Beata Anna K. Emmerick. IL SACRIFICIO DELLA S. MESSA

IL SACRIFICIO DELLA SANTA MESSA, SACERDOZIO, SACRAMENTALI

Nella seconda metà del mese di agosto del 1820, Anna Katharina ebbe visioni sui misteri del sacrificio della santa Messa. In queste, ella ricevé immagini dei tempi antichi e sul significato delle reliquie sull’altare, ma anche sulla tiepidezza e l’indifferenza con la quale viene trattato spesso il santissimo Sacramento dai preti e dai laici.
«Io vedo disse dappertutto sacerdoti cingersi delle grazie della Chiesa e dei tesori dei meriti di Gesù e dei Santi, ma praticare i sacrifici e predicare in modo morto. Mi venne mostrato un pagano che stava su una colonna, egli era intento a parlare in modo così acceso del nuovo Dio di tutti gli dei e di un altro popolo che tutti restavano rapiti dalle sue parole. Questa visione mi tempestò giorno e notte. Mi venne mostrata l’attuale miseria e la dissoluzione, sempre nel contesto di quei tempi, ed io avevo il compito di pregare per tutto questo senza posa. La lettura sciatta della Messa è una cosa mostruosa! Il modo di leggere è molto importante! Ebbi un’immagine dei misteri della santa Messa, e come tutto ciò che è santo si possa riferire a questa fin dall’inizio del mondo. Vidi i diversi significati delle forme e delle superfici; il significato della forma del circolo e della figura rotonda della terra, degli astri, di tutti i fenomeni ambientali e dell’Ostia. Vidi il profondo significato del Mistero dell’incarnazione, della redenzione e del sacrificio della santa Messa, e come Maria potesse giungere così lontano con il suo infinito abbraccio. Ricevetti, innanzi all’anima mia, alcune immagini dell’Antico Testamento, dove potei vedere e comprendere il sacrificio dalla prima offerta e il meraviglioso significato della sacra Spoglia e quello delle reliquie sotto l’altare dove viene letta la Messa.
Mi apparvero le ossa di Adamo sotto la montagna del Calvario, nell’angolo crollato di una caverna sotterranea, precisamente un po’ più sopra del livello dell’acqua in linea verticale al luogo della crocifissione di Gesù Cristo. Allo scheletro di Adamo mancavano il braccio, il piede destro e la costola destra; attraverso quest’ultima potei vedere l’interno del torace, e nell’incavo destro vidi il cranio di Eva, a destra nel posto della costola da dove Dio l’aveva tratta. Mi fu detto che sarebbero sorte molte dispute e confronti su questo fatto, ma in realtà il sepolcro di Adamo ed Eva con i loro resti sarebbe stato sempre qui. Il sepolcro non fu violato dal Diluvio universale, e vidi pure che Noè possedeva una parte di questi resti mortali nell’arca; le reliquie furono poste già con il primo sacrificio sull’altare e vi rimangono ancora. I resti delle ossa, che Abramo mostrò, sarebbero stati infatti quelli di Adamo, i quali gli sarebbero stati inviati da Sem. Così il sacrificio della morte di Gesù sul Calvario, sopra i resti di Adamo, ha preparato il sacrificio della santa Messa, e sotto la pietra dell’altare si trovano le reliquie. Anche i sacrifici dei Padri antichi furono la preparazione di quello della santa Messa. Anche loro conservavano le sacre spoglie, attraverso le quali adoravano Dio, poiché simboleggiavano la redenzione. Le spoglie di Adamo rappresentano le cinque speranze in rapporto al Salvatore e alla sua Chiesa. Vidi Noè offrire olocausti; il suo altare era colorato di bianco e rosso con sopra deposte le sacre reliquie. In questo modo egli pregava e offriva sacrifici. Le reliquie giunsero più tardi ad Abramo, le vidi poi esposte sull’altare di Melchisedech. La parte posteriore dell’altare era rivolta verso settentrione. I Padri antichi ponevano sempre l’altare in questo modo per fermare il maligno che giungeva da quella parte. Vidi anche Mosè pregare innanzi ad un altare, sul quale aveva esposto le reliquie che erano, di solito, custodite in un vasetto. Versò qualcosa sull’altare e subito divampò una fiamma sulla quale gettò dell’incenso che sprigionò del fumo. Egli promise a Dio di adorare per sempre queste reliquie, giurò così a lungo finché cadde stremato ma già l’alba lo ritrovò rialzato a rinnovare le preghiere. Mosè pregava anche con le braccia protese, egli sapeva bene che a questa preghiera Dio non resiste perché anche suo Figlio, quando si era fatto uomo, aveva pregfto in questo modo, perseverantemente fedele. Come Mosè vidi pregare anche Giosuè, quando il sole si arrestò al suo comando ‘. Vidi anche il lago di Betsaida, e come i suoi cinque accessi simbolizzino le cinque Piaghe di Nostro Signore. Mi si presentarono anche diverse immagini provenienti dai tempi più differenti. Vidi pure il primo Tempio, e su una collina, piuttosto distaccata da questo, era stata scavata una fossa per sotterrare e nascondere, nei tempi di pericolo incombente, le cose di valore: sacre giare, candelieri e molti bracieri a due manici. Al centro venne posta la sacra fiamma dell’altare. Sulla fossa poi furono poste molte travi, il tutto venne ricoperto dalla terra in modo che nulla potesse essere scorto. Vidi Neemia venire dalla prigionia e disotterrare il fuoco sacro dal luogo dove era stato nascosto. Essi trovarono, nell’estrarre i vasi, una nera poltiglia paludosa, con la quale Neemia spalmò il legno del sacrificio che prese fuoco.

