I Domenica di Quaresima (Anno C)






I COMMENTI

JOSEPH RATZINGER: LE TENTAZIONI SPECCHIO DELLA FIGURA DI CRISTO
LA TENTAZIONE DEL PANE (DA GESU' DI NAZARET)
NEL DESERTO RIMASE QUARANTA GIORNI

CARLO CAFFARRA: OMELIA SULLE TENTAZIONI

R. CANTALAMESSA: CRISTO HA VINTO SATANA PER LIBERARCI


Le Tentazioni nel deserto. S. Escrivà

Le tentazioni nel deserto



CATECHISMO

LA TENTAZIONE DI GESU'. I MISTERI DELLA SUA VITA IN NOI



PADRI DELLA CHIESA

SAN GREGORIO NAZIANZENO: IL CRISTIANO PUO' VINCERE LE TENTAZIONI
SANT'AMBROGIO: GESU' FU CONDOTTO NEL DESERTO





IL COMMENTO

Chi non sottoscriverebbe che, a volte, o forse spesso, la nostra vita è un deserto. Insidie d'ogni genere, precarietà all'ordine del giorno e, soprattutto, pochissima vita, di quella vera, di quella che vale la pena essere vissuta. Tutto passa, scorre via senza poter distillare neanche un attimo di felicità. Lo scriveva Leopardi, la giovinezza, e tutte le effervescenze della vita, volano, si "passan tutta via". E la sapienza della Bibbia, senza giri di parole, lo ripete spessissimo, "l'uomo è come l'erba, al mattino fiorisce, alla sera è falciata e dissecca". E dentro tutti noi un'insopprimibile desiderio che non finisca tutto così, e una lotta titanica, attraverso affetti, lavoro, svaghi, studio, corpo, salute, beni e denari, per non essere un timbro stampato su una pagina di calendario girato in fretta. Ma niente. Gira e rigira, lotta e batti i pugni, ma nulla, la vita resta un deserto, aridio, senz'acqua, nel migliore dei casi qualche oasi di refrigerio, per il resto sabbia tra i denti, fame e sete e la mente popolata di miraggi, speranze in un domani migliore presto tramutate in idoli tiranni a cui dedicare senza requie tutto noi stessi.
Un deserto popolato di losche figure, pensieri e tentazioni, abili a sfruttare precarietà e sofferenze per sferrare i loro attacchi. Fare miracoli, "umani" è ovvio, compromessi, imbrogli, "permute" e quant'altro perchè le pietre divengano pane; salire in alto, più in alto di tutti perchè qualcuno si accorga di noi; prostrarsi in adorazione a qualunque imbonitore pur di lucrare potere e denaro. Offerte sotto le più svariate fogge, tutte per sfuggire al terribile deserto che è una vita che scorre verso la morte, sullo sfondo ben chiara la parola fine.
Ed è vero. La nostra vita è lanciata verso la fine e noi a tentare di scappare, di allungare la mano in uno sforzo prometeico per acciuffare il frutto dell'albero della vita, l'anello, l'arca perduta, il sacro graal capace di vincere la morte. Embrioni generati per fare le cavie, mostruosità scientifiche d'ogni tipo, la natura osannata e diprezzata, sono solo alcuni episodi dello sceneggiato cui stiamo assistendo: la folle corsa all'onnipotenza, gravida di morte, la più atroce.
E lo Spirito guida il Signore nel deserto. Per esservi tentato 40 giorni e quaranta notti, il tempo necessario secondo il valore simbolico del numero 40. Lo Spirito guida il Signore alle nostre vite, al deserto che esse sono. Irrompe il Suo amore proprio dove tutto sembra perduto. E' qui, accanto a noi, a prender le sberle che il demonio ha preparato per noi. Le nostre tentazioni, le menzogne e gli inganni che ci tempestano ogni giorno, sono il Suo cibo. Dio s'è fatto uomo per ciascun uomo. Per scendere al deserto d'ogni uomo e strapparlo all'angoscia mortale d'una vita senza speranza. Gesù viene oggi esattamente dove siamo, lì, nelle nostre lotte, nelle nostre sofferenze, nelle nostre angosce. Per vincere e donarci la vita. La vita nella morte, l'acqua nel deserto. Senza cambiare il deserto. Niente miraggi, piuttosto il miracolo d'un uomo che può vivere nel deserto. La quaresima è anche questo, accogliere il Signore nella nostra vita e viverla, esattamente come è, sperimentando la possibilità di non morire, di essere sereni nella precarietà, in pace anche nella malattia. Il Mistero Pasquale del Signore compiuto in noi è l'unico, vero miracolo. Per noi e per un mondo incapace di soffrire la minima incertezza, la più piccola ingiustizia, incapace di soffrire.
Nella quaresima possiamo imparare a vivere della Parola di Dio, vivere di Gesù, anche dove non c'è null'altro, dove umanamente è realmente impossibile sopravvivere. Questo è il cristianesimo, il Cielo che appare sulla terra e apre, per ciascun uomo, la porta sulla vita eterna distruggendo, definitivamente, la parola fine apposta
sull'esistenza di tutti dal demonio, come sigillo della sua fabbrica fabbrica. Nel deserto sboccia la vita. E' questa la buona notizia per questa quaresima.
Buona domenica.



Commento al Vangelo di :

Cardinale Joseph Ratzinger [Papa Benedetto XVI]
Ritiro predicato al Vaticano 1983
« Nel deserto rimase quaranta giorni »

Andando nel deserto, Gesù si inserisce nella storia della salvezza del suo popolo, del popolo eletto. Quella storia inizia, dopo l’uscita dall’Egitto, con una migrazione di quarant’anni nel deserto. In mezzo a questi quarant’anni si trovano i giorni dell’incontro con Dio: i quaranta giorni che Mosè passò sul monte, nel digiuno assoluto, lontano dal suo popolo, nella solitudine della nube, sulla cima della montagna (Es 24,18). Dal cuore di questi giorni sgorga la fonte della Rivelazione. Ritroviamo questa durata di quaranta giorni nella vita di Elia: perseguitato dal re Acab, egli cammina quaranta giorni nel deserto, tornando all’origine dell’alleanza, alla voce di Dio, per una nuova tappa della storia della salvezza (1 Re 19,8).

Gesù entra nella storia. Rivive le tentazioni del suo popolo, le tentazioni di Mosè. Come Mosè, offriva il sacro scambio: essere cancellato dal libro della vita per salvare il suo popolo (Es 32,32). Gesù infatti sarà l’agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo; sarà il vero Mosè che è veramente “nel seno del Padre” (Gv 1,18) faccia a faccia con lui, per rivelarlo. Nei deserti del mondo, è veramente la fonte dell’acqua viva (Gv 7,38), colui che non si limita a parlare, ma è, in persona, la parola di vita: via, verità e vita (Gv 14,6). Dall’alto della croce, ci dà l’alleanza nuova. Vero Mosè, entra mediante la sua risurrezione nella terra promessa, il cui accesso è stato rifiutato a Mosè e, con la chiave della croce, ce ne apre la porta.

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