IL BATTESIMO DEL SIGNORE. Anno A





“Quando Tu, o Signore,
fosti battezzato nel Giordano,
l’adorazione della Trinità fu resa manifesta.
La voce infatti del Genitore
Ti rendeva testimonianza chiamandoti Figlio diletto
e il Santo Spirito, sotto forma di colomba,
conformava la parola infallibile.
O Cristo Dio che Ti sei manifestato a noi ed hai illuminato il mondo,
gloria a Te!”



Dal Vangelo secondo Matteo 3,13-17.

In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». Allora Giovanni acconsentì. Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto».






IL COMMENTO


"Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni.
Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce,
non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta
".


In queste parole del Profeta Isaia scopriamo uno dei segreti più emozionanti della Festa che celebriamo oggi. In esse sono svelati il cuore e lo sguardo di Dio su ogni uomo. Nessuno è perduto, anche chi si trova sommerso da un oceano di morte, anche chi, gettato con una pietra da macina intorno al collo, giace nel fondo del mare privo di luce e di vita a causa dei suoi peccati. Gesù ha portato su questa terra lo sguardo di Dio. Uno sguardo di speranza, di testarda speranza. Il Servo di Dio, come in una overture che sintetizza il tema dominante della sinfonia, dopo le tentazioni in segreto, si è affrettato alle acque del Giordano, per scendere nel punto più basso della terra. Non a caso la Chiesa Ortodossa celebra il Battesimo di Gesù come la Festa della Manifestazione. Dio si è manifestato al mondo immergendosi nelle acque della morte. Gesù ha voluto, dal principio della sua missione, manifestare la Giustizia di Dio. La misericordia infinita che cerca ardentemente l'uomo perduto, spacciato, morto. La Speranza ha cercato la disperazione. La sublimità del Cielo ha cercato la profondità della terra. Il cuore di Dio ha cercato l'inganno della carne. La Sapienza celeste ha cercato la stolta menzogna del mondo.

Dove ciascuno di noi non vede che una canna incrinata, uno stoppino che sta per spegnersi, gli occhi di Dio vedono un futuro meraviglioso. Dove il nostro sguardo non intravvede che macerie, Dio scorge un seme di Vita nuova. Dove tutto sembra giungere al suo fine, Lui vede il principio, lo sviluppo e il compimento di qualcosa di straordinario. Solo i suoi occhi, gli occhi di Gesù che hanno ferito il cuore di Matteo e di Zaccheo, della Maddalena, dei discepoli di Giovanni, di una moltitudine immensa di santi, solo i suoi occhi riescono a trafiggere la spessa parete della disperazione, dell'ineluttabile, e scoprire, nel fondo del mare di morte, un palpito di vita. Gli occhi di Gesù, seppur intrisi di lacrime e di compassione, come un telescopio potente, guardano oltre, e scoprono quello che nessuno di noi può vedere.

La scienza si spinge ogni giorno più in là nel confine tra vita e morte. Ma, ineluttabilmente, deve infine arrestarsi e dichiarare la morte cerebrale e porre la parola fine all'esistenza. E' un po' quello che facciamo anche noi, tentando e ritentando di risolvere questioni e problemi, di liberarci dai lacci e dalle paure, di uscire dal peccato e dall'inganno che ci precipita al fondo del mare, che incrina e spegne la nostra vita. E, quando ogni risorsa è esaurita, dichiariamo morta quell'esperienza, quel rapporto, quell'amicizia, quel tentativo. Alziamo le mani e ci arrendiamo, certi di aver perduto di nuovo. Proviamo e falliamo, e decretiamo la fine.