Le visioni continuarono e mostrarono alla suora Emmerich il tempo del primo cristianesimo, quando i rappresentanti della massima organizzazione spirituale gareggiavano appassionatamente con quelli della potenza secolare, per offrire al santissimo Sacramento la dovuta adorazione e onore. Vidi il santo papa Zefirino , che a causa del suo fervore per la dignità del sacerdozio ebbe molto da patire da parte dei cristiani e degli eretici. Lo vidi accogliere con severo rigore i novelli candidati all’ordinazione sacerdotale; li esaminò attentamente e molti vennero respinti. Di un piccolo gruppo che desiderava essere ordinato ben cinque ne furono respinti. Lo vidi spesso anche in disputa con degli eretici, i quali parlavano attaccandolo e perfino strappando i suoi scritti. Egli richiedeva dai sacerdoti obbedienza, inviandoli in missione in vari luoghi; ma quelli che non lo seguivano perdevano l’incarico. Una volta inviò un uomo che non era ancora prete in Africa dove, così mi sembrò di vedere, divenne vescovo e un grande santo.
Costui era un amico di Zefirino ed è notissimo. Vidi come Zefirino desiderava che i cristiani gli portassero dalle loro case tutta l’argenteria per poter sostituire i calici di legno usati nelle chiese con altri d’argento. Vidi anche che le ampolline della Messa erano trasparenti. Egli lasciò adornare parzialmente con l’argento tanti calici e, poiché molti si arrabbiavano di questo fatto, donò tutto il restante ai poveri. Vidi egli stesso fare debiti per aiutare un uomo povero che non apparteneva alla sua famiglia. Una sua parente stretta gli mosse rimproveri per questo fatto, era convinta che egli avrebbe potuto fare i debiti al massimo per aiutare i suoi parenti poveri. A queste accuse Zefirino le rispose che avrebbe fatto i debiti per ordine di Gesù Cristo. Lei lo lasciò risentita. Papa Zefirino aveva saputo da Dio che se avesse dato qualcosa a quella donna avrebbe fatto molto male. Vidi come egli esaminava e ordinava i preti, di fronte alla comunità, e istruiva i religiosi sul comportamento da tenersi durante la santa Messa dei vescovi. Egli stabilì, in modo più preciso, e diede normative per il miglioramento e la chiarificazione dei rapporti reciproci; dispose pure alcune norme nei confronti dei cristiani di una certa età giovanile, per mantenere pura la sostanza e lo spirito della morale religiosa della Chiesa, vietò l’uso di portare il santo Sacramento al collo dentro una borsetta, in quanto si doveva riceverlo soltanto in chiesa.
Papa Zefirino aveva una grande venerazione interiore per la Madre di Dio. Egli ebbe alcune visioni sulla vita e la morte della santa Vergine Maria. Per questo fatto aveva preparato il suo giaciglio per la notte, celato dietro una tenda, ad imitazione di quello della santa Madre, e prima di andare a riposare meditava sulla morte della Vergine. Per onorare Maria, Zefirino usava indossare sotto i suoi vestiti al par di Maria una veste celeste. Lo vidi accogliere dopo la penitenza coloro che a causa di impurità e adulteri erano stati scacciati dalla comunità. Si trova in disaccordo con un sacerdote erudito (Tertulliano), che era troppo severo e che poi divenne un eretico. Mi venne mostrato anche san Luigi di Francia, come venne preparato, per mezzo dei digiuni più severi, alla prima comunione. Sua madre, che era con lui nella chiesa, pregava Dio affinché la illuminasse per sapere se il suo bambino fosse maturo per ricevere il santo Sacramento. Io vidi che Maria le apparve e le disse che Luigi avrebbe dovuto prepararsi prima per sette giorni e poi ricevere la comunione e che avrebbe dovuto comunicarsi con lui e insieme sacrificarsi. La Madonna poi sarebbe divenuta la sua Patrona. Vidi questo accadere. Appresi così come viva era intesa la religione in quei tempi. Luigi portava con sé il santo Sacramento (l’Ostia consacrata), in tutte le sue campagne, e dovunque si accampava faceva celebrare la santa Messa. Vidi pure un avvenimento mistico di re Luigi durante le crociate. Una volta le navi stavano affondando a causa di una tempesta del mare e Luigi venne implorato di dare soccorso alla gente che vi si trovava sopra. Egli supplicò allora Dio affinché le navi non affondassero. Siccome mancava il Sacramento vidi il pio re prendere un bambino neonato che era stato battezzato sulla nave e, implorando Dio, lo elevò con le braccia tese verso la tempesta come se avesse voluto proteggerlo. Appena ebbe compiuto questo gesto la tempesta si placò miracolosamente. Dopo questa vicenda il re Luigi esortò il suo popolo al culto devozionale del santo Sacramento. Invitò il popolo conseguentemente a riflettere su come Dio avesse protetto con il suo intervento miracoloso quel fanciullo, battezzato e innocente e tramite questo avesse protetto anche loro, come era già avvenuto per mezzo dell’intercessione di suo Figlio quando si fece uomo per la nostra salvezza.

