Alessandro NICOTRA. In principio era il Primato

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tratto da Il Timone, anno 1 (1999) settembre/ottobre, n. 3.

Alla fine del primo secolo la Chiesa era strutturata gerarchicamente e il Vescovo di Roma ne era a capo. Una prova.

Non sono pochi, anche tra i cattolici, quelli che mettono in dubbio il Primato della Chiesa romana, basato sul mandato che Cristo stesso affidò a Simon Pietro: "E io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa" (Mt 16,18).
Eppure, esistono documenti extrabiblici che attestano e testimoniano come, sin dalla fine del primo secolo, nelle comunità cristiane fosse viva la consapevolezza di una Chiesa strutturata gerarchicamente, con al vertice il vescovo di Roma, ovvero il Papa. La prova sta in una lettera di Papa Clemente I, scritta sul finire del primo secolo, pervenutaci sia attraverso il Codice Biblico Alessandrino (V sec.), sia attraverso il Codice Greco 54 (XI sec.), custodito a Gerusalemme. Ecco i fatti.
Nella comunità di Corinto alcuni fedeli avevano sollevato una sedizione contro i capi della Chiesa locale e l'eco di tali disordini, sfociati nella ingiusta rimozione di alcuni presbiteri, era arrivata sino alla Chiesa di Roma, che stava subendo la persecuzione di Domiziano. La lettera di Clemente I si riferisce proprio a questa persecuzione, da poco terminata quando il Papa mette mano allo scritto, per giustificare il fatto di "aver troppo tardato a dirimere alcune questioni che sono in discussione tra voi". Come potrebbe dirimere alcunché - ci domandiamo chi non ha la necessaria autorità? E perchè mai dovrebbe farlo il vescovo di Roma, se ha gia i suoi bravi problemi dovuti alle continue persecuzioni? La Chiesa di Corinto, oltretutto, si trovava molto lontana da Roma, ma evidentemente il Papa avverte il suo intervento come un dovere. Dovere che, a nostro avviso, nasce dalla consapevolezza di sedere sulla cattedra di Pietro e di possedere, per ciò stesso, una indiscussa autorità sulla Chiesa universale.

Sta di fatto che il vescovo di Roma, sicuro di essere ascoltato, richiama all'ordine i ribelli e li ammonisce, ricordando loro la responsabilità che hanno di fronte a Cristo: "Ma se qualcuno non obbedisce a ciò che per nostro tramite Egli [Cristo] dice, sappiamo che si vedrà implicato in una colpa e in un pericolo non indifferente. Noi però saremo innocenti di questo peccato". Il richiamo all'obbedienza da parte del Papa è significativo al pari delle minacce spirituali riservate a chi disobbedisce.
Siamo di fronte, indubbiamente, ad un gesto di correzione fraterna da parte di chi deve confermare i suoi fratelli nella fede, ma anche alla consapevolezza della propria responsabilità sulla Chiesa intera. Da Eusebio di Cesarea (Historia Ecclesiastica, IV, 23, 11) sappiamo che tale avvertimento pontificio venne accolto, ascoltato e messo in pratica, con ciò confermando l'autorità normativa e disciplinare di chi aveva pronunciato tale monito.

Che importanza ha per noi questo documento? Enorme. Se da un lato ci dimostra che sin dalle origini e persino in comunità fondate direttamente dagli apostoli (Corinto) esistevano dissidenti e teste calde, d'altro lato questa epistola riveste il valore di prova che alla Chiesa di Roma e al suo Vescovo veniva riconosciuto il Primato sia giuridico che di governo rispetto alle altre chiese.

Il primato di Pietro

Nel corso della storia, tra mille vicissitudini, il primato di Pietro è stato gelosamente custodito e proclamato da sapienti e dotti uomini di fede così come da umili e semplici fedeli analfabeti, da santi vigorosi come Francesco e Caterina, da monaci devoti, da principi e regnanti … Anche gli artisti hanno più volte affrontato questo tema e certamente l'opera al riguardo più famosa è "La consegna della chiavi" che il Perugino realizza a Roma, nella Cappella Sistina, proprio laddove gli stessi papi vengono eletti.
Il capolavoro di tutti i tempi è però la Cappella Brancacci che Masaccio e Masolino (più tardi Filippino Lippi) realizzano a Firenze per la committenza di Felice Brancacci, ricco esponente della classe dirigente fiorentina, nella Chiesa del Carmine. I Carmelitani sono un ordine monastico particolarmente legato al Papa e Masaccio deve essere stato fortemente legato a loro se fin da ragazzo ottiene importanti commissioni per le chiese carmelitane e addirittura lavorerá per lo stesso Papa a Roma. Sulle pareti della Cappella, in origine anche sulle lunette, sono raccontati episodi di una storia di misericordia: Dio riscatta l'uomo dal Peccato Originale, cioè dalla disperazione (il fondo buio da cui emergono i Progenitori nella scena del Peccato Originale) attraverso una compagnia fisica e concreta che ridona speranza, una historia salutis (i colori chiari e luminosi, gli alberi carichi di gemme nella scena del Tributo). E' la compagnia della Chiesa che Cristo stesso ha istituito quando ha scelto Pietro come suo successore per sempre. Ogni riquadro è bellissimo, nell'insieme e nei particolari, nella resa dei personaggi e in quella delle ambientazioni. Tutto è vero, tutto è carnale. E' raccontata una storia, non una favola cortese, un evento accaduto nel passato che continua nel presente e si attualizza tra le strade e le piazze di Firenze, in mezzo alla gente vestita alla moda e le colline ancora coperte di neve.


Masaccio, San Pietro risana gli storpi con la sua ombra, 1423-25ca, affresco, Firenze, Chiesa del Carmine, Cappella Brancacci.

Nel riquadro in cui "Pietro risana gli storpi con la sua ombra", sbalordisce la veritá della contestualizzazione: in una stretta strada fiorentina perfettamente scorciata, tra tipiche case medioevali con la parte superiore a sporto e il paramento a bugnato, la facciata di una chiesa col campanile ed una colonna viaria con capitello corinzio, sta avanzando Pietro accompagnato da Giovanni. Il volto del Primo Apostolo, il suo corpo possente, la veste classica, sono il segno di una gravitas e di una autoritas che si impongono così come le lunghe ombre portate segnano a terra la volumetria piena del corpo. Pare che l'uomo col cappuccio rosso sia il ritratto di Masolino, che l'anziano con la barba bianca dietro a Pietro abbia il volto di Donatello, mentre San Giovanni avrebbe i tratti dello Scheggia, fratello del pittore. Masaccio perciò ha voluto spiegare la "carta" del vangelo con la carne dei suoi amici e familiari. Che dire poi degli storpi! Come ebbe a scrivere alcuni anni fa un medico della Georgetown University "l'infermo presenta una atrofia degli arti inferiori e una perdita di controllo della mano all'altezza del polso, che mostrano chiaramente una menomazione neurologica; il corpo eretto del giovane, il controllo dei muscoli facciali, lo sviluppo accentuato dei muscoli delle spalle e della parte superiore del torace, mostrano che il problema dell'invalido aveva origine al di sotto della sesta vertebra cervicale." Più vero di così … Il primo caso di poliomelite documentato della storia.

A cura di A.E. Marinelli, maggio 2003

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