V Domenica del Tempo Ordinario (Anno C). Commenti Patristici

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S. Ambrogio


Maestro, disse, abbiamo faticato tutta la notte, e non abbiamo preso nulla; ma su la tua parola getterò la rete. Anch’io, o Signore, so che per me è notte, poiché tu non comandi. ... Aspetto che tu comandi; su la tua parola getterò le reti. O presunzione, quanto sei sterile, o umiltà, quanto sei feconda! Prima non avevano preso nulla, ma, su la parola del Signore, prendono una grande quantità di pesci. Questo risultato non è certo opera di umana eloquenza, ma è un dono della chiamata celeste. Qui le dispute degli uomini devono ritirarsi, il popolo ormai crede con la propria fede.
Le reti si rompono, ma i pesci non fuggono via. Si chiamano in aiuto i compagni, che stavano su l’altra barca. Che cosa sarà quest’altra barca, se non forse la terra di Giuda, dalla quale vengono scelti Giovanni e Giacomo? La Giudea è divenuta il suo santuario (Sal 113, 2). Costoro dalla sinagoga vennero verso la nave di Pietro, cioè verso la Chiesa, per riempire tutt’e due le barche: tutti effettivamente, sia Greci, sia Giudei, piegano il ginocchio nel nome di Gesù; Cristo è tutto, in tutti (Col 3, 11). Però questo gran mucchio di pesci mi fa temere che, quasi quasi, col suo peso, non faccia affondare le barche; in realtà è necessario che ci siano le eresie finché i buoni vengano provati.
Ma possiamo tuttavia intendere nella barca di un altro una seconda Chiesa, poiché una Chiesa dà origine a molte altre. Ecco allora un nuovo motivo di sollecitudine per Pietro, il quale già è in apprensione per la sua preda. Ma egli, che è perfetto, sa bene come salvare quelli che ha già raccolto, sapendo bene prendere quelli che si disperdono. Egli restituisce alla Parola coloro che prende su la sua parola; non ammette che siano sua preda, non ammette che siano sua spettanza.
Dice infatti: Signore, allontànati da me che sono un uomo peccatore. Stupiva, infatti, di quei doni divini, e quanto maggiori erano i suoi meriti, tanto meno presumeva di sé. Di’ anche tu: Signore, allontànati da me, che sono un peccatore, affinché il Signore ti risponda: Non temere. Non temere di confessare il tuo peccato al Signore, che ti perdona, non temere di riferire al Signore anche ciò ch’è tuo, perché Egli ci ha dato quello che è suo. Egli non è capace di provare invidia, non è capace di portarti via qualcosa, non è capace di sottrartelo. Vedi quant’è buono il Signore, che ha dato una tale forza agli uomini, da poter anch’essi dar la vita alle anime.

(Dall’Esposizione del Vangelo secondo Luca IV, 76-79)