Nell’anno 1819 suor Emmerich raccontò la seguente visione: Io ho chiamato Dio. Egli vuole vedere suo Figlio agire per i peccatori e rinnovare il sacrificio d’amore per noi. Ebbi poi in questo momento l’immagine del venerdì santo, il modo come il Signore si immolò per noi sulla Croce, ed ho visto Maria e gli Apostoli sotto la Croce sull’altare mentre il prete celebrava la santa Messa. Quest’immagine mi appare giorno e notte e vedo come l’intera comunità preghi male, ed il modo in cui il prete adempie al suo ufficio. L’immagine della Chiesa universale e di tutte le chiese e le comunità intorno, la vedo raffigurata da vicino come un albero pieno di frutta, in un bosco, illuminato dal sole e circondato da altri alberi. Mi appare costantemente la celebrazione della Messa, di giorno e di notte, in tutto il mondo, tra le comunità lontane, dove viene letta interamente, come avveniva nel tempo degli Apostoli. Mi appare pure un Ufficio divino celeste e gli Angeli che aggiungono tutto quello che il prete trascura. Per mancanza di devozione della comunità mi sacrifico e offro in suffragio il mio cuore supplicando il Signore per la sua misericordia. Vedo molti preti adempiere il loro ufficio in modo miserabile, preoccupandosi troppo di conservare una buona esteriorità e trascurando così spesso le cose interiori. Pensano più o meno in questo modo: “Come vengo visto dal popolo?” preoccupandosi poco di come vengono visti da Dio. Gli scrupolosi vogliono essere coscienti della loro orazione. Io ho avuto questa sensibilità fin dalla più tenera età. Spesso durante il giorno ero assorta in contemplazione nella devozione della santa Messa e se qualcuno si rivolgeva a me in quei momenti era come se durante il lavoro una persona adulta venisse interrotta da un piccolo bambino. Gesù ci ama attraverso la sua continua opera di redenzione con la Messa. La Messa è la copertura della salvezza storica di tutti, per mezzo del Sacramento. Io vidi tutto questo già nella primissima gioventù, e credetti che anche tutti gli uomini avessero visto così.

