Mistero e ministero degli apostoli

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COMMENTO di don Romeo Maggioni - tratto dal sito Giubileo 2000

Parola del Signore Dai tempi di Gesù, è sempre stato difficile predicare il vangelo autentico. Fin dai tempi di Geremia è un rischio fare il profeta. Se spesso ricordiamo con ammirazione la Chiesa dei martiri, non si dimentichi che oggi più di ieri ci sono dei martiri…! La presenza dei cristiani dà fastidio perché la loro condotta è un giudizio severo sui prepotenti e la loro azione diviene dirompente contro ogni signoria che non sia quella di Cristo.
Oggi il vangelo ci ripete: “Non abbiate paura..!”, e ci esorta ad un’appassionata confessione di Cristo, senza vergognarci di Lui.

1) NON ABBIATE PAURA

Tre sono i motivi che rendono il cristiano missionario coraggioso e fiducioso del vangelo. Il primo sta nella certezza sicura del successo finale del messaggio di Cristo e del suo Regno: quello che oggi appare nascosto e povero, dovrà essere manifestato e si imporrà alla fine a tutti come realtà unica e vincente. “Nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto”. “Il Regno dei cieli è simile a un granello di senape. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell'orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami” (Mt 13,31-32). Coraggio! Anche se si vuol chiudere i cristiani in sacrestia (“vi dico nelle tenebre”), non scoraggiamoci, non mimetizziamoci, predichiamo il vangelo apertamente (“dalle terrazze”), davanti a tutti. Diceva Carlo de Foucauld: “gridiamo il vangelo con tutta la vita”!
Il secondo motivo di coraggio sta nel fatto che gli uomini possono accanirsi contro la vita del corpo, ma non hanno alcun potere sulla vera vita, quella che si fonda su Dio e avrà in Lui il suo compimento. “Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geenna e l’anima e il corpo”. L’unica paura da avere è di perdere l’anima, di perdere la fede, di perdere la vita eterna. Quanti genitori oggi sono preoccupati della salute fisica o della scuola, ... e non hanno trepidazione e paura per la perdita della fede dei loro figli...! Quante campagne televisive si fanno sul degrado dell’ambiente, ma nessuna sul degrado morale, l’indifferenza e l’ateismo che invadono sempre più la nostra cultura!
Terzo motivo di fiducia: Dio non può abbandonare chi si spende per Lui, Lui che si cura persino delle cose più semplici. “Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!”. La Provvidenza di Dio sa e guida ogni cosa; e non in un modo generico, ma personalizzato, perché “perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati”. Geremia ne era persuaso: “Il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori vacilleranno e non potranno prevalere. Signore degli eserciti, a te ho affidato la mia causa!” (I lett.). E’ questa la fiducia del discepolo. L’apostolo così prega: “Per te io sopporto l’insulto e la vergogna. Perché mi divora lo zelo per la tua casa, gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me. Rivolgo a te la mia preghiera, Signore; volgiti a me nella tua grande tenerezza, poiché tu, Signore, ascolti i miseri e non disprezzi i tuoi che sono prigionieri” (Salmo responsoriale).

2) ANCH’IO LO RICONOSCERO’

Allontanata la paura degli uomini, si è liberi di confessare tutta la nostra adesione a Cristo e a Dio. L’impegno è di riconoscere Gesù davanti agli uomini, apertamente: “Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli”. Non è solo questione di superare “il rispetto umano”. Una missione attende il cristiano: proclamare quell’unica verità che salva il mondo e gli uomini. Non è un lusso il vangelo, ma una necessità. Tanto più grave quindi la responsabilità di chi col battesimo è stato caricato della sua trasmissione e della testimonianza. Chi si tira indietro, chi si vergogna di Cristo e della propria fede.. in famiglia, in ufficio, al club degli amici, “..anch’io - dice Gesù - lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli”!
Sono parole che devono scuotere il nostro anonimato, il nostro stare nelle quinte senza troppo rischiare di esporsi. Viviamo un cristianesimo troppo intimistico e borghese, che spesso combacia col buon senso comune, con quella pura razionalità che taglia tutte le punte provocatorie e specifiche dello stile evangelico. Prima forse che per pigrizia, per l'ignoranza stessa dei più precisi contenuti della fede, sia dottrinali sia morali. Anche l’esaltazione che oggi si fa del “ruolo morale” della Chiesa nel mondo, lo è per semplici valori umani (pace, diritti umani, giustizia...) - importanti certo, e parte del vangelo -, ma ben lontani dallo specifico riferimento a Dio, alla salvezza unica portataci da Cristo, all’opera di riconciliazione e santificazione dello Spirito santo! Ogni umanesimo non fondato sull’opera di Cristo (cioè risanato ed elevato), è un umanesimo parziale, distorto e controproducente!
Impegniamoci ad annunciare e a testimoniare Cristo: oggi più di ieri è necessario! Molta gente - libera da condizionamenti economici e culturalmente più preparata - sente forte il bisogno di spiritualità, è alla ricerca del senso della vita ed è come più toccata dalla nostalgia di Dio. Quando questa ricerca è allo sbando sfocia in forme ed esperienze religiose irrazionali e antiumane: sette, magia, teosofie orientali, .. o sentimentali devozioni alla ricerca del sensazionale e del miracolistico. C’è bisogno urgente di porre con forza e chiarezza i FATTI di Dio alla conoscenza di tutti, segnalandoli attraverso i fatti dell’amore umano gratuito che sono ancora capaci di richiamo anche per l’uomo più distratto e lontano. Missionarietà che passa dalla carità, o, se si vuole, come diceva san Paolo: “Veritatem facientes in caritate” (Ef 4,15).

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L’invito odierno di Gesù è a non scoraggiarci; ma non per presunzione nostra. Il nostro coraggio viene da Cristo che ha vinto il mondo! Al molto male, Dio in Cristo ha contrapposto un più grande bene. Ce lo dice san Paolo oggi nella densa pagina della Lettera ai Romani: “Il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo (Adamo) tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti” (II lett.). Abbiamo a disposizione più risorse per il bene che per il male. Sta solo a noi crederci e utilizzarle. Questa è la ragione e la forza della speranza dei cristiani: essere capaci di andare anche controcorrente, nella certezza della loro vittoria finale!

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