dom Prosper Guéranger. LA FESTA DEL SACRO CUORE DI GESÙ

dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 413-417

VENERDÌ DELLA SECONDA SETTIMANA DOPO PENTECOSTE

LA FESTA DEL SACRO CUORE DI GESÙ


Oggi la Chiesa ci propone di onorare con un culto speciale il Cuore sacratissimo di Gesù di cui il sacramento ci ha già rivelato l'immensa tenerezza. E per stimolarci ad onorare quel Cuore divino con maggior rispetto e devozione, Pio XI ha elevato questa festa al rito di doppio di prima classe e messo la sua Ottava alla pari di quelle di Natale e dell'Ascensione [1]. Il culto del Sacro Cuore - scriveva egli ancora Cardinale - è la quintessenza stessa del cristianesimo, il compendio e il sommario di tutta la religione. Il cristianesimo, opera d'amore nel suo inizio, nei suoi progressi e nel suo compimento non potrebbe essere identificato assolutamente con nessuna altra devozione come con quella del Sacro Cuore [2].

Oggetto della devozione al Sacro Cuore.

L'oggetto della devozione al Sacro Cuore è lo stesso Cuore ardente d'amore per Dio e per gli uomini. Dall'Incarnazione infatti Nostro Signor Gesù Cristo è l'oggetto dell'adorazione e dell'amore di ogni creatura, non soltanto come Dio ma come Uomo-Dio. Essendo la divinità e l'umanità unite nell'unica persona del Verbo divino, Egli merita tanto come Uomo che come Dio tutti gli omaggi del nostro culto; e come in Dio tutte le perfezioni sono adorabili, così pure in Cristo tutto è adorabile: il suo corpo, il suo sangue, le sue piaghe, il suo cuore, e per questo la Chiesa ha voluto offrire alla nostra adorazione questi oggetti sacri.

Il cuore di carne dell'Uomo-Dio.

In questo giorno essa ci mostra soprattutto il Cuore del Salvatore e ci chiede di onorarlo sia che lo consideriamo in se stesso sia che lo consideriamo come il simbolo vivente della sua carità.

In se stesso, questo Cuore di Gesù, per quanto sia solo un poco di carne, è già degno del nostro culto. Nella vita naturale del corpo umano, non è forse il cuore l'organo più nobile e più necessario, quello che distribuisce a tutte le membra il sangue che vivifica, che nutre, che rigenera e purifica? Adorare il Cuore di Gesù significa adorare per così dire, nel suo principio, nel suo fulcro, la vita di sacrificio e d'immolazione del nostro Salvatore. Significa adorare il prezioso recettacolo in cui le ultime gocce del sangue divino hanno atteso, per effondersi, che venisse a colpirlo la lancia di Longino. Quel cuore squarciato rimane per sempre come la testimonianza d'una vita che si è data interamente per la salvezza del mondo.

Nell'ordine morale, il cuore di carne occupa un posto altrettanto importante. Da sempre esso è considerato come la sede della vita affettiva dell'uomo, perché è l'organo che ne risente nella maniera più sensibile tutte le fluttuazioni. Le sue pulsazioni battono al ritmo dei nostri sentimenti, delle nostre emozioni, delle nostre passioni. Il linguaggio ha consacrato questo modo di vedere: è il cuore che ama, che compatisce, che soffre, si sacrifica e si dona. E come la bassezza di cuore genera tutti i vizi, così pure il cuore nobile ed elevato è la sorgente da cui s'irradiano insieme con l'amore tutte le virtù. Gesù, vero uomo, ha parlato così di se stesso. Ha offerto il suo cuore umano alla nostra contemplazione, mostrandolo circondato di fiamme ardenti e dicendo: "Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini", che lo ha portato verso tutte le sofferenze e le miserie dell'umanità, che ha avuto pietà dell'immensa moltitudine delle anime, e che Gli ha ispirato non solo di moltiplicare i miracoli, ma di istituire la Santissima Eucaristia, di fondare la Chiesa, di soffrire e di morire per riscattarci.