Sulla Messa sacrilega la Emmerich ebbe visioni sul sacrificio di un bambino nel tempo antico e a questo proposito così raccontò: «Quando vidi l’immagine terribile del bambino sacrificato alla mia destra mi voltai ma lo vidi egualmente a sinistra, e implorai il Signore di liberarmi dall’orrore’. Allora sentii il mio Sposo celeste così dirmi: “Vedi quanta rabbia, come essi quotidianamente si comportano con me e agiscono in mio nome!”. Vidi poi alcuni preti i quali, nonostante si trovassero in peccato mortale, celebravano la santa Messa, e l’Ostia, che come un bambino vivente era disteso sull’altare e veniva spezzato con la patena e ferito in modo orrendo. Il sacrificio della santa Messa, per questo genere di preti, non era altro che una forma di assassinio. Vidi ancora, tanta gente infelice, e tanta buona gente in molti luoghi, oppressa e perseguitata come se queste persecuzioni venissero fatte a Gesù Cristo stesso. Un tempo terribile. Non c’è nessuna scappatoia ma soltanto una grande nebbia di colpe che cala su tutto il mondo. Anche a Roma vedo preti cattivi martirizzare Gesù bambino nella Chiesa. Essi pretendono dal Papa qualcosa di molto pericoloso; anche il Papa si accorse di ciò che io pure avevo visto e, come un Angelo con la sua spada, li ricacciò via’. Noi abbiamo notato fin qui, spesso, quali effetti avessero su Anna Katharina Emmerich le benedizioni sacerdotali, specialmente durante le malattie più difficili e le più violente tentazioni. Nell’aprile del 1820 Anna Katharina Emmerich soffriva acutamente ed accusava i dolori più violenti e lancinanti, a tal punto che poteva appena parlare.

18 aprile: Il “pellegrino” così scrive: «Essa si trovava in una situazione molto difficile. Il padre confessore pregò il parroco di Haltern di andare là a pregare per la malata e benedirla. Anna Katharina ne poté trarre profitto; alla sera il padre confessore usò dell’acquavite, essa obbedì; poi i dolori divennero così forti che si lamentò dicendo: “Io ho cercato da me stessa tutto questo, perché non ho lasciato alle sofferenze le soddisfazioni desiderate. Ora devo attendere che il fuoco si consumi! Devo abbandonare tutto nelle mani di Dio”.

