J. Ratzinger. Gesù a Nazaret

2. Nazaret

L'immagine che abbiamo di Nazaret è deformata
e la vita vissuta di Gesù in quel villaggio ci
sembra inaccettabile, perché presentata come
un idillio piccolo-borghese che svilisce il mistero.
Il punto di partenza per la venerazione della
sacra Famiglia - anch'essa considerata per lo più
in questa ottica - fu, naturalmente, ben diverso.
Il promotore è stato il card. Lavai, che nel XVIII
secolo, in Canada, si richiamava a essa per responsabilizzare
il laicato. Il cardinale «era ben
consapevole della necessità di dare ai coloni di
allora una rigida struttura sociale, la sola capace
di preservarli dalla perdita delle radici e delle
tradizioni. Non disponeva di preti abbastanza
per garantire la creazione di comunità eucaristiche
ben definite... per cui rivolse tutta l'attenzione
alla famiglia. La vita di preghiera venne affidata
al capofamiglia.. .»10. Alla luce di Nazaret
la casa, la famiglia vengono riscoperte come
chiesa, e così ci si appella alla responsabilità sacerdotale
del capofamiglia. Nella 'Galilea dei
pagani' Gesù cresceva come un ebreo; prima ancora
che dalla scuola, imparava la Scrittura in
casa, dove la parola di Dio aveva il suo domicilio11.
Bastano le scarse indicazioni che Luca ci
offre per intravedere lo spirito di responsabilità
e di apertura, di pietà e di rettitudine che caratterizzavano
questa comunità e la facevano una
realizzazione del vero Israele. Ma quale fosse il
grado di apprendimento nella convivenza con i
nazaretani lo conosciamo soprattutto dall'attività
di Colui che legge le Scritture, le conosce con
a sicurezza del maestro e padroneggia le tradizioni
dei rabbini. Non è questa, forse, un'indicazione
importante per tanti cristiani costretti a vivere,
anche ai nostri giorni, in una 'Galilea dei
pagani'? La chiesa non può crescere e prosperare
finché non conosce che le sue radici sono nascoste
nell'atmosfera di Nazaret.
È importante anche un altro punto di vista.
Proprio nel periodo in cui fioriva il culto superficiale
della sacra Famiglia, ci furono dei contemporanei
che riscoprirono - senza far chiasso
- il contenuto profondo del mistero autentico di
Nazaret. Uno di questi è Charles de Foucauld,
che nella ricerca dell' 'ultimo posto' trovò Nazaret.
Nel suo pellegrinaggio in Terra Santa fu proprio
questo il luogo che maggiormente lo colpì.
Egli non si sentì più chiamato a «seguire Gesù
nella vita pubblica. Nazaret, invece, lo scosse fin
nelle più remote pieghe del cuore»12. Ora egli
intendeva seguire Gesù nel silenzio, nella povertà
e nel lavoro. Intendeva realizzare alla lettera il
detto di Gesù: «Quando sei invitato, va' a metterti
all'ultimo posto» {Le 14,10). Sapeva che
Gesù aveva interpretato questa parola innanzitutto
vivendola. E sapeva anche che, prima ancora
di morire sulla croce nudo, senza un bran-
dello che fosse suo, aveva scelto Nazaret come
l'ultimo posto. Charles de Foucauld trovò il suo
Nazaret dapprima nel convento dei trappisti di
Notre-Dame des Neiges (1890) e sei mesi più
tardi in un altro convento trappista ancor più
povero, il convento di Notre-Dame du Sacré-
Coeur, in Siria. Da qui scriveva alla sorella:
«Facciamo i contadini, un lavoro veramente salutare
per l'anima, che ci permette di pregare e
meditare... Si capisce davvero che cosa significhi
un pezzo di pane quando per propria esperienza
si sa la fatica che costa produrlo.. .»13.
Nel suo pellegrinare sulle tracce dei 'misteri
della vita di Gesù', Charles de Foucauld ha trovato
il Gesù lavoratore. Ha incontrato il vero
'Gesù storico'. Nel 1892, quando Charles de
Foucauld lavorava nel convento di Notre-Dame
du Sacré-Coeur, in Europa Martin Kàhler pubblicava
un'opera davvero illuminante: Der sogenannte
historische Jesus und der geschichtliche,
biblische Christus [trad. it., Il cosiddetto Gesù
storico e l'autentico Cristo biblico, D'Auria, Napoli
1992]. Con quest'opera la disputa sul Gesù
storico raggiungeva il suo primo vertice. Il fratello
che viveva nel convento siriano dei trappisti
non ne era a conoscenza. E tuttavia la sua esperienza
'nazaretana' di Gesù gli aveva insegnato
ben più di quanto poteva mettere in luce la disputa
tra dotti. In quei luoghi, nella meditazione
vitale sulla persona di Gesù, si stava, infatti,
aprendo una nuova via per la chiesa. Qui lavorare
con Gesù lavoratore, immergersi nella realtà
di Nazaret, significò un punto di partenza per la
nuova figura e la realtà del 'prete operaio'. Fu
qui che si riscoprì il significato che per la chiesa
riveste la povertà. Nazaret è un messaggio permanente
per la chiesa. La nuova alleanza non ha
inizio nel tempio o sul monte santo, bensì nella
casupola della Vergine, nella casa dell'Operaio,
in una località dimenticata della 'Galilea dei pagani',
da cui nessuno si attendeva qualcosa di
buono. La chiesa può iniziare di continuo solo
da qui, solo da qui può riprendere. Essa non riuscirà
a dare una risposta corretta a chi, nel nostro
secolo, si ribella al potere della ricchezza, fin
quando non vivrà in se stessa la realtà di Nazaret.


NOTE


10 TH. MAÉRTENS - J. FRISQUE, Commentar zum Messbiich I,
Freiburg 1965,166.

11 Sulla giovinezza di Gesù, vedi le interessanti osservazioni,
fondate su scavi archeologici, di B. SCHWANK, Das Theater von
Sepphoris und die ]ugendjahre Jesu, in Erbe und Auftrag 52
(1976) 199-206. L'articolo corregge lo schema entro il quale, generalmente,
viene osservato l'ebraismo al tempo di Gesù, come
pure certe posizioni sostenute dalla più recente ricerca ebraica
sulla persona di Gesù. Interessante è pure l'opera di R. ARON,
Gli anni oscuri di Gesù, Mondadori, Milano 1978.

12 M. CARROUGES, Charles de Foucauld. Forscher und Beter,
Freiburg 1958, 120 Ttrad. it., Charles de Foucauld, esploratore e
mistico, La Locusta, Vicenza 1957],

13.Ibid., 134 [trad.it. cit.].

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