Se il cuore è per noi il centro in cui sono raccolte e il focolaio da cui s'irradiano le doti e le virtù, se sappiamo rendere omaggio al cuore delle persone particolarmente benefiche, quanto più non dobbiamo onorare il Cuore di Gesù come l'abisso, il santuario, il tabernacolo di tutte le virtù? Gli Inni dell'Ufficio e le Litanie le descrivono in numerose invocazioni che noi ripeteremo e mediteremo in questi giorni. E onde persuaderci ancor più dell'importanza e dell'utilità della devozione al Sacro Cuore, concludiamo ascoltando quanto scrive un certosino di Treviri morto nel 1461. Le sue parole saranno per noi un'indicazione di quello che dobbiamo fare per entrare nelle intenzioni della Chiesa che sono quelle stesse del suo celeste Sposo: "Se volete completamente e facilmente purificarvi dei vostri peccati, liberarvi delle vostre passioni e arricchirvi di tutti i beni… mettetevi alla scuola dell'eterna carità. Riponete, immergete spesso in ispirito... tutto il vostro cuore e la vostra mente nel Cuore dolcissimo di Nostro Signor Gesù Cristo in croce. Quel Cuore è pieno d'amore... Mediante lui noi abbiamo accesso al Padre nell'unità di spirito; egli abbraccia d'un immenso amore tutti gli eletti... In quel Cuore dolcissimo si trova ogni sorta di virtù, la fonte della vita, la consolazione perfetta, la vera luce che illumina ogni uomo, ma soprattutto chi ha fatto devotamente ricorso a Lui in ogni afflizione e necessità. Tutto il bene che si può desiderare lo si attinge abbondante in lui; ogni salvezza ed ogni grazia ci vengono da quel Cuore dolcissimo, e non da altrove. Esso è il focolare dell'amore divino che brucia sempre del fuoco dello Spirito Santo, che purifica, consuma e trasforma in sé tutti coloro che Gli sono uniti e che desiderano attaccarsi a Lui. Ora come ogni bene ci viene da questo Cuore dolcissimo di Gesù, così pure tutto dovete riferirvi... tutto restituirgli senza nulla attribuire a voi... In quello stesso Cuore confesserete i vostri peccati, domanderete perdono e grazia, loderete e ringrazierete... Per questo bacerete spesso con riconoscenza quel Cuore piissimo di Gesù inseparabilmente unito al Cuore divino, dove sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza di Dio, un'immagine, voglio dire, sia di quel Cuore, sia del Crocifisso. Aspirerete senza posa a contemplarlo faccia a faccia confidandogli le vostre pene; attirerete così nel vostro cuore il suo spirito e il suo amore, le sue grazie e le sue virtù; a Lui ricorrerete nei beni e nei mali, in Lui avrete fiducia, a Lui vi attaccherete, in Lui abiterete, affinché, in cambio, si degni di porre la sua dimora nel vostro cuore; e qui infine dormirete dolcemente e riposerete nella pace. Poiché anche se i cuori di tutti i mortali vi abbandonassero, quel Cuore fedelissimo non vi ingannerà e non vi abbandonerà mai. E non trascurerete di onorare devotamente e di invocare anche la gloriosa Madre di Dio e dolcissima Vergine Maria, perché si degni di impetrarvi dal Cuore dolcissimo del suo Figliolo tutto quanto vi sarà necessario. In cambio, voi offrirete tutto al Cuore di Gesù attraverso le sue mani benedette" [3].

MESSA

EPISTOLA (Ef 3, 8-19). - Fratelli: A me, il minimo dei santi, è stata concessa questa grazia di evangelizzare tra i Gentili le incomprensibili ricchezze di Cristo, e di illuminare tutti riguardo all'attuazione del mistero ascoso da secoli in Dio, il quale ha creato ogni cosa, affinché dai principati e dalle potestà sia conosciuta per mezzo della Chiesa la multiforme sapienza di Dio, secondo il disegno eterno che egli ha mandato ad effetto per mezzo di Cristo Gesù Signor nostro, in cui abbiamo la fiducia di poterci avvicinare con tutta confidenza a Dio per mezzo della fede in lui. Quindi vi chiedo di non perdervi d'animo a motivo delle tribolazioni ch'io soffro per voi e che sono la vostra gloria. A questo fine piego le mie ginocchia dinanzi al Padre del Signor nostro Gesù Cristo, da cui ogni famiglia e nei cieli e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere mediante lo Spirito di lui potentemente corroborati nell'uomo inferiore, in modo che Cristo abiti per la fede nei vostri cuori, e voi, radicati nella fede, fondati nella carità, possiate, con tutti i santi, comprendere quale sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, anzi possiate conoscere ciò che supera ogni scienza, la stessa carità di Cristo, in modo che siate ripieni di tutta la pienezza di Dio.

Il "Mistero di Cristo".

