. Questi doni che Cristo ci ha dati gratuiti ci fanno cristiani e lo Spirito Santa, la grazia dello Spirito Santo. Guai a me se non evangelizzo. Però adesso già finisco dicendo questo… Guardatemi bene! Se l’impronta della sostanza divina è Cristo crocefisso, se questa immagine di bronzo, questo vessillo è impronta è cioè una forma per fare presente cos’è l’essenza, la sostanza, di che cosa è fatto Dio… Dio è – l’ha detto il Papa, Benedetto XVI – Deus caritas est, Dio è amore. Non qualunque tipo di amore, ma questo amore (indicando la croce). Non si può dimenticare che questo amore è Cristo crocefisso per te! Per questo vi dico: Non ricevete in vano la grazia, riconciliatevi con Dio, che significa: lascia che Cristo offra la sua vita per te, perdoni tutti i tuoi peccati perché prende su di sé il castigo di tutti i tuoi peccati perché tu possa ricevere il perdono dei peccati e ricevendo il perdono dei peccati lo Spirito Santo discenda in te. E questo Spirito condurrà la tua vita; già non vivrai più per te stesso, perché lo Spirito Santo che avrai ricevuto ti obbligherà. Mi impressionò una frase di Foucauld. Charles de Foucauld scrive una preghiera e dice: Ti offro la mia vita, Signore. E ti ringrazio per il dono che hai fatto a me della tua natura. E questa natura che tu mi hai donato mi obbliga a donarmi. Questo che mi hai donato è così forte che mi obbliga a darmi, a darmi tutto intero!”. Guardate che è fantastico: lo Spirito che Dio vi dona, anche se siete brutti, vecchi, poveri, grossi, grassi, poco intelligenti… Dio è morto per tutti, perché tutti gli uomini possano vivere in lui, per lui. E non siate più come Zaccheo obbligati ai soldi, alla schiavitù dei soldi, dei soldi, dei soldi… Soldi, piacere… Il peccato ti obbliga a darti piacere costantemente, a masturbarti, al sesso, alla droga, all’alcolismo. Schiavi! Il mondo è così prigioniero, ma noi portiamo la chiave della vita eterna, la croce gloriosa, la croce di Cristo. Abbiamo il potere di liberare il mondo, ma non per il nostro merito, perché è Dio che sceglie: “Non voi avete scelto me, io vi ho scelti!”. Dio si è preparato già un popolo per la nuova evangelizzazione in tutto il mondo. Sapete che cosa dice? “Guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Io vi invio a mietere ciò che voi non avete seminato. Un altro ha seminato”. Chi ha seminato? Cristo ha seminato il suo sangue nel solco della vita dell’Australia, dei giovani dell’Australia. E lui ci manda a prendere i covoni, a prendere il frutto di ciò che lui ha seminato. “Uno semina e un altro miete, cosicché si realizza il detto che dice: si rallegrano insieme colui che miete e colui che semina”. Perché è vero che all’andare si va piangendo, ma al raccolto, alla vendemmia si vendemmia cantando. Ma noi siamo invitati a raccogliere cantando la gioia della gioventù… Ciò che Cristo ha seminato! Questa è la nostra fede, in questa speranza siamo venuti in Australia, in questa speranza percorreremo i cammini dell’Europa. Migliaia di giovani: noi porteremo a Madrid 250mila giovani del Cammino. 250mila, dico così! Abbiamo portato a Colonia – vi ricordate Colonia? – 150mila giovani del Cammino. Il Cammino è cresciuto in questi anni e percorreremo le strade dell’Europa e voi annunzierete ai giovani, con la gioia che vi da lo Spirito Santo, Cristo e Cristo Risorto, crocefisso per i peccati del mondo e risorto per la sua giustificazione. Per questo fratelli adesso finisco dicendovi che la sostanza divina è questo amore. Questo vuole dire che la natura divina è amarti. Vorrebbe adesso stare dentro di te. Manca questo al kerigma. La natura stessa divina è amarti: ti ama, ti ama, ti ha creato lui, ti ha pensato da tutta l’eternità in Cristo e sei – diciamo – coeterno con Cristo e in Dio per vivere eternamente in lui nella felicità della Trinità. Ascoltami bene! Allora Dio… Per questo dice l’Apocalisse: “Guarda, sono alla porta e busso”, sto bussando attraverso le parole di Kiko… “Se qualcuno mi apre…” oggi, adesso, adesso “se qualcuno mi apre, il Padre io e lo Spirito entreremo in lui, entreremo dentro di lui, faremo dimore in lui, faremo di lui la nostra casa”; la casa della Santissima Trinità: questo è quello che vuole Dio da te. Diceva Bernanoss che l’unica sofferenza dell’uomo è non essere santo. Ed era vero! Non essere santo… Sono i nostri peccati che ci sporcano. Però che peccati? Non solo peccati di debolezza, ma sono qualcosa di molto più profondo: l’egoismo, l’egoismo dentro; il non amare; l’amore a noi stessi soltanto; il non sapere come fare, perché io non amo nessuno, perché nel fondo sono sempre un egoista, sempre il mio ego, ego, ego, ego-ista! Il mio io, io, io, io! E in tutto cerco me stesso… Chi mi libererà? Chi mi farà essere come Cristo? Nudo, donato agli uomini e al mondo, fratello universale – come diceva Foucauld – di tutti gli uomini; senza soldi, senza niente. Tutto è nostro! Come S. Francesco che si è spogliato completamente nudo perché suo padre voleva che gli restituisse i soldi che gli aveva dato per comprare… Non so quanti soldi… E lui li aveva usati per ricostruire una cappella… E lo denunzia al vescovo: il padre di Francesco vuole i soldi, era un borghese, Pietro Bernardone, attaccato al denaro. E lo denunzia al vescovo e il vescovo deve convocarlo davanti a tutto il popolo nella cattedrale e Francesco si toglie tutti i vestiti perché dice: Ecco, non ho altro che i miei vestiti… Totalmente nudo! Così che il vescovo, scandalizzato, lo ha coperto con la sua cappa. E ha detto Francesco: “Da oggi Lui sarà mio Padre”. Ed è partito con un sacco e Dio gli ha dato tutto e ha sentito che gli uccelli erano suoi fratelli, gli animali, la natura, era tutto luminoso. Senza niente! Un carisma per la Chiesa, un dono per tutta la Chiesa, enorme! Quando la Chiesa sta cambiando epoca, quando appaiono le città, quando appaiono i borghi, i borghesi, quando iniziano tutti ad avere i quattrini, quando i vescovi erano ormai installati con soldi, carrozze, Dio manda Francesco. Francesco, che è stato una grazia, un dono per tutta la Chiesa. Ancora oggi i Francescani sono in mezzo a noi, ci sono vescovi francescani, c’è il vescovo di Guam che è cappuccino, c’è il cardinale di Boston, che ha aperto un Redemptoris Mater, francescano…
Ecco allora fratelli, io questo vi dicevo oggi: lasciatevi riconciliare, lasciate che Cristo entri nella vostra casa.
E dopo aver detto questo – se volete – come ammonizione, ascoltiamo il vangelo del Signore che ci viene a dire: “Zaccheo, scendi!”. In piedi.

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