19 aprile: «Essa fu per tutta la notte attraversata da ùn terribile calore e non poteva bere a causa della ritenzione, il pastore di Haltern venne di nuovo nel corso della giornata e le arrecò sollievo con la preghiera e la benedizione. Il “pellegrino” la trovò, nel pomeriggio, in una posizione del tutto mutata, interamente capovolta, dove teneva normalmente i piedi adesso aveva la testa, cercando in questo modo di trovare sollievo ai suoi dolori. Era sottoposta ad una febbre terribile, i dolori si erano concentrati sulla parte sinistra della spina dorsale. La pia suora ringraziò Dio per le sofferenze, si sentì in comunione con le povere anime e si rallegrò di non poter più arrecare alcuna offesa a Dio nel Purgatorio».

20 aprile: «I dolori proseguono. Essa vide tutte le parti interne del corpo ferite e sofferenti. Il suo letto era tutto bagnato dal forte sudore, compresa la paglia del materasso. Allora la malata disse al “pellegrino” che se non fosse venuto qualcuno o qualcosa in suo soccorso sarebbe morta perché non poteva più sopportare il dolore. Appariva sfigurata dai dolori. Brentano si affrettò a chiamare il parroco che subito venne e parlò e pregò con lei, poi le pose la mano sul capo, come se avesse voluto trasmetterle la calma, e lei cadde subito in un sonno lieve. Più tardi, al risveglio, Anna Katharina così si esprimeva: “Pregai intensamente Dio di perdonarmi quando, io stessa, imploro una pena che non posso sopportare. Egli dovrebbe colmarmi con il suo amore, e per amore del sangue di suo Figlio dovrebbe aver pietà di me. Dovrebbe aiutarmi ancora una volta, se vuole che io abbia un compito e lo possa assolvere sulla terra. Allora io mi sentii raggiungere da un’unica risposta: “Il fuoco che tu hai ricevuto deve ardere”. A questo punto non mi feci più alcuna illusione, mi vidi in una condizione estremamente pericolosa e implorai Dio affinché mi desse la forza di accettare tutte le cose. Quando il parroco mi impose la mano sulla testa e pregò fui attraversata da una luce leggera e mi addormentai. Mi parve come se fossi stata una bambina e venissi cullata. Fui raggiunta da una sensazione di calma e c’era una luce. Ricevetti uno stato di sollievo e la speranza si riaccese in me”. Verso mezzogiorno si levò di nuovo il male; Lambert, che era ammalato, le impose le mani e recitò un rosario, in questo modo le fu d’aiuto.