È giusto ricordare questa pagina luminosa in cui san Paolo ci svela in termini sublimi l'amore infinito di Dio per la sua creatura. Da tutta l'eternità è stato concepito da Dio un disegno che è come la ragione, la spiegazione, il motivo della creazione, e tale disegno consiste nel chiamare tutta l'umanità a partecipare alla vita di Cristo. Dio ha tanto amato gli uomini che ha dato loro il suo Figliolo unigenito affinché per lui e in lui diventino a loro volta suoi figli per l'eternità. Cristo con i suoi tesori di sapienza e di scienza; Cristo nel quale sono benedette tutte le genti, nel quale gli uomini sono salvati e fatti simili a lui nell'unità del suo corpo mistico; Cristo che abita in noi e ci fa vivere mediante la fede e l'amore, ecco dunque il mistero appena intravisto dai Patriarchi e dai Profeti e che il Nuovo Testamento ci rivela con incomparabile chiarezza. Ma il mistero di Cristo non si completa veramente che in noi e con la nostra cooperazione. Tutte le ricchezze messe così generosamente da Dio a nostra disposizione e di cui Cristo è la fonte, la Chiesa, i sacramenti, l'Eucaristia, non hanno altro fine che la santificazione di ciascuna delle nostre anime individualmente. Per questo l'Apostolo innalza a Dio una preghiera insistente, chiedendogli che le sue intenzioni di misericordia e d'amore non vengano meno davanti alla nostra ostinazione e alla nostra ribellione e che non sia reso vano in noi lo sforzo compiuto sul Calvario. Solenne si fa la sua supplica perché regni completamente in noi quella vita interiore che ci è stata data nel battesimo, l'uomo nuovo, il cristiano, il figlio di Dio, e questo attraverso la fine dell'uomo vecchio, mediante una costante adesione a Dio, una reale comunione di vita che sottometta a lui tutta la nostra attività. Allora la carità crescerà sovrana in noi, e il piano di Dio pienamente realizzato si compirà per noi fino alla beatitudine eterna.

VANGELO (Gv 19,31-37). - In quel tempo: I Giudei, affinché non restassero in croce i corpi nel sabato (che era Parasceve ed era solenne quel sabato) chiesero a Pilato che fossero ad essi rotte le gambe e fossero tolti via. Andaron quindi i soldati e ruppero le gambe al primo e all'altro che eran con lui crocifissi; ma quando furono a Gesù, come videro che era già morto, non gli ruppero le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli aprì il costato; e subito ne uscì sangue ed acqua. E chi vide lo ha attestato; e la sua testimonianza è vera. Ed egli sa di dire il vero, affinché voi pure crediate. Certamente, questo è avvenuto, affinché s'adempisse la Scrittura: Non gli romperete alcun osso. E un'altra Scrittura dice pure: Volgeranno gli occhi a colui che han trafitto.

"Volgeranno gli occhi a colui che han trafitto"! Ascoltiamo questo testo misterioso con il commosso raccoglimento della nostra santa madre Chiesa. Osserviamo la via donde essa è uscita. È appunto dal Cuore dell'Uomo-Dio che è nata. Non poteva avere altra origine, poiché è l'opera per eccellenza del suo amore, ed è appunto per questa Sposa che egli ha fatto tutte le altre opere. Eva fu tratta dal fianco di Adamo in un modo figurativo; ma non ne doveva restare traccia, perché fosse chiaro che la donna era stata tratta dall'uomo solo per un sublime mistero, e non vi si vedesse per lei inferiorità di natura. Ma nel Signore era giusto che la gloriosa traccia di quella uscita rimanesse, perché è una realtà. Bisogna che la sua Sposa, fondandosi su tale origine, possa continuamente far ricorso al suo amore, e sia sempre aperto davanti a lei il cammino perché raggiunga con sicurezza e con prontezza il suo Cuore in ogni cosa.

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[1] L'ottava del Sacro Cuore è stata recentemente soppressa. Vedi nota per la Festa del Corpus Domini, p. 53.

[2] Opere, II, p. 48.

[3] Cfr. Etudes, CXXVII, p. 605.