Gesù no. Gesù vede nel fallimento la certezza che ancora vi è speranza, perchè la fiamma spenta ai nostri occhi brilla ancora ai suoi. E' questa la Giustizia di Dio che Gesù ci rivela, il rovesciamento di ogni giustizia umana. Questa, la nostra, colpisce e vendica, chiude a chiave e cancella la speranza, spegne e spezza la troppa debolezza; abortisce quello che non vale, l'imperfetto, il tarato, e toglie la spina all'inutile. La Giustizia di Dio è Cristo crocifisso, scandalo e stoltezza. Per questo scende negli abissi della terra, si lascia immergere nelle acque del Giordano come in ogni diluvio abbia sommerso la nostra esistenza. E viene ad incontrarci, a deporre la speranza nel bel mezzo della disperazione, la vittoria nella sconfitta, la vita nella morte. Lui ci incontra e ravviva la fiammella che stava per spegnersi, raddrizza la canna che era sul punto di spezzarsi. Lui solo può compiere questo miracolo, perchè Lui solo guarda oltre le apparenze, Lui solo ha occhi per vedere un briciolo di luce tra le tenebre più oscure. Gli occhi di Dio.

Per questo anche oggi si fa battezzare da Giovanni, Lui che avrebbe battezzato in Spirito Santo e fuoco. Anche oggi viene a farsi battezzare da ciascuno di noi, follia e stoltezza che solo Dio può aver escogitato, il Creatore nelle mani della creatura, come sarà a Gerusalemme, al Calvario in mano ai suoi aguzzini. Oggi si lascia immergere nel nostro abisso, nella nostra oscurità, nella debolezza che ci ha condotto a spegnere la speranza. E' qui, davanti a noi, come lo fu davanti a Pietro, in ginocchio, per lavargli i piedi. Ecco ora dinnanzi a noi il Dio fatto servo, l'amore più puro, gratuito, infinito. L'amore che chiede solo di lasciarsi immergere nella nostra vita, nel carattere, nei pensieri più terribili, nei giudizi, nelle concupiscenze, nelle menzogne, nelle ipocrisie, nelle avarizie, nelle idolatrie, nei tradimenti, negli adulteri, nelle passioni, nella superficialità, nella vanità, nella superbia, per distruggerle nel fuoco della sua misericordia. Gesù è ora dinnanzi a noi, umile, ad implorarci di lasciarci amare da Lui, gratuitamente.






Se han pronunciado todas las palabras y revelado todos los misterios
para que como astros en el firmamento,
os convirtáis en una fuerza vivificadora para el resto de los hombres;
y los esplendores de aquella luz que brilla en el cielo os hagan resplandecer,
como lumbreras perfectas,
junto a su inmensa luz,
iluminados con más pureza y claridad por la Trinidad,
cuyo único rayo, brotado de la única Deidad,
habéis recibido inicialmente en Cristo Jesús, Señor nuestro,
a quien le sean dados la gloria y el poder por los siglos de los siglos.
Amén.

San Gregorio de Nacianzo




Evangelio según San Mateo 3,13-17.
Entonces Jesús fue desde Galilea hasta el Jordán y se presentó a Juan para ser bautizado por él.
Juan se resistía, diciéndole: "Soy yo el que tiene necesidad de ser bautizado por ti, ¡y eres tú el que viene a mi encuentro!".
Pero Jesús le respondió: "Ahora déjame hacer esto, porque conviene que así cumplamos todo lo que es justo". Y Juan se lo permitió.
Apenas fue bautizado, Jesús salió del agua. En ese momento se abrieron los cielos, y vio al Espíritu de Dios descender como una paloma y dirigirse hacia él.
Y se oyó una voz del cielo que decía: "Este es mi Hijo muy querido, en quien tengo puesta toda mi predilección".







COMENTARIO


Este es mi Siervo, a quien yo sostengo, mi elegido, en quien se complace mi alma.
No romperá la caña quebrada ni apagará la mecha que arde débilmente.


En estas palabras del Profeta Isaías descubrimos a uno de los secretos más emocionantes de la Fiesta que celebramos hoy. En ellas son desvelados el corazón y la mirada de Dios sobre cada hombre. Nadie está perdido, también quién se encuentra sumergido por un océano de muerte, también quién, echado con una piedra de muela al cuello, yace en el fondo del mar sin luz y vida a causa de sus pecados. Jesús ha llevado sobre esta tierra la mirada de Dios. Una mirada de esperanza, de testaruda esperanza. El Siervo de Dios, como en una overture que sintetiza el tema dominante de la sinfonía, después de las tentaciones en secreto, se ha apresurado a las aguas del Jordan, para descender en el punto más bajo de la tierra. No a caso la Iglesia Ortodoxa celebra el Bautismo de Jesús como la Fiesta de la Manifestación. Dios se ha manifestado al mundo hundiéndose en las aguas de la muerte. Jesús ha querido, desde el principio de su misión, manifestar la Justicia de Dios. La misericordia infinita que ardientemente busca el hombre perdido, desahuciado, muerto. La Esperanza ha buscado la desesperación. La sublimidad del Cielo ha buscado la profundidad de la tierra. El corazón de Dios ha buscado el engaño de la carne. La Sabiduría celeste ha buscado la necia mentira del mundo.