23 dicembre 1820: alla mattina Sr. Emmerich fu trovata interamente priva di sensi. Non poteva né muoversi e neppure parlare. Il prete dovette andare in campagna ed inviò da lei il cappellano Niesing, che recitò per lei le preghiere per gli ammalati dal libretto di Cochem. La pia Emmerich ne ricevette sollievo e riprese coscienza potendo, come disse più tardi, “riprendere a pensare”. Il suo polso era appena percettibile; non poteva parlare, era rigida per il freddo interiore. Niesing recitò nuovamente dopo un’ora le preghiere per lei; la Veggente adesso poteva pensare solo a tratti e a quel contatto si levò in mezzo al letto dicendo: Ho visto di cosa è capace la mano di un vero sacerdote e la preghiera! Il giorno dopo così si esprimeva: Stanotte ho sofferto dolori sorprendenti che mi hanno attraversato tutte le membra, ho sofferto anche una sete tremenda, senza poter bere. Persi la coscienza e pensai, al mattino, di morire veramente. Ma poi non ne potetti più. Allora capii col cuore, che l’uomo non può pensare a Dio se Dio stesso non gli concede questa grazia, e se io ancora potevo questo, era gi una grazia. Quando Niesing venne non potevo muovere le membra e neanche parlare. Sapevo che egli aveva il libretto con sé ed ebbi la speranza che avrebbe pregato. E quando lui iniziò a pregare la sua compassione mi attraversò come un calore, ritornai in me stessa e potei pensare profondamente a “Gesù, Maria e Giuseppe”, questo mi salvò. Così la vita mi fu ridonata dalla benedizione di un sacerdote.
Alla sera Anna Katharina pregò un’altra volta per la benedizione e sulla reliquia di santo Cosma. Il giorno dopo si trovava ancora in uno stato così misero e poté pronunciare solo alcune parole. Appena impressi la reliquia sul mio petto, vidi il Santo vicino a me e fui investita da una corrente di calore. Ricevetti più vita, ma sono ancora piena di dolori lancinanti. La sete mi affligge in modo tremendo e non posso bere. Anna Katharina Emmerich rimase distesa per tutto il giorno, la sera della Vigilia di Natale restò immobile e in un silenzio mortale. Grazie a queste sue sofferenze il malato Lambert si sentì molto meglio. Le sofferenze ed i dolori di Anna Katharina Emmerich erano state devolute a suo favore.
P. Limberg parlò al “pellegrino” sulle “dita dei preti”, così come la Veggente gli aveva spiegato. «Lei mi ha spesso parlato di questo fatto, dicendomi che se anche tutto il corpo di un prete si riduce in polvere e l’anima viene gettata nell’inferno, la Consacrazione delle dita resta sempre riconoscibile tra le ossa. Per bruciare queste dita occorre un fuoco eccezionale; nonostante questo la consacraZione resta ancora impressa e indistruttibile. Anche nei turbamenti difficili, portati dal nemico dell’uomo, il maligno, la benedizione del prete portò ad Anna Katharina un sollievo momentaneo. Io soffrii — raccontò lei — tali dolori alle piaghe, che avrei volentieri voluto gridare ad alta voce, poiché si erano fatti insopportabili. Il sangue scorse a più riprese. Poi apparve Satana come angelo della luce e mi disse non solo interiormente ma parlandomi a viva voce: “Devo penetrare le tue piaghe in modo che domani tutto sarà a posto e non ti faranno più male, così tu non soffrirai più!” Lo riconobbi subito e gli dissi: “Vai via! Non ho bisogno dite! Non voglio niente da te!” Allora scivolò via e si nascose come un cane dietro l’armadio. Dopo un certo tempo ritornò di nuovo e disse: “Tu non devi pensare che con Gesù starai bene, tutto viene da me, sono io che ti do quelle immagini. Io ho anche un regno, sono potente e spodesterò il tuo Signore”. Era tardissimo, quando poi egli ritornò dicendomi:
“Perché ti giri intorno tormentandoti e non sai come e da dove viene? Tutto ciò che hai e vedi viene da me”. Allora gli gridai di andar via e di lasciarmi stare perché volevo appartenere solo a Gesù Cristo. “Io voglio amare solo Lui e fuggirti. Voglio avere sofferenze e dolori così come Egli vuole”. Chiamai il padre confessore perché la mia paura fu molto grande. Costui mi benedì e allora il nemico si allontanò da me. Alla mattina mentre stavo recitando il Credo entrò di nuovo furtivamente e mi disse:
“Cosa ti aiuta a pregare con “il Credo” quando non ne comprendi nessuna parola? Ti voglio chiaramente mostrare quello che dovresti vedere e conoscere!”. Allora gli risposi: “Io non voglio conoscere ma credere!”. Mi disse una frase dalla Sacra Scrittura ma senza poter pronunciare un nome. Appena capii che non poteva pronunciarlo gli dissi ripetutamente:
“Pronuncia la parola, dilla tutta!”, così dicendo mi tremarono le braccia e le gambe ed egli finalmente scomparve”.