S. Bruno di Segni


In quel tempo, mentre levato in piedi stava presso il lago di Genesaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Le due barche sono i due popoli, quello dei Giudei e quello delle genti. I pescatori sono i dottori dell’uno e dell’altro popolo; oppure i pontefici, i sacerdoti ... invece lavare le reti significa esporre e render chiare le affermazioni della propria predicazione.
Salì in una barca che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. Il Signore è salito sulla barca di Simone, perché è venuto a predicare alla sinagoga e al popolo dei Giudei; per cui egli stesso dice: Non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa di Israele (Mt 15, 24). Di questa barca di Simone, infatti, l’Apostolo dice: Colui che aveva agito in Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me per i pagani (Gal 2, 8). La barca di Simone è dunque la sinagoga nella quale, sedutosi, il Signore istruiva le folle, poiché lì ha predicato il vangelo per il quale tutte le genti sono istruite e chiamate alla fede.
Quando ebbe finito di parlare disse a Simone: Prendi il largo e calate le reti per la pesca. Il Signore finì di parlare quando dopo la sua passione cessò dalla predicazione e allora comandò a Simone e a tutti gli altri apostoli di condurre al largo la barca e di calare le reti per la pesca, dicendo loro: Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura (Mt 28, 19). E aggiunse: Andate e ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Il mare dunque è il mondo per cui il salmista dice: Ecco il mare spazioso e vasto: lì guizzano animali senza numero (Sal 103, 25). Della sua grandezza e profondità dice: Dio è per noi rifugio e forza, aiuto sempre vicino nelle angosce. Perciò non temiamo se trema la terra, se crollano i monti nel fondo del mare (Sal 145, 2-3).
Le reti poi sono i Vangeli dalle cui parole sono come catturate e prese le anime fedeli. La Chiesa ha infatti molte reti e molti pescatori.
Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla". Così infatti anche la sinagoga, pur avendo molto faticato e gettato le reti, esposto le Scritture e proclamato la Legge e i Profeti, tuttavia, poiché faceva questo nella notte, vale a dire nelle tenebre dell’ignoranza, dal momento che non comprendeva quello che diceva, poté catturare e convertire a sé ben pochi tra i gentili.
Ma sulla tua parola getterò le reti. E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci. Questo è ciò che il salmista dice: Quanti prodigi hai fatto, Signore, mio Dio ... Se li voglio annunziare e proclamare, sono troppi per essere contati. (Sal 39, 6). E ancora: Quanto profondi per me i tuoi pensieri, quanto grande il loro numero o Dio; se li conto sono più della sabbia, se li credo finiti con te sono ancora (Sal 138, 17-18).
Le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Si rompe infatti la rete della Chiesa apostolica quando i Giudei, gli eretici e gli infedeli con violente argomentazioni contraddicono alla predicazione evangelica. Perciò l’Apostolo dice: Mi si è aperta una porta grande e propizia, anche se gli avversari sono molti (1 Cor 16, 9). Vengono dunque in aiuto i compagni delle altre barche, poiché da tutte le altre Chiese vescovi e sacerdoti da ogni parte convengono nell’unità, aprono la verità, condannano gli eretici e richiamano alla fede e alla Chiesa coloro che quelli avevano ingannato con frode.
Al veder questo Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: Signore, allontanati da me che sono peccatore. Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone.
Dice infatti l’Apostolo: Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti (1 Cor 1, 27). E ancora: Poiché, nel disegno sapiente di Dio il mondo con tutta la sua sapienza non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione (1 Cor 1, 21). Chi dunque potrebbe non stupirsi? Chi non meravigliarsi che il mondo sia convertito per mezzo di tali predicatori, che i filosofi siano stati superati, distrutta la sapienza del mondo e che una sì gran moltitudine di pesci fedeli sia stata raccolta nelle reti della fede e nella barca della Chiesa, soprattutto quando predicavano Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei e follia per i Greci? ...
Gesù disse a Simone: Non temere, d’ora in poi sarai pescatore di uomini. Non temere, non stupirti – dice – ma piuttosto rallegrati e abbi fede, perché sei destinato ad una pesca ben più grande! Fino ad ora hai preso pesci, d’ora in poi prenderai uomini. Ti sarà data un’altra barca, altre reti ti saranno date! Tirate a terra le barche, lasciarono tutto e lo seguirono.

(Dal Commento su Luca I, V, XVI)



S. Agostino


Quanta fu la degnazione di Cristo! Pietro ... era stato un pescatore; ma adesso gran lode merita ogni oratore che riesca a comprendere il pescatore. Al riguardo, parlando ai primi cristiani, diceva l’apostolo Paolo: Considerate la vostra chiamata, o fratelli. In mezzo a voi non ci sono molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili. Ma Iddio ha scelto le cose deboli del mondo per confondere le forti, e le cose stolte del mondo ha scelto Dio per confondere i sapienti; e le cose ignobili e disprezzate del mondo ha scelto Dio, e quelle che non sono, quasi che fossero, per ridurre al nulla quelle che sono (1 Cor 1, 26-28). Se infatti Cristo avesse scelto per primo il retore, questo retore avrebbe detto: Sono stato scelto in grazia della mia eloquenza. Se avesse scelto il senatore, il senatore avrebbe detto: Sono stato scelto per la mia dignità. In fine, se avesse scelto l’imperatore, l’imperatore avrebbe detto: Sono stato scelto in vista del mio potere. Stiano dunque calmi tutti costoro e si lascino rimandare a dopo! Stiano calmi! Non saranno scartati né disprezzati ma solo posti in seconda linea, in quanto potrebbero in se stessi trovare come gloriarsi di se stessi. Dice: Dammi quel pescatore, dammi quell’illetterato, quell’ignorante; dammi quel tale con cui il senatore non si degna di parlare neppure quando compra il pesce. Dammi quello, dice. Se riempirò [di sapienza] un uomo come questo, sarà palese che sono io a farlo. Anche il senatore – è vero – e il retore e l’imperatore io renderò [miei discepoli], poiché io cambierò anche il senatore, ma è più convincente che io abbia agito nel pescatore. Il senatore potrebbe gloriarsi di se stesso, e così il retore e l’imperatore, mentre il pescatore non potrà gloriarsi se non di Cristo. Venga dunque [il pescatore] e questo sia per dare una lezione di umiltà salutare. Venga per primo il pescatore. Per suo mezzo sarà più facilmente guidato anche l’imperatore. Tenete in mente il pescatore santo, giusto, buono, pieno di Cristo. Insieme con gli altri popoli anche questo doveva essere preso dalle sue reti allargate per tutto il mondo.

