Carsten Peter THIEDE. Simon Pietro dalla Galilea a Roma

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tratto da: Carsten Peter THIEDE, Simon Pietro dalla Galilea a Roma (presentazione di Marta Sordi), Massimo, Milano 1999, p. 291-293.

La tomba di Pietro fu scoperta sul colle Vaticano



Intorno all'anno 200 un romano di nome Gaio scrisse attaccando Proclo, il capo dei cosiddetti montanisti. Egli afferma di potere indicare «i trofei [tropaia] degli apostoli», poiché «se tu vai al Vaticano o sulla strada Ostiense, troverai i trofei di coloro che fondarono la Chiesa» (Eusebio, HE 2,25,7). Sebbene il significato preciso del termine «trofeo»/«tropaion» abbia generato alcune discussioni (14), in questo caso significa chiaramente luogo di sepoltura. Gaio sta dimostrando a Proclo di sapere dove sono sepolti gli apostoli, come argomento decisivo contro il montanista che in precedenza aveva fatto riferimento alle tombe di Filippo e delle sue figlie come base della rivendicazione dell'autorità dei montanisti (Eusebio, HE 3,31,4-5 e 14-18). Mentre gli scavi sotto la basilica di San Paolo fuori le Mura sulla Via Ostiense non sono ancora stati completati (15), il colle Vaticano è stato scavato in lungo e in largo, ed è stato ritrovato il luogo di sepoltura di Pietro menzionato da Gaio (16). I dati esatti della lapide e dei suoi dintorni sono ancora oggetto di discussione, più o meno appassionata. Tuttavia, noi abbiamo alcuni indizi.

Vicino ai Giardini di Nerone del Vaticano, dove Nerone aveva in un primo momento ospitato le vittime dell'incendio e dove in seguito aveva iniziato a giustiziare i cristiani (Tacito, Annales 15,44), c'era una necropoli pagana del primo secolo (sono state identificate e datate tombe di quel periodo) (17). Era un cimitero pagano, ma alcuni scavi, che ci hanno portato al terzo e al quarto secolo, hanno dimostrato che occasionalmente vennero sepolti lì anche dei cristiani, forse perché avevano dei parenti pagani o forse per altre ragioni particolari. Nei primi tempi della creazione della necropoli, erano rare le tombe abbellite con mosaici, affreschi e sculture. L'area non era ben definita (ancora oggi non si conoscono i confini esatti dei giardini del Vaticano e del cimitero). Pietro, considerato dalle autorità romane un criminale giustiziato, sarebbe sottostato alle disposizioni legali secondo le quali il suo corpo poteva essere consegnato ad amici o parenti per la sepoltura (18).

E' stato chiamato in causa più di una volta un parallelismo con il Nuovo Testamento: Giuseppe di Arimatea dovette chiedere ufficialmente a Pilato il corpo di Gesù prima di poterlo seppellire. Poiché questa era una prerogativa legale, la persona (o le persone) che lo richiedeva, chiunque fosse, non avrebbe necessariamente messo in pericolo la propria vita uscendo allo scoperto. Il corpo di Pietro, dunque, fu portato (19) in un luogo appena al di fuori dei giardini e in una zona riservata alle sepolture. Nessuno in quel momento avrebbe avuto l'idea di erigere un monumento funebre imponente (la glorificazione ufficiale da parte dei cristiani dei martiri e dei loro corpi iniziò solo nella metà del secondo secolo, con la morte di Policarpo come nostra prima fonte letteraria dettagliata) (20). Pietro, è vero, era il capo della Chiesa romana e la sepoltura era il minimo (e probabilmente anche il massimo) che i suoi seguaci potevano fare per lui in quelle circostanze terribili e pericolose. Essi quindi semplicemente seppellirono il corpo di Pietro in una tomba poco profonda (un tipo di tomba ritrovato anche in una necropoli all'Isola Sacra vicino a Ostia Antica), su un pendio rivolto verso sud sulla collina del Vaticano. Sarebbe stato poi coperto con mattoni e terra (21).

Quando Costantino iniziò, nell'anno 315 circa, a costruire la chiesa che doveva nei secoli diventare quella che oggi conosciamo come la Basilica di San Pietro, la tradizione della tomba di Pietro e della sua memoria era così certa che egli non solo costruì la chiesa sulla sua lapide (che era ormai diventata un «tropaion» semplice ma appositamente costruito) ma risistemò anche parti del Colle Vaticano, sul pendio verso sud dove sorgeva il «trofeo», in modo che lì potesse sorgervi una chiesa. Costantino aveva deciso di attenersi fermamente al sito storico.

Così avevano fatto anche delle generazioni precedenti di cristiani che erano stati costretti a costruire il «tropaion» di Gaio, nel 160 (datazione archeologica), asimmetricamente sopra la tomba originale, poiché una costruzione pagana dello stesso periodo, il cosiddetto «muro rosso», aveva già invaso lo spazio richiesto per una costruzione simmetrica (22). La loro determinazione a costruire in quel luogo e non altrove testimonia la convinzione di questi cristiani del secondo secolo che questo era il sito autentico della tomba di Pietro. Il muro rosso impediva ai cristiani di raggiungere il luogo sepolcrale da sud, l'approccio più conveniente. Ma essi usarono comunque il muro rosso per i graffiti: il simbolo di un pesce (risalente alla metà del secondo secolo) e (forse) la parola greca «Petros eni», «Pietro è qui» (23), dimostrano questo uso fra il 160 e il 315.

Così il sito del sepolcro di Pietro era conosciuto e fu conservato fin dall'inizio. Qualunque cosa ne sia stata delle sue ossa (24) e degli sviluppi architettonici del luogo (che oggi è di nuovo accessibile in parte anche ai non archeologi), si può affermare che ci sono testimonianze costanti, dalla data della sepoltura al giorno in cui Costantino decise di costruire una basilica su questo luogo, dell'esistenza della tomba di Pietro in questo pendio meridionale del Vaticano.

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