. M. Martini. La devozione al Sacro Cuore di Gesù

Lo scorso 15 maggio papa Benedetto XVI ha inviato al generale della Compagnia di Gesù una lettera in occasione dei cinquant’anni dell’enciclica Haurietis aquas. Pio XII a sua volta aveva scritto quell’enciclica per celebrare e ricordare a tutti il primo centenario dell’estensione all’intera Chiesa della festa del Sacro Cuore di Gesù. In questo modo, approfittando della concatenazione degli anniversari, il Papa ha voluto riallacciarsi al filo ininterrotto di quella devozione che da secoli accompagna e conforta tanti cristiani nel loro cammino. In questa occasione abbiamo chiesto alcune riflessioni al cardinale Martini, ed egli ci ha inviato il testo che segue.

del cardinale Carlo Maria Martini sj


Ricordo molto bene il tempo in cui uscì l’enciclica Haurietis aquas in gaudio. Io ero allora studente di Sacra Scrittura e membro della comunità del Pontificio Istituto Biblico, dov’era professore l’illustre biblista padre Agostino Bea, poi fatto cardinale da papa Giovanni XXIII. Padre Bea era uno stretto collaboratore di papa Pio XII, e si diceva nella comunità, penso con buone ragioni, che egli avesse contribuito a preparare questo documento. Certamente colpiva l’impostazione biblica di tutto il testo, a partire dal titolo, che è una citazione dal libro di Isaia (12, 3). Perciò l’enciclica (che portava la data del 15 maggio 1956) fu letta con molta attenzione dalla comunità dell’Istituto Biblico, che ne apprezzava in particolare il fondamento sui testi della Scrittura. Nel passato invece tale devozione, che di per sé ha una lunga storia nella Chiesa, si era sviluppata tra il popolo a partire soprattutto da cosiddette “rivelazioni” di tipo privato, come quelle a santa Margherita Maria nel secolo XVII. La percezione di come in essa venisse sintetizzato concretamente il messaggio biblico dell’amore di Dio era qualcosa che ci riavvicinava a questa devozione tradizionale, che nel passato recente era stata molto sentita soprattutto nella Compagnia di Gesù, in particolare nella sua lotta contro il rigorismo giansenista.
Il fatto che papa Benedetto abbia voluto scrivere una lettera per ricordare questa enciclica proprio al superiore generale della Compagnia di Gesù si deve certamente anche al fatto che i Gesuiti si consideravano particolarmente responsabili della diffusione di questa devozione nella Chiesa. Ciò veniva anche affermato da santa Margherita Maria, secondo la quale questo incarico era stato voluto dallo stesso Signore che si manifestava a lei.
Fu così che la devozione al Sacro Cuore mi fu presentata nel noviziato dei Gesuiti, negli anni Quaranta del secolo passato. Ciò mi portava a riflettere sul modo con cui fosse possibile vivere questa devozione e d’altra parte lasciarsi ispirare nella propria vita spirituale dalla ricchezza e dalla meravigliosa varietà della parola di Dio contenuta nelle Scritture.

E questa domanda si poneva con tanta più insistenza in quanto anche il mio personale cammino cristiano si era imbattuto in qualche modo fin dalla fanciullezza con questa devozione. Essa mi era stata instillata da mia madre con la pratica dei primi venerdì del mese.<

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