Dónde cada uno de nosotros no ve sino una caña rajada, una mecha que está a punto de apagarse, los ojos de Dios ven un futuro maravilloso. Dónde nuestra mirada no vislumbra que derribos, Dios descubre una semilla de Vida nueva. Donde todo parece llegar a su fin El vee el principio, el desarrollo y el cumplimiento de algo extraordinario. Sólo sus ojos, los ojos de Jesús que han herido el corazón de Mateo y Zaqueo, de la Madalena, de los discípulos de Juan, de una multitud inmensa de santos, sólo sus ojos logran traspasar la espesa pared de la desesperación, de lo ineluctable, y descubrir, en el fondo del mar de la muerte, un latido de vida. Los ojos de Jesús, aunque empapados de lágrimas y compasión, como un telescopio potente, miran más allá, y descubren lo que nadie de nosotros puede ver.

La ciencia se lanza cada día más allá, hasta el confín entre vida y muerte. Pero, ineluctablemente, tiene por fin que pararse y declarar la muerte cerebral y poner la palabra fin a la existencia. Es lo que también hacemos nosotros, intentando y tentando mil veces de solucionar cuestiones y problemas, de liberarnos de los lazos y de los miedos, de salir del pecado y del engaño que nos precipita al lecho marino, que raja y apaga nuestra vida. Y, cuando cada recurso es agotado, declaramos muerta aquella experiencia, aquella relación, aquella amistad, aquel tentativo. Levantamos las manos y nos rendimos, seguros de haber perdido de nuevo. Probamos y fracasamos, y decretamos el fin.

Jesús no. Jesús ve en la quiebra la certeza que todavía hay esperanza, porque la llama apagada a nuestros ojos todavía brilla a los suyos. Es esta la Justicia de Dios que Jesús nos revela, el derrocamiento de cada justicia humana. Esta, la nuestra, golpea y venga, cierra con llave y borra la esperanza, apaga la demasiada debilidad; aborta lo que no vale, el imperfecto, lo tarado, y saca la espina a lo inútil. La Justicia de Dios es Cristo crucificado, escándalo y necedad para cada sabiduria y justicia humana. Por éso el Señor baja a los abismos de la tierra, se deja sumergir en las aguas del Jordan como en cada diluvio que haya sumergido nuestra existencia. Y viene a encontrarnos, a deponer la esperanza en el medio de la desesperación, la victoria en la derrota, la vida en la muerte. El nos encuentra y aviva la llama que està a punto de apagarse, endereza la caña que està a punto de partirse. Sólo él puede cumplir este milagro, porque sólo Él mira más allá de las apariencias, sólo Él tiene ojos para ver una pizca de luz entre las tinieblas más oscuras. Los ojos de Dios.

Por eso también hoy se hace bautizar de Juan, Él que habría bautizado en Espíritu Santo y fuego. También hoy viene a hacerse bautizar de cada uno de nosotros, locura y necedad que sólo Dios podia haber maquinado, el Creador en las manos de la criatura, como estará en Jerusalén, al Calvario en mano de los verdugos. Hoy se deja sumergir en nuestro abismo, en nuestra oscuridad, en la debilidad que nos ha conducido a apagar la esperanza. Està aquí, delante de nosotros, como lo fue delante de Pedro, de rodillas, para lavarle los pies. He aquí ahora delante de nosotros el Dios hecho siervo, el amor más puro, gratuito, infinito. El amor que sólo pide de dejarse sumergir en nuestra vida, en el carácter qué nos da asco, en los pensamientos más terribles, en los juicios, en las concupiscencias, en las mentiras, en las hipocresías, en las avaricias, en las idolatrías, en las traiciones, en los adúlterios, en las pasiones, en la superficialidad, en la vanidad, en la soberbia, para destruir todo en el fuego de su misericordia. Jesús ahora està delante de nosotros, humilde, a suplicarnos de dejarnos amar por El, gratuitamente.