L’energia che avvolge la stola sacerdotale in simili situazioni si rivela nelle notizie del “pellegrino” del 2 giugno 1821, il quale così scrive: “Trovai la pia suora molto sconvolta, che mi raccontò tra lacrime e paura: «Stanotte ho avuto una delle notti più tremende: è comparsa una gatta ed è venuta verso il mio letto. Saltò sulla mia mano. Allora l’afferrai per le zampe e la trattenni fuori del letto e volevo ucciderla, ma mi sfuggì. Restai sveglia e vidi tutto ciò che mi circondava. Il maligno ritornò e mi maltrattò durante tutta la notte fino alle 3 del mattino, era una figura nera e orribile. Mi batté e mi trascinò fuori dal letto, mi trovai con le mani sul pavimento, mi lanciò in avanti e mi compresse in modo terribile con i cuscini, poi mi sollevò in aria. Allora ebbi la certezza che non era un sogno. Feci tutto ciò che sapevo: presi le mie reliquie sacre ma non ne ebbi aiuto. Pregai allora disperata Dio e tutti i Santi, domandando loro se avevo così grandi colpe e se dovessi pagarle in questo modo, e ancora non ebbi nessuna risposta, sembravo abbandonata al “nemico dell’uomo”. Protestai verso il nemico, e chiamando tutti i Santi per nome, gli chiesi di dirmi quale diritto avesse per far questo. Egli non mi rispose ma continuò con i suoi tormenti. Ripetutamente cercava di afferrarmi sempre al dorso e alle spalle con le sue mani o artigli di ghiaccio. Finalmente ricevetti una certa forza e saltai sull’armadio, presi la stola del mio padre confessore ivi custodita e l’avvolsi attorno al mio collo. Allora cessò di afferrarmi e prese a parlare. Discorse sempre con una sicurezza e astuzia senza pari. Mi rimproverò perché io lo osteggiavo sempre in quel modo e gli facevo tanti danni, sempre con un tono di voce come se fosse dalla parte della più grande ragione. Quando avevo chiesto a Dio se avessi avuto così tante colpe, il nemico mi disse: “Tu ricevi qualcosa da me”, ma io gli risposi: “Da te posso avere solo i peccati, che sono maledetti come te dall’inizio! Gesù Cristo ha ben fatto! Mantienili con te e ritorna con loro fin nel profondo dell’inferno!
È indicibile spiegare cosa ho sofferto con quest’incontro!” Ella pianse e tremò in tutto il corpo, solo al ricordo di tale orribile esperienza.
Effetto del frammento della Croce. Diario del dr. Wesener, del 16 ottobre 1861, sull’effetto delle reliquie su Anna Katharina Emmerich: “Vidi l’ammalata in un’estasi profonda; giunse anche il P. Limberg, gli mostrai una cassettina ereditata da mia suocera che conteneva alcune reliquie, erano due particelle particolarmente significative della santa Croce”. P. Limberg senza pronunciare una parola mi prese la cassettina dalle mani e si avvicinò con questa all’ammalata, gliela mostrò mantenendo una certa distanza. Improvvisamente la malata si levò dal letto e afferrò con brama la cassettina comprimendosela sul cuore. P. Limberg le domandò cosa ci fosse dentro. Ella rispose: “Qualcosa di molto prezioso, come della santa Croce”.
P. Limberg la richiamò dallo stato di estasi ed io ripresi la mia cassettina. Ella fu molto meravigliata che la cassettina mi appartenesse, perché si ricordava di averla trovata sotto le vecchie pezze che riceveva a Coesfeld per i poveri e i malati. La veggente era anche meravigliata fortemente per il fatto che la devota, dalla quale riceveva i pezzi di stoffa, non avesse custodito bene questa sacralit . Cinque anni più tardi il “pellegrino” ritornò ancora sulle stesse particelle della Croce.•Quando mostrai ad Anna Katharina Emmerich una particella della Croce del dottor Wesener, ella l’afferrò e poi disse: “Io ho anche questa, l’ho nel cuore e sul petto (portava una particola della croce ricevuta da Overberg). Ho anche una particella della lancia. Quella che era conficcata nel corpo di Gesù Cristo e pende dalla Croce. Non posso decidermi quale debba amare di più: la Croce è il mezzo della salvezza, la lancia ha aperto una larga porta all’amore. Ieri ho vissuto profondamente gli avvenimenti collegati a queste particelle! (era il venerdì).
La particella mi addolcisce i dolori, le reliquie li ricacciano. Nei momenti in cui la particella mi addolcisce i dolori mi sono rivolta spesso al Signore in questo modo: ‘Signore se a te fosse stato così dolce soffnre sulla Croce, questa particola non avrebbe potuto rendere i miei dolori così tenui “.
Con il cambiamento dell’appartamento nell’agosto del 1821 la particella della Croce, conservata da Overberg, era andata perduta. La qual cosa portò molto dolore ad Anna Katharina Emmerich. Allora decise di rivolgersi a sant’Antonio e fece celebrare in suo onore una santa Messa, affinché il Santo si fosse adoperato a questo fine. Infatti il 17 agosto ella si ritrovò la particella della Croce in mano durante una visione.San Giuseppe e sant’Antonio sono venuti da me, e sant’Antonio mi ha dato la croce. Così spiegò poi la veggente.