(Dal Discorso 43, 6)




1. La barca di Pietro

"Montato su una delle barche, che era di Simone, lo pregò di scostarsi un poco da terra" (Lc 5,3). Appena il Signore ebbe operato alcune guarigioni, né il tempo né il luogo furono più sufficienti a trattenere la folla dal desiderio di essere risanata. Cadeva la sera, ma la folla lo seguiva; incontrano il lago e la folla gli è da presso; per questo sale sulla barca di Pietro. È questa la barca che, secondo Matteo, è scossa dalle onde, e che, secondo Luca, si riempie di pesci, perché tu riconosca gli inizi così tempestosi della Chiesa, e i tempi successivi così fruttuosi. I pesci sono infatti coloro che navigano nel mare della vita. Là, Cristo dorme ancora presso i discepoli, qui egli dà ordini; dorme per coloro che tremano, veglia tra quanti sono già fortificati. Ma dal Profeta hai già sentito dire in qual modo dorme Cristo: "Io dormo, ma il mio cuore veglia" (Ct 5,2).

Opportunamente san Matteo non tralascia di testimoniare la manifestazione della potenza divina, quando narra che Cristo comanda ai venti (Mt 8,26). Non si tratta infatti di scienza umana - come avete udito dai Giudei quando dicevano: «Con una parola comanda agli spiriti» - ma c’è il segno della potenza celeste, allorché il mare agitato si calma, gli elementi obbediscono all’ordine della voce divina, gli oggetti insensibili acquistano il senso dell’obbedienza.

Il mistero della presenza divina si rivela quando i flutti del mondo si calmano, quando una parola sconfigge lo spirito immondo: ma questo aspetto non sopprime l’altro, ma l’uno e l’altro vengono esaltati. Riconosci il miracolo nel comportamento degli elementi, l’insegnamento nei misteri.

Dunque, poiché san Matteo aveva già fatto la sua scelta, san Luca preferisce parlare della barca nella quale pescava Pietro. La barca che ospita Pietro non è scossa dalle onde; è scossa quella che ospita Giuda. Benché navigassero i molteplici meriti dei discepoli, tuttavia quest’ultima era turbata dalla perfidia del traditore. Nell’una e nell’altra, c’era Pietro; chi è ben saldo per la sua fede, è però turbato dai demeriti altrui. Guardiamoci dunque dal perfido, guardiamoci dal traditore, affinché la maggior parte di noi non sia agitata dai flutti a causa di uno solo. Non è turbata la nave, nella quale naviga la prudenza, la perfidia è assente, respira la fede. Come poteva essere agitata la nave, di cui era pilota colui sul quale poggia il fondamento della Chiesa? C’è dunque turbamento là dove la fede è debole; c’è sicurezza dove la carità è perfetta.

E infine, benché il Signore comandi agli altri di gettare le reti, solo a Pietro dice: "vai al largo" (Lc 5,4), cioè avventurati nel mare profondo delle dispute. Che cosa c’è infatti di così alto come vedere l’altezza dei misteri, riconoscere il Figlio di Dio, proclamare la sua divina generazione? Sebbene lo spirito umano non possa comprenderla pienamente con la penetrazione della ragione, tuttavia la pienezza della fede può abbracciarla. Infatti, anche se non mi è concesso di sapere come egli è nato, tuttavia non mi è permesso ignorare il fatto che egli è nato; ignoro il modo della sua generazione, ma ne riconosco la verità. Non eravamo là, quando il Figlio di Dio era generato dal Padre; ma eravamo là quando dal Padre fu dichiarato Figlio di Dio.