Il Culto Al Sacro Cuore

Il culto al Sacro Cuore di Gesù si può dire che segni il suo inizio il giorno del Venerdì Santo. Gesù, in quel giorno solenne, manifesta il suo Cuore e l'offre come oggetto di culto alle anime buone.
E' vero che la Santa Chiesa, nei primi secoli, non ha avuto un culto diretto al Sacro Cuore di Gesù, un culto liturgico, ma essa ha ricordato sempre l'amore infinito del Salvatore che è, poi, l'oggetto principale del culto liturgico, sorto più tardi.
Di tanto in tanto vi furono anime sante che penetrarono nel mistero di amore del Salvatore, di cui il suo Cuore è simbolo. Primeggiano in questa devozione S. Geltrude, S. Bonaventura, S. Giovanni Eudes.
S. Cipriano scrisse: «Da questo Cuore aperto dalla lancia discende la sorgente di acqua viva che zampilla fino all'eterna vita». S. Giovanni Crisostomo, cantando al Sacro Cuore, lo invocava come «immenso mare di inesauribile clemenza». S. Agostino lo paragona all'Arca di Noè e afferma: «Come per la finestra dell'Arca entrarono gli animali che non dovevano perire nel diluvio, così nella ferita del Cuore di Gesù sono invitate ad entrare tutte le anime, affinché tutte si salvino».
S. Pier Damiani cantava: «Nell'adorabile Cuore di Gesù noi troviamo tutte 1e armi proprie per la nostra difesa, tutti i rimedi per la guarigione dei nostri mali».
E così, attraverso i secoli, la voce dei Santi ci convincerà che la devozione era viva nella Chiesa, nascosta, in attesa di essere solennemente annunziata al mondo.
Chi non ricorda la bella espressione di S. Bernardo: «O dolcissimo Gesù, quale tesoro di ricchezze voi adunate nel vostro Cuore; Oh! quanto è buono, e come è giocondo abitare in questo Cuore».
«Oh amabile piaga - esclamava S. Bonaventura -per te mi si aperse la via per giungere fino all'intimità del Cuore del mio Gesù e per stabilirvi la mia dimora».

Un terribile secolo.

Così potremmo prendere di secolo in secolo fino al XVI che segna l'alba gloriosa del culto pubblico e liturgico al Sacro Cuore che si fonda sulle insigni rivelazioni concesse a S. Margherita Maria Alacoque, religiosa della Visitazione a Paray-le-Monial.
Era il freddo secolo della ribellione protestante e dell'eresia giansenistica.
Il terribile secolo che vedeva intere Nazioni ribellarsi all'autorità della Chiesa e staccarsi dal centro della cristianità. Il gelido secolo dell'eresia di Giansenio, che, sotto veste di falsa pietà, allontanava le anime dall'amore filiale verso Dio.
Gesù allora mostra all'anima eletta di S. Margherita Maria il suo Cuore, come potente magnete che doveva attirare a sé le anime, e ardente fiaccola che doveva accendere nel cuore degli uomini la carità.
«Ho salvato il mondo con la croce - le disse Gesù - nella mia passione. Ora lo voglio salvare mostrandogli il mio Cuore, oceano delle mie infinite misericordie».
Gesù le chiese un culto, non solo individuale, ma pubblico e sociale, un culto liturgico con l'istituzione della festa nel giorno dopo l'ottavario della solennità del Corpus Domini.
La Chiesa accettò, dopo maturo esame, le rivelazioni di S. Margherita Maria Alacoque e gradatamente approvò la festa in onore del S. Cuore, nel giorno desiderato dal Signore, con messa e ufficiatura propria.
Sul principio essa fu celebrata nelle diocesi di Francia dietro le opportune approvazioni dei vescovi, secondo i regolamenti allora vigenti.
Più tardi papa Clemente XIII la estese alla Colonia con rito doppio maggiore e a quelle Nazioni che l'avessero chiesto alla S. Sede.
Il S. Padre Pio IX nel 1856 l'estese a tutto il mondo cattolico. Lo
stesso Pontefice, con decreto del sei maggio 1873 approvò la pratica del Mese di giugno consacrato al S. Cuore, largendo speciali indulgenze e nello stesso anno il 24 luglio approvò il voto dell'Assemblea Nazionale di Francia di elevare un Tempio al Sacro Cuore sulla collina di Montmartre.
Il 12 settembre del medesimo anno pubblicò il voto dei cattolici di dedicare in Roma una stupenda basilica in onore del S. Cuore. Il pontefice Leone XIII nella Lettera Enciclica "Annum Sacrum" proclamò solennemente, il S. Cuore nuovo segno di salvezza e volle la consacrazione del genere umano al S. Cuore, con speciale formula.
Il S. Padre Pio X elargì la generosa indulgenza plenaria "toties quoties" alle chiese dove si tiene la pia pratica del mese di giugno e il privilegio dell'Altare Gregoriano ad instar al Predicatore e al Rettore della chiesa, nel giorno in cui si chiude il pio esercizio.
Finalmente il S. Padre Pio XI, nell'anno della Conciliazione, elevava la festa in onore del S. Cuore alla massima solennità consentita dalla liturgia.
Era il trionfo completo del S. Cuore, sulle contraddizioni ricevute nel passato.