Le consacrazioni

«Non vidi mai luccicare un’Immagine della Misericordia, ma vidi la luce del sole riflettersi sulla stessa. I raggi ricevuti dal sole erano inviati a sua volta dall’icona sull’orante. Io non ho mai visto luccicare la croce di Coesfeld, ma chiaramente quella della Croce chiusa nella custodia. Vidi anche raggi di luce che dalla Croce si riversavano sugli oranti». Quando il “pellegrino” una volta le mostrò un “Agnus Dei”‘, mentre lei si occupava con le reliquie, gli disse: «Questo è buono e dà forza, è consacrato; ma trovo la forza nelle reliquie». Di una croce consacrata disse.»La consacrazione luccica come una stella! La innalza nella gloria!. Ma le dita del prete (rivolta al suo padre confessore), sono ancora meglio. Qùesta croce può distruggersi mentre le dita del prete sono consacrate per sempre. La morte e l’inferno non possono annullare la consacrazione delle dita, questa viene distinta ancora in cielo.

Di Gesù che ci ha salvati

Qualcuno le portò un’immaginetta consacrata della Madre di Dio, e lei a quella vista disse: «Questa è benedetta, custodiscila bene e non metterla tra le cose profane. Chi venera la Madre di Dio, onora con Lei suo Figlio che ci ha salvati. Queste cose sono molto buone, vanno impresse sul cuore, custodiscila bene». Un’altra volta le venne portata un’altra immaginetta, e lei se la portò sul petto dicendo: Ah! La donna forte! Quest’immagine ha attinenza con quella della Misericordia!».

La monetina di S. Benedetto

Un’altra volta il pellegrino le diede un involucro di vetro dove era attaccata una monetina ad un pezzettino di velluto. Allora lei disse: «La stoffa è anche benedetta. Questa è una monetina di san Benedetto consacrata con una benedizione. Benedetto l’ha lasciata al suo ordine religioso ed ha relazione col miracolo che avvenne quando i monaci gli diedero da bere il veleno ed egli infranse il bicchiere con il segno della croce. Questa monetina agisce contro il veleno, la peste, l’incantesimo e le tentazioni demoniche. Il velluto rosso, sul quale è attaccato, è stato tolto dalla tomba di Willibald a Valpurga , nel luogo dove scorre l’olio dalle ossa di Walpurga. I religiosi hanno reciso questo pezzetto per tale uso, dopo esserci passati sopra con i piedi nudi». Il luglio 1821: mentre essa parlava, il “pellegrino” le diede nelle mani un libro aperto con la pagina chiazzata del suo sangue. A questa vista essa rise e disse: «Quello che è sprizzato sul libro proviene da questo fiorellino rosso e bianco al centro della mia mano». Un’altra volta “il pellegrino” le diede la medesima pagina nelle mani ponendole la domanda: Losa ha toccato questo foglio?’ allora si girò e disse: Le piaghe di Gesù!”

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