Se non crediamo a Dio, a chi crediamo? Tutto ciò che crediamo, lo crediamo per avere visto o per avere udito. Ebbene, la vista sovente si inganna, ma l’udito fa fede. Vogliamo discutere della veridicità del testimone? Se attestassero persone dabbene, giudicheremmo sconveniente non creder loro: qui Dio afferma, il Figlio prova, il sole che si eclissa lo riconosce, la terra tremando lo testimonia (Mt 27,45-51 Lc 23,44).

La Chiesa è condotta da Pietro nel mare alto delle dispute, per vedere, da un lato, il Figlio di Dio che risorge, e dall’altro lo Spirito Santo che si effonde.

Che cosa sono le reti dell’apostolo, che il Signore gli ordina di gettare, se non il significato delle parole, il senso del discorso, le profondità delle dispute, che non lasciano più sfuggire coloro che ne sono presi? Ed è giusto che gli strumenti della pesca apostolica siano le reti, perché le reti non fanno morire chi vi è preso, ma lo conservano, lo traggono dalle profondità alla luce e dal fondo conducono in alto chi fluttuava sott’acqua.

Ambrogio, In Luc. 4, 68-72




2. Conoscere la propria anima

Conosci dunque te stessa, o anima bella: tu sei l’immagine di Dio. Conosci te stesso, o uomo: tu sei la gloria di Dio. Ascolta in qual modo ne sei la gloria. Dice il Profeta: "La tua scienza è divenuta mirabile provenendo da me", cioè: nella mia opera la tua maestà è più ammirabile, la tua sapienza viene esaltata nel senno dell’uomo. Mentre io considero me stesso, che tu cogli anche nei pensieri segreti e negli intimi sentimenti, io riconosco i misteri della tua scienza. Conosci dunque te stesso, o uomo, quanto grande tu sei e vigila su di te perché, una volta o l’altra, incappando nei lacci del diavolo che ti dà la caccia, tu non ne divenga preda, perché tu per caso non finisca nelle fauci di quel tetro leone che ruggisce "e va in giro cercando chi divorare". Bada a te, considerando che cosa in te entra, che cosa ne esce. Non parlo del cibo, che viene digerito ed espulso, ma parlo del pensiero, alludo alle parole. Non entri in te il desiderio del talamo altrui, non si insinui nella tua mente; il tuo occhio non rapisca, il tuo animo non chiuda in sé la bellezza d’una donna che passa; la tua parola non escogiti trame di seduzione, non le conduca innanzi con l’inganno, non ricopra il prossimo con maldicenze calunniose. Iddio ti ha fatto cacciatore, non conquistatore; egli che ha detto: "Ecco mando molti cacciatori", cacciatori non di colpe, ma di perdono, cacciatori non di peccati, ma di grazia. Tu sei pescatore di Cristo, al quale si dice: "Da questo momento darai la vita agli uomini". Getta le tue reti, getta i tuoi sguardi, getta le tue parole, così da non opprimere nessuno, ma da sostenere chi vacilla. "Bada", dice, "a te stesso". Sta’ saldo per non cadere, corri in modo da guadagnare il premio, gareggia così da resistere sino alla fine, perché la corona è dovuta soltanto a un combattimento regolare. Tu sei un soldato: spia con attenzione il nemico, perché di notte non strisci sino a te; sei un atleta: sta’ più vicino all’avversario con le mani che con il volto, perché non colpisca il tuo occhio. Lo sguardo sia libero, astuto l’incedere per stendere a terra l’avversario quando ti si precipita contro, per serrarlo fra le braccia quando si ritrae, per evitare le ferite con la vigilanza dello sguardo, per impedirle assalendolo con decisione. Se poi sarai ferito, bada alla tua salute, corri dal medico, cerca il rimedio della penitenza. Bada a te stesso, perché hai una carne pronta a cadere. Venga a visitarti, medico buono delle anime, la parola divina, sparga su di te gli insegnamenti del Signore come rimedi salutari. Bada a te stesso, perché le parole celate nel tuo cuore non siano inique; serpeggiano infatti come veleno e causano contagi mortali. Bada a te stesso, per non dimenticare Iddio che ti ha creato e non pronunciare inutilmente il suo nome.