San Gregorio Nazianzeno (330-390), vescovo, dottore della Chiesa
Discorso per il Battesimo del Signore 39 ; PG 36, 359-363

« Conviene che così adempiamo ogni giustizia »

Cristo nel battesimo si fa luce, entriamo anche noi nel suo splendore ; Cristo riceve il battesimo, inabissiamoci con lui per poter con lui salire alla gloria...

Giovanni dà il battesimo, Gesù si accosta a lui, forse per santificare colui dal quale viene battezzato nell'acqua, ma anche di certo per seppellire totalmente nelle acque il vecchio uomo. Santifica il Giordano prima di santificare noi e lo santifica per noi. E poiché era spirito e carne, santifica nello Spirito e nell'acqua (Gv 3,4). Il Battista non accetta la richiesta, ma Gesù insiste : « Io ho bisogno di esseree battezzato da te », dice la lucerna al Sole (Gv 5, 35), l'amico allo Sposo (Gv 3, 29), colui che è il più grande tra i nati di donna al primogenito di ogni creatura (Mt 11,11 ; Col 1,15).

Gesù sale dalle acque e porta con sé in alto tutto intero il cosmo. Vede scindersi e aprirsi i cieli, quei cieli che Adamo aveva chiuso per sé e per tutta la sua discendenza, quei cieli preclusi e sbarrati, come il paradiso dalla spada fiammegiante (Gen 3, 24). E lo Spirito testimonia la divinità di Cristo : si presenta simbolicamente sopra colui che gli è del tutto uguale. Una voce proviene dalle profondità dei cieli, da quelle stesse profondità dalle quali proveniva Chi in quel momento riceveva la testimonianza. Lo Spirito appare visibilmente come colomba e, in questo modo, onora anche la nostra carne divinizzata.








Homilía atribuida a san Hipólito de Roma (?-hacia 235)
Homilía del siglo IV para la Epifanía, la santa Teofanía; PG 10, 852

«En él he puesto todo mi amor»

Cristo, creador de todas las cosas descendió como lluvia, se dio a conocer como fuente, se derramó como río (Os 6,3; Jn 4,14; 7,38) y lo vemos bautizado en el Jordán... La Fuente inasequible, que hace brotar la vida para todos los hombres y que no tiene fin, fue escondido por unas pobres y efímeras aguas. Aquel que está presente en todo, que de ninguna parte está ausente, que es inasequible a los ángeles e invisible a los hombres, viene al bautismo por su propia voluntad...

«Se abrió el cielo y vio que el Espíritu de Dios bajaba como una paloma y se posaba sobre él. Y vino una voz del cielo que decía: 'Este es mi Hijo, el amado, mi predilecto'.» El Hijo amado engendra amor, y la luz inmaterial engendra «la luz inaccesible» (1Tm 6,16). «Este es mi Hijo amado»... En el arca de Noé la paloma manifestó el amor de Dios para con los hombres (Gn 8,11). Ahora el Espíritu desciende bajo la apariencia de paloma, como la que trajo un ramo de olivo, se posa encima de aquel de quien da testimonio. ¿Por qué? Para que se comprenda con toda certeza que es la voz del Padre...: «La voz del Señor sobre las aguas, el Dios de la gloria ha tronado, el Señor sobre las aguas torrenciales» (Sl 28,3) ¿Qué dice esta voz? «Este es mi Hijo, el amado, mi predilecto. En él he puesto todo mi amor». Es aquel a quien llaman hijo de José, y es mi Hijo único según el ser divino. «Este es mi Hijo, el amado, mi predilecto»: tiene hambre y alimenta a innumerables multitudes, sufre y alivia a los que sufren. No tiene donde reclinar la cabeza y todo lo lleva en su mano, sufre y cura los sufrimientos. Le golpean, mas concede al mundo la libertad; le traspasan el costado mas repara el costado de Adán.








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