LA GRANDE PROMESSA

"Io ti prometto"


Fra le promesse del Sacro Cuore di Gesù a S. Margherita Maria Alacoque, vi è una fatta alla Santa nel 1689, un anno prima della sua morte, che merita di essere da tutti conosciuta. E' la dodicesima di quelle che vengono ordinariamente elencate nei libri di devozione ed è espressa così:
«Io ti prometto nell'eccessiva misericordia del mio Cuore, che i1 mio amore onnipotente concederà a tutti coloro che si comunicheranno ai primi venerdì del mese, per nove mesi consecutivi, la grazia della penitenza finale: non moriranno nella mia disgrazia né senza ricevere i sacramenti, il mio cuore sarà per essi, di sicuro asilo in quell'ora estrema».
Questa è la "Grande Promessa" del Cuore misericordioso di Gesù, che ci proponiamo di riflettere affinché si desti in tutti il più vivo desiderio di accogliere l'invito di Gesù che ci offre un mezzo straordinario per salvare la nostra anima.

Autenticità della Promessa

Per chi avesse qualche dubbio sulla realtà di questa "Grande Promessa", diciamo che è realmente autentica, come appare dagli scritti della privilegiata confidente del SS. Cuore di Gesù.
Difatti la Chiesa, con tutta la diligenza che usa quando innalza all'onore degli altari i suoi Santi, ha fatto un attento esame di tutti gli scritti di Santa Margherita e li ha pienamente confermati con la sua autorità, permettendone la divulgazione.
Nel Decreto di Canonizzazione il Sommo Pontefice Benedetto XV, riporta testualmente la "Grande Promessa" facendo notare che «tali furono le parole che Gesù benedetto rivolse alla sua Serva fedele».
E per noi il giudizio della Chiesa, maestra infallibile di verità, è più che sufficiente, perché ne possiamo parlare liberamente con la più profonda convinzione di fede.
Questa divina Promessa si è tenuta quasi nascosta fino al 1869, anno in cui il P. Franciosi incominciò a farla conoscere e i tanti timori si mostrarono infondati, giacché i fedeli da questa pratica escono sempre più infervorati nel bene, mentre i teologi hanno dimostrato che è pienamente conforme alla dottrina della Chiesa, la quale ci addita nel Cuore di Gesù l'oceano infinito delle divine misericordie. Confortati dalla sua autenticità e divina efficacia, procuriamo ora di comprenderne bene il profondo significato.
In tal modo Gesù, manifestandosi a Santa Margherita, pronunziò quelle solenni parole: "Io ti prometto", per farci comprendere che, trattandosi di una grazia straordinaria, Egli intende impegnare la sua parola divina.
E subito aggiunse: «nell'eccessiva misericordia del mio Cuore», affinché riflettiamo bene che qui non si tratta di una promessa comune, frutto della sua misericordia ordinaria, ma di una promessa tanto grande, che poteva venire solo da una misericordia infinita.
Cristo per renderci sicuri che saprà ad ogni costo mantenere quanto promette, fa appello al suo amore onnipotente, a quell'amore che tutto può a favore di quelli che in lui confidano.
Quando il Signore ci ricorda che concederà la grazia della perseveranza finale, intende dire quell'ultima grazia, più preziosa di tutte, da cui dipende la salvezza eterna; come viene confermato dalle parole che seguono: «Essi non periranno nella mia disgrazia», cioè raggiungeranno la felicità del Paradiso.
Qualora il moribondo si trovasse in peccato mortale, gli concederà di poter ricevere il perdono per mezzo di una buona confessione, e se un malore improvviso non gli permettesse più di parlare, o in qualche modo non potesse ricevere i santi sacramenti, la sua onnipotenza divina saprà allora indurlo a fare un atto di contrizione perfetta, e così ridonargli la sua amicizia; giacché, senza eccezione alcuna, il suo «adorabile Cuore servirà per tutti di asilo sicuro, in quell'ora estrema».

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