Ambrogio, Hexaemeron, 6, 50




3. L’umiltà e la dote del predicatore del Vangelo

Quando lo stupore e l’ammirazione si impadronirono di Simon Pietro e dei suoi compagni e l’animo tutto si raccolse su quei fatti straordinari, Pietro, comprendendo che ciò non poteva essere opera dell’umana forza, umilmente si gettò ai piedi di Cristo riconoscendo in lui il suo Signore, dicendogli: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore" (Lc 5,8s) e non sono degno di stare in tua compagnia. Allontanati da me, poiché sono un comune mortale, mentre tu sei il Dio-uomo; io peccatore, tu santo; io il servo, tu il Padrone. Quante cose mi dividono da te: la debolezza della mia natura, l’abiezione della colpa, il peccato. Si considerò indegno di trovarsi in presenza di una persona così santa. Questo dimostra quanto si debba temere di toccare le cose sante, di stare attorno all’altare e di accostarsi all’Eucaristia.

Cristo, però, confortò Pietro spiegandogli che pescare voleva dire essere pescatori di uomini e questo avrebbe dovuto fare. Gli disse dunque: Non aver paura, non meravigliarti, ma piuttosto rallegrati e credi che sei destinato ad una pesca più grande: avrai un’altra barca e altre reti. Finora hai preso i pesci con le reti, d’ora in poi - cioè in un prossimo futuro - prenderai gli uomini con la parola, e con la dottrina salutifera li condurrai sulla via della salvezza, poiché tu sei chiamato al servizio della Parola.

La Parola di Dio è stata paragonata all’amo, poiché come l’amo non prende il pesce se non viene ingoiato, così anche l’uomo per la vita eterna prende la Parola di Dio solo se custodisce nell’anima la Parola di Dio. "D’ora in poi sarai pescatore di uomini", vuol dire che, dopo quanto è accaduto, prenderai gli uomini; cioè, dato che ti sei umiliato, a te spetterà d’ufficio di pescare gli uomini; l’umiltà infatti ha il potere di attirare ed è cosa buona e giusta che coloro i quali, pur avendo autorità, sanno non esaltarsi nell’essere a capo degli altri...

In Pietro - che per tutta la notte nulla aveva preso, ma dopo aver gettato le reti alle parole di Cristo fece una pesca abbondante, eppure nelle parole: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore", non si attribuisce altro che la colpa - abbiamo l’immagine di colui che predica il Vangelo. Quando fa assegnamento soltanto sulla propria forza, non ricava alcun utile, sostenuto però dalla potenza divina ottiene grandi frutti.

Pietro si gettò ai piedi di Gesù dopo aver catturato una enorme quantità di pesci. Questo ci insegna che il predicatore, catturando con la sua eloquenza un gran numero di uomini, deve umiliarsi interamente davanti a Dio e a lui deve riconoscere ogni cosa, a sé invece nulla se non gli errori. Allora troverà forza nel Signore che gli dirà: Non aver paura, avrai in futuro un successo ancora più grande: d’ora in poi catturerai un maggior numero di uomini.

Ludolfo il Certosino, Vita Dom. Christi, 1, 29



4. Perché Gesù sceglie dei pescatori

La scelta dei pescatori (Mt 4,18-22) illustra l’attività del loro futuro incarico derivante dal loro mestiere umano: gli uomini, alla stregua dei pesci tirati su dal mare, debbono emergere dal secolo verso un luogo superiore, ossia verso la luce del soggiorno dei cieli.

Abbandonando mestiere, patria, casa, ci insegnano, se vogliamo seguire Cristo, a non essere trattenuti né dall’inquietudine della vita nel mondo, né dall’attaccamento alla casa paterna.

La scelta di quattro apostoli all’inizio, insieme alla veracità dei fatti, dal momento che questi sono effettivamente avvenuti, prefigura il numero futuro degli evangelisti.

Ilario di Poitiers, In Matth., 3, 6

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